Skip to content - Report annuale di attività del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2021. L’avvento dei nuovi vaccini contro il Covid-19 e le campagne di sensibilizzazione sulla segnalazione di sospette reazioni avverse a vaccino hanno posto una maggiore attenzione alla Farmacovigilanza, determinando un importante incremento delle segnalazioni. Leggi qui il report annuale di attività 2021. - 13/05/2022
- Profilo di sicurezza di erenumab, galcanezumab e fremanezumab in gravidanza e allattamento: analisi del database di farmacovigilanza dell’OMS Obiettivo: valutare il profilo di sicurezza di erenumab, galcanezumab e fremanezumab in gravidanza e allattamento. Metodi: i rapporti sulla sicurezza di sospette reazioni avverse al farmaco sono stati recuperati da VigiBase al 31 dicembre 2019, per una valutazione caso per caso e un’analisi della sproporzionalità utilizzando il reporting odds ratio (ROR). RISULTATI Ci sono stati 94 rapporti sulla sicurezza: 50 (53,2%) su erenumab, 31 (33,0%) su galcanezumab e 13 (13,8%) su fremanezumab. In cinque (5,3%) rapporti sulla sicurezza, l’esposizione al farmaco si è verificata prima della gravidanza, in 85 (90,4%) durante la gravidanza, in uno (1,1%) durante l’allattamento, in uno (1,1%) per esposizione paterna e in due (2,1% ) il tempo di esposizione era sconosciuto. Su 94 segnalazioni di sicurezza, 51 (54,3%) riguardavano solo l’esposizione al farmaco, mentre 43 (45,7%) hanno inoltre riportato 47 reazioni avverse al farmaco comprese tossicità materna (n = 18), scarso allattamento al seno (n = 1), aborto spontaneo (n = 23), nascita pretermine/prematurità (n = 3) e difetti alla nascita (n = 2). Non vi è stato alcun segnale di disproporzionalità di aborto spontaneo rispetto al database completo (odds ratio di segnalazione 1,46, intervallo di confidenza al 95% 0,97-2,20). Quando i triptani sono stati utilizzati come gruppo di confronto, è stato rilevato un segnale di disproporzionalità per aborto spontaneo in associazione con erenumab, galcanezumab e fremanezumab (odds ratio di segnalazione 1,86, intervallo di confidenza al 95% 1,12-3,13), che non era statisticamente significativo dopo l’esclusione dei rapporti di sicurezza confondenti (report odds ratio 1,21, intervallo di confidenza al 95% 0,67-2,21). Conclusioni: non sono state riscontrate tossicità materne specifiche, difetti alla nascita maggiori o un aumento delle segnalazioni di aborto spontaneo. Tuttavia, a causa del numero relativamente limitato di reazioni avverse al farmaco riportate e della mancanza di dati sulla sicurezza a lungo termine, è necessaria una sorveglianza continua nelle donne in gravidanza e in allattamento esposte a questi farmaci. Bibliografia Noseda R, Bedussi F, Gobbi C, Zecca C, Ceschi A. Safety profile of erenumab, galcanezumab and fremanezumab in pregnancy and lactation: Analysis of the WHO pharmacovigilance database. Cephalalgia. 2021 Jun;41(7):789-798. Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 12/05/2022
- Potenziale nefrotossico di 167 farmaci in pazienti adulti in condizioni critiche Introduzione L’approccio alla valutazione della nefrotossicità negli studi sul danno renale acuto associato a farmaci è assai eterogeneo. Alcuni studi utilizzano un elenco di meno di dieci farmaci per la valutazione, mentre altri includono oltre 100 farmaci. Ai farmaci viene generalmente assegnata una classificazione binaria, nefrotossici o non nefrotossici. Ciò semplifica eccessivamente il potenziale nefrotossico dei farmaci in esame. Obbiettivo Questo studio mirava ad assegnare un potenziale di nefrotossicità a 167 farmaci utilizzati nell’ambito della terapia intensiva per adulti. Metodi Per valutare la nefrotossicità dei farmaci utilizzati in pazienti adulti in condizioni critiche è stato utilizzato uno studio Delphi modificato a tre round, internazionale, interdisciplinare e basato sul web. Ventiquattro clinici esperti internazionali sono stati identificati attraverso il gruppo Acute Disease Quality Initiative e le affiliazioni professionali. Gli individui inclusi rappresentavano i campi della terapia intensiva, della nefrologia e della farmacologia. Dalla letteratura sono stati identificati 159 farmaci, con 8 farmaci aggiuntivi aggiunti dopo il primo round, per un totale di 167 farmaci. L’esito primario era il consenso raggiunto per le valutazioni di nefrotossicità. I punteggi sono stati valutati ogni round per determinare se un consenso è stato raggiunto. Risultati La valutazione dell’indice di potenziale nefrotossicità indicava che 20 farmaci erano probabilmente nefrotossici o probabilmente/sicuramente nefrotossici per consenso. Il potenziale nefrotossico è stato valutato sulla base dell’uso standard di farmaci in terapia intensiva e dei seguenti punteggi di consenso: 0 = nessun potenziale nefrotossico, 1 = possibile potenziale nefrotossico, 2 = probabile potenziale nefrotossico, 3 = definito potenziale nefrotossico. Conclusioni La valutazione dell’indice della potenziale nefrotossicità consente di assegnare la priorità ai farmaci corretti con un maggiore potenziale nefrotossico per i programmi istituzionali di gestione delle nefrotossicità. Inoltre, la valutazione dell’indice di potenziale nefrotossicità fornisce omogeneità per la ricerca e indicazioni su valutazioni dettagliate in base alla gravità per ciascun farmaco. In conclusione, sono state generate valutazioni di consenso sulla nefrotossicità di 167 farmaci utilizzati in pazienti critici. Venti farmaci sono stati identificati come aventi un potenziale nefrotossico da probabile a definito. Un’ulteriore convalida delle valutazioni del potenziale nefrotossico dei farmaci è importante per la standardizzazione nella ricerca e nella valutazione della terapia farmacologica. Bibliografia Gray MP, Barreto EF, Schreier DJ, Kellum JA, Suh K, Kashani KB, Rule AD, Kane-Gill SL. Consensus Obtained for the Nephrotoxic Potential of 167 Drugs in Adult Critically Ill Patients Using a Modified Delphi Method. Drug Saf. 2022 Apr;45(4):389-398. Leggi qui lo studio completo. - 11/05/2022
- Nota Informativa Importante su Rucaparib (Rubraca®) Rucaparib (Rubraca®): i dati ad interim dello Studio CO-338-043 (ARIEL4) mostrano una riduzione della sopravvivenza globale rispetto allo standard di cura. Riepilogo: Un effetto negativo in termini di sopravvivenza globale (OS) è stato osservato con rucaparib rispetto al braccio di controllo trattato con chemioterapia (rispettivamente 19,6 mesi e 27,1 mesi con un Hazard Ratio (, HR) di 1,550 (IC 95%: 1,085, 2,214), p=0,0161) in seguito a un’analisi ad interim (IA) programmata nell’ambito dello studio controllato randomizzato CO-338-043 (ARIEL4) condotto dopo l’approvazione del farmaco.L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) sta effettuando un esame di tutti i dati disponibili per valutare l’impatto di queste informazioni sull’uso di rucaparib come trattamento monoterapico su pazienti adulte con carcinoma ovarico epiteliale di alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario con mutazione di BRCA (germinale e/o somatica), platino sensibile, in recidiva o progressione, precedentemente trattate con due o più linee chemioterapiche a base di platino e che non sono idonee a tollerare ulteriore chemioterapia a base di platino. Mentre l’analisi è in corso, si raccomanda ai medici di non iniziare il trattamento monoterapico con rucaparib nell’indicazione terapeutica sopra riportata.La raccomandazione di cui sopra non si applica all’indicazione di monoterapia per il trattamento di mantenimento di pazienti adulte con recidiva platino sensibile di carcinoma ovarico epiteliale ad alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario, in risposta (completa o parziale) dopo chemioterapia a base di platino.I dati relativi alla sicurezza riportati finora per rucaparib nello studio ARIEL4 sembrano coerenti con quelli riportati in altri studi clinici con rucaparib. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 06/05/2022
- Aggiornamento sulla pratica clinica della revoca della prescrizione degli inibitori di pompa protonica: revisione di esperti. Gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono tra i farmaci più comunemente usati al mondo. Sviluppati per il trattamento e la prevenzione delle patologie acido correlate del tratto gastrointestinale superiore, queste molecole vengono utilizzate sempre più per indicazioni in cui i loro benefici sono meno certi. La prescrizione eccessiva di PPI impone un costo economico e contribuisce alla polifarmacoterapia. Inoltre, l’uso di PPI è stato sempre più collegato a una serie di eventi avversi (eventi avversi associati a PPI [PAAE]). Pertanto, la sospensione della prescrizione degli IPP è una strategia importante per ridurre il carico di farmaci riducendo i costi reali e i rischi teorici. Lo scopo di questo aggiornamento clinico era di fornire dichiarazioni di Best Practice Advice (BPA) su come affrontare la revoca della prescrizione di PPI nei pazienti ambulatoriali. Metodi: il nostro principio guida era che, sebbene gli IPP siano generalmente sicuri, i pazienti non dovrebbero usare alcun farmaco quando non vi è una ragionevole aspettativa di beneficio basata su prove scientifiche o sulla risposta al trattamento precedente. I prescrittori sono responsabili di determinare se l’uso di PPI è assolutamente o condizionatamente indicato e, quando esiste incertezza, di incorporare le prospettive del paziente nel processo decisionale di PPI. Abbiamo delineato in collaborazione una “mappa del processo” di alto livello dell’approccio concettuale alla deprescrizione degli IPP in un contesto clinico. Abbiamo identificato i seguenti 3 domini chiave che richiedevano una guida BPA: documentazione dell’indicazione PPI; identificare i candidati idonei da prendere in considerazione per la revoca della prescrizione; e ottimizzare con successo la revoca della prescrizione. I coautori hanno redatto 1 o più potenziali BPA, supportati dalla revisione della letteratura, per ciascun dominio. Tutti i coautori hanno esaminato, modificato e selezionato o rifiutato le bozze di BPA per l’inclusione nell’elenco finale presentato all’American Gastroenterological Association Governing Board. Poiché questa non era una revisione sistematica, non abbiamo effettuato una valutazione formale della qualità delle prove o della forza delle considerazioni presentate. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 1: Tutti i pazienti che assumono un PPI devono avere una revisione regolare delle indicazioni in corso per l’uso e la documentazione di tale indicazione. Questa revisione dovrebbe essere responsabilità del fornitore di cure primarie del paziente. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 2: Tutti i pazienti senza un’indicazione definitiva per PPI cronico dovrebbero essere presi in considerazione per un tentativo di sospensione della prescrizione. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 3: La maggior parte dei pazienti con un’indicazione per l’uso cronico di PPI che assumono una dose due volte al giorno dovrebbe essere presa in considerazione per il passaggio a PPI una volta al giorno. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 4: I pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo complicata, come quelli con una storia di grave esofagite erosiva, ulcera esofagea o stenosi peptica, non dovrebbero generalmente essere presi in considerazione per l’interruzione del PPI. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 5: I pazienti con esofago di Barrett noto, esofagite eosinofila o fibrosi polmonare idiopatica non dovrebbero generalmente essere presi in considerazione per un tentativo di revoca della prescrizione. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 6: Gli utilizzatori di PPI devono essere valutati per il rischio di emorragia gastrointestinale superiore utilizzando una strategia basata sull’evidenza prima della revoca della prescrizione. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 7: I pazienti ad alto rischio di emorragia del tratto gastrointestinale superiore non devono essere presi in considerazione per la revoca della prescrizione di PPI. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 8: I pazienti che interrompono la terapia con PPI a lungo termine devono essere informati che possono sviluppare sintomi transitori del tratto gastrointestinale superiore a causa dell’ipersecrezione acida di rimbalzo. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 9: Quando si deprescrivono gli IPP, si può prendere in considerazione la riduzione della dose o l’interruzione improvvisa. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 10: La decisione di interrompere gli IPP dovrebbe basarsi esclusivamente sulla mancanza di un’indicazione per l’uso dei PPI e non a causa della preoccupazione per gli IPA. La presenza di un PAAE o una storia di un PAAE in un utente PPI corrente non è un’indicazione indipendente per il ritiro di PPI. Allo stesso modo, anche la presenza di fattori di rischio sottostanti per lo sviluppo di un evento avverso associato all’uso di PPI non dovrebbe essere un’indicazione indipendente per la sospensione di PPI. Bibliografia Targownik LE, Fisher DA, Saini SD. AGA Clinical Practice Update on De-Prescribing of Proton Pump Inhibitors: Expert Review. Gastroenterology. 2022 Apr;162(4):1334-1342. Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 05/05/2022
- Nota Informativa Importante su Natpar (ormone paratiroideo) Natpar (ormone paratiroideo) 100 microgrammi/dose polvere e solvente per soluzione iniettabile: carenza prevista dal 30 giugno 2022. Riassunto: A causa di problemi di produzione, Takeda non sarà in grado di fornire il dosaggio da 100 microgrammi/dose a partire dalla fine di giugno 2022 circa. La durata della carenza non è nota, ma dovrebbe essere di almeno 6 mesi.Si raccomanda agli operatori sanitari di non avviare nuovi pazienti alla terapia con qualsiasi dosaggio di Natpar fino a quando il problema della fornitura non sarà risolto.Per i pazienti già in trattamento che assumono 100 mcg una volta al giorno, gli operatori sanitari possono prescrivere un regime di dosaggio alternativo nel momento in cui il dosaggio da 100 microgrammi/dose non sarà più disponibile, secondo il loro giudizio clinico (vedere i dettagli di seguito).È molto importante monitorare attentamente i livelli di calcio sierico e osservare i pazienti per segni e sintomi di ipocalcemia, regolando con attenzione le dosi di vitamina D nella forma attiva e calcio supplementare in tutti i pazienti coinvolti nella carenza di Natpar 100 microgrammi/dose. Leggi qui la nota informativa AIFA. Leggi qui l’appendice alla nota informativa. - 03/05/2022
- L’EMA avvia la revisione del medicinale antitumorale Rubraca EMA ha avviato la revisione del medicinale antitumorale Rubraca (rucaparib camsilato, compresse rivestite con film) relativamente al trattamento del cancro dell’ovaio, delle tube di Falloppio o del peritoneo con mutazione del gene BRCA, in pazienti che presentano recidiva dopo chemioterapia a base di platino e che non sono più idonee a ricevere quest’ultima terapia. La revisione fa seguito a risultati preliminari provenienti dallo studio in corso ARIEL4 che mette a confronto Rubraca con la chemioterapia in pazienti con cancro di alto grado dell’ovaio, delle tube di Falloppio o del peritoneo con mutazione del gene BRCA, in recidiva dopo chemioterapia, da cui emerge che la sopravvivenza globale era più breve nelle pazienti trattate con Rubraca rispetto a quelle sottoposte a chemioterapia. Mentre la revisione è in corso, l’EMA raccomanda ai medici di non iniziare il trattamento di nuove pazienti in cui il cancro mostra una mutazione del gene BRCA e si è ripresentato dopo almeno due cicli di chemioterapia a base di platino, e che non possono ricevere un’ulteriore terapia a base di platino (trattamento di terza linea). Questa raccomandazione non si applica all’uso di Rubraca nel trattamento di mantenimento dopo chemioterapia. Gli operatori sanitari saranno informati per iscritto sull’aggiornamento delle raccomandazioni di trattamento. L’EMA valuterà ora tutte le informazioni disponibili sull’uso di Rubraca come trattamento di terza linea e formulerà una raccomandazione sull’eventualità di mantenerne o modificarne l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/05/2022
- Undicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato l’undicesimo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2022 per i cinque vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 134.361 segnalazioni su un totale di 135.849.988 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 99 ogni 100.000 dosi), di cui l’82,1% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. I tassi di segnalazione relativi alla 2a dose sono inferiori a quelli relativi alla 1a e ancora più bassi per la 3a dose. La popolazione esposta alla 4a dose è ancora limitata. Le segnalazioni gravi corrispondono al 17,8% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (72% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore. Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato nella campagna vaccinale italiana (65,2%), seguito da Spikevax (24,7%), Vaxzevria (9,0%), COVID-19 Vaccino Janssen (1,1%) e Nuvaxovid (0,02%), in uso dal 28 febbraio 2022. La distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella evidenziata nei precedenti Rapporti: Comirnaty 66,5%, Vaxzevria 17,7%, Spikevax 14,5%, COVID-19 vaccino Janssen 1,3%, Nuvaxovid 0,03%. Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, brividi, disturbi gastro-intestinali, reazioni vegetative, stanchezza, reazione locale o dolore in sede di iniezione. Nella fascia di età 5-11 anni, al 26/03/2022 risultano inserite complessivamente 439 segnalazioni (circa lo 0,3% delle segnalazioni totali) per il vaccino Comirnaty, l’unico attualmente utilizzato in questa fascia di età, con un tasso di segnalazione di circa 21 casi ogni 100.000 dosi. Gli eventi avversi più frequentemente segnalati sono stati dolore in sede di iniezione, cefalea, febbre e stanchezza. La quasi totalità di queste segnalazioni è attribuita alla prima dose. Leggi qui l’undicesimo rapporto AIFA sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 20/04/2022
- Concentrazioni di farmaci antiepilettici durante la gravidanza: Risultati dello studio Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs (MONEAD) Durante la gravidanza in donne con epilessia, concentrazioni ematiche più basse di farmaci antiepilettici possono avere conseguenze cliniche avverse. Obiettivo: Caratterizzare i cambiamenti di concentrazione associati alla gravidanza per diversi farmaci antiepilettici tra le donne con epilessia. Disegno, impostazione e partecipanti: L’iscrizione a questo studio di coorte prospettico e osservazionale, Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs (MONEAD), si è verificato dal 19 dicembre 2012 al 11 febbraio 2016, in 20 siti statunitensi. Le coorti iscritte includevano donne incinte con epilessia e partecipanti di controllo non incinte con epilessia. I criteri di inclusione erano donne di età compresa tra 14 e 45 anni, un quoziente di intelligenza superiore a 70 punti e, per la coorte di donne incinte, un’età gestazionale fetale inferiore a 20 settimane. Un totale di 1087 donne è stato valutato per l’ammissibilità; 397 sono state escluse e 230 hanno rifiutato. I dati sono stati analizzati dal 1° maggio 2014 al 30 giugno 2021. Esposizione: concentrazioni plasmatiche del farmaco nelle donne che assumono la monoterapia o in combinazione con farmaci non interagenti. La coorte di donne incinte è stata monitorata fino a 9 mesi dopo il parto, con punti di tempo simili per i partecipanti al controllo. Risultati e misure principali: Le concentrazioni normalizzate dalla dose sono state calcolate come concentrazioni plasmatiche totali o non legate dei farmaci divise per la dose totale giornaliera. La flebotomia è stata eseguita durante 4 visite di studio in gravidanza e 3 visite post partum per le donne incinte e 7 visite in 18 mesi per i partecipanti di controllo. L’ipotesi primaria era quella di testare i cambiamenti in gravidanza delle concentrazioni dose-normalizzate da campioni postpartum non gravide rispetto a quelle delle partecipanti di controllo. Risultati: Delle 351 donne incinte e dei 109 partecipanti di controllo iscritti al MONEAD, 326 donne incinte (età mediana [range], 29 [19-43] anni) e 104 partecipanti di controllo (età mediana [range], 29 [16-43] anni) hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità per questa analisi. Rispetto ai valori post-partum, le concentrazioni normalizzate alla dose durante la gravidanza sono state diminuite fino al 56,1% per la lamotrigina (da 15,60 μg/L/mg a 6,85 μg/L/mg; P < .001), 36,8% per il levetiracetam (da 11,33 μg/L/mg a 7,16 μg/L/mg; P < .001), 17,3% per la carbamazepina (da 11,56 μg/L/mg a 7. 97 μg/L/mg; P = .03), 32,6% per l’oxcarbazepina (da 11,55 μg/L/mg a 7,79 μg/L/mg; P < .001), 30,6% per l’oxcarbazepina non legata (da 6,15 μg/L/mg a 4. 27 μg/L/mg; P < .001), 39,9% per lacosamide (26,14 μg/L/mg a 15,71 μg/L/mg; P < .001), e 29,8% per zonisamide (40,12 μg/L/mg a 28,15 μg/L/mg; P < .001). Nessun cambiamento significativo si è verificato per la carbamazepina non legata, carbamazepina-10,11-epoxide e topiramato, anche se una diminuzione è stata osservata per il topiramato (29,83 μg/L/mg a 13,77 μg/L/mg; P = .18). Inoltre, rispetto alle concentrazioni normalizzate dalla dose dei partecipanti al controllo, le concentrazioni mediane normalizzate dalla dose in gravidanza (SE) sono diminuite significativamente per settimana di età gestazionale: carbamazepina, -0,14 (0,06) μg/L/mg (P = .02); carbamazepina non legata, -0,04 (0,01) μg/L/mg (P = .01); lacosamide, -0,23 (0,07) μg/L/mg (P < .001); lamotrigina, -0. 20 (0,02) μg/L/mg (P < .001); levetiracetam, -0,06 (0,03) μg/L/mg (P = .01); oxcarbazepina, -0,14 (0,04) μg/L/mg (P < .001); oxcarbazepina non legata, -0,11 (0,03) μg/L/mg (P < . 001); e zonisamide, -0,53 (0,14) μg/L/mg (P < .001) tranne che per il topiramato (-0,35 [0,20] μg/L/mg a settimana) e la carbamazepina-10,11-epoxide (0,02 [0,01] μg/L/mg). Conclusioni e rilevanza: I risultati dello studio suggeriscono che il monitoraggio del farmaco terapeutico dovrebbe iniziare all’inizio della gravidanza e che dosi crescenti di questi anticonvulsivanti possono essere necessarie durante il corso della gravidanza. Leggi l’articolo qui. - 19/04/2022
- Estratto dagli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 4-7 aprile 2022 Vaccini a mRNA anti-COVID-19: il PRAC non trova alcuna correlazione con l’epatite autoimmune. Il PRAC ha concluso che le prove disponibili non supportano un nesso causale tra i vaccini anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax e casi molto rari di epatite autoimmune (AIH).L’AIH è una grave condizione infiammatoria cronica in cui il sistema immunitario attacca e danneggia il fegato. Segni e sintomi dell’epatite autoimmune variano da persona a persona e possono includere ingiallimento della pelle (ittero), accumulo di liquidi nelle gambe (edema) o nella pancia (ascite) e sintomi gastrointestinali.La valutazione del comitato si basa sui dati della letteratura medica, sui casi di AIH segnalati spontaneamente nel database EudraVigilance e su ulteriori dati e analisi forniti dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio.Il PRAC ha concluso che le prove disponibili non giustificano attualmente un aggiornamento delle Informazioni del Prodotto dei vaccini.L’EMA continuerà a monitorare attentamente qualsiasi nuova segnalazione della condizione e ad adottare le misure appropriate, qualora necessario. Nuove informazioni di sicurezza per operatori sanitari Nell’ambito della sua attività di parere sugli aspetti relativi alla sicurezza ad altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per Nulojix. Nulojix: Rischio di errori terapeutici dovuti dovuti alla modifica della dose di mantenimento. Questa Nota Informativa Importante (NII) ha lo scopo di informare gli operatori sanitari del rischio di errori terapeutici dovuti alla modifica della dose di mantenimento a 6 mg/kg. Nulojix (belatacept) è usato nei pazienti adulti per impedire all’organismo di rigettare un rene trapiantato. È usato insieme a corticosteroidi e acido micofenolico (altri medicinali indicati per prevenire il rigetto d’organo). Nulojix è una polvere che deve essere ricostituita in una soluzione per infusione (infusion in vena). Le dosi sono calcolate in base al peso del paziente. Nella fase iniziale, che dura tre mesi, viene somministrato alla dose di 10 mg per chilogrammo di peso corporeo. Dopo qusta fase, Nulojix viene somministrato a una dose di mantenimento ogni quattro settimane. La dose di mantenimento di Nulojix sarà modificata da 5 mg/kg a 6 mg/kg in conseguenza dell’implementazione di un nuovo processo di produzione. Tuttavia, per circa uno o due mesi, sarà presente sul mercato Nulojix prodotto con entrambi i processi di produzione e di conseguenza le due diverse raccomandazioni sulla dose.Uno scambio tra i prodotti può portare a errori terapeutici con conseguente sovradosaggio o sottodosaggio. Si consiglia agli operatori sanitari di controllare attentamente la dose per il prodotto specifico da somministrare, per effettuare gli aggiustamenti appropriati per i calcoli della dose in base al peso. La NII per Nujolix sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP. A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicata sulla pagina Comunicazioni dirette degli operatori sanitari e nel portale dell’ Agenzia Italiana del Farmaco. Leggi qui il comunicato EMA. - 13/04/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione di Evusheld, medicinale anti-COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio per Evusheld, medicinale sviluppato da AstraZeneca AB per prevenire COVID-19 negli adulti e negli adolescenti a partire dai 12 anni di età e con un peso minimo di 40 kg, prima di una potenziale esposizione al virus SARS-CoV-2. Evusheld è composto da tixagevimab e cilgavimab, due anticorpi monoclonali progettati per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, in due siti differenti. Legandosi alla proteina spike, i due anticorpi di Evusheld impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo e per replicarsi provocare l’infezione alla base di COVID-19. Per giungere alla sua conclusione, il CHMP ha valutato i dati provenienti da uno studio condotto su oltre 5000 persone e da cui è emerso che Evusheld, somministrato sotto forma di due iniezioni intramuscolari (contenenti rispettivamente 150 mg di tixagevimab e 150 mg di cilgavimab), ha ridotto del 77% il rischio di COVID-19 con una durata stimata della protezione dal virus pari ad almeno sei mesi. Nello studio è stato somministrato Evusheld o placebo (iniezione fittizia) ad adulti che non avevano mai avuto COVID-19 e non avevano ricevuto alcun vaccino anti-COVID-19 o altri trattamenti preventivi. Dei soggetti che avevano ricevuto Evusheld, lo 0,2% (8 su 3441) presentava COVID-19 “breakthrough” (eventi che si presentano nonostante il trattamento) confermata da esami di laboratorio nei primi sei mesi successivi al trattamento, rispetto all’1,0% (17 su 1731) di coloro che avevano ricevuto placebo. Il profilo di sicurezza di Evusheld è stato favorevole e gli effetti indesiderati sono stati generalmente lievi; infatti, reazioni al sito di iniezione o ipersensibilità sono state segnalate da un ridotto numero di soggetti. Il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale superano i rischi per l’uso approvato e trasmetterà le proprie raccomandazioni alla Commissione europea che adotterà rapidamente una decisione applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. I dati dello studio sono stati raccolti prima dell’emergere della variante Omicron che è attualmente alla base della diffusione dell’infezione in tutto il mondo. Studi di laboratorio dimostrano che la variante Omicron BA.1 può essere meno sensibile a tixagevimab e cilgavimab a dosi di 150 mg rispetto alla variante Omicron BA.2. L’EMA valuterà i dati nelle prossime settimane per stabilire se un regime posologico alternativo possa essere appropriato per prevenire la malattia causata da varianti emergenti. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto di Evusheld contengono informazioni destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e informazioni sulle condizioni di autorizzazione del medicinale. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione di Evusheld condotta dall’EMA, e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati a breve. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia. Maggiori informazioni saranno inoltre disponibili in un documento generale sul medicinale destinato al pubblico, contenente una descrizione dei relativi benefici e rischi e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Valutazione di Evusheld Durante la valutazione di Evusheld, il CHMP ha ricevuto il sostegno del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA, PRAC, che ha esaminato il piano di gestione del rischio di Evusheld, e della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Evusheld è stato valutato nell’ambito di “OPEN”, un’iniziativa avviata nel dicembre 2020 con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione internazionale nell’ambito della revisione UE dei vaccini e dei trattamenti anti-COVID-19. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina web relativa alla governance di EMA durante la pandemia da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 01/04/2022
- AIFA: necessari ulteriori approfondimenti su secondo booster vaccini COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha iniziato il 24 marzo 2022 la valutazione dell’opportunità di una seconda dose booster dei vaccini contro il COVID-19 per particolari categorie di soggetti. Considerato il complesso dei dati disponibili, la CTS ha deciso che sono necessari ulteriori approfondimenti, integrando le evidenze scientifiche internazionali con i dati di studi in corso in Italia. La CTS ha ribadito che è essenziale il completamento del ciclo vaccinale seguito dalla dose booster già autorizzata. - 01/04/2022
- “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”. AIFA pubblica il Rapporto 2022 In Europa, nel corso del 2021, sono stati autorizzati 79 nuovi farmaci, di cui 61 contenenti nuove sostanze attive (25 medicinali orfani per il trattamento di patologie rare), 6 farmaci biosimilari e 12 equivalenti. Tra i nuovi farmaci autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), permane il primato dei medicinali antineoplastici e immunomodulatori (40,5%), destinati al trattamento di malattie autoimmuni e di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della mammella e dell’utero) e del sangue (quali il mieloma, il linfoma e la leucemia), seguiti dagli antinfettivi ad uso sistemico (12,6%), dai farmaci del sistema nervoso (7,6%) e dell’apparato digerente e del metabolismo (7,6%); percentuali inferiori riguardano nuovi medicinali appartenenti ad altre categorie ATC. Sono alcune delle informazioni contenute nella 4^ edizione del Rapporto “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”, pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco sul portale istituzionale. Il Rapporto ha lo scopo di fornire informazioni sui nuovi medicinali e sulle nuove terapie, che hanno ricevuto un parere positivo dell’EMA nel 2021 o che potrebbero averlo negli anni successivi. Tra i medicinali orfani che hanno ricevuto il parere positivo dell’EMA, due sono farmaci per terapie avanzate, nello specifico terapie geniche: Abecma, per il trattamento di adulti con mieloma multiplo recidivante e refrattario, e Skysona, per il trattamento dell’adrenoleucodistrofia cerebrale precoce. Sui dati disponibili al momento della stesura del Rapporto, per l’anno 2022 è previsto un parere da parte dell’EMA per 96 nuovi medicinali, con una prevalenza di farmaci antineoplastici, seguiti da una quota rilevante di medicinali per il sistema nervoso e sensoriale, immunosoppressori e immunostimolanti e medicinali dell’apparato digerente e del metabolismo. Dei 29 medicinali orfani attualmente in valutazione, infine, 7 sono medicinali per terapie avanzate. La pubblicazione del Rapporto rientra tra le attività di Horizon Scanning dell’AIFA, finalizzate a identificare e valutare precocemente nuovi medicinali e nuove indicazioni terapeutiche di medicinali già autorizzati, che potranno ampliare le opzioni di trattamento a disposizione dei medici e dei pazienti colmando le esigenze di salute non ancora soddisfatte. Leggi qui la notizia sulla pagina AIFA. - 24/03/2022
- Associazione della tipologia di anticoagulante orale con gli esiti clinici avversi in pazienti che continuano la terapia anticoagulante oltre i 90 giorni dopo il ricovero per tromboembolia venosa Le linee guida per la gestione del tromboembolismo venoso (TEV) raccomandano almeno 90 giorni di terapia con anticoagulanti orali. Esistono prove limitate sul farmaco ottimale per continuare la terapia oltre i 90 giorni. Obiettivo: Confrontare la prescrizione di apixaban, rivaroxaban o warfarin dopo 90 giorni iniziali di terapia anticoagulante per gli esiti di ospedalizzazione per TEV ricorrente, sanguinamento maggiore e morte. Disegno dello studio: Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo esplorativo che ha utilizzato i dati da Medicare fee-for-service (2009-2017) e da 2 database di assicurazioni sanitarie commerciali (2004-2018) e ha incluso 64642 adulti che hanno iniziato l’anticoagulazione orale dopo la dimissione dall’ospedale per TEV e hanno continuato il trattamento oltre i 90 giorni. Esposizioni: Apixaban, rivaroxaban o warfarin prescritti dopo un trattamento iniziale di 90 giorni per TEV. Esiti e misure principali: Gli esiti primari includevano l’ospedalizzazione per TEV ricorrente e l’ospedalizzazione per emorragia maggiore. Le analisi sono state aggiustate utilizzando la ponderazione del punteggio di propensione. I pazienti sono stati seguiti dalla fine dell’episodio iniziale di trattamento di 90 giorni fino alla cessazione del trattamento, all’esito, al decesso, al disinserimento o alla fine dei dati disponibili. I modelli proporzionali di Cox ponderati sono stati utilizzati per stimare gli hazard ratio (HR) e gli IC al 95%. Risultati: Lo studio ha incluso 9167 pazienti a cui è stato prescritto apixaban (età media [SD], 71 [14] anni; 5491 [59,9%] donne), 12 468 pazienti a cui è stato prescritto rivaroxaban (età media [SD], 69 [14] anni; 7067 [56,7%] donne), e 43 007 pazienti a cui è stato prescritto warfarin (età media [SD], 70 [15] anni; 25 404 [59,1%] donne). La mediana (IQR) del follow-up era di 109 (59-228) giorni per il TEV ricorrente e 108 (58-226) giorni per l’esito del sanguinamento maggiore. Dopo la ponderazione del punteggio di propensione, il tasso di incidenza di ospedalizzazione per TEV ricorrente era significativamente più basso per apixaban rispetto al warfarin (9,8 vs 13,5 per 1000 anni-persona; HR, 0,69 [95% CI, 0,49-0. 99]), ma i tassi di incidenza non erano significativamente diversi tra apixaban e rivaroxaban (9,8 vs 11,6 per 1000 anni-persona; HR, 0,80 [95% CI, 0,53-1,19]) o rivaroxaban e warfarin (HR, 0,87 [95% CI, 0,65-1,16]). I tassi di ospedalizzazione per emorragia maggiore erano 44,4 per 1000 anni-persona per apixaban, 50,0 per 1000 anni-persona per rivaroxaban, e 47,1 per 1000 anni-persona per warfarin, producendo HR di 0. 92 (95% CI, 0,78-1,09) per apixaban vs warfarin, 0,86 (95% CI, 0,71-1,04) per apixaban vs rivaroxaban, e 1,07 (95% CI, 0,93-1,24) per rivaroxaban vs warfarin. Conclusioni e rilevanza: In questa analisi esplorativa dei pazienti a cui è stata prescritta una terapia anticoagulante orale di lunga durata dopo l’ospedalizzazione per TEV, le prescrizioni di apixaban oltre i 90 giorni, rispetto al warfarin oltre i 90 giorni, erano significativamente associate a un tasso modestamente inferiore di ospedalizzazione per TEV ricorrente, ma nessuna differenza significativa nel tasso di ospedalizzazione per sanguinamento maggiore. Non ci sono state differenze significative per i confronti tra apixaban vs rivaroxaban o rivaroxaban vs warfarin. Bibliografia Pawar A, Gagne JJ, Gopalakrishnan C, et al. Association of Type of Oral Anticoagulant Dispensed With Adverse Clinical Outcomes in Patients Extending Anticoagulation Therapy Beyond 90 Days After Hospitalization for Venous Thromboembolism. JAMA. 2022;327(11):1051–1060. Leggi l’abstract dell’articolo qui - 23/03/2022
- Campagna sull’uso consapevole degli antibiotici 2022 L’Agenzia Italiana del Farmaco lancia la campagna informativa sull’uso consapevole degli antibiotici 2022. L’abuso di antibiotici danneggia la salute del paziente, delle generazioni future e del pianeta. Ogni anno in Italia circa 11.000 persone muoiono a causa di infezioni che non possono essere curate. Questo succede perché l’abuso di antibiotici li rende pericolosamente inefficaci nella lotta contro i batteri. Per evitare tutto questo, non prenderli mai di tua iniziativa ma parlane con il tuo medico. Per promuovere un uso consapevole degli antibiotici, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha realizzato un’iniziativa di comunicazione per la popolazione generale. Guarda qui la campagna sull’uso degli antibiotici nel sito AIFA. - 23/03/2022
- Associazione tra polisolfato di pentosano sodico e disturbi della retina. Il Polisolfato di pentosano sodico è un medicinale utilizzato per il trattamento degli adulti affetti da cistite interstiziale. La cistite interstiziale, nota anche come sindrome della vescica dolorosa, è una condizione cronica della vescica caratterizzata da pressione e dolore vescicale e pelvico e da un’urgente necessità di urinare frequentemente. Colpisce prevalentemente le donne. Non ha alcun meccanismo causale noto. Le stime della prevalenza della patologia variano ampiamente, da meno di 5 a più di 100 per 100000. Le opzioni di trattamento per la cistite interstiziale includono cambiamenti nello stile di vita come modifiche alla dieta, allenamento della vescica, fisioterapia, farmaci, procedure vescicali come idrodistensione e, in rari casi, chirurgia. Il trattamento farmacologico per la cistite interstiziale comprende farmaci da banco (es. antistaminici, antinfiammatori non steroidei) e altri farmaci aspecifici quali antidepressivi triciclici e ciclosporina. L’unico farmaco specifico, approvato per il trattamento della cistite interstiziale è il polisolfato di pentosano sodico. Nonostante abbia ricevuto l’approvazione della FDA fin dal 1996, solo di recente sono emerse preoccupazioni riguardo all’associazione tra polisolfato di pentosano sodico e maculopatia, caratterizzata da difficoltà nella lettura e nell’adattamento della visione al buio. La maculopatia sembra essere associata ad un’esposizione a lungo termine al polisolfato di pentosano sodico. La durata mediana dell’uso del farmaco è di almeno 15 anni, sebbene alcuni pazienti abbiano segnalato durate più brevi. L’associazione tra maculopatia e polisolfato di pentosano sodico è stata osservata mediante un’analisi di disproporzionalità condotta sul database di segnalazione spontanea della FDA (FAERS), che ha confrontato le segnalazioni di eventi avversi raccolte tra il 2013 e il 2020 per il polisolfato di pentosano sodico con quelle associate ad altri farmaci assunti per la cistite, i disturbi della vescica e il dolore alla vescica. C’erano 2775 segnalazioni disponibili per l’analisi nel gruppo col polisolfato di pentosano sodico (di cui 1966 erano donne [70,9%]) e 6833 segnalazioni nel gruppo degli altri farmaci (di cui 4036 [59,1%] donne). La proporzione di eventi avversi per qualsiasi evento maculare rispetto a tutti gli altri eventi è stata più elevata tra gli utilizzatori di polisolfato di pentosano sodico rispetto a quelli che utilizzano altri farmaci per la cistite interstiziale (proportional reporting ratio 1,21, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 1,44). Negli utilizzatori di polisolfato di pentosano sodico, rispetto agli utilizzatori di altri farmaci, sono state proporzionalmente più comuni le segnalazioni di degenerazione maculare (20 [0,8%] rispetto a 15 [0,2%]), di maculopatie (83 [3,4%] rispetto a 2 [0,03%]), distrofie retiniche (3 [0,1%] rispetto a nessuna), danno retinico (5 [0,2%] rispetto a nessuna) e tossicità retinica (3 [0,1%] rispetto a nessuna). I risultati di questo studio dovrebbero essere interpretati alla luce di diversi limiti, derivanti principalmente dai ben noti limiti dei dati FAERS che si basa su segnalazioni spontanee di eventi avversi. Tutte le informazioni sono auto-riferite e non soggette a convalida e non è possibile dedurre un’associazione causale tra i farmaci segnalati e gli eventi avversi in un dato rapporto. A differenza di uno studio di coorte, la mancanza di un vero denominatore (ovvero il numero di persone a cui viene prescritto o utilizzato un prodotto) preclude il calcolo dei tassi di incidenza. Tuttavia questi dati si aggiungono alla crescente evidenza che l’uso di polisolfato di pentosano sodico è associato ad un aumentato rischio di maculopatia e questo suggerirebbe una maggiore cautela nei pazienti in terapia con questo farmaco, che dovrebbero essere sottoposti a regolari controlli della vista per consentire l’individuazione precoce di eventuali disturbi retinici. Bibliografia: McGwin G, MacLennan P, et al. Association between pentosan polysulfate sodium and retinal disorders. JAMA Ophthalmol 2021. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 16/03/2022
- Nota Informativa Importante su Valcyte A decorrere da aprile 2022, Valcyte 50 mg/ml polvere per soluzione orale sarà dotato di un nuovo dispensatore. Lo scopo della presente comunicazione è di informare i medici prescrittori della nuova scala graduata in millilitri (ml) presente sul dispensatore di Valcyte 50 mg/ml polvere per soluzione orale al fine di evitare potenziali errori posologici. Leggi qui la nota informativa. - 16/03/2022
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2020 Nel 2020, su un totale di circa 20 milioni di dosi somministrate in Italia per tutte le tipologie di vaccini, sono state effettuate 17,9 segnalazioni di reazioni avverse ogni 100.000 dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 606 ogni 1.000.000 di abitanti, in forte decremento rispetto agli ultimi anni. Le segnalazioni che riportano reazioni gravi correlabili al vaccino sono state 1,9 per 100.000 dosi. I dati sono contenuti nel Rapporto Vaccini 2020, pubblicato dall’AIFA, nel quale sono descritte le attività di vaccinovigilanza condotte in Italia dall’Agenzia Italiana del Farmaco in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Gruppo di lavoro sull’analisi dei segnali dei vaccini. È stato possibile calcolare i tassi di segnalazione (rapporto tra segnalazioni e i dati di esposizione) grazie al dato relativo al numero di dosi di vaccini somministrate nel 2020, fornito dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute in collaborazione con le Regioni. Tra le sospette reazioni avverse osservate nel 2020 non sono emersi eventi indesiderati che possano modificare la valutazione del rapporto fra beneficio e rischio dei vaccini utilizzati. Tutte le sospette reazioni avverse osservate, infatti, sono note e pertanto già riportate nelle informazioni sul prodotto dei vaccini autorizzati in Italia. Inoltre, non sono stati osservati raggruppamenti, cluster temporali o geografici di segnalazioni riferibili a specifici lotti che abbiano fatto ipotizzare potenziali difetti di qualità del prodotto medicinale. Rispetto al 2019, si osserva per tutti i vaccini una flessione del tasso di segnalazione per dosi somministrate e una concomitante riduzione dei tassi di segnalazione delle reazioni gravi correlabili alla vaccinazione. Questo andamento è verosimilmente attribuibile al minore accesso alle vaccinazioni che si è registrato nel 2020 a causa della pandemia, che si riflette in una diminuzione nel numero di dosi somministrate, circa 3 milioni in meno rispetto al 2019. Oltre all’analisi dettagliata delle sospette reazioni avverse per singola tipologia di vaccino, il Rapporto offre degli approfondimenti con due focus dedicati, rispettivamente, alle vaccinazioni negli adolescenti e nei migranti. Sono invece escluse le segnalazioni relative ai vaccini anti-COVID-19, oggetto di Rapporti dedicati già pubblicati dall’AIFA, in quanto la campagna vaccinale è iniziata il 27 dicembre 2020 con il Vaccine Day e in modo effettivo il 31 dicembre 2020. Leggi qui il rapporto AIFA vaccini 2020. - 16/03/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) Estratto dagli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 7-10 marzo 2022. Vaccino COVID-19 Janssen: aggiunta di vasculite dei piccoli vasi come effetto indesideratoIl comitato per la sicurezza dei medicinali (PRAC) dell’EMA ha raccomandato di aggiungere la vasculite dei piccoli vasi con manifestazioni cutanee alle informazioni sul vaccino COVID-19 Janssen come possibile effetto indesiderato di frequenza sconosciuta. La vasculite dei piccoli vasi può essere causata da infezioni virali o batteriche, nonché da medicinali e vaccini. Generalmente, le manifestazioni della malattia si risolvono spontaneamente nel tempo con un’adeguata terapia di supporto. Spikevax: nuova avvertenza per riacutizzazioni della sindrome da perdita capillareIl PRAC ha raccomandato di aggiungere un’avvertenza per le riacutizzazioni della sindrome da perdita capillare (CLS) alle informazioni sul prodotto per il vaccino anti-COVID-19 Spikevax. La CLS è una condizione estremamente rara e grave che provoca perdite di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari). La CLS è spesso correlata a infezioni virali, alcuni tumori ematici, malattie infiammatorie e alcuni trattamenti. Il Comitato ha concluso che non vi erano evidenze sufficienti per stabilire un’associazione causale tra i due vaccini e l’insorgenza di nuovi casi di CLS. Tuttavia, il PRAC ha raccomandato l’inclusione di un’avvertenza nelle informazioni sul prodotto per Spikevax per aumentare la consapevolezza del potenziale rischio di riacutizzazioni tra gli operatori sanitari e i pazienti. Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e sintomi della CLS e di un possibile rischio di riacutizzazione nelle persone con una storia di CLS. Gli individui vaccinati con una storia di CLS dovrebbero consultare il proprio medico curante per valutare l’opportunità della vaccinazione. Dexmedetomidina: Aumentato rischio di mortalità nei pazienti in terapia intensiva di età pari o inferiore a 65 anni.Nell’ambito della sua attività di parere sugli aspetti relativi alla sicurezza ad altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per la dexmedetomidina.La dexmedetomidina è un medicinale autorizzato per la sedazione leggera (uno stato di calma o sensazione di sonnolenza) di pazienti adulti in terapia intensiva, che consente al paziente di rimanere sveglio e rispondere alla stimolazione verbale durante procedure diagnostiche o chirurgiche.Lo studio SPICE III è uno studio clinico randomizzato che ha confrontato l’effetto della sedazione con dexmedetomidina sulla mortalità per tutte le cause (decessi per qualsiasi causa) con l’effetto dello standard di cura in 3.904 pazienti adulti in terapia intensiva in condizioni critiche che necessitano di ventilazione meccanica.Lo studio non ha mostrato differenze nella mortalità complessiva a 90 giorni tra dexmedetomidina e sedativi alternativi (propofol, midazolam). Tuttavia, la dexmedetomidina è stata associata a un aumentato rischio di mortalità nei pazienti di età pari o inferiore a 65 anni, rispetto ai sedativi alternativi. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/03/2022
