Associazione tra l’efficacia del litio nel trattamento di mantenimento del disturbo bipolare e i livelli plasmatici di litio

Gli autori hanno condotto un’analisi al fine di confrontare l’efficacia del litio a livelli ematici compresi tra 0,6 e 1,2 mEq/L e a livelli inferiori a 0,6 mEq/L rispetto al placebo. 

 

Negli anni ‘70, il litio è stato il primo farmaco approvato per il trattamento di mantenimento del disturbo bipolare. Sebbene da allora altri farmaci siano stati approvati per tale indicazione, il litio rappresenta ancora un trattamento di prima scelta. Uno svantaggio del litio è il suo basso indice terapeutico. A posologie elevate, corrispondenti ad alti livelli ematici, vi è un aumento del rischio di reazioni avverse e tossicità. D’altra parte, dosaggi troppo bassi e corrispondenti basse litiemie sono associati a scarsa efficacia. Pertanto, le linee guida raccomandano il monitoraggio dei livelli di litio per ottenere efficacia e tollerabilità ottimali. Tuttavia, allo stato attuale non sono ancora presenti chiare indicazioni su quali siano i minimi livelli ematici di litio per ottenere l’efficacia terapeutica. Pertanto gli autori hanno condotto un’analisi per confrontare l’efficacia del litio a livelli ematici compresi nel range comunemente considerato terapeutico (0,6-1,2 mEq/L) e a livelli ematici inferiori a 0,6 mEq/L, rispetto al placebo.

Metodi
Gli autori hanno condotto un’analisi post hoc di uno studio in doppio cieco in cui pazienti di età ≥ 18 anni affetti da disturbo bipolare I (diagnosi secondo il DSM-IV) che avevano raggiunto la remissione clinica da un episodio maniacale, depressivo o misto in seguito al trattamento in aperto con quetiapina. Tali pazienti sono stati randomizzati a proseguire la terapia con quetiapina oppure a passare a litio o a placebo per un periodo massimo di 104 settimane. Tra i pazienti randomizzati a litio, 201 hanno ricevuto posologie tali da mantenere litiemie mediane comprese tra 0,6 e 1,2 mEq/L, e 137 hanno mantenuto livelli ematici mediani di litio <0,6 mEq/L; un totale di 404 pazienti hanno ricevuto placebo. E’ stato considerato come outcome primario il tempo alla recidiva di qualsiasi episodio di alterazione del tono dell’umore; misure di outcome secondario comprendevano il tempo alla recidiva di un episodio maniacale o depressivo.

Risultati
Il tempo alla recidiva di qualsiasi episodio di alterazione del tono dell’umore (misura di outcome primario), nonché di un episodio maniacale o depressivo (misura di outcome secondario), è risultato significativamente più lungo nel gruppo con litiemie comprese tra 0,6 e 1,2 mEq/L rispetto al gruppo con litiemie <0,6 mEq/L e al gruppo placebo, mentre non sono state riscontrate differenze statisticamente significative tra il gruppo con litiemie <0,6 mEq/L e il gruppo placebo. L’hazard ratio per il tempo alla recidiva di qualsiasi episodio di alterazione del tono dell’umore confrontando il gruppo con litiemie comprese tra 0,6 e 1,2 mEq/L con il gruppo placebo è risultato 0,32 (intervallo di confidenza al 95%: 0,23-0,44, p <0,0001), corrispondente ad una riduzione del rischio del 68%.

Conclusioni
I risultati di questo studio supportano ulteriormente le precedenti osservazioni secondo cui il litio dovrebbe essere somministrato a posologie tali da raggiungere livelli plasmatici ≥ 0,6 mEq/L, al fine di ottenere l’effetto di prevenzione delle recidive sia maniacali che depressive in pazienti affetti da disturbo bipolare I. Una limite importante di questo studio è rappresentato dal fatto che la composizione dei due gruppi trattati con litio non è basata su una randomizzazione.

Nolen WA, Weisler RH.

The association of the effect of lithium in the maintenance treatment of bipolar disorder with lithium plasma levels: a post hoc analysis of a double-blind study comparing switching to lithium or placebo in patients who responded to quetiapine (Trial 144). Bipolar Disord. 2012 Dec 10. doi: 10.1111/bdi.12027.

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bdi.12027/abstract

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