- AIFA pubblica il Rapporto antibiotici 2020 Il Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2020” fornisce i dati e le analisi sull’andamento dei consumi e della spesa in Italia per gli antibiotici per uso umano. “Questo lavoro, uno dei più importanti realizzato dall’ Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali dell’AIFA – ha affermato il Direttore Generale Nicola Magrini – illustra una situazione italiana, europea e globale fortemente preoccupante: gli antibiotici sono usati troppo e spesso in modo inappropriato, anche se con segnali di miglioramento. L’Italia si configura come un Paese ad alto tasso di resistenze, con una situazione regionale a macchia di leopardo. Parsimonia è la parola chiave per un miglioramento dell’uso degli antibiotici in tutti i campi, nel rispetto della logica One Health.”. “L’Italia è ancora lontana dal target fissato dal General Programme of Work 2019-2023 dell’OMS, secondo cui la percentuale di antibiotici appartenenti alla categoria Access usati a livello nazionale dovrebbe essere maggiore del 60% – ha affermato Filomena Fortinguerra di AIFA. “L’ottimizzazione della terapia antibiotica appare quanto mai urgente viste le numerose stime che pongono l’Italia tra i Paesi europei dove il rischio individuale di ricevere una prescrizione inappropriata di antibiotico, di acquisire una infezione ospedaliera o una infezione causata da batteri resistenti è più alto – ha dichiarato Evelina Tacconelli, coordinatrice del gruppo OPERA di AIFA – È essenziale promuovere interventi a vari livelli volti all’ottimizzazione delle prescrizioni, al corretto utilizzo delle nuove molecole di antibiotici in ospedale e all’omogeneizzazione degli indirizzi terapeutici in comunità. È necessario un cambiamento che includa un ripensamento dell’atto prescrittivo basato sulle evidenze e su un approccio consapevole, per proteggere le nuove molecole e garantire la riduzione del rischio di ulteriore diffusione di batteri resistenti agli antibiotici”. “L’OsMed nel corso degli anni ha integrato nel proprio lavoro tante esperienze diverse, adottando un approccio sempre più multidisciplinare – ha affermato Francesco Trotta di AIFA. È fondamentale l’integrazione delle fonti e la condivisione delle informazioni, utilizzando gli strumenti disponibili sul territorio per monitorare e migliorare i comportamenti prescrittivi”. Il Rapporto include i focus sui consumi nella popolazione pediatrica, sulla prescrizione degli antibiotici negli anziani, sulle prescrizioni di fluorochinoloni in sottogruppi specifici di popolazione, sull’uso degli antibiotici in ambito ospedaliero, quelle relative all’acquisto privato di antibiotici di fascia A, sul consumo degli antibiotici a uso non sistemico e la valutazione degli indicatori di appropriatezza prescrittiva nell’ambito della Medicina Generale. Sono presenti dati di confronto dei consumi italiani rispetto agli altri Paesi europei e un’analisi delle esperienze di implementazione di programmi per la corretta gestione degli antibiotici in ospedale. È stata anche condotta una valutazione dell’impatto della pandemia da SARS-CoV-2 sul consumo di antibiotici nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche, che ha incluso i primi otto mesi dell’anno 2021 per indagare se l’emergenza legata alla pandemia abbia determinato un incremento del ricorso inappropriato agli antibiotici, soprattutto in ambito ospedaliero, con un possibile impatto negativo sulla diffusione di batteri resistenti. Alla presentazione, moderata da Agnese Cangini (AIFA) e Carlo Gagliotti (Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale Emilia-Romagna), sono intervenuti: Filomena Fortinguerra e Francesco Trotta (AIFA), Benedikt Huttner (WHO), Sandra Vernero (Slow Medicine), Alessandro Rossi (SIMG), Evelina Tacconelli (Università di Verona), Anna Teresa Palamara ISS, Antonio Battisti (IZS del Lazio e della Toscana), Antonio Fortino (Agenas) e Alessandro Perrella (Regione Campania). Leggi qui il rapporto AIFA 2020 sull’uso degli antibiotici in Italia. - 12/03/2022
- Nota Informativa Importante su Infliximab (Remicade, Flixabi, Inflectra, Remsima e Zessly) Bambini esposti a infliximab in utero (cioè durante la gravidanza) Infliximab attraversa la placenta ed è stato rilevato nel siero dei bambini fino a 12 mesi dopo la nascita. Dopo esposizione al medicinale in utero, i bambini possono essere a maggior rischio di infezione, inclusa una infezione disseminata grave potenzialmente fatale.I vaccini vivi (per esempio, il vaccino BCG) non devono essere somministrati ai bambini dopo l’esposizione in utero a infliximab per 12 mesi dopo la nascita.Qualora sussista un chiaro beneficio clinico per il singolo bambino, la somministrazione anticipata di un vaccino vivo può essere presa in considerazione se i livelli sierici di infliximab nel bambino non sono rilevabili o se la somministrazione di infliximab è stata limitata al primo trimestre di gravidanza. Bambini esposti a infliximab attraverso il latte materno Infliximab è stato rilevato a bassi livelli nel latte materno. È stato rilevato anche nel siero del lattante dopo esposizione a infliximab attraverso il latte materno.La somministrazione di un vaccino vivo a un lattante durante l’allattamento al seno non è raccomandata quando la madre sta ricevendo infliximab, a meno che i livelli sierici di infliximab nel lattante siano non rilevabili. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 08/03/2022
- Diventa applicabile il regolamento relativo all’ampliamento del mandato dell’EMA Il regolamento che rafforza il ruolo dell’EMA nella preparazione alle crisi e nella loro gestione in relazione ai medicinali e ai dispositivi medici diventa applicabile a partire dal 1 marzo 2022. Alcune delle strutture e dei processi istituiti dall’EMA durante la pandemia da COVID-19 vengono resi permanenti e, nel contempo, sono affidati all’Agenzia nuovi compiti. L’EMA si occuperà ora del monitoraggio delle carenze dei medicinali, che potrebbero portare a una situazione di crisi, nonché della segnalazione di carenze di medicinali fondamentali durante una crisi. L’Agenzia coordinerà inoltre le risposte dei paesi UE/SEE rispetto alle carenze di dispositivi medici e di dispositivi diagnostici in vitro essenziali in situazioni di crisi, dopo un periodo di transizione iniziale fino al 2 febbraio 2023. Nelle prossime settimane e mesi, l’EMA istituirà una serie di nuovi organi e formalizzerà quelli esistenti per la gestione dei nuovi compiti. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/03/2022
- Vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid Il Vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid (Novavax) ha ricevuto recentemente l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea ed è attualmente disponibile per l’utilizzo in Italia nell’ambito della campagna vaccinale nazionale. Nuvaxovid è indicato per l’immunizzazione attiva per la prevenzione di COVID-19, malattia causata dal virus SARS-CoV-2, in soggetti di età pari o superiore a 18 anni Si tratta di un vaccino ricombinante, adiuvato. Una dose (0,5 mL) contiene 5 microgrammi della proteina spike* di SARS-CoV-2 con adiuvante Matrix-M.L’adiuvante Matrix-M contiene per ogni dose da 0,5 mL: frazione A (42,5 microgrammi) e frazione C (7,5 microgrammi) di estratto di Quillaja saponaria Molina. E’ qui disponibile il riassunto delle caratteristiche del prodotto. - 28/02/2022
- Raccomandata la sospensione dal mercato delle soluzioni a base di amido idrossietilico per infusione L’11 febbraio 2022, il comitato di sicurezza dell’EMA, PRAC, ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione di amido idrossietilico (HES) in tutta l’Unione europea. Questi prodotti sono stati autorizzati come integrazione ad altri trattamenti per la sostituzione del volume plasmatico a seguito di una perdita di sangue acuta (improvvisa). La sicurezza degli HES è stata rivalutata in due separate procedure nel 2013 e a quel tempo sono state messe in atto una serie di restrizioni e misure per ridurre al minimo il rischio di lesioni renali e morte in alcuni pazienti (quelli gravemente malati, con ustioni o con sepsi, un’infezione batterica del sangue). A seguito di una terza revisione condotta nel 2018, l’uso di soluzioni HES per infusione è stato ulteriormente limitato ad ospedali accreditati e gli operatori sanitari, che prescrivono o somministrano tali medicinali, hanno dovuto essere formati al loro uso appropriato. Inoltre, sono state introdotte ulteriori avvertenze nelle informazioni di prodotto per ricordare agli operatori sanitari che questi medicinali non devono essere utilizzati in pazienti con sepsi o insufficienza renale o in altri pazienti vulnerabili come i malati critici. Queste misure sono state messe in atto per garantire che le soluzioni HES per infusione non fossero utilizzate in quei pazienti che risultavano essere a maggior rischio di danno. Alle aziende che commercializzano soluzioni HES per infusione è stato inoltre richiesto di condurre uno studio di farmacoutilizzazione per verificare se tali restrizioni siano state rispettate nella pratica clinica e di presentare i risultati di questo studio all’EMA. Il PRAC ha esaminato i risultati dello studio, che mostrano che le soluzioni HES per infusione sono ancora utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto. Il Comitato ha concluso che le ulteriori restrizioni introdotte nel 2018 non hanno garantito sufficientemente l’uso sicuro dei medicinali e che le soluzioni HES continuano ad essere utilizzate in alcuni gruppi di pazienti in cui è stato dimostrato un grave danno. Dal momento che l’aderenza alla serie di misure concordate nel 2018 era una condizione per l’uso sicuro delle soluzioni HES per infusione, e lo studio ha dimostrato che ciò non è avvenuto, i benefici di questi medicinali non sono più considerati superiori ai loro rischi. Il PRAC ha esplorato la possibilità di introdurre misure aggiuntive per garantire che le soluzioni HES siano utilizzate secondo le informazioni sul prodotto, ma ha concluso che non ci sono altre misure, o combinazioni di misure, che siano fattibili e sufficienti a proteggere i pazienti. Alla luce dei gravi rischi cui sono ancora esposte alcune popolazioni di pazienti, il PRAC ha pertanto raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per le soluzioni HES per infusione in UE. La raccomandazione del PRAC è stata inviata al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh), che ha adottato la sua posizione il 23 febbraio 2022. Informazioni per i Pazienti Le soluzioni HES per infusione sono fluidi sostitutivi somministrati a pazienti che hanno perso sangue a seguito di lesioni o interventi chirurgici.L’EMA raccomanda che questi medicinali siano ritirati dal mercato dell’UE in considerazione dei gravi rischi (lesioni renali e morte) in alcuni pazienti (ad esempio quelli che sono molto malati o che hanno un’intossicazione del sangue).Sono disponibili altre opzioni di trattamento. Informazioni per gli Operatori sanitari Le autorizzazioni alla commercializzazione delle soluzioni HES per infusione sono state raccomandate per la sospensione a causa del rischio di lesioni renali e di morte in alcune popolazioni di pazienti, compresi i pazienti in condizioni critiche e i pazienti con sepsi.Nonostante l’introduzione di controindicazioni e avvertenze nel 2013 e ulteriori misure nel 2018, l’ultimo studio sull’utilizzo dei medicinali mostra che le soluzioni HES per infusione continuano ad essere utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto, il che espone ancora alcune popolazioni di pazienti a gravi rischi.Poiché non è stato possibile identificare altre misure fattibili ed efficaci per minimizzare i rischi, l’EMA raccomanda che le soluzioni HES per infusione siano sospese dal mercato UE per proteggere la salute dei pazienti.Sono disponibili alternative di trattamento che devono essere selezionate secondo le pertinenti linee guida cliniche. Una Nota Informativa Importante (NII) sarà inviata a tempo debito agli operatori sanitari interessati. La NII sarà anche pubblicato con una pagina dedicata sul sito web di EMA. Maggiori informazioni sui medicinali Le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate per la gestione dell’ipovolaemia (basso volume ematico) causata da una perdita acuta di sangue, laddove il trattamento con soluzioni di infusione alternative, note come cristalloidi, da solo non sia considerato sufficiente. Le soluzioni HES appartengono a una classe di farmaci noti come colloidi. Oltre agli emoderivati, vi sono due tipi di medicinali usati per la sostituzione del volume del plasma: i cristalloidi e i colloidi. I colloidi contengono grandi molecole come l’amido, mentre i cristalloidi sono soluzioni di sostanze a basso peso molecolare e comprendono le soluzioni saline e il Ringer. Nell’UE, le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate tramite procedure nazionali e sono disponibili in diversi Stati membri con vari nomi commerciali. Maggiori informazioni sulla procedura Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, ha formulato le sue raccomandazioni dopo aver esaminato i risultati di uno studio sull’utilizzo dei medicinali che è stato richiesto come parte delle misure aggiuntive di minimizzazione del rischio derivanti da una procedura di referral secondo l’Articolo 107i conclusa nel 2018. La raccomandazione del PRAC è stata trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh). Il CMDh, avendo preso in considerazione anche le informazioni aggiuntive fornite dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio delle soluzioni HES per infusione e da parti terze, ha approvato la raccomandazione del PRAC e ha adottato la sua posizione. Poiché la posizione del CMDh è stata adottata a maggioranza, sarà ora inviata alla Commissione europea, che a tempo debito prenderà una decisione legalmente vincolante in tutta l’UE. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 28/02/2022
- Nota Informativa Importante su Xagrid (anagrelide cloridrato) Vi è un aumentato rischio di complicanze trombotiche, compreso l’infarto cerebrale, in caso di interruzione improvvisa di anagrelide. L’interruzione improvvisa del trattamento deve essere evitata a causa del rischio di un improvviso aumento della conta piastrinica e di complicanze trombotiche potenzialmente fatali, come l’infarto cerebrale. In caso di interruzione del dosaggio o sospensione del trattamento, monitorare frequentemente la conta piastrinica (fare riferimento al paragrafo 4.4 dell’RCP). Istruire i pazienti su come riconoscere i primi segni e sintomi indicativi di complicanze trombotiche, come un infarto cerebrale, e a rivolgersi al medico nel caso in cui si verificassero tali sintomi. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 22/02/2022
- Il PRAC raccomanda la sospensione dal mercato delle soluzioni di amido idrossietilico per infusione Il comitato di sicurezza dell’EMA, PRAC, ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione di amido idrossietilico (HES) in tutta l’Unione europea. Questi prodotti sono stati autorizzati come integrazione ad altri trattamenti per la sostituzione del volume plasmatico a seguito di una perdita di sangue acuta (improvvisa). La sicurezza degli HES è stata rivalutata in due separate procedure nel 2013, e a quel tempo sono state messe in atto una serie di restrizioni e misure per ridurre al minimo il rischio di lesioni renali e morte in alcuni pazienti (quelli gravemente malati, con ustioni o con sepsi, un’infezione batterica del sangue). A seguito di una terza revisione condotta nel 2018, l’uso di soluzioni HES per infusione è stato ulteriormente limitato ad ospedali accreditati e gli operatori sanitari, che prescrivono o somministrano tali medicinali, hanno dovuto essere formati al loro uso appropriato. Inoltre, sono state introdotte ulteriori avvertenze nelle informazioni di prodotto per ricordare agli operatori sanitari che questi medicinali non devono essere utilizzati in pazienti con sepsi o insufficienza renale o in altri pazienti vulnerabili come i malati critici. Queste misure sono state messe in atto per garantire che le soluzioni HES per infusione non fossero utilizzate in quei pazienti che risultavano essere a maggior rischio di danno. Alle aziende che commercializzano soluzioni HES per infusione è stato inoltre richiesto di condurre uno studio di farmacoutilizzazione per verificare se tali restrizioni siano state rispettate nella pratica clinica e di presentare i risultati di questo studio all’EMA. Il PRAC ha ora esaminato i risultati dello studio, che mostrano che le soluzioni HES per infusione sono ancora utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto. Il Comitato ha concluso che le ulteriori restrizioni introdotte nel 2018 non hanno garantito sufficientemente l’uso sicuro dei medicinali e che le soluzioni HES continuano ad essere utilizzate in alcuni gruppi di pazienti in cui è stato dimostrato un grave danno. Dal momento che l’aderenza alla serie di misure concordate nel 2018 era una condizione per l’uso sicuro delle soluzioni HES per infusione, e lo studio ha dimostrato che ciò non è avvenuto, i benefici di questi medicinali non sono più considerati superiori ai loro rischi. Il PRAC ha esplorato la possibilità di introdurre misure aggiuntive per garantire che le soluzioni HES siano utilizzate secondo le informazioni sul prodotto, ma ha concluso che non ci sono altre misure, o combinazioni di misure, che siano fattibili e sufficienti a proteggere i pazienti. Alla luce dei gravi rischi cui sono ancora esposte alcune popolazioni di pazienti, il PRAC ha pertanto raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per le soluzioni HES per infusione in UE. La raccomandazione PRAC sarà ora trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh) per considerazione nella prossima riunione del febbraio 2022. Informazioni per i Pazienti Le soluzioni HES per infusione sono fluidi sostitutivi somministrati a pazienti che hanno perso sangue a seguito di lesioni o interventi chirurgici.L’EMA raccomanda che questi medicinali siano ritirati dal mercato dell’UE in considerazione dei gravi rischi (lesioni renali e morte) in alcuni pazienti (ad esempio quelli che sono molto malati o che hanno un’intossicazione del sangue).Sono disponibili altre opzioni di trattamento. Informazioni per gli Operatori sanitari Le autorizzazioni alla commercializzazione delle soluzioni HES per infusione sono state raccomandate per la sospensione a causa del rischio di lesioni renali e di morte in alcune popolazioni di pazienti, compresi i pazienti in condizioni critiche e i pazienti con sepsi. Nonostante l’introduzione di controindicazioni e avvertenze nel 2013 e ulteriori misure nel 2018, l’ultimo studio sull’utilizzo dei medicinali mostra che le soluzioni HES per infusione continuano ad essere utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto, il che espone ancora alcune popolazioni di pazienti a gravi rischi.Poiché non è stato possibile identificare altre misure fattibili ed efficaci per minimizzare i rischi, l’EMA raccomanda che le soluzioni HES per infusione siano sospese dal mercato UE per proteggere la salute dei pazienti.Sono disponibili trattamenti alternativi che devono essere selezionati secondo le pertinenti linee guida cliniche. Maggiori informazioni sui medicinali Le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate per la gestione dell’ipovolaemia (basso volume ematico) causata da una perdita acuta di sangue, laddove il trattamento con soluzioni di infusione alternative, note come cristalloidi, da solo non sia considerato sufficiente. Le soluzioni HES appartengono a una classe di farmaci noti come colloidi. Oltre agli emoderivati, vi sono due tipi di medicinali usati per la sostituzione del volume del plasma: i cristalloidi e i colloidi. I colloidi contengono grandi molecole come l’amido, mentre i cristalloidi sono soluzioni di sostanze a basso peso molecolare e comprendono le soluzioni saline e il Ringer. Nell’UE, le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate tramite procedure nazionali e sono disponibili in diversi Stati membri con vari nomi commerciali. Maggiori informazioni sulla procedura Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, ha formulato le sue raccomandazioni dopo aver esaminato i risultati di uno studio sull’utilizzo dei medicinali che è stato richiesto come parte delle misure aggiuntive di minimizzazione del rischio derivanti da un Articolo 107i Procedura di Referral concluso nel 2018. La raccomandazione del PRAC sarà ora trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umanoCoordination (CMDh) che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/02/2022
- Estratto dagli highlights della riunione del PRAC del 7-10 febbraio 2022 Il PRAC sta valutando i casi segnalati di sanguinamento mestruale abbondante (mestruazioni abbondanti) e assenza di mestruazioni (amenorrea) con i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax. Il Comitato aveva precedentemente analizzato le segnalazioni relative ai disturbi mestruali nel contesto dei rapporti di sintesi sulla sicurezza per i vaccini COVID-19 approvati nell’UE concludendo all’epoca che le evidenze disponibili non supportavano un nesso causale tra questi vaccini e i disturbi mestruali. Alla luce delle nuove segnalazioni spontanee di disturbi mestruali con entrambi i vaccini e dei risultati della letteratura, il PRAC ha deciso di valutare ulteriormente i casi di mestruazioni abbondanti o di amenorrea dopo la vaccinazione. I disturbi mestruali sono molto comuni e possono verificarsi a seguito di un’ampia gamma di condizioni mediche di base, nonché per stress e stanchezza. Questi disturbi sono stati segnalati anche in seguito a COVID-19. Le mestruazioni abbondanti possono essere definite come sanguinamenti caratterizzati da un volume che può interferire con la qualità della vita fisica, sociale, emotiva e materiale della persona. L’amenorrea può essere definita come l’assenza di sanguinamento mestruale per tre o più mesi consecutivi. Dopo aver esaminato le prove disponibili, il PRAC ha deciso di richiedere una valutazione approfondita di tutti i dati disponibili, comprese le segnalazioni provenienti da sistemi di segnalazione spontanea, le sperimentazioni cliniche e la letteratura pubblicata. In questa fase, non è ancora chiaro se esista un nesso causale tra i vaccini COVID-19 e le segnalazioni di mestruazioni abbondanti o amenorrea. Inoltre, non ci sono prove che suggeriscano che i vaccini COVID-19 influiscano sulla fertilità. L’EMA fornirà informazioni aggiornate qualora disponibili. Guida aggiornata sui requisiti fondamentali per i piani di gestione del rischio dei vaccini COVID-19 Il PRAC ha adottato una guida aggiornata sui requisiti fondamentali per i piani di gestione del rischio (RMP) dei vaccini COVID-19.Come per qualsiasi medicinale autorizzato nell’UE, le aziende devono presentare il loro RMP quando richiedono un’autorizzazione all’immissione in commercio per descrivere in dettaglio il piano per la sorveglianza post-marketing e quali misure devono essere messe in atto per caratterizzare e gestire ulteriormente i rischi. Nel contesto della pandemia, l’EMA ha adottato linee guida specifiche per gli RMP dei vaccini COVID-19, che integrano le linee guida esistenti sul formato RMP nell’UE e le linee guida sulle buone pratiche di farmacovigilanza. A seguito della discussione al PRAC, questa guida è stata aggiornata alla luce dell’esperienza maturata durante la pandemia per includere considerazioni specifiche su: requisiti di contenuto per le relazioni di sintesi sulla sicurezza (precedentemente definite come “rapporti mensili di sintesi sulla sicurezza”) da presentare all’EMA da parte dei titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini COVID-19 di nuova autorizzazione e dettagli sugli argomenti di sicurezza per i quali è più appropriato il monitoraggio con i consueti rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (PSUR);considerazioni sulle variazioni di frequenza dei rapporti di sintesi sulla sicurezza e quando è opportuno eliminare l’obbligo di presentare tali rapporti. La nuova versione della guida è disponibile sul sito web dell’EMA. Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari Come parte delle sue consulenze sugli aspetti relativi alla sicurezza per altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una Nota Informativa Importante rivolta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per infliximab. Raccomandazione di posticipare l’impiego di vaccini vivi nei neonati esposti a infliximab durante la gravidanza o l’allattamento al seno Questa NII informa gli operatori sanitari della necessità di posticipare l’impiego di vaccini vivi nei neonati che sono esposti a infliximab durante la gravidanza o l’allattamento al seno.Infliximab è un medicinale antinfiammatorio autorizzato per il trattamento di adulti affetti da artrite reumatoide (una malattia del sistema immunitario che causa infiammazione delle articolazioni), morbo di Crohn (una malattia che causa infiammazione del tratto digerente), colite ulcerosa (una malattia che causa infiammazione e ulcere nel rivestimento dell’intestino), spondilite anchilosante (una malattia che causa infiammazione e dolore alle articolazioni della colonna vertebrale), artrite psoriasica (una malattia che causa macchie rosse e squamose sulla pelle e infiammazione delle articolazioni) o psoriasi (una malattia che causa macchie rosse e squamose sulla pelle). Infliximab è autorizzato anche nei pazienti di età compresa tra 6 e 17 anni affetti da morbo di Crohn in fase attiva o colite ulcerosa gravemente attiva, quando non hanno risposto o non possono assumere altri medicinali o trattamenti.A seguito del trattamento con infliximab durante la gravidanza, è stato riportato che il medicinale attraversa la placenta ed è stato rilevato nei neonati fino a 12 mesi dopo la nascita. I vaccini vivi non devono essere somministrati ai neonati per 12 mesi dopo la nascita se sono stati esposti a infliximab durante la gravidanza. Se i livelli sierici di infliximab nel neonato non sono rilevabili o la somministrazione di infliximab è stata limitata al primo trimestre di gravidanza, la somministrazione di un vaccino vivo potrebbe essere presa in considerazione in un momento precedente se vi è un chiaro beneficio clinico per il singolo neonato.L’infliximab è stato rilevato anche a bassi livelli nel latte materno, pertanto la somministrazione di un vaccino vivo a un neonato allattato al seno mentre la madre sta assumendo il medicinale non è raccomandata a meno che i livelli sierici di infliximab nel bambino non siano rilevabili.È importante che le donne trattate con infliximab in gravidanza o che allattano al seno il proprio bambino informino l’operatore sanitario responsabile della vaccinazione del proprio bambino in merito al trattamento con infliximab.La NII per infliximab sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP.A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio con un piano di comunicazione concordato e pubblicata sul sito EMA sulla pagina delle NII dirette degli operatori sanitari e nelle pagine dei siti delle agenzie degli Stati membri dell’UE riservate a queste comunicazioni. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 15/02/2022
- L’EMA avvia la revisione dei dati di sicurezza degli inibitori della Janus chinasi per i disturbi infiammatori Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato una revisione dei dati di sicurezza degli inibitori della Janus chinasi (JAK) utilizzati per il trattamento di diversi disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondilite anchilosante, colite ulcerosa e dermatite atopica). La revisione è stata sollecitata dai risultati finali di uno studio clinico (studio A3921133) condotto con l’inibitore JAK Xeljanz (tofacitinib). I risultati hanno mostrato che i pazienti che assumevano Xeljanz per l’artrite reumatoide e che erano a rischio di malattie cardiache avevano maggiori probabilità di avere un grave problema cardiovascolare (come infarto, ictus o morte per malattie cardiovascolari) e avevano un rischio maggiore di sviluppare un tumore rispetto a quelli trattati con medicinali appartenenti alla classe degli inibitori del TNF-alfa. Lo studio ha anche mostrato che rispetto agli inibitori del TNF-alfa, Xeljanz era associato ad un rischio maggiore di morte per ogni causa, infezioni gravi e coaguli di sangue nei polmoni e nelle vene profonde (tromboembolia venosa, TEV). Inoltre, i risultati preliminari di uno studio osservazionale che ha coinvolto un altro inibitore della JAK, Olumiant (baricitinib), suggeriscono un aumento del rischio di gravi problemi cardiovascolari e TEV anche nei pazienti con artrite reumatoide trattati con Olumiant rispetto a quelli trattati con inibitori del TNF-alfa. Nel trattamento dei disturbi infiammatori, Olumiant e altri inibitori JAK agiscono in modo simile a Xeljanz. Il PRAC eseguirà quindi una revisione per determinare se questi rischi sono associati a tutti gli inibitori JAK autorizzati nell’UE per il trattamento dei disturbi infiammatori e se le autorizzazioni all’immissione in commercio di questi medicinali debbano essere modificate. Alcune misure per ridurre al minimo questi rischi sono già in atto per Xeljanz a seguito di una revisione conclusa nel 2020, che ha analizzato i risultati intermedi dello studio A3921133. Inoltre, le informazioni del prodotto per Xeljanz sono state ulteriormente aggiornate nel 2021 per riflettere l’aumento del rischio di gravi problemi cardiovascolari e tumori osservato dai dati aggiuntivi provenienti da questo studio. Maggiori informazioni sui medicinali Gli inibitori della Janus chinasi oggetto di questa revisione sono usati per il trattamento di diversi disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondilite anchilosante, colite ulcerosa e dermatite atopica). Questi enzimi svolgono un ruolo importante nel processo di infiammazione che si verifica in questi disturbi. Bloccando l’azione degli enzimi, i medicinali aiutano a ridurre l’infiammazione e altri sintomi di questi disturbi.Alcuni inibitori della JAK (Jakavi e Inrebic) sono usati per trattare disturbi mieloproliferativi; in questa fase la revisione non includerà questi medicinali. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli inibitori JAK nel trattamento dei disturbi infiammatori è stata avviata su richiesta della Commissione Europea (CE) ai sensi dell’ articolo 20 del Regolamento (CE) n. 726/2004.La revisione è condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno quindi trasmesse al Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP), responsabile per le questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere. La fase finale della procedura di riesame è l’adozione da parte della CE di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/02/2022
- Nota Informativa Importante su Mavenclad (cladribina) Sono stati segnalati casi di danno epatico, inclusi casi gravi e casi che hanno portato all’interruzione del trattamento in pazienti trattati con Mavenclad. Prima di iniziare il trattamento, deve essere acquisita una dettagliata anamnesi del paziente in merito a disturbi epatici sottostanti o precedenti episodi di danno epatico con altri farmaci. Devono essere analizzati i test di funzionalità epatica inclusa la valutazione dei livelli sierici di aminotransferasi, fosfatasi alcalina e bilirubina totale prima dell’inizio della terapia nell’anno 1 e nell’anno 2. Durante il trattamento, devono essere effettuati test di funzionalità epatica e ripetuti quando necessario. Nel caso in cui un paziente sviluppi un danno epatico, il trattamento con Mavenclad deve essere interrotto o sospeso, come appropriato. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 15/02/2022
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza. Il nuovo numero del Bollettino di Farmacovigilanza del Centro Regionale è incentrato sulla sicurezza dei vaccini anti COVID-19. L’Uppsala Monitoring Center dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica periodicamente sul proprio sito web un bollettino di Farmacovigilanza. Vista l’attualità e l’importanza degli argomenti trattati, il CRFV Sardegna ha scelto di tradurre fedelmente due articoli del 85°Bollettino di Farmacovigilanza del Centro di Uppsala, in modo da renderli fruibili a tutti gli operatori sanitari della regione e a tutti i pazienti/cittadini. Leggi qui il Bollettino di Farmacovigilanza. - 10/02/2022
- AIFA pubblica il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 Mercoledì 9 febbraio 2022 alle ore 10:30 l’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19, con i dati e le informazioni di sicurezza e beneficio/rischio relative ai vaccini COVID-19 per il periodo 27/12/2020 – 26/12/2021. Hanno coordinato il Direttore Generale dell’AIFA Nicola Magrini e il Presidente del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) Franco Locatelli. Sono intervenuti Anna Rosa Marra, Dirigente Area Vigilanza post-marketing AIFA, Annalisa Capuano, Professore Ordinario di Farmacologia dell’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli” e responsabile del Centro Regionale di farmacovigilanza Campania, Giovanna Zanoni, allergologa e immunologa dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Pasquale Marchione, medico specialista in neurologia dell’Ufficio Gestione dei segnali di AIFA. Il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 è stato elaborato dall’AIFA con il contributo di tutti i Centri Regionali di Farmacovigilanza, del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) nell’anno di campagna vaccinale dal 27 dicembre 2020 al 26 dicembre 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 117.920 segnalazioni su un totale di 108.530.987 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 109 ogni 100.000 dosi), di cui l’83,7% (n. 98.717) riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 16,2% del totale (n. 19.055), con un tasso di 17,6 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (73% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore. Nell’anno di campagna vaccinale Comirnaty è stato il vaccino più utilizzato in Italia (69,1%), seguito da Spikevax (18,3%), Vaxzevria (11,2%), e Vaccino COVID-19 Janssen (1,4%). Le segnalazioni per tipologia di vaccino sono invece così distribuite: Comirnaty 68%, Vaxzevria 19,8%, Spikevax 10,8%, Vaccino COVID-19 Janssen 1,4%. Per tutti i vaccini gli eventi avversi più segnalati, perlopiù non gravi e già risolti al momento della segnalazione, sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Si segnala che nell’ambito degli studi registrativi fino a un 64% di effetti indesiderati è stato rilevato nel gruppo placebo ed è riferibile al cosiddetto effetto nocebo. Per quanto riguarda la somministrazione della terza dose, iniziata nel mese di settembre, al 26 dicembre 2021 sono state inserite nella RNF 3.510 segnalazioni, a fronte di 16.198.231 di terze dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 21,7 segnalazioni ogni 100.000 terze dosi, inferiore a quanto osservato per le dosi del ciclo primario. L’84,1% (n. 2.951) delle segnalazioni è riferita a eventi non gravi, con un tasso di segnalazione pari a 18,2 ogni 100.000 dosi somministrate, e il 15,9% (558) a eventi avversi gravi, con un tasso di 3,4 segnalazioni di eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Sono pervenute 730 segnalazioni dopo vaccinazioni eterologhe, che prevedono l’utilizzo di 2 diversi vaccini COVID-19 per i cicli di vaccinazione primaria (vaccinazione primaria eterologa) o per le dosi di richiamo 3-6 mesi dopo il ciclo di vaccinazione primaria (richiamo eterologo). La maggior parte delle segnalazioni dopo vaccinazione eterologa sono relative alla somministrazione di un vaccino a mRNA dopo prima somministrazione di un vaccino a vettore adenovirale, sono per la maggior parte non gravi e presentano le stesse caratteristiche del resto delle segnalazioni. In merito alle vaccinazioni in età pediatrica (5-16 anni), al 26/12/2021 risultano somministrate 4.178.361 di dosi di vaccino, il 96% delle quali nella fascia di età 12-16 anni (4.005.471 dosi) e il 4% nella fascia 5-11 anni (172.890 dosi). Tra i due vaccini autorizzati per questa popolazione, Comirnaty è stato il più utilizzato (87,5%) (Spikevax 12,5%). Al 26 dicembre 2021 nella RNF sono state registrate complessivamente 1.170 segnalazioni di sospette reazioni avverse manifestatesi nella popolazione pediatrica, che rappresentano l’1% di tutte le segnalazioni, con un tasso di segnalazione pari a 28 eventi ogni 100.000 dosi somministrate nella fascia pediatrica, indipendentemente dalla tipologia di vaccino e dalla valutazione del nesso di causalità, inferiore dunque rispetto a quello riscontrato nella popolazione generale (109 eventi ogni 100.000 dosi somministrate). Nella popolazione pediatrica gli eventi avversi più frequentemente segnalati sono febbre, cefalea, stanchezza e vomito. Il 69% delle reazioni si sono risolte completamente o erano in miglioramento al momento della segnalazione. I tassi di segnalazione nella fascia d’età 5-11 sono preliminari e al momento non emergono particolari problemi di sicurezza. La vaccinazione per COVID-19 è indicata sia in gravidanza sia in allattamento e non emergono particolari problemi di sicurezza dai dati di farmacovigilanza e di studi ad hoc in questa popolazione. Non vi sono inoltre evidenze che suggeriscano che i vaccini anti-COVID-19 possano influenzare negativamente la fertilità in entrambi i sessi. Gli altri approfondimenti presenti nel Rapporto, su eventi di particolare interesse come anafilassi, sindrome di Guillain-Barré, miocarditi/pericarditi, paralisi di Bell e trombosi trombocitopenica confermano i dati di sicurezza valutati a livello europeo. L’evento è stato trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube dell’AIFA. Leggi qui il rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid-19. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. - 09/02/2022
- Nota Informativa Importante su Sarilumab (Kevzara) La disponibilità di tutte e quattro le presentazioni di Kevzara (sarilumab), (siringa pre-riempita da 150 mg o 200 mg o penne pre-riempite), potrebbe risultare temporaneamente limitata. La carenza è dovuta ad un aumento della domanda che si ritiene possa durare fino a fine Marzo 2022. In carenza di Kevzara, invitiamo a considerare alternative adeguate in base alle diponibilità sul mercato. In ragione delle alternative disponibili, potrebbe essere necessario formare il paziente circa le modalità di auto-somministrazione. Leggi qui la nota informativa. - 09/02/2022
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty negli adolescenti L’Agenzia europea per i medicinali ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di Comirnaty (il vaccino di BioNTech/Pfizer) negli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni. Inoltre, è in corso anche la domanda di autorizzazione per l’uso negli adolescenti di età compresa tra 16 e 17 anni. Le dosi di richiamo sono somministrate alle persone vaccinate (ossia a coloro che hanno completato la vaccinazione primaria) per ripristinare la protezione dopo il calo. Al momento, la dose di richiamo può essere somministrata alle persone di età pari o superiore a 18 anni. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza il vaccino, compresi i risultati delle evidenze dal mondo reale provenienti da Israele. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione a tempo debito. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. Le autorità nazionali di sanità pubblica possono formulare raccomandazioni ufficiali sull’uso delle dosi di richiamo, come pure sui relativi requisiti di certificazione per viaggiare, tenendo conto dei dati emergenti sull’efficacia e dei limitati dati sulla sicurezza. Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente su SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/02/2022
- Nota Informativa Importante su Medicinali a base di donepezil Medicinali a base di donepezil: Aggiornamenti delle informazioni sulla sicurezza del prodotto relative ai disturbi della conduzione cardiaca inclusi il prolungamento dell’intervallo QT e la torsione di punta. Riepilogo Dopo l’immissione in commercio di donepezil, vi sono state segnalazioni relative al prolungamento dell’intervallo QTc e alla torsione di punta in associazione alla terapiaSi raccomanda cautela in pazienti con anamnesi preesistente o familiare di prolungamento dell’intervallo QTcSi raccomanda cautela nei pazienti in trattamento concomitante con farmaci che influenzano l’intervallo QTc o che inducono bradicardiaSi raccomanda cautela nei pazienti con malattie cardiache rilevanti o squilibri elettrolitici. Nei pazienti a rischio deve essere considerato un monitoraggio mediante elettrocardiogramma (ECG).Aggiunta di effetti indesiderati: tachicardia ventricolare polimorfa, compresa la torsione di punta; prolungamento dell’intervallo QT all’elettrocardiogrammaAggiornamento delle interazioni tra farmaci Leggi qui la nota informativa importante. - 07/02/2022
- Il Tramadolo è associato ad un rischio di mortalità più elevato rispetto alla codeina. Il tramadolo è un farmaco di origine sintetica appartenente alla classe degli antidolorifici oppioidi. È impiegato nel trattamento di stati dolorosi, in particolare per gestire il dolore cronico. E’ un farmaco capace di interagire con i recettori oppioidi ed è inoltre in grado di inibire il reuptake di noradrenalina e serotonina. Gli oppioidi sono utilizzati nel trattamento farmaceutico del dolore oncologico da moderato a grave e sono comunemente prescritti per il dolore cronico non oncologico quando le terapie alternative non forniscono più un sollievo sufficiente. Fino a poco tempo fa il tramadolo è stato considerato un oppioide relativamente sicuro ed è stato fortemente raccomandato dall’American Academy of Orthopaedic Surgeons per i pazienti affetti da artrosi sintomatica del ginocchio. Tra il 2019 e il 2020 è stato l’oppioide sintetico più prescritto nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Spagna. Gli effetti avversi comuni non pericolosi per la vita (es. mal di testa, prurito e nausea) del tramadolo sono ben conosciuti, mentre finora si sapeva poco riguardo ai possibili eventi avversi fatali. Uno studio osservazionale del 2020, ha mostrato che i pazienti con osteoartrite trattati con tramadolo avevano un rischio di morte dal 20% al 50% più elevato durante il primo anno di trattamento rispetto a quelli trattati con FANS. In seguito a queste osservazioni e dato l’uso diffuso del tramadolo per gestire un ampio spettro di condizioni dolorose, il passo successivo è stato quello di misurare il suo profilo di sicurezza mettendolo a confronto con altri farmaci. Uno studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione ha confrontato i rischi di mortalità per tutte le cause, eventi cardiovascolari, fratture, costipazione, delirio, cadute, abuso/dipendenza da oppiacei e disturbi del sonno tra i pazienti in trattamento con tramadolo e pazienti che hanno ricevuto codeina. La codeina è stata utilizzata come comparatore poiché sia questa che il tramadolo sono oppioidi deboli con una copertura di indicazione simile. La coorte comprendeva persone di età pari o superiore a 18 anni a cui erano stati prescritti tramadolo o codeina dal 2007 al 2017. Dei 368960 pazienti partecipanti cui è stato prescritto tramadolo o codeina tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2017, a 184480 è stato dispensato tramadolo e a 184480 codeina. L’età media dei pazienti era di 52,7 anni nel braccio tramadolo e 53,5 anni nel braccio codeina e la prevalenza del cancro era rispettivamente del 3,2% e del 3,3%. Le diagnosi più comuni in questa coorte erano mal di schiena (47,5% vs 48,5%), dolore al collo/spalla (28,6% vs 29,5%) e osteoartrite (15,3% vs 15,5%). Rispetto alla codeina, l’uso di tramadolo è associato a un rischio significativamente più elevato di mortalità (13,00 vs 5,61 per 1000 anni-persona; HR 2,31), a un rischio più elevato di eventi cardiovascolari (10,03 vs 8,67 per 1000 anni-persona; HR, 1,15) e fratture (12,26 vs 8,13 per 1000 anni-persona, HR, 1,50). È stato dimostrato inoltre che l’aumento del rischio di mortalità associato al tramadolo è significativamente più alto nelle persone più giovani rispetto a quelle più anziane e nelle donne rispetto agli uomini. In conclusione, sebbene vi siano fattori confondenti e limitazioni in questo studio retrospettivo legati per esempio al fatto che i prescrittori del tramadolo o della codeina utilizzassero dei criteri di selezione sulla base della sintomatologia dei pazienti nella preferenza di un farmaco o dell’altro, i dati ottenuti suggeriscono una maggiore cautela nell’utilizzo del tramadolo. Bibliografia: Xie J et al. Association of Tramadol vs Codeine Prescription Dispensation With Mortality and Other Adverse Clinical Outcomes. J Am Med Assoc. 2021;326(15):1504-1515, 1483-1484. Leggi qui l’articolo. - 02/02/2022
- Nota Informativa Importante su Medicinali a base di Irinotecan Medicinali a base di Irinotecan: riduzione della dose iniziale per diminuire il rischio di neutropenia e diarrea indotte da irinotecan in pazienti con le varianti UGT1A1*28 e *6. Riepilogo: • Pazienti con ridotta attività dell’UGT1A1 (ad es. omozigoti per le varianti UGT1A1*28 o *6, come nella sindrome di Gilbert) hanno un rischio maggiore di manifestare neutropenia e diarrea severe a seguito del trattamento con irinotecan. Questo rischio aumenta con l’incremento della dose di irinotecan. • Deve essere presa in considerazione una riduzione della dose iniziale di irinotecan per i pazienti che sono metabolizzatori lenti dell’UGT1A1, sebbene la riduzione esatta della dose iniziale non sia stata stabilita, in particolare per coloro a cui vengono somministrate dosi >180 mg/m² o per i pazienti fragili. È necessario tenere in considerazione le linee guida cliniche applicabili per le raccomandazioni sul dosaggio in questo gruppo di pazienti. Le dosi successive possono essere aumentate in base alla tolleranza individuale del paziente al trattamento. • È possibile ricorrere alla genotipizzazione dell’UGT1A1 per identificare i pazienti che hanno un rischio maggiore di manifestare neutropenia e diarrea severe, tuttavia l’utilità clinica della genotipizzazione pretrattamento non è certa, poiché il polimorfismo dell’UGT1A1 non giustifica i livelli di tossicità osservati con la terapia a base di irinotecan. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 01/02/2022
- AIFA definisce le modalità di utilizzo di Paxlovid presto disponibile in Italia La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella seduta del 28 gennaio 2022, ha definito i criteri di utilizzo del medicinale Paxlovid, farmaco antivirale orale per la cura del COVID-19. Il farmaco aveva già avuto nel dicembre 2021 il parere favorevole della CTS per la distribuzione in emergenza e sarà disponibile dalla prima settimana di febbraio 2022. Paxlovid, che nello studio registrativo si è dimostrato efficace nel ridurre dell’88% il rischio di ospedalizzazione e morte, è indicato per il trattamento di pazienti adulti con infezione recente da SARS-CoV-2 con malattia lieve-moderata che non necessitano ossigenoterapia e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 severo. Il trattamento con Paxlovid deve essere iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi e ha una durata di 5 giorni. Le modalità per la selezione dei pazienti e per la prescrivibilità e distribuzione del farmaco saranno le stesse già stabilite per l’altro antivirale orale (molnupiravir). È previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio, che sarà accessibile sul sito dell’Agenzia. Leggi qui il comunicato stampa EMA. - 01/02/2022
- COVID-19: EMA raccomanda l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid (PF-07321332 / ritonavir), un’antivirale orale indicato per il trattamento di COVID-19. L’azienda richiedente è Pfizer Europe MA EEIG. Il Comitato ha raccomandato l’autorizzazione del medicinale per il trattamento di COVID-19 in adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a maggior rischio di progredire verso la forma grave della malattia. Paxlovid è il primo antivirale orale ad essere raccomandato per il trattamento della malattia da coronavirus 2019 nell’UE. Contiene due principi attivi, PF-07321332 e ritonavir, presenti in due compresse distinte. PF-07321332 agisce riducendo la capacità del SARS-CoV-2 (il virus responsabile di COVID-19) di replicarsi nell’organismo, mentre ritonavir prolunga l’azione di PF-07321332, permettendogli di rimanere più a lungo nell’organismo a livelli tali da avere effetti sulla replicazione del virus. Per giungere alle sue conclusioni, il CHMP ha valutato i dati provenienti da uno studio che ha coinvolto pazienti con COVID-19 e da cui è emerso che Paxlovid ha ridotto sensibilmente il ricovero in ospedale e il decesso in coloro che presentano almeno una condizione di base che li espone al rischio di sviluppare la forma grave della malattia. L’analisi è stata effettuata su pazienti che hanno ricevuto Paxlovid o placebo (trattamento fittizio) entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi della malattia, e che non avevano ricevuto, né era previsto che ricevessero, un trattamento con anticorpi. Nel corso del mese successivo al trattamento, lo 0,8% (8 su 1039) dei pazienti trattati con Paxlovid è stato ricoverato per più di 24 ore, rispetto al 6,3% (66 su 1046) di coloro che avevano ricevuto placebo. Non sono stati segnalati decessi nel gruppo Paxlovid, rispetto ai 9 del gruppo placebo. La maggior parte dei pazienti dello studio presentava un’infezione causata dalla variante Delta. Sulla base degli studi di laboratorio, si prevede che Paxlovid agisca anche contro Omicron e altre varianti. Il profilo di sicurezza di Paxlovid è stato favorevole e gli effetti indesiderati sono stati generalmente lievi. Tuttavia, poiché è noto che ritonavir influenza l’azione di molti altri medicinali, nelle informazioni sul prodotto di Paxlovid sono state incluse avvertenze e raccomandazioni. Inoltre, l’azienda farmaceutica ha messo a disposizione sul proprio sito Internet uno strumento per conoscere le interazioni del farmaco, a cui è possibile accedere tramite un codice QR inserito nelle informazioni sul prodotto e sull’imballaggio esterno. Sarà inoltre inviata una lettera alle pertinenti organizzazioni degli operatori sanitari per sottolineare ulteriormente la questione. Il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale superano i rischi per gli usi approvati e trasmetterà le proprie raccomandazioni alla Commissione europea che adotterà rapidamente una decisione applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto di Paxlovid contengono informazioni destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e informazioni sulle condizioni di autorizzazione del medicinale. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione di Paxlovid condotta dall’EMA, e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati a breve. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia. Maggiori informazioni saranno inoltre disponibili in un documento generale sul medicinale destinato al pubblico, contenente una descrizione dei relativi benefici e rischi e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni La Commissione europea renderà più rapido il proprio processo decisionale in modo da rilasciare l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid e consentire la commercializzazione del medicinale in tutta l’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni serve a rendere prioritaria una procedura di autorizzazione e velocizzare l’approvazione di medicinali durante situazioni di emergenza per la salute pubblica nell’UE. Tale autorizzazione consente l’immissione sul mercato di medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ciò accade se il beneficio derivante dall’immediata disponibilità di un medicinale per i pazienti supera il rischio inerente al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Una autorizzazione subordinata a condizioni garantisce che il medicinale autorizzato soddisfi i rigorosi standard europei in materia di efficacia, sicurezza e qualità e sia prodotto in strutture certificate e approvate, nel rispetto degli elevati standard farmaceutici per la commercializzazione su larga scala. Una volta concessa un’autorizzazione subordinata a condizioni, le aziende devono fornire ulteriori dati entro termini predefiniti per confermare che i benefici continuano a superare i rischi. Per quanto riguarda Paxlovid, l’azienda che commercializza il medicinale fornirà dati aggiuntivi a supporto della garanzia della qualità farmaceutica del medicinale. Valutazione di Paxlovid Durante la valutazione di Paxlovid, il CHMP ha ricevuto il sostegno del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA (PRAC), che ha esaminato il piano di gestione del rischio del medicinale, nonché della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Paxlovid è stato valutato nell’ambito di “OPEN”, un’iniziativa avviata nel dicembre 2020 con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione internazionale nell’ambito della revisione UE dei vaccini e dei trattamenti anti-COVID-19. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/01/2022
- Nota Informativa Importante su Miturox (mitomicina 40 mg) È stato recentemente evidenziato che il catetere urologico incluso nel confezionamento autorizzato del medicinale Miturox (mitomicina 40 mg), polvere e solvente per soluzione endovescicale, è stato testato dal produttore per il drenaggio urinario ma non specificatamente per l’istillazione endovescicale. Allo scopo di evitare una possibile carenza di medicinali a base di mitomicina e garantire, quindi, la continuità terapeutica ai pazienti in trattamento, si ritiene opportuno non interrompere la distribuzione delle confezioni di Miturox. Si invitano, quindi, gli utilizzatori a valutare la necessità di utilizzare un catetere alternativo per l’instillazione endovescicale del medicinale in questione. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 27/01/2022
- AIFA: la Nota 100 amplia la possibilità di prescrizione dei farmaci antidiabetici ai medici di medicina generale e agli specialisti Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta una patologia cronica con una prevalenza in crescita nella popolazione italiana, pari al 6-7% (oltre 3,5 milioni di pazienti), e un impatto rilevante in termini di morbosità e mortalità. Circa un terzo dei pazienti è seguito esclusivamente dal Medico di Medicina Generale (MMG) che finora non era autorizzato a prescrivere 3 categorie di farmaci che sono diventate di grande rilievo per il trattamento del diabete e delle sue complicanze: inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4. Con l’introduzione della Nota 100 un elevato numero di specialità medicinali anche in associazione potranno essere prescritte direttamente dal MMG, oltre che da tutti gli specialisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Si tratta di un passaggio molto atteso, richiesto sia dalle associazioni di pazienti che dai medici, che consentirà alla Medicina Generale di acquisire un ruolo primario nella gestione integrata del diabete. La corretta applicazione della Nota AIFA richiederà uno sforzo di formazione da parte del SSN attraverso tutti i canali previsti e un confronto fra gli stakeholders regionali e nazionali con cui AIFA si rende sin d’ora disponibile a collaborare. Questa Nota AIFA consentirà di offrire il miglior trattamento possibile a tutti i pazienti con diabete di tipo 2 non più basato sulla mera correzione della glicemia, ma sulla prevenzione delle complicanze cardiovascolari e renali che rappresentano importanti criticità di questa patologia. Recenti studi hanno infatti dimostrato che alcuni di questi farmaci (SGLT2i e GLP1-RA) possono ridurre il rischio cardiovascolare (in particolare lo scompenso cardiaco, l’infarto del miocardio, l’ictus, ecc.) e rallentare la progressione della nefropatia. La Nota 100, come peraltro le altre recentemente pubblicate da AIFA, non si propone solo di definire la rimborsabilità dei farmaci, ma è stata pensata come un documento di indirizzo che consenta di individuare la scelta terapeutica più appropriata per il singolo paziente in rapporto alle sue caratteristiche, al quadro clinico generale e ai fattori di rischio che presenta. Il lavoro svolto dalla Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) di AIFA ha richiesto oltre un anno di approfondimenti e la Nota è stata condivisa con le società scientifiche del settore (SID, Società Italiana di Diabetologia; AMD, Associazione Medici Diabetologi; SIMG, Società Italiana di Medicina Generale), risultando sostanzialmente allineata nei suoi contenuti alle più recenti Linee Guida nazionali e internazionali. L’introduzione della Nota relativa ai farmaci antidiabetici rappresenta anche un esempio virtuoso di applicazione della legge di bilancio 2022 che incarica l’AIFA di aggiornare annualmente l’elenco dei farmaci rimborsabili dal SSN. Con la Nota, infatti, la revisione dei farmaci erogati a carico del SSN non si limita a un intervento di allineamento dei prezzi, ma coniuga la sostenibilità con interventi tesi a promuovere l’appropriatezza prescrittiva, il ruolo centrale del MMG e la presa in carico dei pazienti. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 27/01/2022
- Aumentato rischio di Herpes Zoster in pazienti con artrite reumatoide in trattamento con Upadacitinib L’herpes zoster è una comune e debilitante condizione causata dalla riattivazione del virus della varicella zoster ed è spesso caratterizzato da rash cutaneo vescicolare doloroso. Nella popolazione generale il rischio di manifestare herpes zoster è attorno al 30% e presenta una maggiore incidenza nei soggetti anziani e negli immunodepressi. Una complicanza importante dell’HZ è la nevralgia postherpetica, in cui il dolore persiste per mesi o anni dopo la risoluzione dell’eruzione cutanea ma, oltre alle manifestazioni cutanee, può causare disturbi neurologici come la meningoencefalite, manifestazioni oculari come uveiti e cheratiti e compromissione di altri organi e apparati quali polmoni e tratto gastro-intestinale. I pazienti con artrite reumatoide presentano un rischio quasi doppio rispetto alla popolazione generale e tale rischio può essere ulteriormente aumentato dalle terapie immunomodulatorie prescritte per il trattamento dell’AR, come i glucocorticoidi e alcuni farmaci antireumatici modificanti la malattia (b-DMARD). L’Upadacitinib è un inibitore orale della Janus chinasi (JAK) progettato per avere maggiore selettività per JAK1 rispetto a JAK2, JAK3 e TYK2 ed è approvato per il trattamento dell’AR alla dose di 15 mg una volta al giorno. I tassi di incidenza/evento per l’herpes zoster sono stati determinati nei pazienti che ricevevano Upadaticinib (in monoterapia o terapia combinata) in sei studi randomizzati di fase III (cut-off dei dati il 30 giugno 2020) e confrontati anche con dati di pazienti che ricevevano metotrexato in monoterapia e adalimumab + metotrexato. In questa analisi sono stati inclusi un totale di 5306 pazienti dei quali, 314 hanno ricevuto metotrexato in monoterapia, 579 adalimumab+metotrexato, 3209 Upadaticinib 15 mg e 1204 Upadaticinib 30 mg. Il tasso di incidenza di HZ/100 pazienti per anno è stato 0,8 (da 0,3 a 1,9) nella monoterapia con metotrexato, 1,1 (da 0,5 a 1,9) nella terapia con adalimumab + metotrexato , 3,0 (da 2,6 a 3,5) con upadaticinib da 15mg e 5,3 (da 4,5 a 6,2) con upadaticinib da 30 mg . La maggior parte dei pazienti erano donne e la fascia d’età media è stata tra il 53,3 e i 61,1 anni. Nei gruppi trattati con Upadaticinib da 15 e da 30 mg, si è verificata una forma severa di herpes zoster rispettivamente nello 0,3% e nell’1,2 % dei casi. La forma disseminata, con solo interessamento cutaneo, si è verificata nel 5,9% dei casi con la formulazione da 15 mg e nel 7,3% con la formulazione da 30 mg. In circa il 75% dei pazienti la manifestazione herpetica ha interessato un singolo dermatomo. Pregresse manifestazioni di herpes zoster e l’etnia asiatica, che in generale sembra avere un tasso più elevato di herpes zoster rispetto alle altre popolazioni, sono stati fattori di rischio importanti nei pazienti in trattamento con upadaticinib. In conclusione, è stato quindi evidenziato un incrementato rischio di manifestazione di herpes zoster in pazienti in cura con upadaticinib, rispetto a pazienti trattati con metotrexato e adalimumab + metotrexato; un maggiore rischio in pazienti a cui è stata somministrata una dose da 30mg rispetto a quella da 15 mg; un incremento del rischio, infine, nei pazienti di provenienza asiatica e che hanno già avuto in passato manifestazioni erpetiche. Bibliografia Winthrop KL, Nash P, Yamaoka K, Mysler E, Khan N, Camp HS, Song Y, Suboticki JL, Curtis JR. Incidence and risk factors for herpes zoster in patients with rheumatoid arthritis receiving upadacitinib: a pooled analysis of six phase III clinical trials. Ann Rheum Dis. 2022 Feb;81(2):206-213. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 26/01/2022
- COVID-19: recenti dati di sicurezza rassicurano sull’uso dei vaccini a mRNA in gravidanza La vaccinazione rimane un pilastro fondamentale della risposta a COVID-19, in particolare dal momento che le varianti del virus continuano a diffondersi nei paesi dell’UE/SEE. La task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF) sottolinea il crescente numero di evidenze che indicano che i vaccini anti-COVID-19 a mRNA non causano complicazioni in gravidanza per le gestanti e i neonati. La task force ha condotto un’analisi dettagliata di diversi studi che hanno coinvolto circa 65.000 donne in diverse fasi della gravidanza. Dall’analisi non è emerso alcun segnale relativo a un maggiore rischio di complicanze, aborti spontanei, nascite premature o effetti avversi nei nascituri a seguito della vaccinazione con vaccini anti-COVID-19 a mRNA. Nonostante alcune limitazioni nei dati, i risultati appaiono coerenti in tutti gli studi che si sono concentrati su tali esiti. Gli studi hanno inoltre dimostrato che i vaccini anti-COVID-19 sono efficaci nel ridurre il rischio di ricovero ospedaliero e di decesso tanto nelle donne in gravidanza quanto in quelle non in gravidanza. Anche gli effetti indesiderati più comuni dei vaccini in gravidanza sono simili a quelli della popolazione vaccinata generale. Tra questi figurano dolore nel sito dell’iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento e gonfiore nel sito dell’iniezione, dolore muscolare e brividi. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e migliorano entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Poiché finora la gravidanza è stata associata a un rischio più elevato di COVID-19 grave, in particolare nel secondo e terzo trimestre, le donne in gravidanza o che potrebbero iniziare una gravidanza nel prossimo futuro sono incoraggiate a procedere con la vaccinazione, in linea con le raccomandazioni nazionali. La maggior parte delle informazioni a disposizione finora provengono dai vaccini a mRNA (Comirnaty e Spikevax). L’EMA esaminerà anche i dati relativi ad altri vaccini anti-COVID-19 autorizzati, non appena saranno disponibili. In generale, le sperimentazioni cliniche non coinvolgono donne in gravidanza. Di conseguenza, così come avviene con qualsiasi altro medicinale durante la gravidanza, i dati sull’uso dei vaccini di solito non sono disponibili al momento dell’autorizzazione, ma sono ottenuti successivamente. Gli studi sugli animali non mostrano effetti dannosi dei vaccini anti-COVID-19 durante la gravidanza o nello sviluppo post-natale. L’analisi delle evidenze del mondo reale suggerisce che i benefici derivanti dai vaccini anti-COVID-19 durante la gravidanza sono superiori ai possibili rischi per le gestanti e per i nascituri. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati più recenti forniti dai produttori dei vaccini anti-COVID-19 a mRNA relativamente alla gravidanza, al fine di aggiornare, se del caso, le raccomandazioni contenute nelle relative informazioni sul prodotto. Monitoraggio della sicurezza dei vaccini In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini anti-COVID-19, tali vaccini sono sottoposti ad attento monitoraggio e tutte le nuove informazioni in materia vengono raccolte costantemente e analizzate con tempestività. Sebbene un numero molto elevato di persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere man mano che si prosegue con le campagne di vaccinazione. Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA continuerà a monitorare la sicurezza in gravidanza. Le aziende dovranno fornire aggiornamenti periodici e condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei rispettivi vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio della sicurezza e dell’efficacia dei vaccini, compreso l’uso in gravidanza. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/01/2022
- Dati preliminari indicano che i vaccini anti-COVID-19 rimangono efficaci contro la malattia grave e i ricoveri dovuti alla variante Omicron L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) continua a monitorare i dati emergenti sull’efficacia dei vaccini anti-COVID-19, compresa la malattia causata dalla variante Omicron che si sta diffondendo rapidamente in tutta l’UE. Sebbene Omicron appaia più contagiosa di altre varianti, studi condotti in Sudafrica, nel Regno Unito e in alcuni paesi dell’UE mostrano che l’infezione da Omicron comporta un minore rischio di ricovero in ospedale. Sulla base di tali studi, si stima che al momento il rischio sia compreso tra un terzo e la metà di quello connesso con la variante Delta. I risultati di studi pubblicati di recente mostrano che l’efficacia dei vaccini contro la malattia sintomatica è inferiore per Omicron rispetto ad altre varianti e tende a diminuire nel tempo. Di conseguenza, è probabile che un numero maggiore di persone vaccinate sviluppi una malattia nonostante la vaccinazione (breakthrough disease) a causa di questa variante. Tuttavia, questi studi dimostrano anche che la vaccinazione continua a fornire un elevato livello di protezione contro la malattia grave e il ricovero in ospedale associati a Omicron. Le ultime evidenze, che includono dati di efficacia dal mondo reale, suggeriscono inoltre che le persone che hanno ricevuto una dose di richiamo dispongono di una protezione migliore rispetto a coloro che hanno ricevuto solo il ciclo primario. Dati provenienti dal Sudafrica indicano che le persone che hanno ricevuto due dosi di un vaccino anti-COVID-19 sono protette fino al 70% dal rischio di ricovero in ospedale ; dati simili provenienti dal Regno Unito mostrano che, sebbene la protezione diminuisca alcuni mesi dopo la vaccinazione, la dose di richiamo riporta al 90% il livello di protezione contro il ricovero ospedaliero. L’EMA continuerà ad esaminare, non appena saranno disponibili, i dati sull’efficacia del vaccino e sulla gravità della malattia, nonché sull’evoluzione della situazione in termini di varianti in circolazione ed esposizione naturale ad Omicron. I risultati di tali analisi possono avere un impatto sulle future strategie di vaccinazione raccomandate dagli esperti negli Stati membri dell’UE/SEE. L’EMA sottolinea che la vaccinazione continua ad essere un elemento essenziale dell’approccio alla lotta contro la pandemia in corso. In linea con le raccomandazioni delle autorità nazionali, è necessario adoperarsi per promuovere la piena vaccinazione dei soggetti che al momento sono non vaccinati o che sono parzialmente vaccinati e accelerare la somministrazione delle dosi di richiamo. - 21/01/2022
- Avviata revisione dei medicinali a base di terlipressina L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali che contengono terlipressina. Questi medicinali sono autorizzati in diversi paesi dell’UE per il trattamento della sindrome epatorenale (HRS; problemi renali in pazienti con malattia epatica avanzata), nonché per il sanguinamento da vene dilatate nel tratto tra la bocca e lo stomaco (esofago) e alcune forme di sanguinamento associato a procedure chirurgiche. Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato questa revisione a causa di problemi di sicurezza relativi ai risultati di un ampio studio clinico che ha coinvolto pazienti con una forma di HRS in cui la funzione renale diminuisce rapidamente. I risultati suggeriscono che i pazienti trattati con terlipressina avevano maggiori probabilità di presentare e morire di disturbi respiratori entro 90 giorni dalla prima dose rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo (un trattamento fittizio). I disturbi respiratori, come l’insufficienza respiratoria (gravi difficoltà nel respirare), sono un rischio noto di questi medicinali. Tuttavia, la frequenza dell’insufficienza respiratoria osservata in questo studio (10%) è stata superiore rispetto a quella inclusa nelle informazioni del prodotto, dove è riportata come non comune (vale a dire, che può riguardare fino all’1% dei pazienti). A seguito di queste preoccupazioni, l’agenzia dei medicinali danese ha richiesto una revisione della sicurezza dei medicinali a base di terlipressina nel contesto dei loro benefici quando utilizzati per il trattamento dell’HRS. Al momento, questa revisione non comprende l’uso di terlipressina per il trattamento dell’emorragia, poiché non sono emerse nuove informazioni su problemi di sicurezza per tali impieghi. Mentre la revisione è in corso, la terlipressina può continuare ad essere utilizzata per queste indicazioni così come per il trattamento dell’HRS, secondo le informazioni del prodotto autorizzate. L’EMA comunicherà le raccomandazioni del PRAC una volta conclusa la revisione. Maggiori informazioni sui medicinali La terlipressina è un analogo della vasopressina. Ciò significa che funziona allo stesso modo dell’ormone naturale vasopressina causando il restringimento di alcuni vasi sanguigni nel corpo, in particolare quelli che alimentano gli organi addominali. Nei pazienti con HRS, l’aumento della pressione sanguigna nel fegato a causa dell’insufficienza epatica porta all’allargamento di questi vasi sanguigni. Ciò provoca uno squilibrio nella circolazione sanguigna, con conseguente scarso apporto di sangue ai reni. Restringendo i vasi sanguigni che irrorano gli organi addominali, la terlipressina aiuta a ripristinare il flusso sanguigno ai reni, migliorando così la funzione renale. La terlipressina è disponibile come soluzione e polvere per soluzione, entrambe per uso endovenoso. I medicinali contenenti terlipressina sono disponibili nella maggior parte degli stati membri dell’UE e con differenti nomi tra cui Glicilpressina, Glipressina e Variquel. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione della terlipressina è stata avviata su richiesta della Danimarca, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/CE. La revisione è condotta dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti terlipressina sono tutti autorizzati a livello nazionale, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentralizzate – Umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 19/01/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) 10-13 gennaio 2022 Vaxzevria e vaccino COVID-19 Janssen: aggiornamento su casi molto rari di mielite trasversa Il PRAC ha raccomandato di modificare il Riassunto sulle Caratteristiche del Prodotto di Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen per aggiungere un’avvertenza volta a sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone alle quali vengono somministrati tali vaccini sui casi molto rari di mielite trasversa (TM) segnalati dopo la vaccinazione. La TM è stata aggiunta anche come effetto indesiderato con frequenza sconosciuta. La Mielite Trasversa è una rara condizione neurologica caratterizzata da un’infiammazione di uno o entrambi i lati del midollo spinale. Può causare debolezza alle braccia o alle gambe, sintomi sensoriali (come formicolio, intorpidimento, dolore o perdita della sensazione di dolore) o problemi con la funzionalità della vescica o dell’intestino. Il Comitato ha esaminato le informazioni disponibili sui casi segnalati a livello globale, compresi quelli presenti nel database europeo per sospetti eventi avversi (EudraVigilance) e i dati della letteratura scientifica, relativi a entrambi i vaccini . Il PRAC ha concluso che una relazione causale tra questi due vaccini e la mielite trasversa è almeno ragionevolmente possibile. Il profilo beneficio-rischio di entrambi i vaccini rimane invariato. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi della TM, in modo che sia effettuata una diagnosi precoce, fornendo tempestivamente cure di supporto e trattamento. Si consiglia ai vaccinati di cercare assistenza medica se sviluppano sintomi della condizione. L’EMA continuerà a monitorare questa problematica e fornirà informazioni aggiornate qualora disponibili. Vaxzevria: meno casi di trombosi con trombocitopenia segnalati dopo la seconda dose Il PRAC ha raccomandato di aggiornare il Riassunto sulle Caratteristiche del Prodotto di Vaxzevria per aggiungere ulteriori informazioni sui casi molto rari di trombosi con trombocitopenia (TTS) che si sono verificati in seguito alla vaccinazione. Una revisione dei dati cumulativi ha evidenziato che la maggior parte degli eventi sospetti di TTS sono stati segnalati globalmente dopo la somministrazione della prima dose. Sono stati osservati meno eventi dopo la seconda dose. Infatti, su 1.809 eventi tromboembolici con trombocitopenia riportati nel mondo, 1.643 sono stati segnalati dopo la prima dose e 166 dopo la seconda dose. Secondo le attuali indicazioni, la somministrazione di una seconda dose di Vaxzevria è controindicata nelle persone che hanno manifestato TTS in seguito alla vaccinazione con questo vaccino. Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari Come parte delle sue consulenze sugli aspetti relativi alla sicurezza per altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una Nota Informativa Importante rivolta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per Mavenclad. Mavenclad: rischio di gravi danni al fegato Questa NII mira a informare gli operatori sanitari sugli eventi avversi di danno epatico associati a Mavenclad (cladribina) e fornisce nuove raccomandazioni sul monitoraggio della funzionalità epatica. Mavenclad è un medicinale usato per il trattamento di adulti con forme recidivanti (riacutizzazioni ripetute dei sintomi) di sclerosi multipla, una malattia in cui l’infiammazione danneggia la guaina protettiva attorno alle cellule nervose nel cervello e nel midollo spinale (demielinizzazione). Mavenclad è usato nei pazienti la cui malattia è in forma altamente attiva. In pazienti trattati con Mavenclad sono stati segnalati danni al fegato, inclusi casi gravi e casi che hanno portato all’interruzione del trattamento. Una recente revisione dei dati di sicurezza disponibili ha concluso su un aumento del rischio di danno epatico in seguito al trattamento con Mavenclad. La maggior parte dei pazienti che hanno subito un danno epatico presentavano sintomi clinici lievi. Tuttavia, in alcuni casi, sono stati descritti livelli transitori elevati di transaminasi enzimatica superiori a 1000 unità per litro e ittero (affezione del fegato che causa, tra l’altro, ingiallimento della pelle e degli occhi). Il danno epatico sarà incluso nelle informazioni sul prodotto di Mavenclad come reazione avversa al farmaco con frequenza non comune. Si consiglia agli operatori sanitari di eseguire una valutazione dettagliata della storia clinica del paziente relativa a disturbi epatici sottostanti o episodi di danno epatico associate ad altri medicinali prima di iniziare il trattamento del paziente. Durante il trattamento devono essere eseguiti test di funzionalità epatica e ripetuti se necessario. Nel caso in cui un paziente sviluppi danno epatico, il trattamento con Mavenclad deve essere sospeso o definitivamente interrotto , come appropriato. I pazienti devono essere avvisati di riferire immediatamente al proprio medico curante qualsiasi segno o sintomo di danno epatico. Gli operatori sanitari sono invitati a segnalare eventuali reazioni avverse sospette tramite il sistema nazionale di segnalazione. La segnalazione di sospette reazioni avverse dopo l’autorizzazione del medicinale è importante per garantire la sicurezza del paziente. La NII per Mavenclad sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP. A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicato sul sito web dell’EMA e nei siti web nazionali degli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 19/01/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) NULOJIX (belatacept): ulteriore estensione della restrizione temporanea nella fornitura fino al III trimestre 2022. Riassunto: La restrizione temporanea nella fornitura di Nulojix (belatacept) sarà ulteriormente estesa fino al terzo trimestre 2022.A causa della carenza della fornitura, è possibile prescrivere Nulojix solo ai nuovi pazienti se sono soddisfatti i due seguenti criteri: Nulojix è la migliore scelta terapeutica per il paziente;la conferma da parte di Bristol Myers Squibb s.r.l Italia che le scorte sono sufficienti sia per i nuovi pazienti che per quelli già in trattamento.Prima di iniziare il trattamento con Nulojix in nuovi pazienti, il servizio Medical Information di Bristol Myers Squibb deve essere contattato per confermare che siano disponibili scorte adeguate del prodotto (vedere i contatti di seguito). Leggi qui la nota informativa. - 19/01/2022
- Avviata revisione dei medicinali a base di terlipressina L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali che contengono terlipressina. Questi medicinali sono autorizzati in diversi paesi dell’UE per il trattamento della sindrome epatorenale (HRS; problemi renali in pazienti con malattia epatica avanzata), nonché per il sanguinamento da vene dilatate nel tratto tra la bocca e lo stomaco (esofago) e alcune forme di sanguinamento associato a procedure chirurgiche. Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato questa revisione a causa di problemi di sicurezza relativi ai risultati di un ampio studio clinico che ha coinvolto pazienti con una forma di HRS in cui la funzione renale diminuisce rapidamente. I risultati suggeriscono che i pazienti trattati con terlipressina avevano maggiori probabilità di presentare e morire di disturbi respiratori entro 90 giorni dalla prima dose rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo (un trattamento fittizio). I disturbi respiratori, come l’insufficienza respiratoria (gravi difficoltà nel respirare), sono un rischio noto di questi medicinali. Tuttavia, la frequenza dell’insufficienza respiratoria osservata in questo studio (10%) è stata superiore rispetto a quella inclusa nelle informazioni del prodotto, dove è riportata come non comune (vale a dire, che può riguardare fino all’1% dei pazienti). A seguito di queste preoccupazioni, l’agenzia dei medicinali danese ha richiesto una revisione della sicurezza dei medicinali a base di terlipressina nel contesto dei loro benefici quando utilizzati per il trattamento dell’HRS. Al momento, questa revisione non comprende l’uso di terlipressina per il trattamento dell’emorragia, poiché non sono emerse nuove informazioni su problemi di sicurezza per tali impieghi. Mentre la revisione è in corso, la terlipressina può continuare ad essere utilizzata per queste indicazioni così come per il trattamento dell’HRS, secondo le informazioni del prodotto autorizzate. L’EMA comunicherà le raccomandazioni del PRAC una volta conclusa la revisione. Maggiori informazioni sui medicinali La terlipressina è un analogo della vasopressina. Ciò significa che funziona allo stesso modo dell’ormone naturale vasopressina causando il restringimento di alcuni vasi sanguigni nel corpo, in particolare quelli che alimentano gli organi addominali. Nei pazienti con HRS, l’aumento della pressione sanguigna nel fegato a causa dell’insufficienza epatica porta all’allargamento di questi vasi sanguigni. Ciò provoca uno squilibrio nella circolazione sanguigna, con conseguente scarso apporto di sangue ai reni. Restringendo i vasi sanguigni che irrorano gli organi addominali, la terlipressina aiuta a ripristinare il flusso sanguigno ai reni, migliorando così la funzione renale. La terlipressina è disponibile come soluzione e polvere per soluzione, entrambe per uso endovenoso. I medicinali contenenti terlipressina sono disponibili nella maggior parte degli stati membri dell’UE e con differenti nomi tra cui Glicilpressina, Glipressina e Variquel. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione della terlipressina è stata avviata su richiesta della Danimarca, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/CE. La revisione è condotta dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti terlipressina sono tutti autorizzati a livello nazionale, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentralizzate – Umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/01/2022
- AIFA: non esistono antibiotici efficaci per il COVID-19 In merito alle recenti notizie di stampa relative alla carenza dell’azitromicina anche a seguito del suo utilizzo eccessivo e improprio per il COVID-19, AIFA precisa che l’azitromicina, e nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento di COVID-19. Fin dall’inizio della pandemia, AIFA ha scoraggiato fortemente l’uso dell’azitromicina per il COVID. Come ampiamente dimostrato da numerosi e ben condotti studi clinici pubblicati sulle migliori riviste internazionali, non vi è alcuna evidenza che l’utilizzo dell’azitromicina abbia un effetto protettivo sulla evoluzione di COVID-19, né in termini di riduzione della trasmissione, né dei tempi di guarigione, o della mortalità. Esistono evidenze chiare e inequivocabili per non utilizzare più in alcun modo azitromicina o altri antibiotici nel trattamento del COVID-19, come chiaramente indicato da tutte le linee-guida internazionali per il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2. Si ricorda altresì che gli antibiotici non sono efficaci per il trattamento di nessuna infezione virale, inclusa l’influenza stagionale. L’uso indiscriminato dell’azitromicina o di ogni altro antibiotico, oltre a non avere alcun fondamento scientifico, espone al duplice rischio di creare condizioni di carenza di antibiotici per i soggetti che ne abbiano effettivamente bisogno per trattare infezioni batteriche e di aumentare il rischio di sviluppo e diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. A questo proposito, AIFA chiarisce che, dalle verifiche effettuate, la carenza attuale non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste. Premesso che l’AIFA ha già messo in atto, come sempre in questi casi, tutte le misure di contrasto alla carenza per assicurare il farmaco per gli usi autorizzati, l’Agenzia richiama tutti, prescrittori e cittadini, alla responsabilità di usare le terapie antibiotiche solo ove indicate. Utilizzare gli antibiotici con attenzione e prudenza deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale, come principale arma di contrasto al problema della resistenza agli antibiotici che rappresenta, anch’essa oltre al COVID-19, una delle sfide principali a livello globale sia per la sanità che per l’ecosistema in generale. Leggi qui il comunicato stampa. - 14/01/2022
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per Paxlovid per il trattamento di pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per l’antivirale orale Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir). L’azienda richiedente è Pfizer Europe MA EEIG. La domanda riguarda il trattamento di COVID-19 da lieve a moderata in adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni di età e di peso pari ad almeno 40 kg) che sono ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Paxlovid secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro alcune settimane, a seconda del livello di solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più rapida dipende unicamente dal fatto che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea ha già intrapreso la revisione dei dati relativi al medicinale nel corso di una rolling review. I dati analizzati hanno riguardato quelli derivanti da studi di laboratorio, su animali e clinici, nonché i dati sulla qualità del medicinale. In aggiunta, il CHMP ha analizzato i risultati intermedi dello studio principale sull’uso di Paxlovid in pazienti con COVID-19 non ricoverati in ospedale e non vaccinati, che presentavano malattia sintomatica e almeno una condizione di base che li esponeva al rischio di malattia grave. Parallelamente, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha avviato la valutazione del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e ridurre al minimo i rischi del medicinale. Inoltre, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali contro COVID-19, il Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso il proprio parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni fossero sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Paxlovid superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà ulteriori aggiornamenti al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Paxlovid è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo. Il principio attivo PF-07321332 blocca l’attività di un enzima necessario per la replicazione del virus. Paxlovid contiene anche una dose ridotta di ritonavir (un inibitore della proteasi), che rallenta la degradazione di PF-07321332, permettendogli di rimanere più a lungo nell’organismo a livelli tali da avere effetti sul virus. Si prevede che il medicinale ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 11/01/2022
- AIFA approva la dose booster con il vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella seduta straordinaria del 5 gennaio 2022, su richiesta del Ministero della Salute, ha espresso il proprio parere favorevole sulla possibilità di prevedere una dose booster di vaccino anche per i soggetti di età compresa tra i 12 e i 15 anni. In analogia con quanto già stabilito per la fascia di età 16-17 anni e per i soggetti fragili di 12-15 anni, questo booster dovrà essere effettuato con il vaccino Comirnaty. Per quanto riguarda l’intervallo tra il ciclo vaccinale primario e la somministrazione della dose booster, in assenza di dati specifici per questa fascia di età, la CTS ritiene ragionevole mantenere gli stessi criteri adottati negli adulti. Come in ogni altro caso, i dati di efficacia e sicurezza relativi a quest’ulteriore ampliamento saranno oggetto di costante monitoraggio. Si ribadisce, infine, che l’obiettivo prioritario della campagna vaccinale resta il completamento del ciclo vaccinale primario per tutta la popolazione eleggibile. - 07/01/2022
- Disponibilità di molnupiravir e remdesivir nel trattamento dei pazienti non ospedalizzati per COVID-19 e ad alto rischio di malattia grave L’Agenzia Italiana del Farmaco rende noto che la sua Commissione Tecnico Scientifica (CTS), nella seduta del 22 dicembre 2021, ha autorizzato due antivirali – molnupiravir e remdesivir – per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per COVID-19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave. Il molnupiravir è un antivirale orale (autorizzato per una distribuzione in condizioni di emergenza con Decreto del Ministero della Salute del 26 novembre 2021) il cui utilizzo è indicato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nell’assunzione di 4 compresse (da 200 mg) 2 volte al giorno, è di 5 giorni. La determinazione AIFA relativa alle modalità di utilizzo è stata pubblicata il 29 dicembre 2021 sulla Gazzetta Ufficiale ed è efficace dal 30 dicembre. Il molnupiravir sarà distribuito da parte della Struttura Commissariale alle Regioni dal 4 gennaio e per la sua prescrizione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito dell’Agenzia. Per remdesivir è stata recentemente autorizzata da EMA un’estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigeno-terapia ad alto rischio di COVID-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio. - 04/01/2022
- AIFA approva il vaccino Nuvaxovid (Novavax) La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella riunione del 22 dicembre 2021, ha approvato l’utilizzo del vaccino Nuvaxovid (Novavax), rendendolo disponibile nell’intera indicazione autorizzata da EMA per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra.I dati disponibili, rileva la CTS, sul vaccino Nuvaxovid hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia COVID-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale. - 23/12/2021
- Report 2021 delle attività del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna pubblica il rapporto annuale sulle proprie attività. Sono riportati i dati delle reazioni avverse a farmaci e vaccini (inclusi i vaccini contro il COVID-19) segnalate nella Regione Sardegna nel 2021 (con dati aggiornati fino al 30 novembre). Leggi qui il report del CRFV Sardegna 2021. - 21/12/2021
- COVID-19: EMA raccomanda l’autorizzazione dell’anticorpo Xevudy Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’autorizzazione dell’anticorpo monoclonale Xevudy (sotrovimab) per il trattamento di COVID-19. L’azienda che ha presentato la domanda è GlaxoSmithKline Trading Services Limited, che ha sviluppato il medicinale in collaborazione con Vir Biotechnology. Il Comitato ha raccomandato l’autorizzazione di Xevudy per il trattamento di COVID-19 in adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni di età e di peso pari ad almeno 40 kg) che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a maggior rischio di progredire verso la forma grave della malattia. Xevudy è il terzo anticorpo monoclonale raccomandato nell’UE per il trattamento di COVID-19, dopo Regkirona e Ronapreve, approvati a novembre. Gli anticorpi monoclonali sono proteine progettate per legarsi a un bersaglio specifico, in questo caso la proteina spike di SARS-CoV-2 (il virus che provoca la malattia), di cui esso si serve per penetrare nelle cellule umane. Per giungere alle sue conclusioni, il CHMP ha valutato i dati provenienti da uno studio che ha coinvolto 1057 pazienti con COVID-19 e da cui è emerso che Xevudy riduce sensibilmente il ricovero in ospedale e il decesso in pazienti che presentano almeno una condizione di base che li espone al rischio di una forma grave della malattia. Dopo il trattamento con l’anticorpo, la percentuale di pazienti ricoverati in ospedale per più di 24 ore entro 29 giorni dal trattamento è stata pari all’1% (6 pazienti su 528) rispetto al 6% dei pazienti che hanno ricevuto placebo (30 su 529), 2 dei quali sono deceduti. La maggior parte dei pazienti dello studio presentava un’infezione causata dal ceppo originario del virus SARS-CoV-2. Alcuni pazienti presentavano un’infezione da varianti, tra cui Alfa ed Epsilon. Sulla base degli studi di laboratorio, si prevede che Xevudy agisca anche contro altre varianti (tra cui Omicron). Il profilo di sicurezza di Xevudy è risultato positivo ed è stato segnalato un numero limitato di reazioni di ipersensibilità (allergiche) e di reazioni correlate all’infusione. Pertanto, il CHMP ha concluso che i benefici dei medicinali sono superiori ai rischi per l’uso approvato. Il CHMP trasmetterà le proprie raccomandazioni alla Commissione europea che adotterà rapidamente una decisione applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. In parallelo alla valutazione della domande di autorizzazione all’immissione in commercio, il Comitato ha fornito consulenza finalizzata ad assistere gli Stati membri dell’UE nelle decisioni in merito all’uso precoce di questo medicinale. Ciò significa che il medicinale era già stato messo a disposizione di alcuni pazienti nell’UE. Maggiori informazioni sulla valutazione del medicinale e le informazioni sul prodotto approvate sono disponibili sulla relativa pagina sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/12/2021
- EMA formula un parere sull’uso di Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir) per il trattamento di COVID-19 Rolling review avviata in parallelo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha formulato un parere sull’uso di Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir) per il trattamento di COVID-19. Il medicinale, che non è ancora autorizzato nell’UE, può essere utilizzato per il trattamento di adulti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire alla forma grave della malattia. Paxlovid deve essere somministrato il prima possibile dopo una diagnosi di COVID-19 ed entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. I due principi attivi del medicinale, PF-07321332 e ritonavir, disponibili sotto forma di compresse separate, devono essere assunti insieme due volte al giorno per 5 giorni. L’EMA ha formulato il parere in questione per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere sull’uso precoce del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e decessi a causa di COVID-19 in tutta l’UE. Il parere si basa sui risultati intermedi dello studio principale condotto su pazienti non ricoverati in ospedale e non vaccinati, che presentavano almeno una condizione di base che li esponeva al rischio di malattia grave. I dati hanno mostrato che Paxlovid ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale e decesso quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Circa l’1% (6 su 607) dei pazienti che hanno assunto Paxlovid nei cinque giorni successivi all’insorgenza dei sintomi è stato ricoverato entro 28 giorni dall’inizio del trattamento, rispetto al 6,7% (41 su 612) dei pazienti trattati con placebo (un trattamento fittizio). Nessuno dei pazienti del gruppo Paxlovid è deceduto rispetto a dieci pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni segnalati durante il trattamento e fino a 34 giorni dopo l’ultima dose del medicinale sono stati disgeusia (alterazione del gusto), diarrea e vomito. Paxlovid non deve essere usato con alcuni specifici medicinali perché, a causa del suo meccanismo d’azione, può portare ad aumenti dannosi dei livelli nel sangue di tali medicinali, oppure perché, al contrario, alcuni medicinali possono ridurre l’attività di Paxlovid. L’elenco dei medicinali che non devono essere utilizzati con Paxlovid è incluso nelle condizioni d’uso proposte. In aggiunta, Paxlovid non deve essere impiegato nei pazienti che presentano una funzionalità dei reni o del fegato gravemente ridotta. Il medicinale non è raccomandato durante la gravidanza e nelle donne che possono iniziare una gravidanza e che non utilizzano un metodo contraccettivo. L’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento. Queste raccomandazioni vengono fornite poiché studi di laboratorio condotti sugli animali suggeriscono che dosi elevate di Paxlovid possono influenzare la crescita del feto. Le condizioni di utilizzo proposte saranno pubblicate a breve sul sito web dell’EMA. Il parere dell’Agenzia può ora essere utilizzato come base delle raccomandazioni nazionali sul possibile uso del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Avvio della rolling review Parallelamente alla formulazione del parere in questione, il 13 dicembre 2021 è stata avviata una rolling review più completa prima della presentazione una eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà dati più completi relativi alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del medicinale non appena saranno disponibili. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti evidenze a sostegno della presentazione di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’azienda. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Paxlovid è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo. Il principio attivo PF-07321332 blocca l’attività di un enzima necessario per la replicazione del virus. Paxlovid contiene anche una dose ridotta di ritonavir (un inibitore della proteasi), che rallenta la degradazione di PF-07321332, permettendogli di rimanere più a lungo nell’organismo e avere effetti sul virus. Si prevede che il medicinale ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/12/2021
- EMA raccomanda l’approvazione di Kineret in adulti con COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di estendere l’indicazione di Kineret (anakinra) per includere il trattamento di COVID-19 in pazienti adulti affetti da polmonite che richiedono ossigeno supplementare (a basso o ad alto flusso) e che sono a rischio di sviluppare grave insufficienza respiratoria, come determinato dai livelli ematici di una proteina denominata suPAR (recettore solubile dell’attivatore del plasminogeno dell’urochinasi) pari ad almeno 6 ng/mL. Kineret, commercializzato da Swedish Orphan Biovitrum AB (publ), è un immunosoppressore (medicinale che riduce l’attività del sistema immunitario). Attualmente è autorizzato nell’UE per il trattamento di varie condizioni infiammatorie. Si ritiene che, nei pazienti con COVID-19, il medicinale riduca l’infiammazione associata alla malattia e diminuisca il danno alle basse vie respiratorie, impedendo che si sviluppi una grave insufficienza respiratoria. Dati degli studi su COVID-19 Nel giungere alla sua conclusione, il CHMP ha valutato i dati di uno studio condotto su 606 adulti ricoverati in ospedale con polmonite da COVID-19 moderata o grave e che presentavano livelli di suPAR pari ad almeno 6 ng/mL. Questi pazienti hanno ricevuto Kineret o placebo (trattamento fittizio) mediante iniezione sottocutanea in aggiunta alla terapia standard, la quale, per la maggior parte dei pazienti, prevedeva ossigeno a basso o ad alto flusso e il medicinale corticosteroide desametasone. Alcuni pazienti hanno anche ricevuto anche remdesivir. Lo studio ha mostrato che i pazienti trattati con Kineret più terapia standard ottenevano un miglioramento più marcato dei sintomi clinici rispetto a quelli trattati con placebo più terapia standard. Rispetto al placebo, Kineret ha ridotto il rischio che la condizione dei pazienti peggiorasse alla forma più grave della malattia o alla morte durante il periodo di studio di 28 giorni. Il beneficio terapeutico di Kineret rispetto al placebo è stato supportato da un aumento del numero di pazienti che si sono completamente ripresi e da una riduzione del numero di pazienti la cui condizione è peggiorata a insufficienza respiratoria grave o morte. Lo studio ha inoltre indicato che la sicurezza di Kineret nei pazienti con COVID-19 era simile a quella osservata nei pazienti trattati per le altre indicazioni approvate. Di conseguenza, il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale sono superiori ai rischi per quei pazienti che presentano le stesse caratteristiche di quelli arruolati nello studio clinico. L’efficacia di Kineret non è stata dimostrata in pazienti che necessitavano di ventilazione meccanica o non invasiva o di ossigenazione extracorporea a membrana (una procedura di supporto vitale per by-pass cuore-polmone). Maggiori informazioni su Kineret Kineret è un medicinale attualmente autorizzato nell’UE per il trattamento dell’artrite reumatoide e della malattia di Still, nonché delle sindromi febbrili periodiche, ossia le Sindromi periodiche associate alla criopirina (CAPS) e la Febbre familiare mediterranea. Il principio attivo di Kineret, anakinra, è un immunosoppressore che agisce bloccando l’attività dell’interleuchina 1, un messaggero chimico coinvolto nei processi immunitari che portano all’infiammazione. Interleuchina 1 partecipa ai processi infiammatori associati alle malattie che Kineret è destinato a trattare. Legandosi ai recettori (target presenti sulle cellule) a cui l’interleuchina 1 si lega normalmente, anakinra ne blocca l’attività, contribuendo ad alleviare i sintomi di queste malattie. Maggiori informazioni sulla valutazione del medicinale e le informazioni sul prodotto approvate sono disponibili sulla pagina di Kineret sul sito web dell’EMA. La raccomandazione del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/12/2021
- Riesame EMA dei dati sull’efficacia di Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento di COVID-19 A seguito delle raccomandazioni provvisorie dell’EMA volte a sostenere le autorità nazionali che possono decidere in merito all’uso precoce di Lagevrio (molnupiravir) prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, l’Agenzia esaminerà dati aggiuntivi provenienti dallo studio principale (MK-4482-002). Le suddette raccomandazioni formulate dall’EMA nel novembre 2021 nel contesto di un riesame a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, si basavano su una valutazione dei dati intermedi dello studio disponibili in quel momento. I dati, riferiti a 762 soggetti, mostravano che, Lagevrio diminuiva nelle persone con COVID-19 maggiormente a rischio di sviluppare la forma grave della malattia il rischio di ricovero in ospedale o di decesso dal 14,1% nel gruppo che ha ricevuto placebo (trattamento fittizio) al 7,3% nel gruppo trattato con Lagevrio. Allo studio non partecipavano persone che avevano ricevuto la vaccinazione. Stando ai risultati aggiornati, riferiti a 1408 soggetti, Lagevrio ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale o di decesso nelle persone con COVID-19 maggiormente a rischio di sviluppare la forma grave della malattia dal 9,7% nel gruppo che ha ricevuto placebo al 6,8% nel gruppo trattato con Lagevrio. L’EMA valuterà questi dati nell’ambito di una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio più completa. Le raccomandazioni precedenti rimangono invariate. L’EMA fornirà un aggiornamento sull’esito della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio attualmente in fase di valutazione. Maggiori informazioni sul medicinale Lagevrio è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo, aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (RNA) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi. Lagevrio è un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. - 16/12/2021
- Il Tofacitinib è associato ad una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari e neoplasie Tofacitinib (nome commerciale: Xeljanz) è un inibitore della Janus chinasi (JAK) autorizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite psoriasica e della colite ulcerosa. Lo studio ORAL Surveillance (A3921133) è un ampio studio clinico di sicurezza clinica randomizzato, con controllo attivo , per valutare la sicurezza di tofacitinib rispetto agli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF)-alfa. E’ uno studio che ha coinvolto 4.362 pazienti (952 uomini e e 3410 donne) con artrite reumatoide di età pari o superiore a 50 anni (>50 <88 anni) con risposta inadeguata al solo Metotrexato e con almeno un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare. Del totale dei partecipanti 1455 hanno ricevuto una dose di tofacitinib da 5 mg 2 volte al giorno, 1456 hanno ricevuto una dose di farmaco di 10mg due volte al giorno e i restanti 1461 hanno ricevuto un inibitore del TNF alpha (etanercept, 50 mg una volta alla settimana per via sottocutanea o adalimumab, 40 mg una volta ogni due settimane per via sottocutanea). Lo studio è stato condotto in 30 paesi in Africa, Asia, Australia, Europa, Nord America e Sud America da Marzo 2014 a Luglio 2020 . Nel 2021, i risultati finali dello studio A3921133 hanno mostrato che tofacitinib è associato ad una maggiore incidenza di infarto miocardico non fatale e tumori maligni, in particolare cancro ai polmoni e linfoma. In particolare è stato evidenziato: – un aumento dell’infarto miocardico non fatale nei pazienti trattati con tofacitinib (hazard ratio (HR) per dosi combinate di tofacitinib rispetto agli inibitori del TNF-alfa 2,20 (IC al 95% da 1,02 a 4,75)). Questi calcoli si basavano su eventi che si verificavano durante il trattamento o entro 60 giorni dall’interruzione del trattamento. Fattori predittivi per lo sviluppo dell’infarto non fatale sono stati: l’età superiore ai 65 anni, il sesso maschile, il fumo, diabete e malattie cardiovascolari pregresse. Questi rischi sono associati sia alla dose di 5 mg due volte al giorno che alla dose di 10 mg due volte al giorno (che è approvata solo nella colite ulcerosa). -un aumento delle neoplasie maligne (con l’analisi che esclude il cancro della pelle non melanoma), in particolare il cancro del polmone e il linfoma, nei pazienti trattati con tofacitinib rispetto agli inibitori del TNF-alfa (HR per dosi combinate di tofacitinib 1,48 (IC 95% da 1,04 a 2,09)). Questi calcoli si basavano su eventi verificatisi durante il trattamento o dopo l’interruzione del trattamento fino alla fine dello studio. Tumori polmonari e linfoma in pazienti trattati con tofacitinib sono stati osservati anche in altri studi clinici e nel contesto post-marketing Bibliografia: Phase 3b/4 randomized safety endpoint study of 2 doses of tofacitinib in comparison to a tumor necrosis factor (TNF) inhibitor in subjects with rheumatoid arthritis. Ytterberg S, Bhatt D, Mikuls T, et al. Safety and Efficacy of Tofacitinib vs TNF Inhibitors in RA Patients Aged 50 Years or Older with One or More Cardiovascular Risks: Results from a Phase 3b/4 Randomized Safety Trial . Arthritis Rheumatol. 2021; 73 (suppl 10). - 16/12/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: raccomandazione EMA sulla dose di richiamo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso che si può considerare la somministrazione di una dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen, almeno a distanza di due mesi dalla prima, nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. La raccomandazione si basa su dati che dimostrano che una dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen, somministrata negli adulti a distanza di almeno due mesi dalla prima dose, produce un aumento degli anticorpi contro SARS-CoV-2 (il virus responsabile di COVID-19). Il rischio di trombosi associata a trombocitopenia o di altri effetti indesiderati molto rari dopo un richiamo non è noto ed è oggetto di attento monitoraggio. Il CHMP ha inoltre concluso che una dose di richiamo con COVID-19 Vaccine Janssen può essere somministrata dopo due dosi di uno dei vaccini a mRNA autorizzati nell’UE, Comirnaty (Pfizer/BioNTech) o Spikevax (Moderna). Come per tutti i medicinali, l’EMA continuerà a esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia di COVID-19 Vaccine Janssen. A livello nazionale le autorità sanitarie pubbliche potranno emanare raccomandazioni ufficiali sull’uso delle dosi di richiamo, dopo una dose di COVID-19 Vaccine Janssen o due dosi dei vaccini a mRNA, tenendo conto della situazione epidemiologica locale, della disponibilità dei vaccini, dei dati emergenti sull’efficacia e dei dati limitati sulla sicurezza delle dosi di richiamo. I dati a sostegno della raccomandazione sulla dose di richiamo per COVID-19 Vaccine Janssen saranno disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Campagne nazionali di immunizzazione L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante di preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’EMA continuerà a collaborare strettamente con le autorità nazionali e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per valutare i dati disponibili e formulare raccomandazioni intese a proteggere i cittadini durante la pandemia in corso. Leggi qui la nota EMA. - 16/12/2021
- Aggiornamento: Procedura Operativa AIFA per i Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV) L’AIFA rende disponibile la nuova versione di procedura operativa per le attività dei Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV) aggiornata nei contenuti per adeguamento alle ultime modifiche regolatorie intervenute sulla RNF e sulla gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse. Leggi qui il documento sulle procedure operative per i RLFV. - 14/12/2021
- Atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Vaccini anti-Covid e alterazioni del ciclo mestruale. Di seguito viene riportato il secondo abstract pubblicato dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna. Vaccini anti-Covid e alterazioni del ciclo mestruale: i dati del Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna Enrica Maria Puddu1,2, Flavia Colombo1,2, Giovanni Ambu1,2, Lorenzo Anania1,2, Alberto Boccalini1,2, Emanuela Elena Cau1,2, Alessandra Ferrari1,2, Daniele Pala1,2, Giulia Rapallo1,2, Silvia Ussai1,2, Caterina Chillotti2, Arianna Deidda2, Maria Erminia Stochino2 1 Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, Italia 2 Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna, Unità Complessa di Farmacologia Clinica, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Cagliari, Italia Introduzione I vaccini anti-Covid approvati in Italia sono: Comirnaty, Spikevax, Vaxzevria e Janssen. Al 26/08/2021, risultano nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 91.360 segnalazioni di evento avverso successivo alla vaccinazione, su un totale di 76.509.846 dosi di vaccino, e il 72% di esse riguarda le donne. Per quanto concerne la Regione Sardegna, al 30/09/2021 le segnalazioni totali sono 2435, di cui il 63,4% interessano soggetti di sesso femminile. I Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto di tali farmaci riportano differenti reazioni avverse, tra queste non risultano note le alterazioni a carico dell’apparato riproduttivo femminile; nondimeno, di recente l’Agenzia del Farmaco francese ha emesso un alert circa le segnalazioni riguardanti alterazioni del ciclo mestruale e analogamente, le segnalazioni pervenute al Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna hanno suscitato un interesse relativo a tali reazioni avverse. Metodi Sono state analizzate le segnalazioni di sospetta reazione avversa presenti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, relative alla regione Sardegna, nel periodo compreso tra il 27 dicembre 2020 e il 30 settembre 2021 e sono state estratte quelle riguardanti alterazioni del ciclo mestruale provenienti da donne sottoposte a vaccinazione anti-Covid. Risultati Sono state raccolte in totale 44 segnalazioni (età media 40 anni). La maggioranza riguarda Comirnaty, con 35 segnalazioni, di cui 34 non gravi, concernenti cicli mestruali anormali in durata e flusso, amenorrea, dismenorrea e metrorragia; un caso è stato codificato come grave, ma l’amenorrea segnalata si accompagnava a reazioni di ipersensibilità. Cinque segnalazioni sono relative a Vaxevria, con manifestazioni analoghe a quelle evidenziate per Comirnaty; in un caso la paziente era in trattamento con Tamoxifene. Per Spikevax sono stati segnalati quattro casi, di cui uno riporta la comparsa di sanguinamento in paziente in menopausa da tre anni. Conclusioni La differente distribuzione di segnalazioni tra i vaccini in uso è da spiegarsi in relazione sia alla Circolare del Ministero della Salute, che raccomanda un uso preferenziale del vaccino Vaxzevria nella popolazione al di sopra dei 60 anni di età, sia alla maggiore somministrazione di vaccini Comirnaty nella popolazione generale. Le cause che possono determinare alterazioni del ciclo mestruale sono composite e risulta pertanto difficile poter stabilire un eventuale nesso di causalità tra tali reazioni e le vaccinazioni anti-Covid. A tal proposito, l’Agenzia Europea del Farmaco, nel rapporto di sicurezza sui vaccini dell’8 settembre 2021, ha dichiarato che non vi sono evidenze sulla possibilità di relazione causale tra disordini mestruali e vaccino Vaxzevria. Tuttavia, in considerazione degli eventi avversi finora emersi, sono auspicabili ulteriori approfondimenti. Scarica qui l’abstract. Scarica qui gli atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. - 12/12/2021
- Atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità – Sindrome DRESS: confronto tra i dati italiani ed europei di Farmacovigilanza. Il Centro Regionale di Farmacovigilanza ha inviato i suoi contributi scientifici che sono stati pubblicati nel libro degli abstract. Il primo abstract viene presentato qui di seguito. SINDROME DRESS: CONFRONTO TRA I DATI ITALIANI ED EUROPEI DI FARMACOVIGILANZA Pala Daniele (a,b), Ambu Giovanni (a,b), Anania Lorenzo (a,b), Boccalini Alberto (a,b), Cau Emanuela Elena (a,b), Ferrari Alessandra (a,b), Puddu Enrica Maria (a,b), Rapallo Giulia (a,b), Ussai Silvia (a,b), Chillotti Caterina (b), Deidda Arianna (b), Stochino Maria Erminia (b) (a) Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi, Cagliari; (b) Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna, Unità Complessa di Farmacologia Clinica, Azienda Ospedaliero Universitaria, Cagliari Introduzione. La sindrome DRESS (Reazione da farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici) appartiene alla categoria eterogenea delle sindromi sistemiche di ipersensibilità a farmaci e si sviluppa come conseguenza dell’interazione tra un farmaco e un individuo predisposto. Il quadro clinico è caratterizzato da febbre, rash eritematoso morbilliforme, ipereosinofilia, linfoadenopatia, linfociti atipici e un coinvolgimento d’organo che può interessare il fegato, i reni, i polmoni, il cuore o il sistema nervoso. La diagnosi viene posta quando le manifestazioni insorgono da 2 a 6 settimane dopo l’introduzione di un farmaco e vengono escluse altre cause. Al momento la sua incidenza è stimata essere da 1 su 1.000 a 1 su 10.000 esposizioni a farmaci. Le banche dati di farmacovigilanza possono permettere una maggiore stima dell’epidemiologia di tale grave reazione avversa a farmaco. Metodi. Scopo di tale ricerca è stato quello di confrontare le frequenze di segnalazione della DRESS relativamente ai farmaci noti per causare la sindrome in Italia, con le frequenze relative agli stessi farmaci in Europa. Sono stati perciò considerati i dati italiani estratti dalla Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’Agenzia Italiana del Farmaco, relativi al periodo gennaio 2004 – gennaio 2014, pubblicati da Renda et al. nel 2015. Sono stati estratti i dati europei delle segnalazioni di reazione avversa registrate nella banca dati europea EudraVigilance nel periodo dicembre 2001 – settembre 2021. Risultati. I principi attivi sospetti per causare DRESS in Italia, con le relative frequenze, sono: carbamazepina (23,2%), amoxicillina-clavulanato (20,8%), allopurinolo (16%), sulfasalazina (12%), lamotrigina (10,4%), ramipril (7,2%), esomeprazolo (5,6%), stronzio ranelato (3,2%), capecitabina (2,4%). Le frequenze di segnalazione in Europa, relativamente agli stessi principi attivi sono così distribuite: carbamazepina (39,3%), amoxicillinaclavulanato (4,9%), allopurinolo (25,5%), sulfasalazina (9,9%), lamotrigina (16,4%), ramipril (0,5%), esomeprazolo (2,2%), stronzio ranelato (1,3%), capecitabina (0,1%). Conclusioni. Da un’analisi descrittiva è possibile osservare che alcuni principi attivi sono proporzionalmente sovra-segnalati in Italia in particolare: amoxicillina-clavulanato, sulfasalazina, ramipril, esomeprazolo, stronzio ranelato e capecitabina. Al contrario, i farmaci maggiormente associati alla sindrome DRESS in Europa sono sotto-rappresentati in Italia: carbamazepina, allopurinolo e lamotrigina. Le variabili che possono spiegare tali differenze sono molteplici: abitudini prescrittive, attitudine alla segnalazione, fattori genetici predisponenti. Per un’analisi più puntuale e completa sarebbe utile disporre dei dati di prescrizione. Una maggiore comunicazione sul rischio di sindrome DRESS rivolta ai clinici e ai pazienti potrebbe permettere di riconoscere più facilmente e più precocemente tale grave forma di ipersensibilità sistemica. Scarica qui l’abstract. Scarica qui gli atti del Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. - 12/12/2021
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) LYMPHOSEEK® (tilmanocept) 50 microgrammi kit per preparazione radiofarmaceutica: estensione temporanea della durata di conservazione. Sintesi A causa di difficoltà di produzione, si prevedono carenze di approvvigionamento di LYMPHOSEEK sul mercato europeo fino al secondo trimestre del 2022.Per consentire un uso continuativo di LYMPHOSEEK, è stato eccezionalmente concordato con l’EMA di estendere il periodo di validità dei seguenti lotti fino al 31 maggio 2022: Numero di lotto347448 – 349885 Questa comunicazione deve essere condivisa con il personale addetto alla somministrazione del prodotto.L’estensione di 6 mesi della data di scadenza, dal 30 novembre 2021 fino al 31 maggio 2022, si basa sull’analisi dei dati di stabilità di LYMPHOSEEK ed è applicabile solo ai lotti sopra riportati. Contesto Navidea Biopharmaceuticals Europe Ltd ha sostituito Norgine B.V. come nuovo Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio per Lymphoseek. LYMPHOSEEK (tilmanocept) 50 mcg – kit per preparazione radiofarmaceutica è indicato per l’imaging e la rilevazione intraoperatoria dei linfonodi sentinella drenanti un tumore primario, in pazienti adulti con cancro della mammella, melanoma o carcinoma squamocellulare localizzato del cavo orale. I dati di stabilità di LYMPHOSEEK sono stati presentati all’EMA e, alla luce degli attuali problemi di produzione, è stato eccezionalmente concordato di consentire l’uso dei lotti sopraelencati per 6 mesi aggiuntivi a partire dalla data di scadenza, fino al 31 maggio 2022. Dopo tale data, eventuali scorte rimanenti dovranno essere smaltite come di consueto. La revisione dei dati non ha individuato problemi di sicurezza e, pertanto, si è deciso di consentire l’uso dei lotti sopra menzionati fino al 31 maggio 2022. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 09/12/2021
- EMA raccomanda l’approvazione dell’uso di RoActemra in adulti con COVID-19 grave Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di estendere l’indicazione di RoActemra (tocilizumab) per includere il trattamento di adulti con COVID-19 che ricevono un trattamento sistemico con corticosteroidi e necessitano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica. Il medicinale, commercializzato da Roche Registration GmbH, è già approvato nell’UE per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, della poliartrite idiopatica giovanile, dell’arterite a cellule giganti e della sindrome da rilascio di citochine. Dati degli studi su COVID-19 Nel giungere alla sua conclusione, il CHMP ha valutato i dati di uno studio principale condotto su 4116 adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave che necessitavano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica e presentavano elevati livelli di proteina C-reattiva nel sangue (indice di infiammazione). Lo studio ha mostrato che RoActemra, somministrato per infusione in aggiunta al trattamento standard, riduce il rischio di morte rispetto al solo trattamento standard. Nel complesso, il 31% dei pazienti trattati con RoActemra in aggiunta al trattamento standard (621 pazienti su 2022) è stato ricoverato o è deceduto entro 28 giorni dal trattamento, rispetto al 35% dei pazienti curati con il solo trattamento standard (729 pazienti su 2094). Inoltre, il 57% dei pazienti (1150 su 2022) trattati con RoActemra è stato dimesso dall’ospedale entro 28 giorni, rispetto al 50% dei pazienti (1044 su 2094) che hanno ricevuto soltanto il trattamento standard. Lo studio ha anche indicato che non è possibile escludere un aumento della mortalità quando si utilizza RoActemra in pazienti che non ricevono corticosteroidi sistemici. Tuttavia, il profilo di sicurezza del medicinale era positivo in coloro che erano già in trattamento con corticosteroidi e il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale sono superiori ai rischi per questi pazienti. Maggiori informazioni su RoActemra RoActemra è un immunomodulatore (un medicinale che modifica l’attività del sistema immunitario). Il suo principio attivo, tocilizumab, è un anticorpo monoclonale, un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica dell’organismo (antigene). RoActemra si lega al recettore di una molecola messaggera o “citochina” denominata interleuchina-6 (IL-6). IL-6 è prodotta dal sistema immunitario dell’organismo in risposta a un’infiammazione sistemica (in tutto il corpo), e svolge un ruolo importante nella forma grave di COVID-19 e nell’insufficienza respiratoria associata. Impedendo che IL-6 si leghi ai suoi recettori, RoActemra riduce l’infiammazione e migliora i sintomi della malattia grave.Maggiori informazioni sulla valutazione di RoActemra e le informazioni sul prodotto approvate sono disponibili sulla pagina di RoActemra sul sito web dell’EMA. La raccomandazione per COVID-19 del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/12/2021
- Aggiornamento sul rischio di miocardite e pericardite con vaccini mRNA Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha valutato i dati aggiornati sul rischio noto di miocardite e pericardite in seguito alla vaccinazione con i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax che includevano due ampi studi epidemiologici europei. Uno studio è stato condotto utilizzando i dati del sistema sanitario nazionale francese (Epi-phare) e l’altro si è basato sui dati del registro Nordic. Sulla base dei dati esaminati, il PRAC ha stabilito che il rischio per entrambi questi eventi è complessivamente “molto raro”, il che significa che può essere colpita fino a una persona su 10.000 vaccinata. Inoltre, i dati mostrano che l’aumento del rischio di miocardite dopo la vaccinazione è maggiore nei maschi più giovani. Il PRAC ha pertanto raccomandato di aggiornare le informazioni sul prodotto per riflettere tali dati. La miocardite e la pericardite possono svilupparsi entro pochi giorni dalla vaccinazione e la maggior parte dei casi si sono manifestati entro 14 giorni. Sono stati osservati più spesso dopo la seconda somministrazione. Gli studi francese e Nordic forniscono delle stime sul numero di casi di miocardite in eccesso nei maschi più giovani dopo la seconda dose, rispetto a persone non esposte della stessa età e sesso.La miocardite e la pericardite sono condizioni infiammatorie cardiache che presentano una serie di sintomi, tra cui spesso è presente la mancanza di respiro, il battito cardiaco accelerato che può essere irregolare (palpitazioni) e il dolore toracico. I dati disponibili suggeriscono che il decorso della miocardite e della pericardite dopo la vaccinazione non è diverso dalla miocardite o dalla pericardite nella popolazione generale. Leggi qui il comunicato EMA. - 05/12/2021
- EMA avvia la rolling review del vaccino anti-COVID-19 di Valneva (VLA2001) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review di VLA2001, un vaccino anti-COVID-19 sviluppato da Valneva. La decisione del CHMP di avviare tale revisione si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi contro SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, e possono contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventano disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se VLA2001 rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’Unione Europea (UE). Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la rolling review. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Si prevede che VLA2001 predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino contiene il virus inattivato (ucciso) e non può provocare la malattia. VLA2001 contiene anche due “adiuvanti”, sostanze che contribuiscono a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà il virus inattivato come estraneo e risponderà producendo anticorpi. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a difendere l’organismo. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/12/2021
- AIFA approva il vaccino Comirnaty per la fascia di età 5-11 anni La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), nella riunione del 1° dicembre 2021, ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (Pfizer) per la fascia di età 5-11 anni, con una dose ridotta (un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti) e con formulazione specifica. La vaccinazione avverrà in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra. I dati disponibili – rileva la CTS- dimostrano un elevato livello di efficacia e non si evidenzino al momento segnali di allerta in termini di sicurezza. Al fine di evitare possibili errori di somministrazione la CTS raccomanda, per la fascia di età in oggetto, l’uso esclusivo della formulazione pediatrica ad hoc suggerendo quando possibile l’adozione di percorsi vaccinali adeguati all’età. Nel parere, la CTS osserva che “sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva”. Infine la CTS sottolinea che “la vaccinazione comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età”. Leggi qui il parere del CTS. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 02/12/2021
- Comirnaty, vaccino anti-COVID-19: EMA raccomanda l’approvazione per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione di indicazione per Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in modo da includerne l’uso nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Il vaccino, sviluppato da BioNTech e Pfizer, è già approvato per gli adulti e i bambini a partire dai 12 anni di età. Nella fascia di età 5-11 anni la dose di Comirnaty sarà più bassa rispetto a quella utilizzata nelle persone di età pari o superiore ai 12 anni (10 µg rispetto a 30 µg). Come nel caso della fascia di età ≥12 anni, il vaccino è somministrato come due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di tre settimane l’una dall’altra. Uno studio principale condotto sui bambini di età compresa tra 5 e 11 anni ha mostrato che la risposta immunitaria a Comirnaty, somministrato a una dose più bassa (10 µg) in questa fascia di età, era paragonabile a quella osservata alla dose più alta (30 µg) nella fascia di età compresa tra 16 e 25 anni (misurata dal livello di anticorpi contro SARS-CoV-2). L’efficacia di Comirnaty è stata calcolata su circa 2000 bambini dai 5 ai 11 anni che non presentavano segni di precedente infezione. I bambini hanno ricevuto il vaccino o placebo (iniezione fittizia). Dei 1305 bambini che hanno ricevuto il vaccino, nessuno ha sviluppato COVID-19, rispetto a 16 bambini su 663 che hanno ricevuto placebo. Ciò significa che, in questo studio, il vaccino ha avuto un’efficacia del 90.7% nel prevenire la malattia sintomatica (anche se il tasso reale potrebbe essere compreso tra il 67.7% e il 98.3%). Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 12 anni. Tra questi figurano dolore nel sito dell’iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento e gonfiore nel sito dell’iniezione, dolore ai muscoli e brividi. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e migliorano entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Pertanto, il CHMP ha ritenuto che i benefici di Comirnaty sono superiori ai rischi nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni , in particolare se presentano condizioni che aumentano il rischio di malattia grave. La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri dell’UE, attraverso il sistema di farmacovigilanza europeo e studi in corso e aggiuntivi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. La raccomandazione del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Qual è il meccanismo d’azione di Comirnaty Comirnaty predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Comirnaty contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione dell’uso di Comirnaty nei bambini, condotta dall’EMA, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. Gli studi condotti sui bambini sono stati realizzati conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Comirnaty, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. I dati degli studi clinici presentati dall’azienda nella domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla relativa pagina web dell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza di Comirnaty In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, Comirnaty è sottoposto ad attento monitoraggio ed è oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID-19. Sebbene molte persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere a seguito della vaccinazione di un numero ancora più elevato di persone. BioNTech, l’azienda che commercializza il vaccino nell’UE, dovrà fornire aggiornamenti periodici e condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino nel momento in cui è somministrato al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio del vaccino. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 25/11/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento dei pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio dell’antivirale orale Lagevrio (molnupiravir). Lagevrio, un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics, è destinato al trattamento di adulti con COVID-19. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Lagevrio secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro alcune settimane, se i dati presentati sono sufficientemente solidi e completi da dimostrare l’efficacia, la sicurezza e la qualità del medicinale. La possibilità di procedere secondo tale tempistica dipende dal fatto che EMA ha già analizzato una quantità considerevole di dati nel corso della rolling review, durante la quale il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha valutato i dati degli studi di laboratorio e sugli animali (dati non clinici), le informazioni sulla qualità del medicinale e sul metodo di produzione, nonché i dati sulla sicurezza e l’efficacia. Inoltre, sono stati analizzati i dati provenienti da studi clinici conclusi e in corso, compresi i risultati intermedi dello studio principale sugli effetti di Lagevrio in pazienti non ospedalizzati e non vaccinati, che presentavano almeno una condizione di base che li esponesse al rischio di malattia grave. Inoltre, il comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso un parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali contro COVID-19. Nel momento in cui si stabilirà che i benefici di Lagevrio superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA formulerà una raccomandazione per il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio. A quel punto, la Commissione europea accelererà il processo decisionale al fine di rilasciare un’autorizzazione all’immissione in commercio valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE entro alcuni giorni. L’EMA fornirà un aggiornamento al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Lagevrio è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo, producendo alterazioni (mutazioni) del materiale genetico (RNA) del virus durante la replicazione, in modo da renderlo incapace di moltiplicarsi. Si prevede che in tal modo si ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero dei pazienti con COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 24/11/2021
- Il Centro di Monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci di Uppsala pubblica un numero del suo bollettino sulla sicurezza dei vaccini Mentre la pandemia continua a imperversare, il tema dei vaccini COVID-19 è inevitabile. Il Centro di Monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci di Uppsala ha pubblicato diversi articoli dall’inizio della pandemia notando come il dispiegamento globale di nuovi vaccini ha reso il ruolo della farmacovigilanza più importante che mai. In questo numero del bollettino, un articolo discute della notevole crescita di VigiBase negli ultimi due anni e dimostra fino a che punto la comunità di farmacovigilanza – in particolare i membri del Programma dell’OMS per il monitoraggio internazionale dei farmaci – abbiano risposto alla sfida. Come spiega in quell’articolo Helena Sköld, VigiBase Manager di UMC, gli sforzi coordinati delle autorità sanitarie di tutto il mondo per promuovere la segnalazione hanno creato una situazione in cui “il monitoraggio della sicurezza può essere effettuato in modi senza precedentiper scala e velocità”, rendendo possibile “monitorare eventi rari che potrebbero non essere stati identificati negli studi clinici”. Tuttavia, nonostante la ricchezza di dati disponibili sulla sicurezza, la disinformazione rimane diffusa, ponendo un’importante sfida sulla comunicazione dei temi di salute pubblica. Pertanto, questo numero combina due articoli in cui si discute sul modo con cui parlare responsabilmente dei problemi di sicurezza dei vaccini sia all’interno del comunità di farmacovigilanza che a un pubblico titubante sui vaccini. Mentre la mancanza di domanda può essere un problema in alcuni luoghi, in altri i vincoli all’offerta stanno creando problemi di sicurezza – e ne abbiamo due esempi esaminando la lotta contro i farmaci e vaccini scadenti e falsificati in Iraq e in America Latina. Il numero 85 contiene anche un rapporto dal Paraguay, dove si sta sviluppando la tecnologia per aumentare la qualità e la quantità delle segnalazioni, e l’India, dove più parti interessate operano su diversi fronti per costruire una cultura sulla sicurezza del paziente. Il rapporto si conclude illustrando gli aggiornamenti sulle attività dell’UMC e le direzioni di ricerca. Leggi qui il bollettino dell’UMC. - 24/11/2021
- EMA formula un parere sull’uso di Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento di COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha formulato un parere sull’uso di Lagevrio (anche noto come molnupiravir o MK 4482), per il trattamento di COVID-19. Il medicinale, che al momento non è autorizzato nell’UE, può essere utilizzato per il trattamento di adulti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di sviluppare la forma grave della malattia. Lagevrio deve essere somministrato il prima possibile dopo una diagnosi di COVID-19 ed entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Il medicinale, disponibile in capsule, deve essere assunto due volte al giorno per 5 giorni. L’EMA ha formulato il suddetto parere per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di approvare l’uso precoce del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e decessi a causa di COVID-19 in tutta l’UE. Il parere fa seguito alla revisione dei dati, compresi i dati sulla qualità del medicinale e i risultati di studi completati e in corso. A tal fine, sono stati valutati anche i risultati intermedi dello studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati, che presentano almeno una condizione di base che li pone a rischio di COVID-19 grave. Somministrato a una dose di 800 mg due volte al giorno, Lagevrio ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale e decesso quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Circa un mese dopo l’inizio del trattamento, si sono registrati ricovero in ospedale o decesso nel 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto Lagevrio e nel 14,1% (53 su 377) dei pazienti trattati con placebo (un trattamento fittizio). Nessuno dei pazienti del gruppo Lagevrio è deceduto rispetto agli otto pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni segnalati durante il trattamento ed entro 14 giorni dall’ultima dose di Lagevrio sono stati diarrea, nausea, vertigini e mal di testa, tutti lievi o moderati. Lagevrio non è raccomandato durante la gravidanza e nelle donne che possono iniziare una gravidanza e che non utilizzano un metodo contraccettivo efficace. Le donne che possono iniziare una gravidanza devono usare un metodo contraccettivo efficace durante il trattamento e per 4 giorni dopo l’ultima dose di Lagevrio. L’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento e nei 4 giorni successivi all’interruzione. Queste indicazioni vengono fornite poiché studi di laboratorio condotti sugli animali hanno mostrato che dosi elevate di Lagevrio possono influenzare la crescita e lo sviluppo del feto. Le condizioni di utilizzo proposte saranno pubblicate a breve sul sito web dell’EMA.Il parere dell’EMA può ora essere utilizzato come base per le raccomandazioni nazionali sul possibile uso del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio.Nel contempo, è in corso una rolling review più completa prima della presentazione una eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA fornirà aggiornamenti sull’andamento della revisione. Maggiori informazioni sul medicinale Lagevrio è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo, Aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (RNA) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi.Lagevrio è un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee .La revisione è stata condotta dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano. Il parere scientifico del Comitato può essere utilizzato dagli Stati membri dell’UE nel decidere sull’uso del medicinale a livello nazionale prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/11/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen da somministrare almeno 2 mesi dopo la prima dose a persone di età pari o superiore a 18 anni. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza il vaccino. Questi dati includono i risultati relativi a oltre 14000 adulti che hanno ricevuto una seconda dose di COVID-19 Vaccine Janssen o placebo (trattamento fittizio) due mesi dopo la dose iniziale. Il CHMP stabilirà se sarà necessario aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino. L’esito della valutazione è previsto per le prossime settimane, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari, e sarà comunicato dall’Agenzia europea. COVID-19 Vaccine Janssen è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 18 anni di età; il ciclo vaccinale primario è costituito da una dose unica. Il vaccino è composto da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. COVID-19 Vaccine Janssen non contiene il virus e non può provocare la malattia, ma predispone l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea, compreso l’uso delle dosi di richiamo, rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/11/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Xevudy (sotrovimab) per il trattamento di pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per l’anticorpo monoclonale Xevudy (sotrovimab). L’azienda che ha presentato la domanda è GlaxoSmithKline Trading Services Limited, che ha sviluppato il medicinale in collaborazione con Vir Biotechnology. Xevudy è destinato al trattamento di adulti e adolescenti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Xevudy secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro due mesi, a seconda del livello di solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende unicamente dal fatto che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia ha già analizzato alcuni dei dati relativi al medicinale nel corso della rolling review. Durante questa fase, il CHMP ha valutato i dati degli studi di laboratorio e degli studi sugli animali, nonché i dati sulla qualità del medicinale. Inoltre, sono stati analizzati i dati provenienti da uno studio sugli effetti di sotrovimab in pazienti adulti ambulatoriali con sintomi lievi di COVID-19, senza bisogno di ossigeno supplementare e ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia. Parallelamente, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha portato a termine la valutazione preliminare del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e ridurre al minimo i rischi del medicinale. Inoltre, il Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso il proprio parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali contro COVID-19. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio fossero sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Xevudy superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà ulteriori aggiornamenti al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Sotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136) è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina che si lega ad una struttura specifica (chiamata antigene). Sotrovimab è progettato per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che in tal modo si ridurrà la gravità della malattia e la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/11/2021
- EMA avvia la revisione di Paxlovid per il trattamento di pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta conducendo una revisione dei dati attualmente disponibili sull’uso di Paxlovid (PF-07321332/ritonavir), un medicinale orale per il trattamento di COVID-19 sviluppato da Pfizer. Tale revisione è intesa a supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di approvare l’uso precoce del medicinale, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/11/2021
- Nota Informativa Importante su Visudyne (verteporfin) Visudyne (verteporfin): informazioni sul proseguimento della carenza nella fornitura fino alla fine del primo quarto del 2022. Sintesi L’attuale carenza di Visudyne dovrebbe risolversi entro la fine del primo quarto del 2022 a seguito della ripresa delle forniture prevista a novembre 2021. Una volta che Visudyne sarà disponibile in EU, CHEPLAPHARM darà la priorità alla messa a disposizione di Visudyne per i pazienti degli Stati membri interessati dalla carenza il prima possibile. Contesto sulla carenza nella fornitura Visudyne è autorizzato per il trattamento della forma “umida” di degenerazione maculare legata all’età (AMD) e della neovascolarizzazione coroioide secondaria a miopia patologica. Da maggio 2020, la fornitura di Visudyne è stata interrotta a causa della ridotta capacità produttiva. Per ripristinare l’approvvigionamento, il processo di produzione è stato trasferito in una linea di produzione alternativa esistente nello stesso edificio, con macchine equivalenti e utilizzando la stessa tecnologia e processo. Per ridurre al minimo l’impatto della carenza nei rispettivi paesi, le scorte rimanenti sono state distribuite in modo equilibrato. Inoltre, una quantità limitata del medicinale Visudyne è stata importata dagli Stati Uniti e distribuita utilizzando una licenza speciale in alcuni dei paesi interessati. Lotti di Visudyne di nuova fabbricazione sono stati ora importati nell’UE e la finalizzazione dei test di controllo di Qualità e le prime operazioni di confezionamento sono previsti per ottobre 2021. CHEPLAPHARM prevede di distribuire Visudyne di nuova produzione nei mercati dell’UE nel corso di novembre 2021. Una volta che i prodotti Visudyne di nuova fabbricazione saranno disponibili, CHEPLAPHARM darà la priorità alla messa a disposizione di Visudyne per i pazienti negli Stati Membri interessati. Il prossimo lotto è attualmente programmato per essere importato nell’UE entro dicembre 2021. Gestione della carenza di approvvigionamento In Italia, attualmente, non vi sono scorte del medicinale Visudyne, per cui gli ospedali sono stati autorizzati ad attivare procedure d’importazione dall’estero, qualora il medicinale risultasse ancora disponibile Cheplapharm prevede di distribuire le prime 215 fiale di Visudyne di nuova produzione in Italia alla fine di novembre/inizio dicembre 2021. La normale fornitura in Italia è prevista per l’inizio del secondo quadrimestre del 2022;Poichè solo un numero finito di fiale sarà disponibile i prescrittori sono invitati a cooperare tra loro e con le autorità sanitarie locali per fornire terapia a coloro che sono particolarmente colpiti. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 12/11/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso del vaccino COVID-19 Spikevax in bambini di età compresa tra 6 e 11 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Spikevax, vaccino COVID-19 di Moderna, in bambini di età compresa tra 6 e 11 anni. Spikevax è un vaccino per la prevenzione di COVID-19 ed è attualmente autorizzato per essere usato nelle persone di età pari o superiore a 12 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente su SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati sul vaccino, compresi i risultati di uno studio clinico in corso su bambini di età compresa tra 6 e 11 anni, al fine di decidere se raccomandarne l’estensione d’uso. Come di consueto, le tempistiche delle valutazioni dipendono dai dati presentati. Al momento si prevede la formulazione di un parere entro 2 mesi circa, a meno che non siano necessarie ulteriori informazioni o analisi. Si tratta di una tempistica accelerata rispetto a revisioni simili condotte in contesti non pandemici. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il comunicato EMA. - 10/11/2021
- COVID-19: aggiornamento EMA-HMA su molnupiravir Revisione EMA a sostegno di possibili decisioni nazionali sull’uso precoceL’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e i capi delle agenzie per i medicinali (HMA) hanno convenuto sulla necessità di ulteriori raccomandazioni sui trattamenti contro COVID-19 alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e dei decessi dovuti alla malattia in tutta l’UE. A tal fine, l’EMA ha avviato la revisione dei dati disponibili sull’uso di molnupiravir (anche noto come MK 4482 o Lagevrio) per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di impiegare il medicinale per il trattamento di COVID-19 prima della sua autorizzazione. Mentre è in corso la più esauriente rolling review in vista di un’eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA fornirà nel più breve tempo possibile raccomandazioni a livello dell’UE per supportare le autorità nazionali nelle decisioni in merito a un possibile uso precoce del medicinale, ad esempio in situazioni di emergenza.Molnupiravir è un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. L’EMA e l’HMA continuano a impegnarsi per accelerare la valutazione degli indispensabili trattamenti e dei vaccini contro COVID-19, garantendo nel contempo che soddisfino gli elevati standard di sicurezza ed efficacia dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito di questa revisione e della rolling review una volta concluse. Maggiori informazioni sul medicinale Molnupiravir è un antivirale orale che riduce la capacità del SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di moltiplicarsi nell’organismo, aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (RNA) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee. La revisione è condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano. Il Comitato formulerà, nel più breve tempo possibile, un parere scientifico che gli Stati membri dell’UE potranno prendere in considerazione nel decidere sull’uso del medicinale a livello nazionale prima del rilascio di una formale autorizzazione all’immissione in commercio. La revisione è effettuata parallelamente alla rolling review dei dati di qualità, efficacia e sicurezza che, quando saranno considerati sufficienti, consentiranno la presentazione di una eventuale domanda di autorizzazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/11/2021
- Nota Informativa Importante su Beovu (brolucizumab) Beovu (brolucizumab): Raccomandazioni aggiornate per ridurre al minimo il rischio noto di infiammazione intraoculare, compresa la vasculite retinica e/o l’occlusione vascolare retinica. Sintesi L’ infiammazione intraoculare, compresa la vasculite retinica e/o l’occlusione vascolare retinica può verificarsi dopo la prima iniezione con Beovu e in qualsiasi momento del trattamento. Questi eventi sono stati osservati più frequentemente all’inizio del trattamento. Un numero maggiore di eventi di infiammazione intraoculare è stato osservato tra i pazienti che hanno sviluppato anticorpi anti brolucizumab durante il trattamento. La vasculite retinica e/o l’occlusione vascolare retinica sono eventi immunomediati. Nei pazienti che sviluppano infiammazione intraoculare, inclusa vasculite retinica e/o occlusione vascolare retinica, il trattamento con Beovu deve essere interrotto e gli eventi devono essere gestiti prontamente.Le iniezioni di mantenimento di Beovu (dopo le prime 3 iniezioni) non devono essere somministrate ad intervalli inferiori a 8 settimane. Ciò si basa sui risultati dello studio MERLIN (vedere ulteriori dettagli nella sezione Informazioni sul problema di sicurezza di seguito). Pazienti con anamnesi di infiammazione intraoculare e/o occlusione vascolare retinica nell’anno precedente al trattamento con Beovu sono a rischio di sviluppare vasculite retinica e/o occlusione vascolare retinica e devono essere monitorati attentamente.L’appartenenza al sesso femminile è stata identificata come un ulteriore fattore di rischio. Una maggiore incidenza è stata osservata anche nei pazienti giapponesi.I pazienti devono essere istruiti su come riconoscere i primi segni e sintomi di infiammazione intraoculare, vasculite retinica e occlusione vascolare retinica e devono essere avvisati di rivolgersi immediatamente al medico se si sospettano queste reazioni avverse. - 05/11/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Janssen contro il COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), riunita il 2 e 3 novembre 2021, si è espressa sulla richiesta pervenuta dal Ministero della Salute in merito alla possibilità di una dose di richiamo a favore dei soggetti che hanno ricevuto un’unica dose di vaccino Janssen e alle relative tempistiche. Premesso che il vaccino COVID-19 Janssen è l’unico vaccino anti-COVID autorizzato con schedula monodose e che, in ambito vaccinologico, una dose di richiamo, o booster, può essere considerata una strategia consolidata per la maggior parte dei vaccini, l’opportunità di prevedere una dose di richiamo appare supportata da un solido razionale. Sulla base dell’approfondita istruttoria effettuata dagli esperti dell’Agenzia, la CTS ha rilevato che i dati disponibili indicano una sostanziale stabilità della risposta immunitaria, sia umorale che cellulare, fino a 8 mesi dalla somministrazione di una dose di vaccino Janssen. Anche la protezione nei confronti di malattia grave, ospedalizzazione o morte risulta sostanzialmente stabile fino ad almeno 6 mesi dalla vaccinazione. Allo stesso tempo, tuttavia, con il passare dei mesi si osserva un lento declino dell’efficacia vaccinale nei confronti delle forme lievi/moderate di malattia. Le evidenze più recenti confermano l’efficacia di una dose booster (soprattutto con vaccino a mRNA) nel potenziare la risposta immunitaria al vaccino COVID-19 Janssen. Si ritiene, pertanto, che per i soggetti vaccinati con COVID-19 Janssen sia opportuna la somministrazione di una dose booster eterologa con vaccino a mRNA (nei dosaggi autorizzati per la dose booster) a partire da 6 mesi dalla prima dose. Leggi qui il comunicato EMA. - 04/11/2021
- Interrotta la rolling review degli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di COVID-19 dopo il ritiro da parte di Lilly L’EMA ha interrotto la rolling review di bamlanivimab ed etesevimab, due anticorpi per il trattamento di COVID-19, sviluppati da Eli Lilly Netherlands BV, dopo che l’azienda ha informato l’Agenzia della decisione di ritirarsi dall’iter di approvazione. Nel marzo 2021 il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA aveva intrapreso la revisione dei dati relativi ai medicinali nell’ambito di una rolling review, in cui l’azienda aveva presentato i dati non appena erano diventati disponibili, in modo da accelerare la valutazione di una domanda finale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel marzo 2021, inoltre, l’EMA aveva emesso un parere per il trattamento di COVID-19 sulla base dei dati derivanti da uno studio clinico, nel quale supportava l’uso degli anticorpi a livello nazionale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Al momento del ritiro dell’azienda, l’EMA aveva ricevuto dati non clinici (di laboratorio), dati provenienti da studi clinici, dati sulla qualità e sul processo di produzione degli anticorpi nonché il piano di gestione del rischio (RMP). Nonostante la revisione accelerata dei dati da parte dell’Agenzia europea, rimanevano da affrontare in modo soddisfacente alcune questioni riguardanti la qualità dei medicinali. Il ritiro è stato deciso dall’azienda e i motivi sono presentati nella relativa lettera. Come conseguenza, l’EMA interromperà l’esame dei dati sugli anticorpi e non completerà la revisione. L’azienda si riserva il diritto di richiedere un’altra rolling review o di presentare una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio in futuro.Il ritiro non ha conseguenze sul precedente parere emesso a marzo e i pazienti possono continuare a ricevere i medicinali sulla base di disposizioni nazionali. L’EMA continuerà ad accelerare la revisione dei dati sui vaccini e sui trattamenti contro COVID-19 durante la pandemia in corso. L’Agenzia europea lavora inoltre a stretto contatto con gli sviluppatori, fornendo consulenza nelle prime fasi del processo di sviluppo e rivedendo i dati su base continuativa, ove opportuno. Ulteriori informazioni sul ritiro sono disponibili nel documento “Domande e risposte” raggiungibile dal box “Documenti correlati”. Maggiori informazioni sui medicinali Bamlanivimab ed etesevimab sono entrambi anticorpi monoclonali. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Bamlanivimab ed etesevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Maggiori informazioni sulla rolling review La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica, come nel caso della pandemia da COVID-19. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il CHMP provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. I dati sono valutati nell’ambito di cicli di rolling review: non esiste un numero predefinito di cicli, in quanto il processo dipende dai dati che diventano disponibili. Una volta che i dati sono sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi. Nel corso della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. Documento domande e risposte sull’interruzione della rolling review. - 03/11/2021
- Comunicazione EMA su Imbruvica Il PRAC ha concluso la revisione di un segnale di sicurezza di morte improvvisa o cardiaca con Imbruvica (ibrutinib) quando usato in combinazione con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE). Imbruvica è un medicinale per il trattamento del linfoma mantellare dei tumori del sangue, della leucemia linfatica cronica (LLC) e della macroglobulinemia di Waldenström (nota anche come linfoma linfoplasmocitico). I dati ad interim di uno studio clinico avevano suggerito che il rischio di morte improvvisa o cardiaca nei pazienti in trattamento con un ACE inibitore all’ingresso nello studio era aumentato nei pazienti randomizzati a ibrutinib e rituximab, rispetto a quelli randomizzati a fludarabina, ciclofosfamide e rituximab. Dopo aver analizzato ulteriori dati provenienti da diverse fonti, inclusi altri studi clinici, il PRAC ha concluso che la possibile associazione tra il trattamento con Imbruvica e l’uso concomitante di ACE inibitori e il rischio di morte improvvisa o cardiaca non sembra essere plausibile. Non sono emerse differenze statisticamente significative negli eventi di morte improvvisa o cardiaca nei pazienti arruolati negli studi clinici sponsorizzati dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, trattati con ACE inibitori e Imbruvica e quelli che hanno ricevuto ACE inibitori e un comparatore. Il comitato ha quindi deciso che sebbene alcune reazioni avverse cardiache siano già note per Imbruvica, si ritiene necessaria un’ulteriore analisi degli eventi cardiaci gravi al fine di determinare se tali eventi possano essere collegati all’uso di Imbruvica da solo e caratterizzare meglio il rischio di cardiotossicità con il medicinale, indipendentemente dall’uso dell’ACE-inibitore. Un’ulteriore revisione sarà effettuata attraverso una procedura regolatoria distinta; pertanto la procedura di revisione di questo segnale di sicurezza è chiusa. - 02/11/2021
- Nota Informativa Importante su FORXIGA (dapagliflozin) FORXIGA (dapagliflozin) 5mg – non deve essere più utilizzato per il trattamento del diabete mellito di tipo 1. Elementi chiave A partire dal 25 ottobre 2021 FORXIGA (dapagliflozin) 5mg non è più autorizzato per il trattamento di pazienti con diabete mellito di tipo 1 (DMT1) e non deve essere più utilizzato in questa popolazione. Questa decisione si basa sulla scelta di AstraZeneca di rimuovere l’indicazione DMT1 per dapagliflozin 5 mg. La chetoacidosi diabetica (CAD) è un noto effetto indesiderato di dapagliflozin. In studi sul diabete di tipo 1 con dapagliflozin, la CAD è stata riportata con una frequenza comune (si verifica in almeno 1 paziente su 100).Le misure addizionali di minimizzazione del rischio per gli operatori sanitari e per i pazienti, implementate per mitigare il rischio di CAD con l’uso di dapagliflozin in DMT1, non saranno più disponibili.L’interruzione di dapaglifozin in pazienti con DMT1 deve essere eseguita sotto la supervisione di un medico specializzato nel trattamento del diabete e deve essere condotta non appena sia clinicamente possibile.Dopo l’interruzione del trattamento con dapagliflozin, si raccomanda il monitoraggio frequente della glicemia e la dose di insulina deve essere aumentata attentamente per ridurre al minimo il rischio di ipoglicemia. Leggi qui la nota informativa importante. - 02/11/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Spikevax contro il COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), riunita il 28 ottobre 2021, ha espresso il proprio parere sulla somministrazione di una dose booster del vaccino contro il COVID-19 Spikevax (Moderna). Preso atto della decisione di EMA, la CTS stabilisce di rendere disponibile la dose booster del vaccino Spikevax, a distanza di almeno sei mesi dalla seconda dose, in soggetti di età pari o superiore ai 18 anni. La Commissione ribadisce inoltre che, come già stabilito per la dose booster di Pfizer, tale opportunità dovrebbe essere offerta in via prioritaria ai soggetti già indicati per il vaccino Comirnaty (Pfizer). La dose booster del vaccino Spikevax sarà inoltre inserita nell’elenco di cui alla L.648/96 per consentirne l’uso eterologo. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui il parere della CTS di AIFA. - 02/11/2021
- Spikevax: raccomandazione EMA sulla dose di richiamo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso che si può considerare la somministrazione di una dose di richiamo del vaccino COVID-19 Spikevax (Moderna) alle persone di età pari o superiore a 18 anni. Tale conclusione fa seguito alla presentazione di dati che dimostrano che una terza dose di Spikevax, somministrata da 6 a 8 mesi dopo la seconda dose, ha determinato un aumento dei livelli di anticorpi negli adulti in cui tali livelli erano in diminuzione. La dose di richiamo è costituita dalla metà della dose utilizzata per la vaccinazione primaria. I dati attuali indicano che gli effetti indesiderati che si verificano dopo il richiamo sono simili a quelli che si verificano dopo la seconda dose. Il rischio di condizioni infiammatorie a carico del cuore o di altri effetti indesiderati molto rari dopo un richiamo è oggetto di attento monitoraggio. Come per tutti i medicinali, l’EMA continuerà a esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia di Spikevax. A livello nazionale le autorità sanitarie pubbliche possono emanare raccomandazioni ufficiali sull’uso delle dosi di richiamo, tenendo conto della situazione epidemiologica locale, dei dati emergenti sull’efficacia e dei dati limitati sulla sicurezza per le dosi di richiamo. All’inizio di questo mese il CHMP aveva concluso che si poteva prendere in considerazione la somministrazione di una dose di richiamo di Comirnaty (BioNTech/Pfizer) almeno 6 mesi dopo la seconda dose per le persone di età pari o superiore a 18 anni. Inoltre, aveva raccomandato di somministrare una dose aggiuntiva di Comirnaty e Spikevax a persone con un sistema immunitario gravemente indebolito, almeno 28 giorni dopo la seconda dose. Ulteriori informazioni sulla raccomandazione riguardante la dose di richiamo per Spikevax saranno disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Campagne nazionali di immunizzazione L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’EMA continuerà a collaborare strettamente con le autorità nazionali e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per valutare i dati disponibili e formulare raccomandazioni intese a proteggere i cittadini durante la pandemia in corso. Leggi qui il comunicato EMA. - 27/10/2021
- COVID-19: EMA avvia la rolling review di molnupiravir Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review dell’antivirale orale molnupiravir (noto anche come MK 4482 o Lagevrio), sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics per il trattamento di COVID-19 negli adulti. La decisione del CHMP di avviare la rolling review si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici, che suggeriscono che il medicinale può ridurre la capacità del SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di moltiplicarsi nell’organismo, prevenendo pertanto l’ospedalizzazione o il decesso nei pazienti affetti dalla malattia. L’EMA valuterà ulteriori dati relativi alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del medicinale. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno della presentazione di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’azienda. L’EMA valuterà inoltre se molnupiravir rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la rolling review. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Molnupiravir è un antivirale che può essere assunto per via orale. Si tratta di un inibitore dell’RNA polimerasi virale che interferisce con la produzione del materiale genetico (RNA) dei virus. Interferendo con la produzione dell’RNA del SARS CoV 2, si prevede che molnupiravir impedisca la replicazione del virus. Cos’è una rolling review?La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che i dati sono sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. - 25/10/2021
- Un ampio studio di sorveglianza postmarketing dei farmaci biologici per malattie infiammatorie immunomediate in Italia: il progetto VALORE. Obiettivo Lo scopo dello studio è stato quello di esplorare il potenziale di una rete distribuita multidatabase per la sorveglianza postmarketing dei farmaci biologici, tra cui i biosimilari, in pazienti con IMID. Metodi Uno studio retrospettivo di coorte è stato condotto usando 13 database regionali italiani relativi al periodo 2010-2019. È stato sviluppato un applicativo per analisi distribuite usando un modello comune di dati studio-specifico personalizzato per questo studio. Gli autori hanno misurato la prevalenza annuale di utilizzatori di farmaci biologici e la frequenza di cambio tra i farmaci originatori e biosimilari per infliximab, etanercept, e adalimumab separatamente e stratificandoli per anno e per regione. Hanno calcolato il numero cumulativo di utilizzatori e gli anni-persona di esposizione a specifici farmaci biologici approvati per le IMID. Per un certo numero di esiti di sicurezza, è stata calcolata la potenza del campione per stimare gli anni-persona di esposizione e studiare la loro associazione con specifici farmaci biologici approvati per IMID, considerando la differente forza di associazione Risultati A partire da una popolazione totale di circa 50 milioni di abitanti provenienti da 13 regioni, sono stati identificati 143,602 (0.3%) utilizzatori di biologici, con un’esposizione cumulativa di 507,745 anni-persona (PYs) durante l’intero follow-up. L’età media degli utilizzatori di biologici era di 49.3 ± 16.3, con un rapporto femmine/maschi di 1,2. La prevalenza annua aggiustata per età degli utilizzatori di biologici è aumentata di 3 volte da 0.7 per 1000 nel 2010 a 2.1 per 1000 nel 2019. Complessivamente, sono stati identificati 40,996 utilizzatori di biosimilari degli inibitori del tumor necrosis factor (TNF)-α (etanercept, adalimumab e infliximab) negli anni 2015–2019. Di questi, 46% (N = 18,845) hanno cambiato in qualunque momento tra originatori e biosimilari o viceversa. Per analizzare una moderata associazione (tasso di incidenza 2) tra i farmaci biologici approvati per IMID e gli eventi di sicurezza di interesse, quali la neurite ottica (tasso di incidenza di base 10.4/100,000 PYs) o infezioni gravi (tasso di incidenza di base 4312/100,000 PYs), dovevano essere richiesti un totale di 43,311 PYs e 104 PYs di esposizione per ciascun farmaco biologico rispettivamente. Perciò, usando il network, di 15 farmaci biologici approvati per IMID, l’associazione di questi eventi avversi poteva essere studiata per 4 (27%) e 14 (93%) rispettivamente. Conclusioni Il network multi-database del progetto VALORE ha accesso ai dati di più di 140.000 utilizzatori di biologici (> 0,5 milioni PY) proventienti da 13 regioni italiane nel perido 2010-2019, che possono essere ulteriormente incrementati con l’inclusione di dati da altre regioni e da anni più recenti. Complessivamente, l’esposizione cumulativa di tempo-persona per i farmaci biologici approvati per IMID fornisce un sufficiente potere statistico per studiare associazioni deboli e moderate di quasi tutti i farmaci e i più rilevanti esiti di sicurezza. Inoltre, tale rete può offrire l’opportunità di studiare l’intercambiabilità di originatori e biosimilari tra diversi inibitori del TNF-α in differenti aree terapeutiche in condizioni di vita reale. Bibliografia Trifirò, G. et al. “Large-Scale Postmarketing Surveillance of Biological Drugs for Immune-Mediated Inflammatory Diseases Through an Italian Distributed Multi-Database Healthcare Network: The VALORE Project.” BioDrugs : clinical immunotherapeutics, biopharmaceuticals and gene therapy, 1–16. 12 Oct. 2021. Leggi qui l’articolo completo. - 19/10/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso di Comirnaty, vaccino COVID-19, in bambini di età compresa tra 5 e 11 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Comirnaty, vaccino COVID-19 di BioNTech/Pfizer, a bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Comirnaty è un vaccino per la prevenzione di COVID-19 attualmente autorizzato per essere usato nelle persone di età pari o superiore a 12 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati sul vaccino, compresi i risultati di uno studio clinico in corso su bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, al fine di decidere se raccomandarne l’estensione d’uso. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto tra un paio di mesi, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Comirnaty è stato autorizzato per la prima volta nell’UE nel dicembre 2020. Maggiori informazioni sul medicinale sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 19/10/2021
- Chiarimenti sulla tempistica di presentazione di una variazione di modifica stampati a seguito di una raccomandazione del PRAC L’adeguamento alle raccomandazioni e conclusioni di una procedura di signal management, definita dall’articolo 107h della Direttiva 2001/83/EC, dall’articolo 28a del Regolamento (EC) No 726/2004 e dal capitolo III del Regolamento di Implementazione della Commissione (UE) No 520/2012, costituisce un obbligo di legge per tutti i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Quando una procedura di valutazione di un segnale di sicurezza porta ad una variazione dei termini dell’autorizzazione all’immissione in commercio, tutti i titolari di AIC dei medicinali contenenti il/i principio/i attivo/i oggetto della procedura sono tenuti a presentare una domanda di variazione per allineare i loro prodotti all’esito della stessa. Le tempistiche di implementazione sono generalmente indicate all’interno della raccomandazione PRAC pubblicata sul sito dell’EMA insieme ai testi da implementare. I titolari AIC dei medicinali coinvolti sono, pertanto, tenuti a consultare periodicamente il suddetto sito per conoscere gli adempimenti da assolvere. La tempistica standard per la presentazione delle variazioni è di 60 giorni dalla data di pubblicazione sul sito dell’EMA, a meno che nel testo della raccomandazione sia espressamente indicata una data differente. Si ricorda che i titolari di AIC hanno l’obbligo legale di garantire che le informazioni sul medicinale siano aggiornate con le raccomandazioni del PRAC pubblicate sul sito web dell’EMA, in linea con l’articolo 16, paragrafo 3, del Regolamento (CE) n. 726/2004 e l’articolo 23, paragrafo 3, della Direttiva 2001/83/CE. - 15/10/2021
- EMA avvia la rolling review di Evusheld (tixagevimab e cilgavimab) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review di Evusheld (noto anche come AZD7442), un’associazione di due anticorpi monoclonali (tixagevimab e cilgavimab), sviluppata da AstraZeneca AB per la prevenzione di COVID-19 negli adulti. La decisione del CHMP di avviare tale revisione si basa sui risultati preliminari di studi clinici che suggeriscono che il medicinale può contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA ha avviato l’esame dei dati provenienti da studi di laboratorio e sugli animali (dati non clinici). L’EMA valuterà ulteriori dati relativi alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del medicinale non appena saranno disponibili. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno della presentazione di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’azienda. L’EMA valuterà inoltre se Evusheld rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la rolling review. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Il medicinale è costituito da due anticorpi monoclonali, tixagevimab e cilgavimab. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Tixagevimab e cilgavimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, in due siti differenti. Legandosi alla proteina spike, si prevede che impediscano al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo e provocare l’infezione. Poiché gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina, il loro utilizzo in associazione può essere più efficace rispetto all’uso in monoterapia. Cos’è una rolling review?La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi. Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/10/2021
- Nota Informativa Importante su COVID-19 Vaccine Janssen A seguito delle valutazioni condotte a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco desidera informarla sui seguenti punti: Trombocitopenia immune (PTI): Casi di PTI, alcuni con livelli molto bassi di piastrine (<20.000 per μL), sono stati riportati molto raramente, solitamente entro quattro settimane dalla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen. Tali segnalazioni includono casi con sanguinamento e casi con esito fatale, alcuni dei quali si sono verificati in soggetti con una storia clinica di PTI. Se un soggetto ha una storia clinica di PTI, prima di somministrare il vaccino deve essere preso in considerazione il rischio di sviluppare bassi livelli di piastrine e, dopo la vaccinazione, si raccomanda il monitoraggio della conta delle piastrine.I soggetti vaccinati devono essere informati sui segni e sintomi della PTI, come sanguinamento spontaneo, lividi o petecchie.I soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro tre settimane dalla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen devono essere attivamente valutati per segni di trombosi per stabilire una potenziale diagnosi di Sindrome trombotica trombocitopenica (TTS) che richiede una gestione clinica specializzata. Tromboembolia venosa (TEV): La tromboembolia venosa (TEV) è stata osservata raramente in seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen.Il rischio di TEV deve essere preso in considerazione in soggetti a maggior rischio per tromboembolia.Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di TEV. I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali respiro affannoso, dolore toracico, dolore alle gambe, gonfiore alle gambe, o dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. I soggetti che presentano trombosi entro tre settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia per stabilire una potenziale diagnosi di sindrome trombotica trombocitopenica (TTS) che richiede una gestione clinica specializzata. Leggi qui la nota informativa AIFA sul vaccino Janssen. - 13/10/2021
- Nota Informativa Importante su VAXZEVRIA™/COVID-19 Vaccine AstraZeneca A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco desidera informarla sui seguenti punti emersi dalla valutazione: Dopo la somministrazione di Vaxzevria sono stati riportati casi di trombocitopenia, inclusa la trombocitopenia immune (PTI), tipicamente entro le prime quattro settimane successive alla vaccinazione.Questi eventi di trombocitopenia si sono manifestati molto raramente con livelli di piastrine molto bassi (<20.000 per μL) e/o erano associati a sanguinamento.Alcuni di questi casi si sono verificati in soggetti con un’anamnesi di trombocitopenia immune.Sono stati segnalati casi con esito fatale. Se un individuo ha una storia di disordine trombocitopenico, come per esempio la trombocitopenia immune, prima di somministrare il vaccino deve essere preso in considerazione il rischio di sviluppare bassi livelli di piastrine e, dopo la vaccinazione, si raccomanda il monitoraggio della conta delle piastrine. Leggi qui la nota informativa AIFA su Vaxzevria/Astrazeneca. - 13/10/2021
- ASSL SASSARI – Corso ECM: Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Il corso ECM promosso dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna è rivolto a medici, farmacisti e infermieri della ASSL di SASSARI. Obiettivi del corso saranno la promozione delle conoscenze su tematiche di Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza, in particolare riguardo ai vaccini contro il COVID-19. Verranno illustrate le tappe che hanno portato allo sviluppo dei vaccini anti-COVID-19, le caratteristiche dei vaccini disponibili o in via di sviluppo con particolare attenzione al relativo profilo di efficacia e sicurezza, le strategie vaccinali a livello nazionale e sovranazionale. Docenti del corso saranno la Responsabile del CRFV Sardegna, altri operatori del Centro e il Prof. Paolo Castiglia Ordinario di Igiene presso l’Università di Sassari e Responsabile regionale della Prevenzione. Ulteriori edizioni del corso rivolte ad operatori di altre Aziende Sanitarie della Sardegna si terranno successivamente. Il corso ECM si terrà il 9 e il 18 novembre 2021 dalle ore 10 alle 13 presso la sala riunioni, Palazzina H, Complesso sanitario di Rizzeddu, via Rizzeddu 21, Sassari L’iscrizione al corso ECM può essere effettuata via e-mail all’indirizzo: farmacovigilanza.sassari@atssardegna.it Scarica qui il programma del corso:Download Leggi qui la locandina del corso:Download Scarica qui il modulo di iscrizioneDownload - 13/10/2021
- Nono Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il nono Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 settembre 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 101.110 segnalazioni su un totale di 84.010.605 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 120 ogni 100.000 dosi), di cui l’85,4% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 14,4% del totale, con un tasso di 17 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (76% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore.Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato nella campagna vaccinale italiana (71,2%), seguito da Vaxzevria (14,5%), Spikevax (12,5%) e COVID-19 Vaccino Janssen (1,8%). In linea con i precedenti Rapporti, la distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella delle somministrazioni (Comirnaty 68%, Vaxzevria 22%, Spikevax 9%, COVID-19 vaccino Janssen 1%). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. In relazione alle vaccinazioni cosiddette eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose sono pervenute 262 segnalazioni, su un totale di 644.428 somministrazioni (la seconda dose ha riguardato nel 76% dei casi Comirnaty e nel 24% Spikevax), con un tasso di segnalazione di 40 ogni 100.000 dosi somministrate. Nella fascia di età compresa fra 12 e 19 anni, alla data del 26/09/2021 sono pervenute 1.358 segnalazioni di sospetto evento avverso su un totale di 5.623.932 di dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 24 eventi avversi ogni 100.000 dosi somministrate. La distribuzione per tipologia degli eventi avversi non è sostanzialmente diversa da quella osservata per tutte le altre classi di età. Relativamente alla somministrazione della terza dose, iniziata nel mese di settembre, è stata effettuata soltanto una segnalazione, a fronte di circa 46.000 dosi somministrate. Considerata la stabilità dell’andamento delle segnalazioni per i diversi vaccini COVID-19, il Rapporto di sorveglianza non sarà più pubblicato con cadenza mensile bensì trimestrale. Resta invece mensile l’aggiornamento dei grafici interattivi disponibili sul sito dell’AIFA. Leggi qui il nono rapporto di sicurezza sui vaccini anti-COVID-19. - 13/10/2021
- L’EMA riceve la domanda di AIC per Ronapreve (casirivimab / imdevimab) per il trattamento e la prevenzione di COVID-19 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per l’associazione di anticorpi monoclonali Ronapreve (casirivimab / imdevimab). L’azienda richiedente è Roche Registration GmbH. Ronapreve è sviluppato in collaborazione da Regeneron Pharmaceuticals Inc. e Roche Registration GmbH, per il trattamento di COVID-19 in adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare ma che sono a maggior rischio di progredire verso la forma severa della malattia, nonché per la prevenzione di COVID-19 in adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Ronapreve secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro due mesi, a seconda della solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende unicamente dal fatto che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea ha già analizzato i dati relativi al medicinale nel corso della rolling review. Durante questa fase, il CHMP ha valutato i dati degli studi di laboratorio e sugli animali, nonché i dati sulla qualità del medicinale, oltre ai dati clinici, compresi quelli provenienti da una sperimentazione clinica che ha analizzato l’efficacia di Ronapreve nel prevenire l’ospedalizzazione in pazienti ambulatoriali adulti con COVID-19 confermata che non necessitavano di ossigenoterapia supplementare. Il CHMP ha valutato altresì i dati di un secondo studio clinico sull’efficacia del medicinale nella prevenzione di COVID-19 in adulti e bambini a rischio di infezione da SARS-CoV-2 (il virus responsabile della malattia) da parte di un membro della famiglia con diagnosi di COVID-19.Parallelamente, il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha portato a termine la valutazione preliminare del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e ridurre al minimo i rischi del medicinale. A sua volta, il Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso il proprio parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) aziendale per casirivimab e imdevimab, che descrive in che modo i medicinali devono essere sviluppati e studiati per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali anti-COVID-19. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio siano sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Ronapreve superano i rischi nel trattamento e nella prevenzione di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà ulteriori aggiornamenti al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Il medicinale è costituito da due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Casirivimab e imdevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ronapreve è destinato ad essere somministrato per infusione (flebo) in vena o per iniezione sottocutanea. Leggi qui il comunicato EMA. - 12/10/2021
- Sito produttivo aggiuntivo per il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha approvato un sito produttivo aggiuntivo per COVID-19 Vaccine Janssen, il vaccino sviluppato da Janssen-Cilag International NV. Il sito, che si trova a West Point (Pennsylvania) negli Stati Uniti ed è gestito da Merck Sharp & Dohme Corp, produrrà il vaccino nella sua formulazione finale. Si prevede che il sito contribuirà ad assicurare l’approvvigionamento continuo di COVID-19 Vaccine Janssen nell’Unione europea. La raccomandazione non necessita di una decisione della Commissione europea, per cui il sito può diventare operativo immediatamente. L’EMA è in dialogo costante con tutti i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di ampliare la loro capacità produttiva per assicurare la fornitura di vaccini. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti o di aumento della capacità di quelli esistenti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 08/10/2021
- Comirnaty e Spikevax: raccomandazioni EMA su dosi aggiuntive e richiami Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso che è possibile somministrare una dose aggiuntiva dei vaccini anti-COVID-19 Comirnaty (BioNTech/Pfizer) e Spikevax (Moderna) a persone con un sistema immunitario gravemente indebolito, almeno 28 giorni dopo la seconda dose. La raccomandazione giunge dopo che alcuni studi hanno dimostrato che una dose aggiuntiva di questi vaccini ha aumentato la capacità di produrre anticorpi contro il virus che provoca COVID-19 nei pazienti che hanno subito un trapianto d’organo e che presentano un sistema immunitario indebolito. Sebbene non vi siano evidenze dirette del fatto che la capacità di produrre anticorpi in questi pazienti abbia protetto contro COVID-19, si prevede che la dose aggiuntiva aumenti la protezione almeno in alcuni pazienti. L’EMA continuerà a monitorare tutti i dati sull’efficacia che saranno disponibili. Le informazioni sul prodotto di entrambi i vaccini saranno aggiornate per includere questa raccomandazione. Dosi di richiamo È importante distinguere tra dosi aggiuntive per coloro che presentano un sistema immunitario indebolito e dosi di richiamo per le persone con sistema immunitario normale. In quest’ultimo caso, il CHMP ha valutato i dati relativi a Comirnaty che mostrano un aumento dei livelli anticorpali a seguito della somministrazione di una dose di richiamo circa 6 mesi dopo la seconda dose, in persone di età compresa tra 18 e 55 anni.Sulla base di tali dati, il Comitato ha concluso che si possono prendere in considerazione dosi di richiamo almeno 6 mesi dopo la seconda dose per le persone di età pari o superiore a 18 anni. La somministrazione della dose di richiamo seguirà le raccomandazioni ufficiali a livello nazionale definite dalle autorità sanitarie pubbliche, tenendo conto dei dati emergenti sull’efficacia e delle eventuali incertezze in merito alla sicurezza. Il rischio di condizioni infiammatorie a carico del cuore o altri effetti indesiderati molto rari dopo un richiamo non è noto ed è oggetto di attento monitoraggio. Come per tutti i medicinali, l’EMA continuerà a esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino. Ulteriori informazioni sulle raccomandazioni riguardanti le dosi di richiamo per Comirnaty saranno disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Al momento, il CHMP sta valutando i dati a sostegno della dose di richiamo per Spikevax. L’EMA renderà noto l’esito una volta completata la valutazione. Campagne nazionali di immunizzazione L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’EMA continuerà a collaborare strettamente con le autorità nazionali e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per valutare i dati disponibili e formulare raccomandazioni intese a proteggere i cittadini durante la pandemia in corso. Leggi qui la nota informativa EMA. - 05/10/2021
- Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari su vaccini COVID-19 Janssen e Vaxzevria Nella riunione di settembre il Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC), nell’ambito del parere sugli aspetti relativi alla sicurezza, ha concordato i comunicati diretti agli operatori sanitari (DHPC) contenenti importanti informazioni sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Janssen e Vaxzevria in merito ai rischi di trombocitopenia immune e tromboembolia venosa (Janssen) e trombocitopenia inclusa trombocitopenia immune (Vaxzevria). Le note informative importanti per il vaccino COVID-19 Janssen e per Vaxzevria saranno inoltrate al CHMP (Comitato per i Medicinali per uso umano dell’EMA)- A seguito della raccomandazione del CHMP, le note saranno diffuse agli operatori sanitari dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato. Si invitano gli operatori sanitari a prendere visione del documento allegato. Leggi qui la nota informativa EMA. - 05/10/2021
- Estensione del periodo di validità di Comirnaty (flaconcino chiuso) Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) e il Foglio illustrativo (FI) del vaccino Comirnaty sono stati aggiornati con la nuova durata di validità per il flaconcino congelato, che è stata estesa da 6 mesi a 9 mesi. Le condizioni di conservazione non cambiano (temperatura compresa tra -90°C e -60°C). Durante il periodo di validità di 9 mesi, i flaconcini chiusi possono essere conservati e trasportati a una temperatura compresa tra – 25°C e – 15 °C per un unico periodo di tempo della durata massima di 2 settimane, e possono essere nuovamente riportati a una temperatura compresa tra – 90°C e – 60°C. Questa estensione di 3 mesi si applica anche, retroattivamente, ai flaconcini prodotti prima della data di approvazione. Tutti i flaconcini con una data di scadenza successiva a marzo 2022 saranno già aggiornati con il nuovo periodo di validità a 9 mesi. Leggi qui la nota del titolare Pfizer-BioNTech. - 05/10/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Regkirona (regdanvimab) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per l’anticorpo monoclonale Regkirona (regdanvimab, conosciuto anche come CT-P59), per il trattamento di adulti affetti da COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. L’azienda che ha presentato la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio è Celltrion Healthcare Hungary Kft. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Regkirona secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro due mesi, a seconda della solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende unicamente dal fatto che il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia ha già analizzato alcuni dei dati relativi al medicinale nel corso della rolling review. Durante questa fase, il CHMP ha valutato i dati degli studi di laboratorio e degli studi sugli animali, nonché i dati sulla qualità del medicinale, oltre ad analizzare i dati provenienti da uno studio sugli effetti di Regkirona in pazienti ambulatoriali adulti con sintomi di COVID-19 da lievi a moderati, che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. Parallelamente, il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha portato a termine la valutazione preliminare del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e a ridurre al minimo i rischi del medicinale. Inoltre, il comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso un parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali anti-COVID-19, ed è stata adottata una decisione a livello di EMA. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio fossero sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Regkirona superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà un aggiornamento al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che in tal modo si ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 05/10/2021
- L’EMA avvia una revisione del rischio di meningioma con i medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti i principi attivi nomegestrolo o clormadinone. Questi medicinali possono essere usati da soli o in combinazione con altri principi attivi, per trattare disturbi ginecologici quali amenorrea (assenza di cicli mestruali) e altri disturbi mestruali, sanguinamento uterino, endometriosi (una condizione in cui il tessuto che riveste la parete interna dell’utero si sviluppa in organi diversi da esso), tensione mammaria, e come terapia ormonale sostitutiva o contraccettivi (per il controllo delle nascite). La revisione è stata richiesta dall’Agenzia Regolatoria dei Medicinali Francese (ANSM) in seguito a nuovi dati provenienti da due studi epidemiologici, condotti in Francia, in donne che assumono questi medicinali, per approfondire il rischio di meningioma, un tumore delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Questo tumore è solitamente non maligno e non è considerato un cancro, ma a causa della localizzazione all’interno e intorno al cervello e al midollo spinale, i meningiomi possono in casi rari causare gravi problemi. Casi di meningioma sono stati riportati in donne che avevano assunto medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone, e nelle informazioni del prodotto di alcuni dei medicinali sono già incluse delle avvertenze. Tuttavia, le informazioni per i prescrittori e per i pazienti potrebbero differire tra i diversi Stati Europei. I dati provenienti dai due studi suggeriscono che il rischio di meningioma aumenta con la dose e la durata del trattamento e potrebbe essere maggiore nelle donne che hanno assunto nomegestrolo o clormadinone per diversi anni. Gli studi hanno anche mostrato che, dopo l’interruzione del trattamento per uno o più anni da parte delle donne che hanno assunto nomegestrolo o clormadinone, il rischio di sviluppare questi tumori risulta ridotto e paragonabile al rischio nella popolazione che non ha mai usato questi medicinali. Alla luce di questi nuovi dati, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee – PRAC) esaminerà ora le evidenze disponibili e formulerà delle raccomandazioni sulle modifiche delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali contenenti nomegestrolo e clormadinone in tutta l’UE. Maggiori informazioni sui medicinali I medicinali contenenti nomegestrolo acetato o clormadinone acetato attualmente in revisione sono disponibili in compresse da assumere per via orale. Sono disponibili da soli o in combinazione con estrogeni e sono commercializzati con diversi nomi commerciali tra cui: Belara, Lutenyl, Luteran, Naemis, Zoely e diversi medicinali generici. Ad eccezione di Zoely (nomegestrolo acetato/estradiolo), che è autorizzato con procedura centralizzata, tutti gli altri medicinali coinvolti in questa procedura sono stati autorizzati con procedura nazionale. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali a base nomegestrolo e clormadinone è stata avviata su richiesta della Francia, in base all’articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione è condotta dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno quindi trasmesse al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere. La fase finale della procedura di revisione è l’adozione, da parte della Commissione europea, di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati Membri dell’UE. Leggi qui la nota EMA. - 05/10/2021
- Nota Informativa Importante su CHAMPIX (varenicline) Riepilogo delle informazioni riguardo al richiamo dei lotti di CHAMPIX (varenicline) a causa della presenza dell’impurezza N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri accettabili: Tutti i lotti di CHAMPIX (vareniclina) in cui sono stati riscontrati livelli di N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri accettabili stabiliti a livello europeo sono stati ritirati.In base ai dati disponibili, non c’è un rischio immediato per i pazienti che assumono il medicinaleIl ritiro dei lotti determinerà ulteriori carenze del medicinale CHAMPIX (un precedente ritiro di diversi lotti è stato effettuato a luglio 2021)Per i pazienti che sono già in trattamento con CHAMPIX, potrebbe non essere possibile completare la terapia e gli operatori sanitari potrebbero considerare il passaggio ad altre alternative terapeutiche.Le alternative potranno essere diverse nei vari paesi, ma potrebbero includere il trattamento sostitutivo con nicotina (NRT – Nicotine Replacement Therapy) e buproprione.Gli operatori sanitari devono inoltre tenere conto della possibile necessità di ridurre gradualmente il dosaggio, come riportato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) “Alla fine del trattamento, l’interruzione di CHAMPIX è stata associata ad un aumento di irritabilità, desiderio compulsivo di fumare, depressione e/o insonnia fino al 3% dei pazienti.”Gli operatori sanitari devono informare i pazienti in trattamento di non interrompere l’assunzione di CHAMPIX senza consultarli, e di contattare il proprio medico prescrittore per ogni dubbio o chiarimento, se necessario. Leggi qui la nota informativa dal sito AIFA. - 30/09/2021
- AIFA rende disponibili i medicinali anakinra, baricitinib e sarilumab per il trattamento del COVID-19 Nella riunione straordinaria del 23 settembre 2021, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha valutato le nuove evidenze che si sono rese disponibili all’utilizzo per il trattamento del COVID-19 di anakinra, baricitinib e sarilumab, farmaci immunomodulanti, attualmente autorizzati per altre indicazioni. I tre farmaci, pur avendo proprie specificità, si aggiungono al tocilizumab nel trattamento di soggetti ospedalizzati con COVID-19 con polmonite ingravescente sottoposti a vari livelli di supporto con ossigenoterapia. Tale decisione, basata sulle evidenze di letteratura recentemente pubblicate, allarga il numero di opzioni terapeutiche e nello stesso tempo consente di evitare che l’eventuale carenza di tocilizumab o di uno di questi tre farmaci possa avere un impatto negativo sulle possibilità di cura. Nella riunione del 28 settembre 2021, il CdA di AIFA ha approvato l’inserimento dei tre farmaci anakinra, baricitinib e sarilumab nell’elenco della L.648/96, che consente la copertura a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Il provvedimento sarà efficace dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Leggi qui il comunicato AIFA. Leggi qui le schede delle terapie per il Covid-19 disponibili. - 29/09/2021
- Nota Informativa Importante su RoActemra (tocilizumab) Sintesi: Si prevede una carenza temporanea in Italia nella fornitura di RoActemra 20 mg/ml concentrato per soluzione per infusione (e.v.) a partire dal giorno 16/09/2021. Il rifornimento è previsto entro il giorno 21/12/2021.In caso di carenza nella fornitura, l’interruzione del trattamento con RoActemra potrebbe portare al verificarsi di una recidiva (aumento dell’attività della malattia/peggioramento dei sintomi) nelle seguenti indicazioni terapeutiche approvate per le formulazioni e.v.: artrite reumatoide (AR) (adulti), artrite idiopatica giovanile poli articolare (AIGp) (in pazienti con età pari o superiore ai 2 anni), artrite idiopatica giovanile sistemica (AIGs) (in pazienti con età pari o superiore a 2 anni).Si dovrebbe quindi rivalutare l’attuale condizione generale della malattia del paziente, il regime di trattamento e il potenziale rischio di una recidiva (nel caso in cui le dosi di RoActemra vengano saltate per tutta la durata della carenza pari a 14 settimane).Per i pazienti con rischio di recidiva sono disponibili trattamenti alternativi:per AR, AIGp e AIGs:Per AR, è stato autorizzato anche il trattamento con sarilumab s.c.; è necessario stabilire l’appropriatezza delle condizioni del paziente per il passaggio a questa terapia.Nel caso in cui la terapia e.v. sia esaurita, iniziarne una a base di tocilizumab s.c. già dalla successiva dose di soluzione e.v. programmata. Alla risoluzione della carenza della fornitura, può essere reintrodotta la terapia a base di tocilizumab e.v. circa 2 settimane dopo l’ultima iniezione s.c.per la sindrome da rilascio di citochine (CRS) indotta da cellule CAR-T: poiché solo tocilizumab e.v. è stato approvato per questa patologia, l’azienda si impegna a garantirne la fornitura. In alcune circostanze, i pazienti potrebbero dover recarsi presso l’ospedale/la clinica di riferimento per la somministrazione di un trattamento alternativo. Informazioni di base e potenziale impatto dell’interruzione del trattamento RoActemra (tocilizumab) in formulazione endovenosa è indicato per: Artrite reumatoide (AR) in pazienti adulti (s.c. e e.v.);Artrite idiopatica giovanile poli articolare (AIGp) in pazienti con età pari o superiore ai 2 anni; Artrite idiopatica giovanile sistemica (AIGs) in pazienti con età pari o superiore ai 2 anni; Sindrome da rilascio di citochine (CRS) indotta da CAR-T in pazienti adulti e pazienti pediatrici di età pari o superiore ai 2 anni. In Italia, il tocilizumab e.v. è impiegato anche per il trattamento dei pazienti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica (legge 648/96). È in valutazione la possibile autorizzazione di trattamenti alternativi. Lo scopo di questa comunicazione è quello di informarLa di una carenza temporanea nelle forniture per RoActemra 20 mg/ml concentrato per soluzione per infusione (RoActemra e.v.), e di fornire opzioni terapeutiche per mitigare qualsiasi rischio potenziale di recidiva nei pazienti durante questo periodo. Questa carenza nelle forniture non è legata ad alcun problema di sicurezza ed è relativa alla sola formulazione endovena. La domanda globale di RoActemra è aumentata ad un ritmo senza precedenti. Attualmente la formulazione sottocute non è impattata. Roche ha considerato attentamente varie opzioni per gestire al meglio questo divario tra domanda e offerta. Per RoActemra e.v. la situazione viene gestita in modo proattivo su base continua. L’obiettivo è quello di minimizzare l’impatto su ogni singolo paziente. Tuttavia, diversi Paesi saranno colpiti in momenti diversi, a seconda delle scorte attuali, e non si può escludere che alcuni di essi possano dover far fronte a una carenza di entrambe le formulazioni (RoActemra s.c. e RoActemra e.v.) nello stesso momento. Le date di inizio e di fine previste per la carenza di forniture in Italia sono comunicate di seguito e sono disponibili anche nella sezione Sintesi soprariportata. Non si può escludere il rischio di recidiva (aumento dell’attività della malattia/peggioramento dei sintomi) nel caso in cui i pazienti saltassero una o più dosi programmate di RoActemra a causa di questa carenza temporanea. Sono disponibili opzioni di trattamento alternative per i pazienti a rischio di recidiva, come descritto nella sezione Sintesi sopra riportata. Roche sta lavorando a pieno ritmo per aumentare la capacità produttiva e la fornitura estendendo la rete di produzione e attuando una collaborazione attiva con partner esterni per massimizzare la produzione di RoActemra, ove possibile, con l’obiettivo di aumentare la fornitura disponibile a livello globale. Sulla base dei dati attuali, per l’Italia si prevede una carenza di RoActemra e.v. a partire dal giorno 16/09/2021. Il rifornimento è previsto entro il giorno 21/12/2021. Richiamo alla segnalazione di reazioni avverse I medici e gli altri operatori sanitari a norma di legge, devono trasmettere, entro 2 giorni o entro 36 ore in caso di medicinali di origine biologica, al Responsabile di Farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza o, qualora operanti in strutture sanitarie private, tramite la direzione sanitaria, al responsabile di farmacovigilanza della ASL competente per territorio, le segnalazioni di sospette reazioni avverse, utilizzando le apposite schede (cartacea o elettronica) reperibili al seguente link: https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti Operatori Sanitari l’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego. Le segnalazioni di Sospetta Reazione Avversa da farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza dell’Operatore stesso. La presente Nota Informativa viene anche pubblicata sul sito dell’AIFA (https://www.aifa.gov.it) la cui consultazione regolare è raccomandata per la migliore informazione professionale e di servizio al cittadino. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 28/09/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Spikevax L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di Spikevax (il vaccino anti-COVID-19 di Moderna) da somministrare almeno 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 12 anni. Le dosi di richiamo sono somministrate alle persone vaccinate (ossia a coloro che hanno completato la vaccinazione primaria) per ripristinare la protezione dopo il calo. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Spikevax (Moderna), compresi i risultati provenienti da uno studio clinico in corso. Sulla base dell’esame, il CHMP raccomanderà se aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione a tempo debito. Mentre la valutazione è in corso, l’EMA e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno reso noto, in un comunicato separato, la loro posizione riguardo alla necessità di una dose aggiuntiva o di una dose di richiamo dei vaccini anti-COVID-19. Sebbene EMA ed ECDC non considerino urgente la necessità di somministrare una dose di richiamo di tali vaccini alla popolazione in generale, l’EMA sta valutando la domanda presentata per garantire che siano presenti evidenze a sostegno di dosi ulteriori, se necessario. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. Mentre l’EMA si occupa di valutare i dati, gli Stati membri possono già prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di dosi di richiamo e di dosi aggiuntive. Spikevax è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 12 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/09/2021
- Vaccini anti COVID-19: AIFA pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva AIFA pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva da considerare ai fini della selezione dei soggetti per i quali può essere indicata la dose addizionale di vaccino anti COVID-19. La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti (ove non specificatamente dettagliato) la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale. Pertanto la lista di farmaci pubblicata deve essere utilizzata nell’ambito di una valutazione clinica che tenga conto non solo dei farmaci utilizzati, ma anche della specifica diagnosi, della storia clinica e dello stato attuale del singolo paziente. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva da considerare ai fini della terza dose. - 23/09/2021
- Imbruvica (ibrutinib): nuovo segnale di sicurezza sull’uso in combinazione con rituximab e ACE inibitori Imbruvica è un medicinale per il trattamento di alcuni tumori del sangue come il linfoma mantellare, la leucemia linfatica cronica (LLC) e la macroglobulinemia di Waldenström (nota anche come linfoma linfoplasmocitico). Un’analisi ad interim di uno studio clinico non sponsorizzato ha suggerito che il rischio di morte improvvisa o cardiaca nei pazienti trattati con un ACE inibitore all’ingresso nello studio era aumentato nei pazienti randomizzati a ibrutinib e rituximab, rispetto a quelli randomizzati a fludarabina, ciclofosfamide e rituximab. A seguito della riunione plenaria di settembre, il PRAC ha discusso nuove informazioni emergenti e ha deciso che è necessaria la revisione di ulteriori dati prima di poter fornire una raccomandazione agli operatori sanitari e ai pazienti. Mentre la valutazione è in corso, gli operatori sanitari devono continuare a seguire le attuali informazioni sul prodotto per Imbruvica. Si ricorda ai pazienti di non interrompere l’assunzione di Imbruvica o ACE inibitori senza aver prima consultato il proprio medico curante e di consultare un medico in caso di domande o dubbi. Per ulteriori informazioni si rimanda al sito web di EMA Leggi qui la notizia dal sito AIFA. - 20/09/2021
- AIFA: vaccini influenzali per la stagione 2021-2022 È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Determina dell’AIFA che autorizza l’aggiornamento, per la stagione 2021-2022, della composizione dei vaccini influenzali autorizzati secondo procedura registrativa nazionale, di mutuo riconoscimento e decentrata (Determina n. 654/2021).Sono inoltre autorizzati per la stagione 2021-2022 i vaccini influenzali approvati secondo la procedura registrativa centralizzata coordinata dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). La composizione di tutti i vaccini influenzali segue le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’EMA. AIFA ricorda che, oltre alle misure di protezione e cura basate su vaccinazioni e all’eventuale uso di farmaci antivirali, una misura importante nel limitare la diffusione dell’influenza è rappresentata da una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie (ad esempio lavare regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone; coprire la bocca e il naso con un fazzoletto quando si tossisce e starnutisce e poi gettarlo nella spazzatura; aerare regolarmente le stanze in cui si soggiorna). AIFA invita a segnalare le sospette reazioni avverse che si verificassero dopo la somministrazione di un vaccino, in quanto le segnalazioni contribuiscono al monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio dei vaccini come di ogni altro medicinale. Si ricorda che gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa osservata. Leggi qui la determina sulla Gazzetta Ufficiale. Leggi qui i vaccini approvati con procedura centralizzata dal sito AIFA. Leggi qui la circolare del Ministero della Salute per il controllo dell’influenza nella stagione 2021-22. - 14/09/2021
- Ottavo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei Vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato l’ottavo Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 agosto 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 91.360 segnalazioni su un totale di 76.509.846 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 119 ogni 100.000 dosi), di cui l’86,1% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 13,8% del totale, con un tasso di 13 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (80% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore successive. Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato nella campagna vaccinale italiana (71%), seguito da Vaxzevria (16%), Spikevax (11%) e COVID-19 Vaccino Janssen (2%). In linea con i precedenti Rapporti, la distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella delle somministrazioni (Comirnaty 67%, Vaxzevria 24%, Spikevax 8%, COVID-19 vaccino Janssen 1%). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. In relazione alle vaccinazioni cosiddette eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose sono pervenute 248 segnalazioni, su un totale di 604.865 somministrazioni (la seconda dose ha riguardato nel 76% dei casi Comirnaty e nel 24% Spikevax), con un tasso di segnalazione di 41 ogni 100.000 dosi somministrate. Nella fascia di età compresa fra 12 e 19 anni, alla data del 26/08/2021 sono pervenute 838 segnalazioni di sospetto evento avverso su un totale di 3.798.938 dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 22 eventi avversi ogni 100.000 dosi somministrate. La distribuzione per tipologia degli eventi avversi non è sostanzialmente diversa da quella osservata per tutte le altre classi di età. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui l’ottavo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19. - 13/09/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di dosi aggiuntive di vaccini contro il COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), riunita nei giorni 7-9 settembre 2021, ha espresso il proprio parere sulla somministrazione di dosi aggiuntive di vaccino contro il COVID-19, rispondendo ai quesiti posti dal Ministero della Salute. La CTS osserva che la priorità della campagna vaccinale rimane il raggiungimento di un’elevata copertura vaccinale con il completamento dei cicli attualmente autorizzati per ridurre la circolazione del virus e lo sviluppo di varianti e prevenire efficacemente l’insorgenza di patologia grave e di decessi. La CTS ritiene appropriato, in attesa dell’autorizzazione di EMA, rendere disponibili i vaccini Comirnaty e Spikevax come dose addizionale di vaccino COVID-19, dopo almeno 28 giorni dall’ultima somministrazione, a completamento del ciclo vaccinale nei soggetti adulti e adolescenti di età >12 anni (vaccino Comirnaty) o >18 anni (vaccino Spikevax) in condizione di immunosoppressione clinicamente rilevante. Rientrano nella suddetta categoria i trapiantati di organo solido e i soggetti che presentino, sulla base della valutazione clinica, un livello di immunocompromissione assimilabile. come dose booster, al fine di mantenere una efficace risposta immune al vaccino dopo il completamento del ciclo vaccinale, dopo almeno 6 mesi dall’ultima somministrazione, nei grandi anziani (>80 anni) e nei soggetti ricoverati nelle RSA. Tale opzione può essere resa disponibile anche agli operatori sanitari, a seconda del livello di esposizione all’infezione, del rischio individuale di sviluppare forme gravi di COVID-19 e in accordo alla strategia generale della campagna vaccinale. Per la dose aggiuntiva si prevede di somministrare uno dei due vaccini a mRNA autorizzati in Italia (Comirnaty e Spikevax). Il CDA di AIFA, riunito in seduta straordinaria il 9 settembre 2021, ha approvato l’inserimento nell’elenco dei farmaci previsto dalla legge 648/96 della dose addizionale dei vaccini Comirnaty (Pfizer) e Spikevax (Moderna). Il provvedimento sarà efficace dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui il parere della CTS di AIFA sulle dosi aggiuntive di vaccini contro COVID-19. - 10/09/2021
- Aumento della capacità produttiva per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha approvato siti aggiuntivi per la produzione di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer. Il primo si trova a Francoforte sul Meno, in Germania, ed è gestito da Sanofi-Aventis Deutschland GmbH, mentre il secondo è ubicato a Hameln, sempre in Germania, ed è gestito da Siegfried Hameln GmbH. Entrambi produrranno il vaccino nella sua formulazione finale. Questi siti forniranno fino a 50 milioni di dosi in più nel 2021. Tali raccomandazioni non necessitano di una decisione della Commissione europea, per cui i siti possono diventare operativi immediatamente. L’EMA è in dialogo costante con tutti i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di ampliare la loro capacità produttiva per assicurare la fornitura di vaccini. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti o di aumento della capacità di quelli esistenti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 10/09/2021
- Sicurezza del Vaccino Pfizer-BNT in un contesto nazionale. Introduzione Gli studi di pre-approvazione hanno mostrato che i vaccini a base di RNA messaggero (mRNA) contro la sindrome respiratoria acuta provocata dal virus SARS-CoV-2 possedevano un buon profilo di sicurezza, tuttavia questi studi erano soggetti a limitazioni relative alle dimensioni e alla selezione di pazienti. Una valutazione della sicurezza del vaccino a mRNA Pfizer (BNT162b2) rispetto a un’ampia gamma di potenziali eventi avversi risultava necessaria. Metodi Gli autori hanno utilizzato i dati della più grande organizzazione sanitaria in Israele per valutare il profilo di sicurezza del vaccino Pfizer-BNT162b2. Per ogni potenziale evento avverso, in una popolazione di persone senza precedenti diagnosi di tale evento, hanno abbinato individualmente persone vaccinate a persone non vaccinate secondo i criteri sociodemografici e variabili cliniche. I rapporti di rischio e le differenze di rischio a 42 giorni dopo la vaccinazione è stato derivato con l’uso del metodo di Kaplan-Meier. Per contestualizzare questi risultati, hanno eseguito un’analisi simile su persone con infezione da SARS-CoV-2 abbinato a persone non infette. Gli stessi eventi avversi sono stati studiati in seguito alla vaccinazione e confrontati con quanto riportato dopo l’infezione da SARS-CoV-2. Risultati Nell’analisi della vaccinazione, i gruppi vaccinati e di controllo includevano ciascuno una media di 884.828 persone. La vaccinazione era più fortemente associata a un rischio elevato di miocardite (rapporto di rischio, 3,24; intervallo di confidenza al 95% [CI], da 1,55 a 12,44; differenza di rischio, 2,7 eventi ogni 100.000 persone; 95% CI, 1,0-4,6), linfoadenopatia (rapporto di rischio, 2.43; IC 95%, da 2,05 a 2,78; differenza di rischio, 78,4 eventi per 100.000 persone; 95% CI, da 64,1 a 89,3), appendicite (rapporto di rischio, 1,40; IC 95%, da 1,02 a 2,01; differenza di rischio, 5,0 eventi ogni 100.000 persone; 95% CI, da 0,3 a 9,9) e infezione da herpes zoster (rischio rapporto, 1,43; IC 95%, 1,20-1,73; differenza di rischio, 15,8 eventi per 100.000 persone; IC 95%, da 8,2 a 24,2). L’infezione da SARS-CoV-2 è stata associata a un aumento sostanziale di rischio di miocardite (rapporto di rischio, 18,28; 95% CI, da 3,95 a 25,12; differenza di rischio, 11,0 eventi ogni 100.000 persone; 95% CI, da 5,6 a 15,8) e di ulteriori eventi avversi gravi, tra cui pericardite, aritmia, trombosi venosa profonda, embolia, infarto miocardico, emorragia intracranica e trombocitopenia. Conclusioni In questo studio in un contesto di vaccinazione di massa nazionale, il vaccino BNT162b2 non era associato ad un rischio elevato della maggior parte degli eventi avversi esaminati. Il vaccino era associato a un rischio eccessivo di miocardite (da 1 a 5 eventi per 100.000) persone). Il rischio di questo evento avverso potenzialmente grave e di molti altri gravi eventi avversi erano sostanzialmente maggiori dopo l’infezione da SARS-CoV-2. Bibliografia Barda N, Dagan N, Ben-Shlomo Y, Kepten E, Waxman J, Ohana R, Hernán MA, Lipsitch M, Kohane I, Netzer D, Reis BY, Balicer RD. Safety of the BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine in a Nationwide Setting. N Engl J Med. 2021 Aug 25. Leggi qui l’articolo completo. - 09/09/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di Comirnaty da somministrare 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 16 anni. Le dosi di richiamo sono somministrate alle persone vaccinate (ossia a coloro che hanno completato la vaccinazione primaria) per ripristinare la protezione dopo il calo. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Comirnaty, compresi i risultati provenienti da uno studio clinico in corso su circa 300 adulti con un sistema immunitario sano che hanno ricevuto una dose di richiamo approssimativamente 6 mesi dopo la seconda dose. Il CHMP stabilirà se sarà necessario aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino. L’esito della valutazione è previsto nelle prossime settimane, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari, e sarà comunicato dall’Agenzia europea. Separatamente, l’EMA sta anche valutando i dati presenti in letteratura sull’uso di una terza dose aggiuntiva di un vaccino a mRNA (Comirnaty o SpikeVax) in soggetti gravemente immunocompromessi (ossia soggetti che presentano un sistema immunitario indebolito). Le persone con sistema immunitario molto indebolito che non raggiungono un livello adeguato di protezione con la vaccinazione primaria standard possono aver bisogno di una dose “aggiuntiva” nell’ambito della stessa vaccinazione primaria. L’EMA renderà noto anche l’esito di questa valutazione a tempo debito. Mentre tali analisi sono in corso, l’EMA e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno messo in evidenza, in un comunicato separato, la loro posizione attuale riguardo alla necessità di una dose aggiuntiva o di una dose di richiamo dei vaccini anti-COVID-19. Sebbene EMA ed ECDC non considerino urgente la necessità di somministrare una dose di richiamo di tali vaccini alla popolazione generale, l’EMA sta valutando la domanda presentata per garantire che siano disponibili evidenze a sostegno di dosi ulteriori, se necessario. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. Mentre l’EMA si occupa di valutare i dati, gli Stati membri possono già prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di dosi di richiamo e di dosi aggiuntive. Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 12 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. Leggi qui il comunicato EMA. - 07/09/2021
- Considerazioni ECDC-EMA su dosi aggiuntive e di richiamo dei vaccini anti-COVID-19 Secondo una relazione tecnica del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) pubblicata oggi, sulla base delle attuali evidenze non vi è necessità urgente di somministrare dosi di richiamo dei vaccini ai soggetti della popolazione generale che hanno completato il ciclo vaccinale. Dalla relazione si evince inoltre che, per coloro che presentano un sistema immunitario gravemente indebolito, dovrebbero già essere prese in considerazione dosi aggiuntive nell’ambito della vaccinazione primaria. I dati relativi all’efficacia e alla durata della protezione dimostrano che al momento tutti i vaccini autorizzati nell’UE/SEE garantiscono un’elevata protezione contro l’ospedalizzazione, la malattia severa e il decesso correlati a COVID-19, mentre circa un adulto su tre di età maggiore di 18 anni nell’UE/SEE non ha ancora completato la vaccinazione primaria. Alla luce di ciò, la priorità dovrebbe ora essere quella di vaccinare tutti i soggetti idonei che non hanno ancora completato il ciclo di vaccinazione raccomandato. Per integrare gli sforzi di vaccinazione, è altresì fondamentale continuare ad applicare misure quali il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e delle vie respiratorie e l’uso di mascherine ove necessario, in particolare in contesti ad alto rischio quali residenze sanitarie assistenziali o reparti ospedalieri con pazienti a rischio di COVID-19 severa. È importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per coloro che presentano un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi riferiscono che una dose aggiuntiva di vaccino può migliorare la risposta immunitaria in individui immunocompromessi, come i soggetti che hanno ricevuto un trapianto di organo e le cui risposte iniziali alla vaccinazione sono risultate basse. In tali casi, la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva dovrebbe essere presa in considerazione già da subito. Si potrebbe anche valutare la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva, a titolo precauzionale, agli anziani fragili, in particolare a coloro che vivono in ambienti chiusi, come le residenze sanitarie assistenziali. L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta valutando i dati sulle dosi aggiuntive e stabilirà se sarà necessario aggiornare le informazioni sul prodotto dei vaccini; inoltre, valuterà i dati sulle dosi di richiamo. Nel frattempo, gli Stati membri possono prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di dosi di richiamo e di dosi aggiuntive. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’ECDC aggiornerà la propria relazione tecnica man mano che continuerà la collaborazione con EMA nella raccolta e valutazione dei dati disponibili su dosi di richiamo e dosi aggiuntive. È opportuno che prosegua lo stretto monitoraggio dei dati sull’efficacia dei vaccini e sulle infezioni intercorrenti, in particolare tra i gruppi vulnerabili a rischio di COVID-19 severa e tra coloro che vivono in ambienti chiusi. Nel frattempo, gli Stati membri devono prepararsi all’eventualità di adattare i loro programmi vaccinali qualora si notasse una riduzione sostanziale dell’efficacia dei vaccini in uno o più sottogruppi della popolazione. Leggi qui le considerazioni EMA su dosi aggiuntive. Leggi qui la notizia originale sul sito ECDC. - 02/09/2021
- AIFA pubblica la nuova Nota 99 per la prescrizione dei farmaci per la BPCO L’AIFA rende noto che, a partire dal 1° settembre 2021, entrerà in vigore la nuova Nota 99 per la prescrizione dei farmaci inalatori indicati nella terapia di mantenimento dei pazienti con broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO). In base ai dati ISTAT, in Italia la BPCO colpisce circa 3,5 milioni di adulti, di cui una quota significativa riceve una diagnosi solo nelle fasi avanzate della malattia. Inoltre, i dati del Rapporto OSMED 2020 di recente pubblicazione indicano che, una volta iniziata la terapia di mantenimento, una parte dei pazienti va incontro a una interruzione precoce del trattamento.La Nota nasce quindi dall’esigenza di migliorare la gestione della patologia in termini di appropriatezza di diagnosi e terapia farmacologica. I farmaci inclusi nella Nota 99 sono tutti quelli per uso inalatorio che presentano una indicazione nella terapia di mantenimento della BPCO, ovvero beta2-agonisti a lunga durata d’azione (LABA), anticolinergici a lunga durata d’azione (LAMA) e combinazioni precostituite di LABA + ICS (steroide inalatorio), LABA + LAMA e LAMA + LABA + ICS. La Nota 99 è inoltre associata alla eliminazione del piano terapeutico (PT) per le associazioni precostituite di LABA/LAMA, che potranno quindi essere prescritte anche dal Medico di Medicina Generale. Le triplici associazioni LABA/LAMA/ICS continueranno invece ad essere prescritte dallo specialista con PT. La Nota 99 rientra così in un più generale progetto di maggior riconoscimento del ruolo primario della Medicina Generale nella gestione del paziente con patologie croniche, come già avvenuto con l’introduzione della Nota 97 per la prescrizione dei nuovi anticoagulanti orali nella fibrillazione atriale non valvolare. Leggi qui la nota informativa AIFA. Aggiornamento della nota 99: L’AIFA informa che, con determina n. 1025/2021 del 6 settembre 2021, (GU Serie Generale n. 218 del 11-09-2021), è stata aggiornata la Nota 99, relativa alla prescrizione, a carico del Servizio sanitario nazionale, della terapia inalatoria di mantenimento con LABA, LAMA, ICS e relative associazioni precostituite (LABA/ICS, LABA/LAMA, LABA/LAMA/ICS) nei pazienti con BPCO.La Nota 99 era stata introdotta con determina n. 965 del 12 agosto 2021. - 31/08/2021
- Bollettino di Farmacovigilanza della Sardegna – I semestre 2021. Il numero è interamente dedicato al tema della vaccinovigilanza dei vaccini contro il COVID-19. Il bollettino riporta aggiornamenti che riguardano i nuovi segnali di sicurezza relativi ai vaccini anti-COVID in uso in Europa emersi durante quest’anno. La pandemia ha sconvolto tutti i sistemi sanitari del mondo ponendo delle sfide organizzative e cliniche senza precedenti. Allo stesso modo, la campagna di vaccinazione di massa attualmente in corso ha monopolizzato l’attenzione anche della farmacovigilanza e della segnalazione spontanea così come è possibile vedere dai dati di segnalazione della Regione Sardegna relativi al primo semestre del 2021. Buona lettura! Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna Leggi qui il bollettino relativo al I semetre 2021. - 31/08/2021
- Remdesivir nella pandemia da COVID-19: un’analisi delle segnalazioni spontanee in VigiBase durante il 2020 Introduzione Il profilo di sicurezza del remdesivir, approvato in modo condizionato per il COVID-19, è limitato al periodo della sua introduzione nel 2020. Le reazioni avverse (ADR) che lo riguardano sono state raccolte da VigiBase, il database globale del WHO per le schede di segnalazione dei singoli casi. Obiettivo Lo scopo di questo studio era di provvedere ad un’analisi descrittiva dei dati relativi alle schede di segnalazione per il COVID-19 che riguardavano il remdesivir, tra cui un’analisi di disproporzione delle ADR. Metodi Un algoritmo dedicato capace di recuperare tutte le schede di segnalazione che riguardavano i trattamenti specifici per il COVID-19. Un algoritmo capace di stabilire la gravità basato sui farmaci concomitanti e i sintomi permetteva la selezione del tocilizumab con il suo ben stabilito profilo di sicurezza come paragone per il remdesivir. La statistica descrittiva è stata usata per i dati demografici presenti nelle schede di segnalazione, per tutti i farmaci specifici per il COVID-19, per il remdesivir e il tocilizumab e inoltre per presentare pattern di trattamento di farmaci riportati assieme al remdesivir. È stata condotta un’analisi di disproporzione indirizzata secondo l’indicazione per il COVID-19 per minimizzare i confondenti dalla malattia polisintomatica sottostante. Risultati Durante il 2020 sono state inserite in VIgiBase 14.574 schede di segnalazione relative al COVID-19. Remdesivir era il farmaco riportato più di frequente. Tra le 4944 schede relative al remdesivir in cui tocilizumab non era co-riportato, 93 % descrivevano remdesivir come il solo farmaco sospetto. Sessanta percento delle schede riguardavano maschi, con un’età mediana di 63 anni e la maggioranza originavano dalle Americhe (72%). Per 1089 (21%) delle schede riguardanti il remdesivir, i dati indicavano una malattia grave/critica. I farmaci concomitanti erano maggiormente rappresentati durante i primi 3 giorni del trattamento con remdesivir. L’analisi di disproporzione per il tocilizumab e il remdesivir era principalmente in linea con il profilo di sicurezza di entrambi i farmaci ma suggeriva nuove preoccupazioni riguardanti la sicurezza. Le reazioni avverse più rappresentate per il remdesivir erano rappresentate dalla disfunzione epatica, dal danno renale, dal decesso e dalla bradicardia. Conclusioni La segnalazione globale delle ADR relative al COVID-19 si è rivelata utile nel fornire informazioni sulle ADR e sui modelli di trattamento in questo gruppo di pazienti. L’analisi della disproporzionalità incentrata sull’indicazione, insieme all’uso di un comparatore con un profilo di sicurezza noto, si è dimostrata efficace nell’identificare informazioni di sicurezza note e ha suggerito nuovi problemi di sicurezza per remdesivir. Bibliografia Rocca, E., Gauffin, O., Savage, R. et al. Remdesivir in the COVID-19 Pandemic: An Analysis of Spontaneous Reports in VigiBase During 2020. Drug Saf 44, 987–998 (2021). Leggi qui l’articolo completo. - 27/08/2021
- Inibitori dei check point immunitari e cardiotossicità: un’analisi delle segnalazioni spontanee dalla banca dati Eudravigilance Introduzione Gli inibitori dei check point immunitari sono anticorpi monoclonali rivolti contro i linfociti T citotossici associati all’antigene 4 o a cellule apoptotiche di tipo 1 (PD-1) o al loro ligando (PD-L1). Sono usati nella terapia di molte forme neoplastiche con un miglioramento degli outcomes clinici. Tuttavia sono associati ad alti tassi di mortalità. Le reazioni avverse cardiache (miocarditi, pericarditi, alterazioni del sistema di conduzione) sono rare, ma sono associate ad un più alto tasso di mortalità. Metodi Dal database Eudravigilance sono stati selezionati 2478 pazienti, in terapia con ICIs (ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, durvalumab, avelumab, cemiplimab) che sono andati incontro ad eventi avversi in un arco temporale compreso dalla loro data di autorizzazione in commercio sino al 14 marzo 2020; il campione è stato stratificato per età, sesso, eventi avversi, indicazione terapeutica, fonte della segnalazione, area geografica, altri farmaci sospetti per la stessa reazione avversa, farmaci concomitanti. E’ stato calcolato Il Report Odds Ratio ad un intervallo di confidenza del 95% per valutare la frequenza di segnalazione delle reazioni avverse “Disturbi cardiaci” in conseguenza all’utilizzo del singolo ICIs; successivamente sono state confrontate le singole frequenze. Risultati Il 76% di tutti i report fu associato all’uso di nivolumab e pembrolizumab, con una maggiore incidenza nella popolazione maschile ed un’età mediana di 69 anni. Gli eventi avversi cardiaci sono stati gravi in più del 99% dei casi e fatali nel 30,1% dei casi. Considerando tali reazioni, in linea con i dati di letteratura, la miocardite è stata la più comune reazione avversa riscontrata (maggiore nella popolazione trattata con nivolumab o con la combinazione nivolumab/ipilumab). Limitazioni allo studio sono date dal database Eudravigilance, dove le reazioni possono essere sotto segnalate e le informazioni possono essere incomplete; inoltre la statistica può essere inficiata dalle caratteristiche epidemiologiche dei tumori, dalla data di immissione in commercio e dai dati di sicurezza del singolo farmaco. Pertanto non può essere stabilito il reale profilo di sicurezza degli ICIs, per cui sarà utile promuovere studi specifici per ogni singolo caso. Bibliografia: Mascolo A, Scavone C, Ferrajolo C et al. Immune Checkpoint Inhibitors and Cardiotoxicity: An Analysis of Spontaneous Reports in Eudravigilance. Drug Saf. 2021 Sep;44(9):957-971. doi: 10.1007/s40264-021-01086-8. E’ possibile leggere qui l’articolo completo - 27/08/2021
- Dopo reazioni avverse gravi a carico della sfera coagulativa con prima dose Vaxzevria possibile richiamo con vaccino a m-RNA anche negli ultra sessantenni A seguito di richieste pervenute da parte di alcune Regioni relativamente agli interventi da adottare a seguito della comparsa di una reazione avversa (ADR) grave dopo la prima dose di un vaccino anti COVID-19, l’AIFA, acquisito il parere della propria Commissione Tecnico-Scientifica, precisa che non è possibile fornire raccomandazioni generali a fronte dell’eterogeneità delle casistiche che necessitano di specifica valutazione clinica. Tuttavia, analogamente a quanto già deciso per i soggetti di età <60 anni, applicando il principio di massima precauzione, l’Agenzia specifica che, nei soggetti che abbiano presentato reazioni avverse gravi di tipo trombotico o comunque a carico della sfera coagulativa dopo somministrazione di Vaxzevria, si può procedere al richiamo con un vaccino a m-RNA. Per le altre casistiche di ADR, si ritiene che, in assenza di dati derivanti da studi ad hoc, non sia possibile esprimere raccomandazioni di carattere generale che prescindano dall’esame delle specifiche ADR e dalla valutazione clinica dei singoli casi. Leggi qui il comunicato AIFA. - 26/08/2021
- Aumento della capacità produttiva dei vaccini anti-COVID-19 Comirnaty (BioNTech/Pfizer) e Spikevax (Moderna) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha messo in atto raccomandazioni che contribuiranno all’aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 nell’Unione Europea. Siti produttivi aggiuntivi e aumento della capacità produttiva per ComirnatyIl CHMP ha approvato un sito produttivo aggiuntivo per Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato dalle aziende BioNTech e Pfizer. Lo stabilimento localizzato a Saint Remy sur Avre, Francia, è gestito dalla azienda Delpharm e produrrà il vaccino nella sua formulazione finale. Il sito permetterà di fornire approssimativamente fino a 51 milioni di dosi in più nel 2021.L’EMA ha anche approvato una nuova linea produttiva presso lo stabilimento della azienda BioNTech situato a Marburg, Germania che consentirà l’aumento della capacità produttiva del principio attivo di approssimativamente 410 milioni di dosi nel 2021. Sito produttivo aggiuntivo per SpikevaxIl CHMP ha anche approvato un sito produttivo aggiuntivo per Spikevax, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato dalla azienda Moderna. Lo stabilimento localizzato a Bloomington, Indiana, Stati Uniti, è gestito dalla azienda Catalent e produrrà il vaccino nella sua formulazione finale.In aggiunta al nuovo sito produttivo per questo vaccino, il CHMP ha anche approvato siti alternativi responsabili per i controlli/esami dei lotti prodotti e per il confezionamento del vaccino prodotto nello stabilimento gestito dalla azienda Catalent.Il 30 luglio 2021, il CHMP ha approvato l’aumento della capacità produttiva del principio attivo presso due siti negli Stati Uniti (Moderna TX, Inc., Norwood, Massachusetts e Lonza Biologics, Inc., Portsmouth, New Hampshire).Nell’insieme, ci si aspetta che questi cambiamenti consentiranno la produzione di 40 milioni di dosi in più di Spikevax desitinate a rifornire il mercato dell’Unione Europea nel periodo settembre-dicembre 2021. Queste raccomandazioni non richiedono che venga rilasciata la decisione della Commissione Europea e quindi i siti possono diventare operativi da subito. L’EMA è in continuo dialogo con i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19 che cercano di potenziare la loro capacità produttiva per rifornire di vaccini l’Unione Europea. L’EMA fornisce supporto con lineeguida e pareri sui dati necessari per facilitare e rendere più rapide le procedure per aggiungere nuovi siti o aumentare la capacità produttiva dei siti esistenti al fine di assicurare vaccini anti-COVID-19 di alta qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 25/08/2021
- EMA valuta l’uso di RoActemra in pazienti adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave L’EMA ha avviato la valutazione dell’antinfiammatorio RoActemra (tocilizumab) per estenderne l’uso al trattamento di pazienti adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave che stanno già ricevendo un trattamento a base di corticosteroidi e che necessitano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica. RoActemra è considerato un potenziale trattamento per COVID-19 alla luce della sua capacità di bloccare l’azione dell’interleuchina-6, una sostanza prodotta dal sistema immunitario dell’organismo in risposta all’infiammazione, che svolge un ruolo importante nella malattia da coronavirus 19. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/08/2021
- Aggiornamento ECDC – EMA su COVID-19 La vaccinazione completa è essenziale per proteggere contro la forma grave di COVID-19, anche quella provocata dalla variante Delta. Con la crescente circolazione della variante Delta del SARS-CoV-2 nei paesi UE/SEE, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) incoraggiano fortemente coloro che sono ammissibili alla vaccinazione ma non sono ancora stati vaccinati ad intraprendere e completare senza indugio il programma di vaccinazione raccomandato per COVID-19. La vaccinazione completa con uno qualsiasi dei vaccini approvati nell’UE/SEE offre un elevato livello di protezione contro la forma grave della malattia e il rischio di morte dovuti al SARS-CoV-2, comprese le varianti, come la Delta. Il livello massimo di protezione è raggiunto dopo che è trascorso un periodo di tempo sufficiente (da sette a quattordici giorni) dal giorno dell’ultima dose di vaccino. La vaccinazione è importante anche per proteggere coloro che sono maggiormente a rischio di sviluppare la forma grave della malattia e di essere ricoverati in ospedale, e permette di ridurre la diffusione del virus e prevenire l’emergere di nuove varianti che destano preoccupazione. Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC, ha dichiarato: “Sebbene i vaccini disponibili siano altamente efficaci nel proteggere le persone dalla forma severa di COVID-19, fino a quando non si saranno immunizzate percentuali maggiori della popolazione, il rischio non sarà alle spalle. Stiamo assistendo a un aumento dei casi di COVID-19 in tutta l’UE/SEE e i vaccini rimangono la migliore opzione disponibile per evitare un numero maggiore di progressioni a malattia grave e morti”. Mentre le campagne di vaccinazione accelerano in tutta l’UE/SEE, in alcuni casi può essere consigliabile ridurre l’intervallo tra la prima e la seconda dose, entro i limiti autorizzati, in particolare per le persone a rischio di COVID-19 grave che non hanno completato il programma di vaccinazione raccomandato. Le infezioni nelle persone vaccinate non significano che i vaccini non funzionino Sebbene l’efficacia di tutti i vaccini anti-COVID-19 autorizzati nell’UE/SEE sia molto elevata, nessun vaccino è efficace al 100%. Ciò significa che ci si attende un numero limitato di infezioni da SARS-CoV-2 tra le persone che hanno completato il programma di vaccinazione raccomandato (ossia le “infezioni intercorrenti”). Tuttavia, in caso di infezione, i vaccini sono in grado di prevenire in larga misura la forma grave della malattia e ridurre notevolmente il numero di ricoveri in ospedale a causa di COVID-19. Fergus Sweeney, direttore Studi clinici e produzione dell’EMA ha dichiarato: “Questi vaccini anti-COVID-19 sono molto efficaci. Tuttavia, finché il virus continuerà a circolare, assisteremo al manifestarsi di infezioni intercorrenti nelle persone vaccinate. “Ciò non significa che i vaccini non stiano funzionando. Le persone vaccinate godono di una protezione decisamente migliore contro la forma grave di COVID-19 rispetto alle persone non vaccinate, e dovremmo tutti sforzarci di completare il ciclo di vaccinazione al più presto”. L’EMA e l’ECDC raccomandano a tutti i cittadini ammissibili di completare il ciclo di vaccinazione contro COVID-19. Fino a quando non saranno pienamente vaccinate molte più persone e considerando che il SARS-CoV-2 si sta ancora diffondendo, è necessario che tutti rispettino le normative nazionali e continuino ad adottare misure quali l’uso di mascherine e il rispetto del distanziamento sociale, anche coloro che hanno ricevuto la vaccinazione completa. L’EMA e l’ECDC continuano a collaborare strettamente con altri organismi dell’UE e con le agenzie nazionali, per raccogliere, produrre e condividere i dati scientifici più solidi per aiutare gli Stati membri a proteggere la salute pubblica tenendo conto del loro contesto nazionale. Per maggiori informazioni, consultare i siti web: Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie: COVID-19Agenzia europea per i medicinali: malattia da coronavirus (COVID-19)Portale europeo delle informazioni sulla vaccinazioneDichiarazione congiunta EMA – ECDC del 14 luglio - 17/08/2021
- Vaccino COVID-19 Janssen: la sindrome di Guillain-Barré aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come effetto indesiderato molto raro La sindrome di Guillain-Barré (GBS) sarà aggiunta alla lista degli effetti indesiderati del vaccino Janssen COVID-19 con frequenza molto rara e sarà inserita un’avvertenza nelle informazioni sul prodotto per sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone che assumono il vaccino. La GBS è un raro disturbo neurologico in cui il sistema immunitario del corpo danneggia le cellule nervose, provocando dolore, intorpidimento e debolezza muscolare che possono progredire, nei casi più gravi, fino alla paralisi. La maggior parte delle persone guarisce completamente dalla patologia. Sebbene casi di GBS dopo la vaccinazione con il vaccino Janssen COVID-19 siano stati segnalati molto raramente, gli operatori sanitari devono prestare attenzione a segni e sintomi di GBS, in considerazione della gravità di questa condizione, per consentire una diagnosi precoce, cure di supporto e trattamento. Si consiglia alle persone vaccinate di rivolgersi immediatamente a un medico se sviluppano segni e sintomi indicativi di GBS, come debolezza alle estremità, visione doppia o difficoltà a muovere gli occhi (vedi sotto per l’elenco dei sintomi). L’EMA conferma che i benefici del vaccino Janssen per il COVID-19 continuano a superare i rischi. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/07/2021
- Vaccino anti-COVID-19 Spikevax approvato nell’UE per bambini di età compresa tra 12 e 17 anni Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione di indicazione per il vaccino anti-COVID-19 Spikevax (in precedenza COVID-19 Vaccine Moderna), in modo da includere l’uso nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni. Il vaccino è già autorizzato per i soggetti a partire dai 18 anni di età. L’uso di Spikevax nei bambini dai 12 ai 17 anni sarà lo stesso di quello autorizzato per le persone di età pari o superiore ai 18 anni. Il vaccino è somministrato in due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra. Gli effetti di Spikevax sono stati analizzati nell’ambito di uno studio condotto su 3732 bambini di età compresa tra 12 e 17 anni. Tale studio in corso è realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Spikevax, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Lo studio ha mostrato che Spikevax ha prodotto nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni una risposta anticorpale paragonabile a quella osservata in giovani adulti di età compresa tra 18 e 25 anni (come misurato dal livello di anticorpi contro il SARS-CoV-2). Inoltre, nessuno dei 2163 bambini che hanno ricevuto il vaccino ha sviluppato COVID-19 rispetto a quattro su 1073 bambini che hanno ricevuto un’iniezione fittizia. Questi risultati hanno permesso al CHMP di concludere che l’efficacia di Spikevax nei bambini di età compresa tra i 12 e i 17 anni è simile a quella osservata negli adulti. Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. Tra questi figurano dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, brividi, nausea, vomito e febbre. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e si risolvono entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Il comitato ha constatato che, a causa del numero limitato di bambini e adolescenti inclusi nello studio, la sperimentazione non ha potuto rilevare effetti indesiderati non comuni o stimare il rischio di effetti indesiderati noti come la miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e la pericardite (infiammazione della membrana attorno al cuore). Tuttavia, il profilo di sicurezza complessivo di Spikevax determinato negli adulti ha trovato riscontro anche nello studio sugli adolescenti. Il CHMP ha pertanto ritenuto che i benefici di Spikevax nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni sono superiori ai rischi, in particolare in quelli che presentano condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave. La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e studi in corso e aggiuntivi condotti dalla società e dalle autorità europee. Qual è il meccanismo d’azione di Spikevax Spikevax predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Spikevax contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione dell’uso di Spikevax nei bambini, condotta dall’EMA, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza di Spikevax In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, Spikevax è sottoposto ad attento monitoraggio ed è oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID-19. Sebbene molte persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere a seguito della vaccinazione di un numero ancora più elevato di persone. Le aziende dovranno fornire relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e dovranno condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio dei vaccini. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/07/2021
- Il CHMP approva la revisione che non trova alcun legame tra il vettore virale in Zynteglo e il cancro del sangue Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha approvato i risultati di una revisione che ha concluso che non ci sono prove che Zynteglo causi un cancro del sangue noto come leucemia mieloide acuta (AML). Zynteglo, una terapia genica per la beta talassemia, una patologia del sangue, utilizza un vettore virale (o virus modificato) per rilasciare un gene funzionante nelle cellule del sangue del paziente. La revisione ha considerato due casi di AML in pazienti trattati per l’anemia falciforme con un farmaco in sperimentazione, bb1111, in uno studio clinico. Anche se non ci sono state segnalazioni di AML con Zynteglo, entrambi i medicinali usano lo stesso vettore virale e vi era la preoccupazione che il vettore potesse essere implicato nello sviluppo del cancro (oncogenesi inserzionale). La revisione condotta dal comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) supportata da esperti del Comitato per le Terapie Avanzate (CAT) ha riscontrato che era improbabile che il vettore virale potesse essere la causa. In uno dei pazienti, il vettore virale non era presente nelle cellule tumorali, e nell’altro paziente era presente in un sito (VAMP4) che non sembra essere coinvolto nello sviluppo del cancro. Dopo aver esaminato tutte le prove, appare chiaro che le spiegazioni più plausibili per i casi di AML includono il trattamento di condizionamento che i pazienti hanno ricevuto per eliminare le cellule del midollo osseo e il rischio più elevato di cancro del sangue nelle persone con malattia falciforme. I pazienti in trattamento con Zynteglo per la beta talassemia hanno anche bisogno di un trattamento di condizionamento per eliminare le loro cellule del midollo osseo. Gli operatori sanitari devono quindi informare esplicitamente i pazienti che ricevono Zynteglo dell’aumento del rischio di tumori del sangue a causa dei farmaci utilizzati nei trattamenti di condizionamento. Il CHMP ha concordato sull’aggiornamento delle raccomandazioni per il monitoraggio dei pazienti. Gli operatori sanitari dovranno ora controllare i loro pazienti per i sintomi di tumore del sangue almeno una volta all’anno per 15 anni. Il CHMP ha concluso che i benefici di Zynteglo continuano a superare i suoi rischi. Come per tutti i medicinali, l’EMA monitorerà qualsiasi nuovo dato sulla sua sicurezza e aggiornerà i consigli per i pazienti e gli operatori sanitari quando necessario. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/07/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 Vidprevtyn Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di Vidprevtyn, un vaccino anti-COVID 19 sviluppato da Sanofi Pasteur. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi che colpiscono il SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, e possono contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventeranno disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se Vidprevtyn rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Si prevede che Vidprevtyn predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da SARS-CoV-2. Si tratta di un vaccino a base di proteine che contiene una versione prodotta in laboratorio della proteina spike presente sulla superficie del coronavirus SARS-CoV-2. Contiene anche un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà la proteina spike come estranea e risponderà producendo anticorpi. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina virale e sarà pronto a difendere l’organismo contro il virus. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/07/2021
- EMA avvia la valutazione di Kineret per il trattamento di pazienti adulti con COVID-19 a maggiore rischio di insufficienza respiratoria severa L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di estensione d’uso di Kineret (anakinra) per includere il trattamento della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) in pazienti adulti con polmonite, a rischio di sviluppare un’insufficienza respiratoria severa (incapacità dei polmoni di funzionare correttamente). Kineret è un immunosoppressore (un medicinale che riduce l’attività del sistema immunitario) ed è attualmente autorizzato per trattare una serie di condizioni infiammatorie. Il principio attivo, anakinra, blocca l’attività dell’interleuchina 1, un messaggero chimico coinvolto nei processi immunitari che portano all’infiammazione. Si pensa che ciò potrebbe anche contribuire a ridurre l’infiammazione e i danni ai tessuti associati a COVID-19. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA valuterà i dati presentati nell’ambito della domanda per stabilire se raccomandare o meno l’estensione di indicazione. I dati presentati includono i risultati di due studi clinici in corso riguardanti la sicurezza e l’efficacia del medicinale in pazienti adulti con COVID-19 ricoverati in ospedale. Il parere del CHMP, unitamente all’eventuale richiesta di ulteriori studi e del monitoraggio aggiuntivo della sicurezza, sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto per ottobre, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Kineret è autorizzato nell’UE da marzo 2002. Maggiori informazioni sul medicinale sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 20/07/2021
- Vaccini a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax: rischio di miocardite e di pericardite Con riferimento alle precedenti Note Informative Importanti, l’Agenzia Italiana del Farmaco comunica aggiornamenti su alcuni punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di miocardite e pericardite dopo vaccinazione con vaccini a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax. Dopo la vaccinazione con i Vaccini mRNA anti COVID-19 Comirnaty e Spikevax sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile.I dati a disposizione suggeriscono che il decorso della miocardite e pericardite dopo la vaccinazione non è diverso da quello della miocardite o della pericardite in generale.Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite.Gli operatori sanitari devono istruire i soggetti vaccinati a rivolgersi immediatamente al medico qualora dopo la vaccinazione sviluppino sintomi indicativi di miocardite o pericardite, quali dolore toracico, respiro affannoso o palpitazioni. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 19/07/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: Controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare e aggiornamento relativo alla sindrome trombotica trombocitopenica Con riferimento alle precedenti Note Informative Importanti, l’Agenzia Italiana del Farmaco comunica aggiornamenti sulla controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare e sulla sindrome trombotica trombocitopenica dopo vaccinazione con COVID-19 vaccine Janssen. Elementi chiave Sindrome da perdita capillare (CLS): Nei primi giorni successivi alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen sono stati segnalati casi molto rari di sindrome da perdita capillare (CLS), in alcuni casi con esito fatale. In almeno un caso è stata riportata una storia clinica di CLS. COVID-19 Vaccine Janssen è attualmente controindicato nei soggetti che in precedenza hanno presentato episodi di CLS. La CLS è caratterizzata da episodi acuti di edema che colpiscono principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia. I pazienti con un episodio acuto di CLS in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto. Sindrome trombotica trombocitopenica (TTS): I soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro tre settimane dalla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen devono essere attivamente valutati per segni di trombosi. Allo stesso modo, i soggetti che presentino trombosi entro tre settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia. La TTS richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o gli specialisti (ad es. ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione clinica. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 19/07/2021
- Nota Informativa Importante su Prepidil E Propess (dinoprostone) Prepidil e Propess (dinoprostone) – rafforzamento delle informazioni del prodotto sui rischi di iperstimolazione uterina, rottura uterina e morte fetale/neonatale e limitazione dell’uso a professionisti qualificati, ospedali e cliniche. Riassunto: Le informazioni del prodotto1, Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) e Foglio Illustrativo (FI), dei due medicinali PREPIDIL e PROPESS sono state aggiornate con le seguenti informazioni di sicurezza stabilite a livello europeo e di seguito riportate: rischio di iperstimolazione uterina e di rottura uterina e delle loro gravi complicanze, compresa la morte fetale e neonatale.limiti dell’utilizzo del medicinale solo a professionisti sanitari qualificati, a ospedali e cliniche con unità ostetriche specializzate con attrezzature per il monitoraggio continuo. rafforzamento dell’avvertenza e raccomandazione relativa alla dose massima (PREPIDIL e PROPESS) e all’intervallo di dosaggio (solo per PREPIDIL).rafforzamento delle controindicazioni (solo per PROPESS) e delle avvertenze e precauzioni d’uso, comprese quelle sull’uso concomitante e/o sequenziale di dinoprostone e ossitocina. Leggi qui la nota informativa importante AIFA. - 16/07/2021
- Nota Informativa Importante su CHAMPIX (varenicline) CHAMPIX (varenicline) – Richiamo dei lotti a causa della presenza dell’impurezza N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri ritenuti accettabili da Pfizer. Riepilogo I lotti di CHAMPIX (vareniclina) in cui sono stati riscontrati livelli di N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri ritenuti accettabili da Pfizer sono stati ritirati. A titolo precauzionale, Pfizer interrompe la distribuzione del medicinale in attesa dei risultati di ulteriori controlli. In base ai dati disponibili, non c’è un rischio immediato per i pazienti che assumono il medicinale. Mentre le autorità europee continuano a valutare i dati, gli operatori sanitari, a titolo precauzionale, non devono prescrivere CHAMPIX a nuovi pazienti.Il ritiro lotti e l’interruzione della distribuzione determineranno carenze del medicinale CHAMPIX.Per i pazienti che sono già in trattamento con CHAMPIX, potrebbe non essere possibile completare la terapia e gli operatori sanitari potrebbero considerare il passaggio ad altre alternative terapeutiche.Le alternative potranno essere diverse nei vari paesi, ma potrebbero includere il trattamento sostitutivo con nicotina (NRT – Nicotine Replacement Therapy) e buproprione. Gli operatori sanitari devono inoltre tenere conto della possibile necessità di ridurre gradualmente il dosaggio, come riportato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) “Alla fine del trattamento, l’interruzione di CHAMPIX è stata associata ad un aumento di irritabilità, desiderio compulsivo di fumare, depressione e/o insonnia fino al 3% dei pazienti.”Gli operatori sanitari devono informare i pazienti in trattamento di non interrompere l’assunzione di CHAMPIX senza consultarli, e di contattare il proprio medico prescrittore per ogni dubbio o chiarimento, se necessario. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 16/07/2021
- Aggiornamento EMA – ECDC su COVID-19 – Cicli di vaccinazione completi fondamentali per la massima protezione La vaccinazione rimane una delle misure di protezione più efficaci contro COVID-19. In tutti gli Stati membri sono presenti raccomandazioni per la vaccinazione e le campagne vaccinali sono tutt’ora in corso. L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) esortano i cittadini dell’UE a vaccinarsi e a rispettare il numero raccomandato di dosi. Ciò risulta particolarmente importante alla luce della diffusione della variante Delta del SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19), della necessità di proteggere i cittadini, soprattutto quelli a rischio di COVID-19 severa, e della volontà di riaprire e allentare le restrizioni. Leggi qui il comunicato EMA-ECDC. - 16/07/2021
- Comirnaty e Spikevax: possibile collegamento a casi molto rari di miocardite e pericardite Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che miocardite e pericardite possono verificarsi in casi molto rari a seguito della vaccinazione con i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax (precedentemente noto come COVID-19 Vaccine Moderna). Il Comitato raccomanda, pertanto, di inserire la miocardite e la pericardite come nuovi effetti indesiderati nelle Informazioni sul Prodotto, insieme a un’avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone che assumono questi vaccini. La miocardite e la pericardite sono malattie infiammatorie cardiache. I sintomi possono variare, ma spesso includono respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare (palpitazioni), e dolore toracico. Nel giungere alle sue conclusioni, il Comitato ha preso in considerazione tutte le evidenze attualmente disponibili. La valutazione ha incluso una revisione approfondita di 145 casi di miocardite segnalati nello spazio economico europeo (EEA) tra le persone che hanno ricevuto Comirnaty e 19 casi tra le persone che hanno ricevuto Spikevax. Il PRAC ha anche esaminato le segnalazioni di 138 casi di pericardite in seguito all’uso di Comirnaty e 19 casi in seguito all’uso di Spikevax. Al 31 maggio 2021, nel EEA sono state somministrate circa 177 milioni di dosi di Comirnaty e 20 milioni di dosi di Spikevax. Inoltre, il PRAC ha anche esaminato i casi segnalati in tutto il mondo. Il Comitato ha concluso che i casi si sono verificati principalmente entro 14 giorni dalla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani adulti di sesso maschile. In cinque casi verificatisi nel EEA, l’esito è stato fatale. Queste persone erano di età avanzata o avevano malattie concomitanti. I dati disponibili suggeriscono che il decorso della miocardite e della pericardite dopo la vaccinazione è simile al decorso tipico di queste condizioni, che generalmente migliorano con il riposo o il trattamento. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite. Devono comunicare alle persone che ricevono questi vaccini di rivolgersi immediatamente a un medico se si verificano sintomi indicativi di miocardite o pericardite. Questi includono respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare, e dolore toracico. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o consultare specialisti (ad es. cardiologi) per diagnosticare e trattare queste condizioni. In questo momento, non è stato possibile stabilire alcuna relazione causale tra miocardite o pericardite ed altri due vaccini COVID-19 autorizzati nel EEA, COVID-19 Vaccine Janssen e Vaxzevria , e il Comitato ha richiesto ulteriori dati alle società che commercializzano questi vaccini. L’EMA conferma che i benefici di tutti i vaccini COVID-19 autorizzati continuano a superare i rischi, tenuto conto del rischio di malattia COVID-19 e delle complicanze correlate, in quanto le prove scientifiche disponibili dimostrano che tali vaccini riducono i decessi e i ricoveri ospedalieri dovuti a COVID-19. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini e a fornire al pubblico le informazioni più aggiornate, in particolare man mano che verranno vaccinati adolescenti e giovani adulti e somministrate le seconde dosi. L’agenzia adotterà le misure necessarie nel caso vengano identificati nuovi problemi di sicurezza. Informazioni per il pubblico Casi molto rari di miocardite e pericardite (malattie infiammatorie cardiache) si sono verificati in persone che hanno ricevuto Comirnaty e Spikevax (precedentemente COVID-19 Vaccine Moderna).La possibilità che si verifichino questi eventi è molto bassa, ma i vaccinati devono essere consapevoli dei sintomi, in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni.È necessario cercare immediatamente assistenza medica se si manifestano i seguenti sintomi dopo la vaccinazione:Respiro affannosobattito cardiaco accelerato, che può essere irregolaredolore al pettoParli con il suo medico o contatti le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel suo Paese. Informazioni per gli operatori sanitari A seguito di una revisione di casi molto rari di miocardite e pericardite in persone che hanno ricevuto Comirnaty e Spikevax (precedentemente COVID-19 Vaccine Moderna), gli operatori sanitari devono: prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite nelle persone che hanno ricevuto questi vaccini;comunicare alle persone che ricevono il vaccino che devono cercare immediatamente assistenza medica se hanno i seguenti sintomi indicativi di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione: dolore (acuto e persistente) al petto, palpitazioni o respiro affannoso. Le persone con miocardite o pericardite possono richiedere un trattamento specialistico;consultare le linee guida applicabili e/o consultare specialisti (ad es. cardiologi) per diagnosticare e trattare queste condizioni. Le informazioni sul prodotto verranno aggiornate per includere miocardite e pericardite come effetti indesiderati con frequenza sconosciuta. Verrà inviata una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) che prescrivono, dispensano o somministrano il vaccino. La DHPC sarà inoltre disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sui vaccini Comirnaty e Spikevax (COVID-19 Vaccine Moderna) contengono una molecola chiamata mRNA che contiene le informazioni per produrre la proteina spike. Questa è una proteina che si trova sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus ha bisogno per entrare nelle cellule del corpo. Quando a una persona viene somministrato uno di questi vaccini, alcune delle sue cellule leggeranno le istruzioni del mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona riconoscerà quindi questa proteina come estranea, produrrà anticorpi e attiverà i linfociti T (globuli bianchi) per attaccarla. Se, in seguito, la persona entrerà in contatto con il virus SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario lo riconoscerà e sarà pronto a difendere l’organismo da esso. Maggiori informazioni sulla procedura Questa revisione di Comirnaty e Spikevax è stata effettuata nel contesto di un segnale di sicurezza. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale come un vaccino e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Le raccomandazioni del PRAC saranno presentate al Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA, CHMP, per approvazione. Il PRAC ha valutato i dati per Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen nell’ambito della revisione dei rapporti riassuntivi sulla sicurezza sulla pandemia presentati mensilmente dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 12/07/2021
- L’EMA sconsiglia l’uso del vaccino Janssen COVID-19 in persone con pregressa sindrome da perdita capillare Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha stabilito che le persone che hanno precedentemente avuto la sindrome da perdita capillare non devono essere vaccinate con il vaccino Janssen COVID-19. Il Comitato ha, inoltre, deciso che la sindrome da perdita capillare deve essere aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come nuovo effetto indesiderato del vaccino, insieme a un’avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e i pazienti su questo rischio. Il PRAC ha esaminato 3 casi di sindrome da perdita capillare in persone che avevano ricevuto il vaccino Janssen COVID-19, manifestata entro 2 giorni dalla vaccinazione. Una delle persone colpite aveva una storia di sindrome da perdita capillare e due di loro successivamente sono deceduti. Al 21 giugno 2021, sono state somministrate in tutto il mondo oltre 18 milioni di dosi del vaccino Janssen COVID-19. La sindrome da perdita capillare è una condizione molto rara e grave che causa perdita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari), con conseguente gonfiore, principalmente alle braccia e alle gambe, bassa pressione sanguigna, maggiore densità del sangue e bassi livelli ematici di albumina (un’importante proteina ematica). Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e dei sintomi della sindrome da perdita capillare e del rischio di recidiva nelle persone nelle quali è stata precedentemente diagnosticata tale condizione. Le persone che sono state vaccinate con il vaccino COVID-19 Janssen devono cercare assistenza medica immediata se manifestano un rapido gonfiore delle braccia e delle gambe o un improvviso aumento di peso nei giorni successivi alla vaccinazione. Questi sintomi sono spesso associati alla sensazione di svenimento (a causa della bassa pressione sanguigna). Il PRAC continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome e intraprenderà tutte le ulteriori azioni necessarie. Il PRAC ha anche chiesto a Janssen, la società che commercializza il vaccino, ulteriori informazioni per definire il possibile meccanismo dello sviluppo della sindrome da perdita capillare in seguito alla vaccinazione. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino e a fornire al pubblico le informazioni più aggiornate. Una revisione simile è stata recentemente finalizzata per un altro vaccino COVID-19, Vaxzevria (precedentemente vaccino COVID-19 AstraZeneca). Informazioni per il pubblico Si è verificato un numero molto ridotto di casi di sindrome da perdita capillare in persone che hanno ricevuto il vaccino Janssen COVID-19.Non deve esserle somministrato questo vaccino se ha avuto in precedenza la sindrome da perdita capillare.La sindrome da perdita capillare è una condizione grave. La probabilità che si verifichi tale condizione è molto bassa, ma i vaccinati devono comunque essere consapevoli dei sintomi in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni.È necessario rivolgersi immediatamente a un medico se si manifestano i seguenti sintomi nei giorni successivi alla vaccinazione, che possono manifestarsi insieme alla sensazione di svenimento (a causa della pressione sanguigna bassa):rapido gonfiore delle braccia e delle gambeaumento di peso improvvisoParli con il suo medico o contatti le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel suo Paese. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA ha esaminato i casi di sindrome da perdita capillare in persone che hanno ricevuto il vaccino Janssen COVID-19.Gli operatori sanitari non devono somministrare questo vaccino a chiunque abbia una storia di sindrome da perdita capillare.La sindrome da perdita capillare è una condizione molto rara e grave, che può essere fatale se non trattata. Provoca fuoriuscita di liquidi dai capillari, con conseguente edema che colpisce principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia.Gli operatori sanitari devono essere consapevoli del rischio di recidiva della sindrome da perdita capillare in persone che hanno precedentemente sofferto di tale condizione.Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e dei sintomi della sindrome da perdita capillare. I pazienti con un episodio acuto di sindrome da perdita capillare in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto.Gli operatori sanitari devono informare le persone che ricevono il vaccino che devono consultare un medico se hanno i seguenti sintomi nei giorni successivi alla vaccinazione, che possono essere associati a sensazione di svenimento (a causa della pressione sanguigna bassa):edema agli artiaumento di peso improvvisoLe informazioni sul prodotto verranno aggiornate per includere una controindicazione nelle persone con una storia di sindrome da perdita capillare. La condizione sarà anche inserita come effetto indesiderato con una frequenza sconosciuta. Verrà inviata una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) che prescrivono, dispensano o somministrano il vaccino. La DHPC sarà inoltre disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul vaccino Il vaccino COVID-19 Janssen è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. Il COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per produrre la proteina S da SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 Janssen non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata effettuata dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano, nel contesto di una procedura nota come “variazione di tipo II”. Le raccomandazioni del PRAC saranno presentate al Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA, CHMP, per approvazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 12/07/2021
- Sesto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il sesto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 giugno 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 76.206 segnalazioni su un totale di 49.512.799 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 154 ogni 100.000 dosi), di cui l’87,9% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono all’11,9% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (80% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore successive. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (69%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (70,6% delle dosi somministrate) e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24,7% delle segnalazioni e 17,3% delle dosi somministrate), al vaccino Spikevax (5,2% delle segnalazioni e 9,6% delle dosi somministrare) e al vaccino COVID-19 Janssen (1,1% delle segnalazioni e 2,5% delle dosi somministrate). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Gli eventi avversi gravi correlabili alla vaccinazione più spesso segnalati configurano un quadro di sindrome simil-influenzale con sintomatologia intensa, più frequente dopo la seconda dose dei vaccini a mRNA e dopo la prima dose di Vaxzevria. In relazione alle vaccinazioni cosiddette eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose sono state inserite 27 segnalazioni, su un totale di 233.034 somministrazioni (la seconda dose ha riguardato nell’86% dei casi Comirnaty e nel 14% Spikevax di Moderna), con un tasso di segnalazione di 12 ogni 100.000 dosi somministrate. Il Rapporto è consultabile qui. - 09/07/2021
- EMA non rileva alcuna prova che colleghi il vettore virale di Zynteglo al cancro del sangue Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che non ci sono prove che Zynteglo causi un cancro del sangue noto come leucemia mieloide acuta (AML). Zynteglo, una terapia genica per la beta talassemia, una patologia del sangue, utilizza un vettore virale (o virus modificato) per rilasciare un gene funzionante nelle cellule del sangue del paziente. Il PRAC ha esaminato due casi di AML in pazienti trattati per l’anemia falciforme con un farmaco in sperimentazione, bb1111, in uno studio clinico. Anche se non ci sono state segnalazioni di AML con Zynteglo, entrambi i medicinali usano lo stesso vettore virale e vi era la preoccupazione che il vettore potesse essere implicato nello sviluppo del cancro (oncogenesi inserzionale). La revisione ha riscontrato che era improbabile che il vettore virale potesse essere la causa. In uno dei pazienti, il vettore virale non era presente nelle cellule tumorali, e nell’altro paziente era presente in un sito (VAMP4) che non sembra essere coinvolto nello sviluppo del cancro. Dopo aver esaminato tutte le prove, il PRAC ha concluso che le spiegazioni più plausibili per i casi di AML includono il trattamento di condizionamento che i pazienti hanno ricevuto per eliminare le cellule del midollo osseo e il rischio più elevato di cancro del sangue nelle persone con malattia falciforme. I pazienti in trattamento con Zynteglo per la beta talassemia hanno anche bisogno di un trattamento di condizionamento per eliminare le loro cellule del midollo osseo. Gli operatori sanitari devono quindi informare esplicitamente i pazienti che ricevono Zynteglo dell’aumento del rischio di tumori del sangue a causa dei farmaci utilizzati nei trattamenti di condizionamento. Il PRAC ha anche aggiornato le sue raccomandazioni per il monitoraggio dei pazienti. Gli operatori sanitari dovranno ora controllare i loro pazienti per i sintomi di tumore del sangue almeno una volta all’anno per 15 anni. Il comitato, che ha lavorato a stretto contatto con esperti del Comitato per le Terapie Avanzate (CAT), ha concluso che i benefici di Zynteglo continuano a superare i suoi rischi. Come per tutti i medicinali, il PRAC monitorerà qualsiasi nuovo dato sulla sua sicurezza e aggiornerà i consigli per i pazienti e gli operatori sanitari quando necessario. Maggiori informazioni sul medicinale Zynteglo è un trattamento da somministrare una sola volta per una malattia del sangue nota come beta talassemia in pazienti di età pari o superiore a 12 anni che necessitano di frequenti trasfusioni di sangue. Per produrre Zynteglo, le cellule staminali prelevate dal sangue del paziente vengono modificate utilizzando un virus che inserisce copie funzionanti del gene della beta-globina in tali cellule. Quando queste cellule modificate vengono re-infuse nel paziente, esse vengono trasportate dal flusso sanguigno al midollo osseo dove iniziano a produrre globuli rossi sani in grado di produrre beta-globina. Gli effetti di questo trattamento dovrebbero durare per tutta la vita del paziente. Zynteglo ha ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata a maggio 2019. Ciò significa che devono essere fornite ulteriori prove sul medicinale, che l’azienda è tenuta a presentare. L’EMA esamina regolarmente qualsiasi nuova informazione che si renda disponibile. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di Zynteglo è stata avviata il 18 febbraio 2021, su richiesta della Commissione Europea, ai sensi dell’Articolo 20 del Regolamento (CE) No 726/2004. La revisione è stata condotta dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano, che ha lavorato in collaborazione con il Comitato per le terapie avanzate. Le raccomandazioni saranno ora inviate al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano, che adotterà il parere dell’Agenzia. La fase finale della procedura di revisione è l’adozione da parte della Commissione Europea, di una decisione legalmente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/07/2021
- Modelli di utilizzo, efficacia e sicurezza dei mezzi di contrasto al gadolinio: uno studio osservazionale multicentrico prospettico europeo Introduzione Il mercato dei mezzi di contrasto a base di gadolinio (GBCA) dell’UE è cambiato negli ultimi anni a causa della decisione dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di sospendere l’autorizzazione alla commercializzazione dei GBCA lineari e l’autorizzazione alla commercializzazione dei nuovi GBCA macrociclici generici. Lo studio mira a comprendere i modelli di utilizzo dei (GBCA) e a studiare l’efficacia e la sicurezza dei GBCA nella pratica di routine in tutta Europa. Metodi Si tratta di uno studio prospettico, trasversale, multicentrico, osservazionale in pazienti sottoposti a risonanza magnetica con contrasto. I modelli di utilizzo riportati includono indicazioni, riferimenti e dettagli dell’esame. La valutazione dell’efficacia includeva cambiamenti nella diagnosi radiologica, fiducia diagnostica e qualità dell’immagine. I dati sulla sicurezza sono stati raccolti attraverso la segnalazione spontanea di eventi avversi (AE) da parte dei pazienti. Risultati Sono stati inclusi 2118 pazienti, provenienti da 8 centri in 5 paesi europei, in un periodo compreso tra dicembre 2018 e novembre 2019.Sono stati utilizzati Clariscan, Dotarem (acido gadoterico), Gadovist (gadobutrolo) e ProHance (gadoteridolo) rispettivamente in 1513 (71,4%), 356 (16,8%), 237 (11,2%) e 12 (0,6%) pazienti. Nella maggior parte dei casi, sono stati utilizzati per eseguire esami con indicazioni relative al sistema nervoso centrale (46,2%). Le dosi medie di GBCA erano di 0,10 mmol/kg di peso corporeo, tranne che per Gadovist (media 0,12 mmol/kg). L’uso dei GBCA ha aumentato la fiducia nella diagnosi nel 96,2% degli esami e ha portato a un cambiamento nella diagnosi radiologica nel 73,9% dei pazienti. La qualità dell’immagine è stata considerata eccellente o buona nel 96,1% dei pazienti e in tutti i GBCA. Quattro pazienti hanno riportato AE (0,19%), con solo 1 (0,05%) considerato grave. Conclusioni Questo studio europeo ha confermato che i GBCA sono utilizzati in modo appropriato in Europa per un’ampia gamma di indicazioni. Lo studio ha dimostrato un aumento significativo della fiducia diagnostica dopo l’uso dei GBCA e ha confermato il buon profilo di sicurezza dei GBCA, con risultati comparabili per tutti gli agenti utilizzati Bibliografia Jakobsen, J.Å., Quattrocchi, C.C., Müller, F.H.H. et al. Patterns of use, effectiveness and safety of gadolinium contrast agents: a European prospective cross-sectional multicentre observational study. BMC Med Imaging 21, 74 (2021). Leggi l’articolo completo qui. - 09/07/2021
- Sicurezza ed efficacia del tolcapone nella malattia di Parkinson: revisione sistematica Introduzione Il tolcapone è un efficace inibitore della catecol-O-metiltransferasi per la malattia di Parkinson (PD). Tuttavia, i problemi di sicurezza hanno ostacolato il suo uso nella pratica clinica. L’obiettivo dello studio è quello di fornire prove di sicurezza ed efficacia del tolcapone attraverso una revisione sistematica della letteratura per supportare le scelte dei medici nell’uso di un armamentario terapeutico della malattia di Parkinson sempre più ampio. Metodi Attraverso un’attività svolta su PubMed finalizzata alla ricerca di studi effettuati su pazienti con PD trattati con tolcapone, con l’utilizzo di parole chiave: enzima epatico, eventi avversi (AEs), tempo di riposo giornaliero, dose giornaliera di levodopa, scala unificata di valutazione della malattia di Parkinson (UPDRS) parte-III, qualità della vita (QoL), e sintomi non motori. I database FAERS e EudraVigilance per gli AE sospetti sono stati interrogati per potenziali casi aggiuntivi di epatotossicità. Risultati Sono stati inclusi trentadue studi, per un totale di 4780 pazienti trattati con tolcapone. Per quanto riguarda la sicurezza, lo 0,9% dei pazienti ha mostrato un aumento degli enzimi epatici > 2. In riceche condotte in una linea temporale di 23 anni, sono stati riscontrati 7 casi di lesioni epatiche gravi legate al tolcapone, 3 dei quali con esito fatale. Tutti i casi fatali non hanno seguito le linee guida per il monitoraggio della funzione epatica. La ricerca nel database FAERS e EudraVigilance ha prodotto 61 segnalazioni di sospetti effetti collaterali epatici possibilmente legati al tolcapone. Per quanto riguarda l’efficacia, la riduzione mediana delle ore/giorno trascorse in Off era di 2,1 (range 1-3,2), di levodopa era di 108,9 mg (1-251,5), di “On” UPDRS-III era di 3,6 punti (1,1-6,5). La maggior parte degli studi ha riportato un miglioramento significativo della QoL e dei sintomi non motori. Conclusione I dati della letteratura hanno mostrato l’assenza di preoccupazioni rilevanti per la sicurezza del tolcapone quando viene rispettata una stretta aderenza al monitoraggio della funzione epatica. Data la sua elevata efficacia sulle fluttuazioni motorie, il tolcapone è probabilmente uno strumento sottoutilizzato nell’armamentario terapeutico del PD. Bibliografia Artusi, C.A., Sarro, L., Imbalzano, G. et al. Safety and efficacy of tolcapone in Parkinson’s disease: systematic review. Eur J Clin Pharmacol 77, 817–829 (2021). Leggi l’articolo completo qui. - 07/07/2021
- Nota Informativa Importante su XELJANZ® (tofacitinib) XELJANZ® (tofacitinib) – aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori e neoplasie maligne con l’uso di tofacitinib rispetto agli inibitori del TNF-alfa. Riepilogo Nello studio clinico completato (A3921133) su pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) di età pari o superiore a 50 anni con almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo è stata osservata un’aumentata incidenza di infarto miocardico con tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un inibitore del TNF-alfa inibitore.Lo studio ha rilevato anche un’aumentata incidenza di neoplasie maligne (escluso il cancro della pelle non melanoma- NMSC – Non Melanoma Skin Cancer), in particolare cancro del polmone e linfoma, con tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un TNF-alfa inibitore.Tofacitinib deve essere usato solo in pazienti di età superiore a 65 anni, in pazienti fumatori o ex fumatori, pazienti con altri fattori di rischio cardiovascolare e pazienti con altri fattori di rischio di malignità solo se non sono disponibili alternative terapeutiche adeguate.I medici prescrittori devono discutere con i pazienti i rischi associati all’uso di XELJANZ, inclusi infarto miocardico, cancro del polmone e linfoma. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 06/07/2021
- Profilo di sicurezza del vaccino zoster ricombinante adiuvato in popolazioni immunocompromesse: Una panoramica di sei esperimenti Introduzione Il vaccino zoster ricombinante adiuvato (RZV) ha dimostrato un’elevata efficacia contro l’herpes zoster negli adulti anziani e nelle popolazioni immunocompromesse. Sono presenti i dati di sicurezza completi da sei studi clinici in popolazioni immunocompromesse (riceventi di trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe e trapianto renale, pazienti con tumori ematologici maligni, pazienti con tumori solidi e adulti infettati dal virus dell’immunodeficienza umana) che sono ad un rischio maggiore di herpes zoster. Metodi In tutti gli studi esaminati,sono stati arruolati degli adulti immunocompromessi, con età ≥ 18 anni,ai quali è stato somministrato RZV o placebo. La sicurezza è stata valutata nella coorte totale dei vaccinati. Gli eventi avversi sollecitati (AE) sono stati raccolti per 7 giorni e gli AE non sollecitati per 30 giorni dopo ogni dose. Gli AE gravi, gli AE gravi fatali e le potenziali malattie immunomediate sono stati raccolti dalla dose 1 fino a 12 mesi dopo l’ultima dose o alla fine dello studio. I dati sono stati raggruppati per gli AE sollecitati; gli AE non sollecitati, gli AE gravi (fatali) e le potenziali malattie immunomediate sono stati analizzati per ogni singolo studio. Tutti gli AE sono stati analizzati per i sotto-strati di adulti 18-49 anni di età e ≥ 50 anni di età. Risultati In totale, 1587 (RZV) e 1529 (placebo) adulti sono stati inclusi nella coorte vaccinata totale. Gli AE richiesti erano più comuni dopo RZV rispetto al placebo, erano generalmente più comuni nello strato di età più giovane, ed erano per lo più da lievi a moderati e risolti entro 3 giorni (durata mediana). Gli AE non richiesti e gli AE gravi erano in linea con le malattie e le terapie sottostanti. In tutti gli studi, la percentuale di adulti che riportavano uno o più AE non richiesti era comparabile tra RZV e placebo, indipendentemente dallo strato di età. La percentuale di adulti che hanno riportato uno o più AE gravi, AE gravi fatali, o potenziali malattie immunomediate era generalmente simile per RZV e placebo, indipendentemente dallo strato di età. Nel complesso, non sono stati identificati problemi di sicurezza. Conclusioni Il vaccino zoster ricombinante ha un profilo di sicurezza clinicamente accettabile. Con i risultati di efficacia e immunogenicità del vaccino pubblicati in precedenza, questi dati supportano un favorevole profilo beneficio-rischio della vaccinazione RZV in popolazioni immunocompromesse che sono ad un rischio aumentato di contrarre l’herpes zoster. Bibliografia Leggi l’articolo completo qui. López-Fauqued, M., Co-van der Mee, M., Bastidas, A. et al. Safety Profile of the Adjuvanted Recombinant Zoster Vaccine in Immunocompromised Populations: An Overview of Six Trials. Drug Saf 44, 811–823 (2021). - 02/07/2021
- Associazione tra l’esposizione prenatale agli oppioidi e gli esiti del neurosviluppo nella prima infanzia: Uno studio retrospettivo di coorte Introduzione Diversi studi hanno riportato un incremento della prevalenza dell’uso di oppioidi ,su prescrizione, tra le donne in gravidanza. Tuttavia, sono poco noti gli effetti conseguenti all’uso materno di oppioidi sui disturbi del neurosviluppo nella prima infanzia, anche in donne gravide che non presentano evidenti disturbi derivanti dall’uso di oppiodi o di tossicodipendenza. Obiettivo Lo scopo di questo studio è stato quello di quantificare l’associazione tra l’esposizione prenatale agli oppioidi derivante da uso materno in gravidanza su prescrizione medica e gli esiti di ciò sul neurosviluppo nella prima infanzia. Metodi Si tratta di uno studio di tipo retrospettivo, nel quale sono state incluse donne in gravidanza di età compresa tra i 12 e i 55 anni, le quali hanno partorito neonati vivi dal 2010 al 2012, i quali sono stati inseriti in seguito alla randomizzazione effettuata da Optum ed inseriti nel database “Clinformatics® Data Mart”. I neonati nati da madri senza disturbi derivanti dall’uso di oppioidi o tossicodipendenza sono stati definiti idonei allo studio e di conseguenza seguiti fino: all’insorgenza di disturbi del neurosviluppo, alla perdita del follow-up o alla fine dello studio (31 dicembre 2017), a seconda di quale evento si è verificato per primo. Lo score di propensione (deriva dalla probabilità che un paziente sia assegnato a un trattamento basato su covari noti) è stato applicato per ottenere una buona stratificazione del campione, attraverso l’applicazione di aggiustamenti derivanti da fattori confondenti come: le caratteristiche demografiche, le caratteristiche ostetriche, le comorbidità mentali e la condizione del dolore materne, e le misure del peso delle malattie e per ottenere hazard ratio aggiustati (HR) e intervalli di confidenza al 95% (CI). I neonati esposti e non esposti sono stati confrontati sull’incidenza dei disturbi del neurosviluppo. Risultati Su 24.910 neonati esaminati, il 7,6% (1899) è stato esposto in epoca prenatale agli oppioidi su prescrizione. Complessivamente, in 1562 bambini sono stati diagnosticati disturbi del neurosviluppo, con tassi di incidenza grezzi di 2.9 per 100 anni-persona nei bambini esposti contro 2.5 per 100 anni-persona nei bambini non esposti agli oppiodi in epoca prenatale. In seguito all’aggiustamento, non è stata osservata alcuna associazione tra l’esposizione fetale agli oppioidi e il rischio di disturbi del neurosviluppo (HR 1.10; 95% CI 0.92-1.32). Tuttavia, un aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo è stato osservato nei bambini con una durata di esposizione cumulativa più lunga (HR 1.70; 95% CI 1.05-2.96) o alte dosi cumulative di oppioidi (HR 1.22; 95% CI 1.01-1.54). Conclusione e rilevanza Nelle donne in stato di gravidanza che non presentavano disturbi derivanti dall’uso di oppioidi o tossicodipendenza, l’uso materno di oppioidi su prescrizione per brevi periodi non è associato a un aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo nella prima infanzia. Tuttavia, sono stati osservati maggiori rischi di disturbi precoci del neurosviluppo nei bambini nati da donne che hanno ricevuto oppioidi su prescrizione per una durata più lunga e a dosi più elevate durante la gravidanza. Bibliografia Leggi l’abstract qui. Wen, X., Lawal, O.D., Belviso, N. et al. Association Between Prenatal Opioid Exposure and Neurodevelopmental Outcomes in Early Childhood: A Retrospective Cohort Study. Drug Saf (2021). - 02/07/2021
- L’EMA avvia la revisione dell’ansiolitico Stresam (etifoxina) L’EMA ha avviato la revisione di Stresam (etifoxina), un medicinale autorizzato in alcuni paesi dell’UE per il trattamento dei disturbi ansiosi. La revisione dell’EMA fa seguito ai risultati di un nuovo studio (AMETIS) sull’efficacia di Stresam nel trattamento dei disturbi dell’adattamento (difficoltà ad affrontare un evento stressante) accompagnati da ansia. I risultati dello studio suggeriscono che Stresam ha avuto effetti simili a quelli del placebo (trattamento fittizio). Inoltre, un’analisi dei dati di sicurezza disponibili per il medicinale, compresi i dati dello studio AMETIS e quelli raccolti attraverso il monitoraggio della sicurezza, ha riscontrato che, nonostante le misure adottate nel 2014 per minimizzare il rischio, hanno continuato a verificarsi alcuni effetti indesiderati rari ma gravi. Tra questi figurano reazioni cutanee gravi, danni al fegato, sanguinamento uterino tra un ciclo mestruale e l’altro (soprattutto nelle donne che usano contraccettivi orali) e infiammazione dell’intestino (colite linfocitica). Di conseguenza, l’agenzia francese del farmaco ha chiesto un riesame dei benefici di Stresam a fronte dei relativi rischi. L’EMA valuterà i dati disponibili e raccomanderà se mantenere, variare, sospendere o revocare le autorizzazioni all’immissione in commercio per questo medicinale. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/06/2021
- VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca: controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare L’Agenzia Italiana del Farmaco aggiorna gli operatori sanitari sui punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di sindrome da perdita capillare dopo vaccinazione con Vaxzevria: Nei primi giorni successivi alla vaccinazione con Vaxzevria, sono stati segnalati casi molto rari di sindrome da perdita capillare (CLS). In alcuni casi era presente una storia clinica di CLS. È stato riportato un caso con esito fatale.Vaxzevria è attualmente controindicato nei soggetti che in precedenza hanno presentato episodi di CLS. La sindrome da perdita capillare è caratterizzata da episodi acuti di edema che colpiscono principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia. I pazienti con un episodio acuto di CLS in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Vaxzevria (RCP) è in corso di aggiornamento per l’aggiunta di queste informazioni. Leggi qui la nota informativa di AIFA. - 23/06/2021
- Utilizzo di tocilizumab per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco, nell’ambito della rivalutazione continua sui farmaci utilizzabili per il COVID-19, ha deciso l’inserimento del medicinale tocilizumab nell’elenco dei farmaci di cui alla L. 648/96 per il trattamento di soggetti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica, in condizioni cliniche rapidamente ingravescenti. La scheda relativa all’utilizzo di tocilizumb, in cui sono forniti ai clinici elementi utili a orientare la prescrizione e sono chiarite le popolazioni e le modalità di impiego per le quali ci sono maggiori evidenze di beneficio clinico, è disponibile nella pagina “Farmaci utilizzabili per il trattamento della malattia COVID-19”. Leggi qui la scheda aggiornata del Tocilizumab per il trattamento del COVID-19. - 18/06/2021
- Nota Informativa Importante su Cabazitaxel Cabazitaxel Accord 20 mg/ml concentrato per soluzione per infusione: rischio di errori terapeutici e di confusione con Jevtana (60 mg/1,5 ml) concentrato e solvente per soluzione per infusione. Sommario Esiste il rischio di errori terapeutici dovuti alla presenza sul mercato di diverse presentazioni di cabazitaxel:Cabazitaxel Accord (20 mg/ml) concentrato per soluzione per infusione: richiede un processo di diluizione in un’unica fase;Jevtana (60 mg / 1,5 ml) concentrato e solvente per soluzione per infusione: richiede un processo di diluizione in due fasi.Prima della fase di diluizione finale in soluzione di glucosio o in soluzione di cloruro di sodio per infusione, la concentrazione di cabazitaxel è:20 mg/ml per Cabazitaxel Accord10 mg/ml per JevtanaUna confusione tra i prodotti può portare a errori terapeutici con conseguente sovradosaggio con esito potenzialmente fatale, o sotto-dosaggio con riduzione dell’effetto terapeutico (vedere la sezione Informazioni di base riportata di seguito).Verificare sempre attentamente quale prodotto viene utilizzato e le istruzioni di diluizione, per assicurarsi che il paziente riceva la dose corretta di cabazitaxel. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 16/06/2021
- AIFA approva la vaccinazione mista per i soggetti under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di Vaxzevria La Commissione tecnico scientifica (CTS) dell’AIFA, nella riunione del 13 giugno 2021, si è espressa sulle modalità di utilizzo della schedula vaccinale mista in soggetti al di sotto dei 60 anni di età che hanno ricevuto una prima dose di vaccino Vaxzevria, anche in considerazione del mutato scenario epidemiologico di ridotta circolazione virale. Sulla base di studi clinici pubblicati nelle ultime settimane, la CTS ha ritenuto, a fronte di un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità, di approvare il mix vaccinale (prima dose con Vaxzevria e seconda dose con Comirnaty o, per analogia, con il vaccino Moderna). Infine “in considerazione delle evidenze che si sono appena rese disponibili, dell’attuale assenza di specifiche indicazioni nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) dei farmaci in oggetto e della necessità di consentire il regolare svolgimento della campagna vaccinale” l’AIFA ha espresso Parere favorevole “all’inserimento nell’elenco dei farmaci di cui alla legge 648/1996 di Comirnaty e Vaccino COVID-19 Moderna come seconda dose per completare un ciclo vaccinale misto, nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose di vaccino Vaxzevria”. La CTS ha ritenuto che la seconda somministrazione con vaccino a mRNA possa avvenire a distanza di 8-12 settimane dalla somministrazione di Vaxzevria. È attualmente in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la determina attuativa. Leggi qui la circolare del Ministero della Salute. Leggi qui il parere AIFA. - 15/06/2021
- Vaxzevria: l’EMA ne sconsiglia l’uso in persone con storia di sindrome da aumentata permeabilità capillare Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha stabilito che le persone che hanno precedentemente avuto la sindrome da aumentata permeabilità capillare non devono essere vaccinate con Vaxzevria (ex vaccino COVID-19 AstraZeneca). Il Comitato ha, inoltre, deciso che la sindrome da aumentata permeabilità capillare deve essere aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come nuovo effetto indesiderato del vaccino, insieme a un’avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e i pazienti su questo rischio.Il PRAC ha effettuato una revisione approfondita di 6 casi di sindrome da aumentata permeabilità capillare in persone che avevano ricevuto Vaxzevria. La maggior parte dei casi si è verificata nelle donne ed entro 4 giorni dalla vaccinazione. Tre delle persone colpite avevano una storia di sindrome da aumentata permeabilità capillare e uno di loro successivamente è deceduto. Al 27 maggio 2021, nell’UE/EEA e nel Regno Unito sono state somministrate più di 78 milioni di dosi di Vaxzevria.La sindrome da aumentata permeabilità capillare è una condizione molto rara e grave che causa perdita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari), con conseguente gonfiore, principalmente alle braccia e alle gambe, bassa pressione sanguigna, maggiore densità del sangue e bassi livelli ematici di albumina (un’importante proteina ematica).Le persone che sono state vaccinate con Vaxzevria devono cercare assistenza medica immediata se manifestano un rapido gonfiore delle braccia e delle gambe, o un improvviso aumento di peso, nei giorni successivi alla vaccinazione. Questi sintomi sono spesso associati alla sensazione di svenimento (a causa della bassa pressione sanguigna).Il PRAC continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome e intraprenderà tutte le ulteriori azioni necessarie. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/06/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: le autorità europee adottano misure per salvaguardare la qualità del vaccino Le autorità europee sono a conoscenza del fatto che un lotto del principio attivo di COVID-19 Vaccine Janssen è stato contaminato con materiali destinati ad un altro vaccino prodotto presso lo stesso sito. La contaminazione è avvenuta in un sito di produzione del principio attivo nel Maryland (Stati Uniti), di proprietà di Emergent Biosolutions. Il lotto in questione non era destinato al mercato dell’UE. Sulla base delle informazioni disponibili, i lotti di vaccino rilasciati nell’UE non sono interessati dalla contaminazione crociata. Tuttavia, come precauzione e per salvaguardare la qualità dei vaccini, le autorità di vigilanza hanno raccomandato di non rilasciare lotti di vaccino contenenti il principio attivo prodotto all’incirca nello stesso momento in cui si è verificata la contaminazione. Le autorità europee stanno facendo tutto il possibile per salvaguardare l’approvvigionamento e mitigare gli effetti di eventuali ritardi nella consegna del vaccino.L’EMA e le autorità nazionali sono inoltre a conoscenza di un’ispezione presso il sito di produzione di Emergent Biosolutions, condotta dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense. Le autorità continueranno a collaborare con FDA e con altri partner internazionali per garantire che i vaccini nell’UE soddisfino i più elevati standard di qualità. La problematica riguardante la produzione presso Emergent Biosolutions non è correlata alla recente revisione condotta dall’EMA di casi molto rari di coaguli di sangue e bassi livelli di piastrine. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/06/2021
- Vaccini COVID-19: aggiornamento sulla valutazione in corso dei casi di miocardite e pericardite Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) continua la valutazione delle segnalazioni di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione della membrana attorno al cuore) manifestate da un piccolo numero di persone dopo la vaccinazione con i vaccini COVID-19. Il PRAC ha iniziato la sua revisione ad aprile a seguito di casi di miocardite dopo la vaccinazione con Comirnaty in Israele. La maggior parte di questi casi è stata lieve e si è risolta in pochi giorni. Tali eventi riguardavano principalmente i maschi di età inferiore ai 30 anni, con sintomi che iniziavano per lo più entro alcuni giorni dalla vaccinazione con la seconda dose. Casi di miocardite e/o pericardite sono stati segnalati anche nell’Area Economica Europea (EEA) a seguito della vaccinazione con tutti i vaccini COVID-19. Attualmente sono necessarie ulteriori analisi per concludere se esista una relazione causale con i vaccini e il PRAC sta richiedendo dati aggiuntivi alle aziende che li commercializzano. La miocardite e la pericardite sono malattie infiammatorie cardiache che possono verificarsi a seguito di infezioni o malattie immunitarie. A seconda della fonte, l’incidenza di miocardite e pericardite nel EEA varia da 1 a 10 su 100.000 persone all’anno. I sintomi di miocardite e pericardite possono variare, ma spesso includono respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare, e dolore toracico. Le condizioni di solito migliorano spontaneamente, o con il trattamento farmacologico. Il PRAC incoraggia tutti gli operatori sanitari a segnalare qualsiasi caso di miocardite o pericardite e altri eventi avversi nelle persone cui vengono somministrati questi vaccini. I pazienti che hanno sintomi come respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare, e dolore toracico dopo la vaccinazione devono consultare il proprio medico. Il PRAC continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome e intraprenderà tutte le ulteriori azioni necessarie. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/06/2021
- Quinto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 66.258 segnalazioni su un totale di 32.429.611 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 204 ogni 100.000 dosi), di cui circa il 90% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Come riportato nei precedenti Rapporti, gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (83% dei casi). Le segnalazioni gravi corrispondono al 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (71,8%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (68,7% delle dosi somministrate) e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24% delle segnalazioni e 20,8% delle dosi somministrate), al vaccino Moderna (3,9% delle segnalazioni e 9% delle dosi somministrare), e al vaccino COVID-19 Janssen (0,3% delle segnalazioni e 1,5% delle dosi somministrate). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Gli eventi avversi gravi correlabili alla vaccinazione più spesso segnalati configurano un quadro di sindrome simil-influenzale con sintomatologia intensa, più frequente dopo la seconda dose dei vaccini a mRNA e dopo la prima dose di Vaxzevria. Il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni. Il Rapporto è consultabile qui. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 11/06/2021
- Nota Informativa Importante su Venclyxto▼ (venetoclax) compresse rivestite con film L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) rende disponibili raccomandazioni aggiornate sulla sindrome da lisi tumorale (TLS) nei pazienti con leucemia linfatica cronica (CLL). Sintesi: Casi con esito fatale di TLS sono stati osservati anche in pazienti che hanno assunto la dose di venetoclax più bassa usata nello schema di titolazione della dose.La TLS è un rischio noto di venetoclax.Per tutti i pazienti è necessaria una rigorosa osservanza della titolazione della dose e delle misure di minimizzazione del rischio di TLS, come indicato nel testo del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP). Una scheda per il paziente, sarà fornita ai medici ematologi e oncologi che prescrivono il medicinale, da consegnare ad ogni paziente. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 10/06/2021
- EMA valuta l’uso di COVID-19 Vaccine Moderna in soggetti di età compresa tra 12 e 17 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di COVID-19 Vaccine Moderna anche a soggetti di età compresa tra 12 e 17 anni. COVID-19 Vaccine Moderna è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 18 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati nell’ambito della domanda di estensione, compresi i risultati provenienti da uno studio clinico di grandi dimensioni in corso su adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni. Tale studio è stato realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di COVID-19 Vaccine Moderna, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Il parere del CHMP sull’estensione d’uso del vaccino, unitamente all’eventuale richiesta di ulteriori studi e del monitoraggio aggiuntivo della sicurezza, sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto per luglio, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. COVID-19 Vaccine Moderna è autorizzato nell’UE dal gennaio 2021. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/06/2021
- Raccomandazioni di assistenza clinica per la gestione di una sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia La task force dell’EMA contro COVID-19 (COVID-ETF) consiglia agli operatori sanitari dell’UE di seguire le raccomandazioni delle società scientifiche al momento di valutare i soggetti che presentano segni e sintomi di sindrome trombotica associata a trombocitopenia a seguito della vaccinazione con Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen.In tale contesto, mette in evidenza gli orientamenti forniti dalla Società internazionale di trombosi ed emostasi (International Society on Thrombosis and Haemostasis, ISTH). La sindrome trombotica associata a trombocitopenia richiede una rapida identificazione e una gestione clinica urgente. Le raccomandazioni nazionali e internazionali vengono aggiornate con il consolidarsi dell’esperienza acquisita nella gestione della sindrome trombotica associata a trombocitopenia e della trombosi e trombocitopenia indotte dall’eparina (HITT), una condizione che presenta alcune analogie con la sindrome trombotica associata a trombocitopenia. La task force ha riconosciuto che esistono differenze tra le linee guida disponibili (principalmente per quanto riguarda i saggi e l’imaging utilizzati per la diagnosi e per orientare il trattamento, nonché le opzioni terapeutiche con anticoagulanti non eparinici, immunoglobuline endovenose e glucocorticoidi). Per la gestione di una sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia, in particolare se non sono disponibili linee guida locali, la task force raccomanda agli operatori sanitari di prendere in considerazione gli orientamenti provvisori dell’ISTH sulla trombocitopenia trombotica immunitaria indotta dal vaccino, che si basano sulla collaborazione internazionale in corso tra professionisti sanitari. Poiché la gestione della sindrome trombotica associata a trombocitopenia è in evoluzione, gli orientamenti potranno essere ulteriormente aggiornati in futuro. Le raccomandazioni della task force fanno seguito alla revisione condotta dall’EMA sulla sindrome trombotica associata a trombocitopenia, un evento molto raro che si è manifestato a seguito della vaccinazione con Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen. Le conclusioni si basano sulle valutazioni dei segnali di sicurezza dell’EMA, che hanno portato ad aggiornare le informazioni sul prodotto sia per Vaxzevria che COVID-19 Vaccine Janssen. Gli operatori sanitari sono stati informati dei segni e sintomi della sindrome trombotica associata a trombocitopenia con entrambi i vaccini mediante apposite comunicazioni (Dear healthcare professional communications, DHPC), in modo da garantire una diagnosi e un trattamento tempestivi dei soggetti colpiti tramite le linee guida disponibili.L’Agenzia riconosce e sostiene il considerevole lavoro svolto dagli operatori sanitari e dalle società scientifiche, che è essenziale per ottimizzare la gestione dei soggetti con sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria o COVID-19 Vaccine Janssen. Leggi qui il comunicato EMA. - 07/06/2021
- VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca: rischio di insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia – Aggiornamento Con riferimento alle precedenti Note Informative Importanti, l’Agenzia Italiana del Farmaco fornisce aggiornamenti sui punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia. Elementi chiave Vaxzevria è controindicato nei soggetti che hanno presentato sindrome trombotica trombocitopenica (TTS) in seguito alla precedente vaccinazione con Vaxzevria.La TTS richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o consultare specialisti (ad esempio, ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione.I soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro tre settimane dalla vaccinazione con Vaxzevria devono essere attivamente valutati per segni di trombosi. Allo stesso modo, i soggetti che presentino trombosi entro tre settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia. Leggi qui la nota informativa. - 03/06/2021
- Nota Informativa Importante su INOmax – Ossido di azoto (NO) INOmax – Ossido di azoto (NO) – Difficoltà nella chiusura delle valvole delle bombole dopo l’uso: precauzioni da adottare quando si scollegano le bombole dai regolatori di pressione. Riepilogo Vi sono state segnalazioni di utenti che non sono stati in grado di chiudere in maniera corretta la bombola di INOmax® dopo l’apertura, quando la bombola stessa non era del tutto vuota (come indicato dal fatto che il regolatore di pressione continuava a segnalare la presenza di pressione).La percentuale di difettosità stimata è pari allo 0,17% delle bombole consegnate. Tale malfunzionamento non influisce sull’erogazione di INOmax al paziente durante il trattamento. Nonostante l’inconveniente per gli utenti, non si procederà con un ritiro in considerazione del rischio di carenza di un prodotto medicinale critico per i pazienti.Nel caso in cui si verifichi questo problema, l’utente potrebbe non essere in grado di spurgare il manicotto del regolatore di pressione secondo le istruzioni del manuale d’uso per rimuovere il regolatore di pressione dalla valvola della bombola. Ciò non ha alcun impatto sullo spurgo di NO2 dalla macchina.La corretta somministrazione di INOmax non è influenzata dal malfunzionamento riportato. Non sono stati segnalati eventi avversi in pazienti trattati con le bombole di INOmax malfunzionanti.Nel caso in cui si verifichi il malfunzionamento, segua i passaggi illustrati di seguito:Non interrompa un trattamento in corso e continui a utilizzare la bombola fino alla fine del trattamento, o fino a quando la bombola non sia vuota (le bombole vuote possono essere chiuse senza alcun problema).Nel caso in cui ciò si verifichi all’inizio della terapia, si raccomanda, se possibile, di passare al sistema di somministrazione di riserva. Nel caso in cui non sia possibile passare a un sistema di riserva, può comunque avviare ed eseguire la terapia utilizzando la bombola che non può essere chiusa nella maniera corretta. Non provi MAI a rimuovere il regolatore di pressione dalla valvola con la forza, oppure utilizzando strumenti, come ad esempio un cacciavite, per forzare l’estrazione del regolatore, in quanto potrebbero verificarsi ustioni da freddo se si viene a contatto con l’apparecchiatura del regolatore di pressione durante i tentativi di scollegarlo dalla bombola mentre la connessione è ancora sotto pressione.Provi a chiudere la valvola della bombola INOmax tramite l’INOmeter, applicando una pressione decisa con la mano.Se ciò non aiuta a chiudere la valvola della bombola, contatti il Suo rappresentante Linde allo scopo di ricevere ulteriore assistenza.Utilizzi un sistema di somministrazione di riserva, se necessario. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 03/06/2021
- Aumento della capacità produttiva per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer L’EMA ha raccomandato l’approvazione di linee di produzione e riempimento aggiuntive presso il sito produttivo del vaccino di Pfizer a Puurs, Belgio. Si prevede che la raccomandazione del comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia avrà un impatto significativo e immediato sulla fornitura di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer, nell’Unione europea. Sulla base della revisione dei dati presentati da BioNTech Manufacturing GmbH, l’EMA ha ribadito, con la sua decisione, che l’impianto di Puurs è in grado di produrre sistematicamente vaccini di elevata qualità e consente a Pfizer/BioNTech di aumentare i volumi di vaccino prodotti presso tale sito. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative al vaccino, presenti sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/06/2021
- AIFA approva l’utilizzo del vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) per la fascia di età tra i 12 e i 15 anni, accogliendo pienamente il parere espresso dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). Secondo la CTS, infatti, i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia di età. Leggi qui il comunicato stampa di AIFA. - 01/06/2021
- Primo vaccino anti-COVID-19 approvato nell’UE per bambini di età compresa tra 12 e 15 anni Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione di indicazione per Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in modo da includere l’uso nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni. Il vaccino è già approvato per gli adulti e gli adolescenti a partire dai 16 anni di età.Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2.L’uso di Comirnaty nei bambini dai 12 ai 15 anni sarà lo stesso di quello autorizzato per gli adulti e gli adolescenti di età pari o superiore a 16 anni. Il vaccino è somministrato in due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno tre settimane l’una dall’altra.Gli effetti di Comirnaty nella popolazione pediatrica sono stati studiati su 2260 bambini di età compresa tra 12 e 15 anni. Tale studio è stato realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Comirnaty, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Lo studio ha mostrato che la risposta immunitaria a Comirnaty in questa fascia di età era paragonabile a quella osservata nella fascia di età compresa tra 16 e 25 anni (misurata dal livello di anticorpi contro il SARS-CoV-2). L’efficacia è stata calcolata su oltre 2000 bambini dai 12 ai 15 anni che non presentavano segni di precedente infezione. I bambini hanno ricevuto il vaccino o placebo (iniezione fittizia), ma non sapevano quale dei due fosse stato somministrato loro. Dei 1005 bambini che hanno ricevuto il vaccino, nessuno ha sviluppato COVID-19, rispetto a 16 bambini su 978 che hanno ricevuto placebo. Ciò significa che, in questo studio, il vaccino ha avuto un’efficacia del 100% nel prevenire la malattia (anche se il tasso reale potrebbe essere compreso tra il 75% e il 100%).Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 16 anni. Tra questi figurano dolore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e si risolvono entro alcuni giorni dalla vaccinazione.Il CHMP ha concluso che i benefici di Comirnaty in questa fascia d’età sono superiori ai rischi.Il comitato ha constatato che, a causa del numero limitato di bambini inclusi nello studio, la sperimentazione non ha potuto rilevare effetti indesiderati rari. Ha inoltre preso atto del fatto che il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA sta attualmente valutando casi molto rari di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione della membrana attorno al cuore) verificatisi dopo la vaccinazione con Comirnaty, soprattutto in persone di età inferiore a 30 anni.Al momento non vi sono indicazioni che tali casi siano dovuti al vaccino e l’EMA sta monitorando attentamente la questione.Nonostante tale incertezza, il CHMP ha ritenuto che i benefici di Comirnaty nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni siano superiori ai rischi, in particolare in quelli che presentano condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave.La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e studi in corso e aggiuntivi condotti dalla società e dalle autorità europee. Qual è il meccanismo d’azione di ComirnatyComirnaty predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane.Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T.Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo.L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioniLe informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Comirnaty contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino.La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione dell’uso di Comirnaty nei bambini, condotta dall’EMA, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia.Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza di ComirnatyIn linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, Comirnaty è sottoposto ad attento monitoraggio ed è oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID-19. Sebbene molte persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere a seguito della vaccinazione di un numero ancora più elevato di persone.Le aziende sono tenute a fornire relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e a condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio dei vaccini.Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Informazioni sulla proceduraL’estensione di indicazione per Comirnaty è stata concessa mediante una valutazione accelerata. Si tratta di una procedura che riduce i tempi di esame di una domanda da parte del CHMP dell’EMA. Le domande possono essere ammissibili alla valutazione accelerata se il CHMP ritiene che il prodotto sia di grande interesse per la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 31/05/2021
- Corso ECM per Farmacisti – Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Il corso ECM promosso dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna è rivolto ai farmacisti delle Farmacie territoriali della provincia di Cagliari. Obiettivi del corso saranno la promozione delle conoscenze su tematiche di Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza, in particolare riguardo ai vaccini contro il COVID-19. Verranno illustrate le tappe che hanno portato allo sviluppo dei vaccini anti-COVID-19, le caratteristiche dei vaccini disponibili o in via di sviluppo con particolare attenzione al relativo profilo di efficacia e sicurezza, le strategie vaccinali a livello nazionale e sovranazionale. Docenti del corso saranno la Responsabile del CRFV Sardegna, altri operatori del Centro e il Prof. Paolo Castiglia Ordinario di Igiene presso l’Università di Sassari e Responsabile regionale della Prevenzione. Ulteriori edizioni del corso rivolte ad operatori di altre Aziende Sanitarie della Sardegna si terranno successivamente. Il corso ECM si terrà il 17 giugno e il 6 luglio 2021 dalle ore 15 alle 18 in modalità streaming. L’iscrizione al corso ECM può essere effettuata via e-mail all’indirizzo: serv.formazione@aoucagliari.it Scarica qui il pieghevole del corso:Download - 31/05/2021
- Dati insufficienti sull’uso di corticosteroidi per inalazione per il trattamento di COVID-19 La task force contro COVID-19 (COVID-ETF) dell’EMA informa gli operatori sanitari che al momento non vi sono prove sufficienti a dimostrare che i corticosteroidi per inalazione apportino un beneficio ai pazienti con COVID-19.Sebbene finora dagli studi non siano emersi rischi per la sicurezza, la task force non ha potuto escludere la possibilità di danni derivanti dall’uso di corticosteroidi per inalazione in pazienti con COVID-19 che presentano livelli normali di ossigeno.Il parere fa seguito a una revisione delle evidenze attualmente disponibili alla luce del crescente interesse verso i corticosteroidi per inalazione (ad es. budesonide, ciclesonide) per il trattamento dei pazienti ambulatoriali con COVID-19.I corticosteroidi per inalazione sono normalmente impiegati per trattare condizioni infiammatorie dei polmoni, quali asma e malattia polmonare ostruttiva cronica. Sono necessarie maggiori evidenze dalle sperimentazioni cliniche per stabilire i benefici di tali medicinali in pazienti affetti da COVID-19.I dati al momento disponibili dagli studi clinici supportano l’uso di desametasone, un corticosteroide sistemico, in pazienti con COVID-19. Nel settembre 2020, sulla base di dati solidi, l’EMA aveva approvato l’uso di desametasone per via orale o per iniezione in pazienti con COVID-19 che necessitano di ossigenoterapia supplementare. L’EMA continuerà a monitorare l’uso di medicinali per il trattamento o la prevenzione di COVID-19 al fine di fornire raccomandazioni aggiornate agli operatori sanitari nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/05/2021
- AIFA pubblica un documento di approfondimento del Gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi A seguito della segnalazione, in soggetti sottoposti a vaccinazione anti-SARS-CoV-2 con i vaccini a vettore virale Vaxzevria (ChAdOx1 nCov-19 della ditta AstraZeneca) e Janssen (Ad.26.COV2.S della ditta Johnson & Johnson), di eventi trombotici in sedi atipiche (trombosi dei seni venosi cerebrali e/o del distretto splancnico), associati a piastrinopenia e con decorsi clinici di particolare gravità, l’AIFA ha nominato un Gruppo di esperti in patologie della coagulazione (Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi) a supporto della Commissione Tecnico Scientifica (CTS). Il mandato del gruppo era quello di approfondire la plausibilità biologica degli eventi, identificare le eventuali strategie di minimizzazione del rischio e indicare le modalità più corrette per la gestione clinica di questi eventi rarissimi. Il documento (strutturato in domande e risposte) rappresenta le conclusioni del gruppo di esperti ed è finalizzato a fornire ai medici non specialisti e al personale sanitario le informazioni attualmente disponibili per identificare precocemente e gestire nel modo più appropriato questo evento avverso rarissimo. Per una dettagliata contestualizzazione del rischio di tali complicanze si rimanda alle conclusioni della valutazione dell’EMA (documenti correlati): Vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca: benefici e rischi nel contestoEMA: Annex to Vaxzevria Art.5.3 – Visual risk contextualization Scarica qui il documento del Gruppo di Lavoro AIFA su complicanze tromboemboliche dopo vaccinazione con i vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 28/05/2021
- Corso ECM – AOU Cagliari: Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Il corso ECM promosso dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna è rivolto a medici, farmacisti e infermieri dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari. Obiettivi del corso saranno la promozione delle conoscenze su tematiche di Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza, in particolare riguardo ai vaccini contro il COVID-19. Verranno illustrate le tappe che hanno portato allo sviluppo dei vaccini anti-COVID-19, le caratteristiche dei vaccini disponibili o in via di sviluppo con particolare attenzione al relativo profilo di efficacia e sicurezza, le strategie vaccinali a livello nazionale e sovranazionale. Docenti del corso saranno la Responsabile del CRFV Sardegna, altri operatori del Centro e il Prof. Paolo Castiglia Ordinario di Igiene presso l’Università di Sassari e Responsabile regionale della Prevenzione. Ulteriori edizioni del corso rivolte ad operatori di altre Aziende Sanitarie della Sardegna si terranno successivamente. Il corso ECM si terrà il 10 e il 22 giugno 2021 dalle ore 15 alle 18 in modalità streaming. L’iscrizione al corso ECM può essere effettuata via e-mail all’indirizzo: serv.formazione@aoucagliari.it Scarica qui il pieghevole del corso: Download - 26/05/2021
- Medicinali contenenti ferro per via endovenosa – Chiarimenti sulle raccomandazioni per la gestione dei casi di ipersensibilità In risposta a richieste di chiarimenti sulle raccomandazioni per la gestione in sicurezza della terapia a base di ferro endovenoso (IV) recentemente ricevute, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ribadisce quanto segue: I medicinali contenenti ferro da somministrare per via IV possono determinare gravi reazioni di ipersensibilità, compresa anafilassi, talvolta ad esito fatale;I medicinali contenenti ferro per via IV non devono essere somministrati in pazienti con ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi dei suoi eccipienti, ed in pazienti con ipersensibilità grave ad altri medicinali contenenti ferro per via parenterale;Il rischio di ipersensibilità è maggiore nei soggetti con allergie note (incluse le allergie ai farmaci) e nei pazienti con patologie infiammatorie o del sistema immunitario (per es. lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide), così come nei pazienti con anamnesi di asma grave, eczema o altra allergia atopica. In questi il ferro per via IV deve essere usato solo se si ritiene che il beneficio superi chiaramente il possibile rischio;Per minimizzare i rischi, i medicinali contenenti ferro per via IV devono essere somministrati secondo la posologia e la modalità di somministrazione descritti nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di ogni singolo medicinale;I pazienti devono essere strettamente monitorati per la comparsa di eventuali sintomi/segni di ipersensibilità durante e per almeno 30 minuti dopo ogni somministrazione IV di tali farmaci;I medicinali contenenti ferro per via IV devono essere somministrati solo quando siano immediatamente disponibili sia personale qualificato in grado di valutare e gestire reazioni anafilattiche/anafilattoidi, sia apparecchiature di rianimazione. Si precisa che, quali condizioni non derogabili per la somministrazione in sicurezza di complessi di ferro per via IV, devono intendersi la disponibilità di apparecchiature di rianimazione (almeno la dotazione di un carrello per le emergenze con l’occorrente per la rianimazione cardiorespiratoria), come requisito di base e la presenza di operatori sanitari adeguatamente formati per il riconoscimento di una reazione di ipersensibilità grave e l’esecuzione delle manovre di rianimazione cardiorespiratoria, se necessario. Ogni realtà locale dovrebbe elaborare strategie/percorsi diagnostico terapeutici che consentano di gestire in condizioni di sicurezza la somministrazione endovenosa di Ferro IV negli ambiti assistenziali di competenza compatibili con le proprie esigenze organizzative. Tale documento dovrebbe prevedere un protocollo operativo che declini, in funzione della struttura scelta per la somministrazione, le specifiche caratteristiche a garanzia del tempestivo intervento di personale addestrato per la rianimazione. Ulteriori informazioni I medicinali contenenti ferro per via IV sono generalmente indicati nel trattamento di anemie ferroprive quando il trattamento per via orale non risulti efficace, in particolare nei pazienti sottoposti a dialisi per insufficienza renale, prima e dopo interventi chirurgici, o in caso di disturbi dell’assorbimento che interessano l’intestino. Il rischio di reazioni di ipersensibilità grave, compresa l’anafilassi, potenzialmente fatale, per i medicinali a base di ferro IV è stato valutato dall’Agenzia europea dei medicinali (EMA) nell’ambito di una procedura di Referral ai sensi dell’articolo 31 (EMEA/H/A-31/1322), finalizzata nel settembre 2013. L’EMA ha concluso che il profilo beneficio / rischio per i prodotti a base di ferro per via endovenosa rimaneva positivo ma, allo scopo di minimizzare il rischio di tali reazioni che si verificano con frequenza rara, sono state introdotte alcune restrizioni, avvertenze, modifiche alle informazioni di prodotto, ulteriori attività di farmacovigilanza e altre misure di minimizzazione del rischio, inclusa una comunicazione agli Operatori Sanitari. Tutti i medici che prescrivono questi medicinali devono informare i pazienti del rischio di ipersensibilità grave e della conseguente necessità di eseguire la somministrazione osservando le opportune norme di prudenza. Invito alla segnalazioneL’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti gli operatori sanitari l’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio/rischio favorevole nelle loro reali condizioni di impiego.La segnalazione di sospetti effetti indesiderati/reazioni avverse può essere fatta compilando la “Scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa a farmaci” pubblicata sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse e inviandola o al Responsabile di Farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza o al titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale che si sospetti abbia causato la reazione avversa, o direttamente on-line sul sito www.vigifarmaco.it. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. - 26/05/2021
- Campagna di sensibilizzazione e invito alla segnalazione rivolti ai cittadini nel contesto della vaccinazione di massa contro COVID-19 Il Centro Regionale di FarmacoVigilanza della Sardegna promuove una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza dei vaccini contro il COVID-19 rivolta ai cittadini. Tutti i cittadini sottoposti alla vaccinazione sono invitati a verificare l’eventuale insorgenza di effetti indesiderati in seguito alla somministrazione del vaccino e a segnalarli. Perché è importante segnalare? Per conoscere meglio i vaccini e rendere il loro utilizzo ancora più sicuro Che cosa è utile segnalare? Qualsiasi sintomo anche lieve insorto dopo la vaccinazione Come segnalare un sospetto effetto indesiderato? tramite la piattaforma VigiFarmaco collegata alla Rete Nazionale di FarmacoVigilanza, oppurecompilando la scheda di segnalazione cartacea scaricabile qui e inviandola al Responsabile Locale di Farmacovigilanza della propria ASSL di riferimento (vedi elenco contatti in fondo alla pagina). Volantino Campagna:Download Contatti dei Responsabili Locali di Farmacovigilanza della Sardegna: ASSL Cagliari: dott.ssa Tonina Sau (farmacodispositivovigilanza.cagliari@atssardegna.it) AOU Cagliari: dott.ssa Arianna Cadeddu (acadeddu@aoucagliari.it) ARNAS Brotzu: dott.ssa Giustina Sanna (giustina.sanna@aob.it) ASSL Carbonia: dott. Mariano Cadau (mariano.cadau@atssardegna.it) ASSL Lanusei: dott.ssa Maria Vittoria Vargiu ( mariavittoria.vargiu@atssardegna.it) ASSL Nuoro: dott. Massimiliano Derudas (massimiliano.derudas@atssardegna.it) ASSL Olbia: dott.ssa Maria Laura Murgia (marialaura.murgia@atssardegna.it) ASSL Oristano: dott.ssa Marisa Pirastu (marisa.pirastu@atssardegna.it) ASSL Sanluri: dott.ssa Chiara Matta (chiara.matta@atssardegna.it) ASSL Sassari: dott.ssa Maria Paola Fois (mariapaola.fois@atssardegna.it) AOU Sassari: dott.ssa Angela Sias (angela.sias@aousassari.it) - 22/05/2021
- Vaxzevria: ulteriori indicazioni su trombi e bassi livelli di piastrine L’EMA ha fornito ulteriori indicazioni su trombi o bassi livelli di piastrine che si verificano dopo la vaccinazione con Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca). Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA raccomanda agli operatori sanitari di: non somministrare Vaxzevria a persone che hanno avuto trombi associati a bassi livelli di piastrine (trombosi con sindrome trombocitopenica, TTS) dopo aver ricevuto il vaccino.verificare la presenza di segni di trombi in qualsiasi persona che mostri bassi livelli di piastrine entro 3 settimane dalla vaccinazione.verificare la presenza di segni di livelli bassi di piastrine in qualsiasi persona che abbia trombi entro 3 settimane dalla vaccinazione.garantire che i pazienti che hanno trombi associati a bassi livelli di piastrine dopo la vaccinazione ricevano cure specialistiche. Anche se i trombi associati a un basso numero di piastrine dopo la vaccinazione siano molto rari, l’EMA continua a consigliare alle persone di essere consapevoli dei sintomi (vedi sotto), in modo che possano ricevere tempestivamente cure mediche specialistiche, se necessario. Le raccomandazioni aggiornate dell’EMA per gli operatori sanitari sono disponibili nelle informazioni sul prodotto del vaccino. Come per tutti i vaccini, l’EMA e le autorità nazionali monitorano continuamente la sicurezza di Vaxzevria e aggiorneranno le raccomandazioni quando necessario per proteggere la salute pubblica. Informazioni per il pubblico Casi di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati in persone che hanno ricevuto Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca).Non deve ricevere Vaxzevria se ha avuto trombi associati ad un numero basso di piastrine dopo aver ricevuto il vaccino.Il suo medico eseguirà degli esami in caso dopo la vaccinazione lei abbia un qualsiasi tipo di trombo o un numero basso di piastrine.È necessario consultare immediatamente un medico se si manifesta uno dei seguenti sintomi entro 3 settimane dall’iniezione:mancanza di respirodolore al pettogonfiore alle gambedolore alle gambedolore addominale (pancia) persistentesintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente, visione offuscata, confusione o convulsionilividi cutanei insoliti o petecchie individuate al di fuori del sito di iniezione. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA sta introducendo una controindicazione per Vaxzevria (ex vaccino COVID-19 AstraZeneca) nelle persone che hanno avuto trombosi con sindrome da trombocitopenia (TTS) dopo aver precedentemente ricevuto questo vaccino.Poiché la TTS richiede un trattamento specialistico, gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o gli specialisti (ad esempio un ematologo e specialista della coagulazione) per diagnosticare e trattare la condizione.Gli operatori sanitari devono verificare la presenza di segni di trombosi in qualsiasi persona affetta da trombocitopenia entro 3 settimane dalla vaccinazione con Vaxzevria. Allo stesso modo, devono verificare la presenza di segni di trombocitopenia in qualsiasi persona che abbia una trombosi entro 3 settimane dalla vaccinazione.Gli operatori sanitari devono continuare a consigliare alle persone di cercare cure mediche urgenti se hanno sintomi indicativi di trombosi o trombocitopenia. Gli operatori sanitari riceveranno una comunicazione diretta ai professionisti sanitari (DHPC) con le informazioni di cui sopra. La DHPC sarà anche disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul vaccino Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca) è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Vaxzevria è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione della proteina S da SARS-CoV-2. Il vaccino non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) e il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) hanno condotto questa revisione di Vaxzevria nel contesto di una procedura nota come “variazione di tipo II”. La Commissione Europea emetterà una decisione legalmente vincolante valida in tutta l’UE. Ulteriori informazioni sulle revisioni dell’EMA riguardanti i coaguli di sangue e le piastrine basse con Vaxzevria, inclusi gli ultimi aggiornamenti sulla sicurezza, sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui la nota informativa EMA. - 22/05/2021
- EMA formula raccomandazioni sull’uso di sotrovimab (VIR-7831) per il trattamento di COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso dell’anticorpo monoclonale sotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per supportare il processo decisionale nazionale sul possibile uso dell’anticorpo prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che sotrovimab può essere utilizzato per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni di età e di peso pari ad almeno 40 kg), che non necessitano di ossigenoterapia supplementare ma che sono a rischio di progredire verso la forma severa della malattia. Il medicinale è somministrato per infusione (flebo) in vena e sono disponibili le condizioni d’uso proposte. Le raccomandazioni dell’EMA fanno seguito alla revisione dei dati, compresi quelli di qualità e quelli provenienti da uno studio che ha analizzato gli effetti di sotrovimab in pazienti ambulatoriali adulti con sintomi di COVID-19 lievi, che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. Un’analisi preliminare pianificata dello studio ha indicato che sotrovimab ha ridotto il rischio di ricoveri in ospedale per più di 24 ore e il rischio di decesso di oltre l’85% rispetto al placebo: i ricoveri in ospedale per più di 24 ore o il decesso si sono verificati nell’1% dei pazienti (3 su 291) che hanno ricevuto sotrovimab e nel 7% (21 su 292) di quelli che hanno ricevuto placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati segnalati sono stati per la maggior parte lievi o moderati. Non si possono escludere reazioni correlate all’infusione (comprese reazioni allergiche) e gli operatori sanitari devono monitorare i pazienti per l’eventuale insorgenza di tali reazioni. Le raccomandazioni dell’EMA possono ora essere utilizzate come base dei pareri nazionali sul possibile uso dell’anticorpo monoclonale prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio.Se, da un lato, la valutazione in questione si è conclusa, dall’altro, è in corso la revisione ciclica (rolling review) di sotrovimab, che è stata avviata il 7 maggio. Una volta ultimata, la rolling review costituirà la base per la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE per questo medicinale. Maggiori informazioni sul medicinaleSotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136) è un anticorpo monoclonale che agisce contro il SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina che si lega ad una struttura specifica (chiamata antigene). Sotrovimab è progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, riducendo la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Maggiori informazioni sulla proceduraLa revisione di sotrovimab è stata avviata su richiesta del direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19.La revisione di sotrovimab è stata condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha quindi adottato un parere scientifico. Gli Stati membri dell’UE e l’EMA possono prendere in considerazione il parere scientifico del CHMP nella valutazione di questo medicinale per il trattamento di COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/05/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il settimo report In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). Leggi la notizia completa sul sito AIFA. - 22/05/2021
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a dicembre 2020 L’Agenzia pubblica i report aggiornati sul monitoraggio dei farmaci biosimilari in Italia. I nuovi report analizzano i trend di consumo e spesa (gennaio 2019 – dicembre 2020) e la variabilità regionale (gennaio – dicembre 2020) nell’impiego di questi farmaci. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. Leggi qui il monitoraggio sul consumo dei farmaci biosimilari. - 21/05/2021
- Anticorpi monoclonali per il COVID-19: AIFA finanzierà 4 studi clinici Nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), attraverso uno specifico bando, ha promosso il finanziamento di alcuni studi per acquisire nuove evidenze sull’efficacia degli anticorpi monoclonali nella cura dei pazienti affetti da COVID-19 in fase precoce di malattia, non ospedalizzati e che presentino o meno fattori di rischio che possano aggravare la prognosi. “AIFA – osserva il Direttore Generale, Nicola Magrini – si è impegnata a dedicare una quota di fondi di ricerca per favorire studi clinici indipendenti utili a comprendere meglio il ruolo terapeutico di questa famiglia di farmaci e a promuovere valutazioni di efficacia comparativa tra i diversi monoclonali. Il numero elevato di proposte di studi clinici ricevuti testimonia la vitalità delle piattaforme di ricerca collaborativa in Italia”. Il bando di ricerca, che si è chiuso il 15 febbraio scorso, ha visto la presentazione di 14 protocolli di ricerca che, dopo una iniziale valutazione di rispondenza ai requisiti, sono stati, unanimemente, ammessi tutti alle successive fasi di valutazione. Ai fini del finanziamento sono stati privilegiati i progetti che si sono distinti per la fattibilità e la concreta operatività e quindi per la potenzialità di trasferimento dei risultati nella pratica clinica reale in un’ottica strategica per il Servizio Sanitario Nazionale. I 4 protocolli di ricerca vincitori del Bando accederanno a un finanziamento promosso da AIFA per un importo superiore ai 2 milioni di euro. L’esito della valutazione e il finanziamento degli studi sono stati approvati dal CdA di AIFA. “I progetti selezionati per il finanziamento si connotano per elevato valore scientifico e hanno il potenziale per poter utilmente contribuire a definire in modo compiuto il ruolo della terapia con anticorpi monoclonali nel prevenire la progressione verso le forme più gravi di COVID-19. Credo che vada sottolineata come elemento qualificante per il Paese questa iniziativa promossa da AIFA, coerente con un approccio rigoroso di ricerca clinica relativamente a questa opzione terapeutica”, afferma il Presidente della Commissione che ha valutato i progetti, Franco Locatelli. Titoli e Responsabili scientifici degli studi risultati vincitori TitoloResponsabile scientificoStudio clinico adattativo, randomizzato, controllato con placebo, sull’uso di anticorpi monoclonali nei pazienti affetti da forma lieve-moderata di COvid-19 (MANTICO)TACCONELLI EvelinaA phase 3, multicentre, double-blinded, randomized controlled study to compare the efficacy and safety of Casirivimab and Imdevimab or Bamlanivimab and Etesevimab versus placebo in preventing clinical worsening in COVID-19 home patients at high risk of hospitalizationMARIETTA MarcoA Phase III Randomized, Open-label, Multicenter Study to Determine the Safety and Efficacy of different MONoclonal Antibodies (MoAbs) to SARS-CoV-2 for the Early Treatment of COVID-19 in Non-hospitalized Adults (MONET Study)ANTINORI AndreaAntiCov: Studio clinico di fase III, multicentrico, controllato, randomizzato, a gruppi paralleli volto a valutare l’efficacia degli anticorpi monoclonali contro lo standard of care per il trattamento del COVID-19 in fase precoceRICHELDI Luca Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 21/05/2021
- Quarto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il quarto Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 aprile 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 56.110 segnalazioni su un totale di 18.148.394 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 309 ogni 100.000 dosi), di cui il 91% sono riferite a eventi non gravi, che si risolvono completamente, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Come riportato nei precedenti Rapporti, gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (85% dei casi). Le segnalazioni gravi corrispondono all’8,6% del totale, con un tasso 27 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (75%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (70,9% delle dosi somministrate), e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (22%) e al vaccino Moderna (3%), mentre non sono presenti, nel periodo considerato, segnalazioni relative a COVID-19 Vaccino Janssen (0,1% delle dosi somministrate). La valutazione dei casi italiani di trombosi venosa intracranica e atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con le conclusioni della procedura dell’Agenzia Europa dei Medicinali. In Italia, fino al 26 aprile 2021, sono state inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 29 segnalazioni di trombosi venose intracraniche e 5 casi di trombosi venose in sede atipica. La maggior parte di questi eventi (22 casi, 65%) hanno interessato le donne con un’età media di circa 48 anni e solo in 1/3 dei casi circa gli uomini (12 casi, 35%) con un’età media di circa 52 anni. Il tempo medio di insorgenza è stato di circa 8 giorni dopo la somministrazione della 1a dose del vaccino Vaxzevria.L’approfondimento a livello nazionale di queste segnalazioni è condotto con il supporto di un “Gruppo di Lavoro per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-COVID-19”, costituito da alcuni dei massimi esperti nazionali di trombosi ed emostasi. Il Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini contro COVID-19 è consultabile qui. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 11/05/2021
- Comunicazione AIFA sulla gestione delle segnalazioni di mancanza di efficacia nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in linea con quanto riportato nella Guideline on good pharmacovigilance practices (GVP) Module VI – Collection, management and submission of reports of suspected adverse reactions to medicinal products (Rev 2) e nel D.M. 30 aprile 2015, intende fornire precisazioni sulla gestione all’interno della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) delle schede di segnalazione di sospetta reazione avversa relative a mancanza di efficacia. Maggiori informazioni possono essere trovate nel documento allegato. Leggi qui il comunicato AIFA. - 11/05/2021
- Ondexxya (andexanet alfa): l’uso di andexanet alfa prima dell’eparinizzazione deve essere evitato Sommario L’uso di andexanet alfa prima dell’eparinizzazione (ad es. durante un intervento chirurgico) deve essere evitato. Andexanet alfa induce refrattarietà all’effetto anticoagulante dell’eparina.I risultati dei test della coagulazione possono essere fuorvianti quando andexanet alfa ed eparina vengono somministrati a breve distanza l’uno dall’altro. Il monitoraggio dell’effetto di andexanet alfa in presenza di eparina attiva non è stato convalidato.L’uso di andexanet alfa per l’inversione dell’attività anti-FXa prima di un intervento chirurgico urgente non è stato valutato. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 11/05/2021
- Ondexxya (andexanet alfa): interazione con i test per il dosaggio dell’attività anti-FXa Ondexxya (andexanet alfa): i test per il dosaggio dell’attività anti-FXa disponibili in commercio non sono adatti per la misurazione dell’attività anti-FXa dopo somministrazione di andexanet alfa. Sommario Il monitoraggio del trattamento dopo somministrazione di andexanet alfa non deve basarsi sull’attività anti-FXa. I test per il dosaggio dell’attività anti-FXa disponibili in commercio non sono adatti per la misurazione dell’attività anti-FXa dopo somministrazione di andexanet alfa. In questi test diagnostici, l’inibitore del FXa si dissocia da andexanet alfa. Ciò comporta la rilevazione di livelli di attività anti-FXa erroneamente elevati e, quindi, una sostanziale sottostima dell’attività inversione di andexanet alfa.Il monitoraggio del trattamento deve basarsi principalmente sui parametri clinici indicativi di risposta adeguata (cioè raggiungimento dell’emostasi), perdita di efficacia (cioè nuova emorragia) ed eventi avversi (cioè eventi tromboembolici). Leggi qui la nota informativa AIFA. - 11/05/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di sotrovimab (VIR-7831) contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati sull’anticorpo monoclonale sotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136), sviluppato da GlaxoSmithKline e Vir Biotechnology, Inc., per il trattamento di COVID-19. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio in corso che sta valutando la capacità del medicinale di prevenire il ricovero in ospedale o la morte di pazienti affetti da COVID-19 non ospedalizzati. Tuttavia, l’EMA non ha ancora ricevuto la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto beneficio/rischio del medicinale. L’Agenzia europea ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi di laboratorio e sugli animali, oltre a quelli sulla qualità, e valuterà tutti i dati relativi al medicinale, comprese le evidenze delle sperimentazioni cliniche, non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non si avranno a disposizione sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica.È già stata avviata una revisione separata di sotrovimab per fornire raccomandazioni a livello dell’UE al fine di supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di impiegare il medicinale per il trattamento di COVID-19 prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 11/05/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated, sviluppato da Sinovac Life Sciences Co., Ltd. Il richiedente di questo medicinale per l’Unione europea è Life’On S.r.l. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19, e possono contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventano disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica.L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino?Si prevede che COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da SARS-CoV-2. Il vaccino contiene il virus SARS-CoV-2 che è stato inattivato (ucciso) e non può provocare la malattia. COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated contiene inoltre un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà il virus inattivato come estraneo e risponderà producendo anticorpi. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a difendere l’organismo. Leggi il comunicato EMA qui. - 05/05/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso di Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in soggetti di età compresa tra 12 e 15 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, anche a soggetti di età compresa tra 12 e 15 anni. Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 ed è attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire da 16 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Comirnaty, compresi i risultati provenienti da uno studio clinico di grandi dimensioni in corso su adolescenti a partire dai 12 anni di età, per decidere se raccomandare l’estensione di indicazione. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto per giugno, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Comirnaty è stato autorizzato per la prima volta nell’UE nel dicembre 2020. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. Leggi qui il comunicato di EMA. - 04/05/2021
- EMA valuta l’uso di Olumiant in pazienti con COVID-19 ricoverati in ospedale che necessitano di ossigenoterapia supplementare L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Olumiant (baricitinib) per includere il trattamento di COVID-19 in pazienti a partire da 10 anni di età che necessitano di ossigenoterapia supplementare. Olumiant è un immunosoppressore (un medicinale che riduce l’attività del sistema immunitario) ed è attualmente autorizzato per essere usato negli adulti con artrite reumatoide o dermatite atopica (eczema) da moderate a gravi. Il suo principio attivo, baricitinib, blocca l’azione di enzimi chiamati Janus chinasi che svolgono un ruolo importante nei processi immunitari che portano all’infiammazione. Si pensa che ciò potrebbe anche contribuire a ridurre l’infiammazione e i danni ai tessuti associati alla forma grave di COVID-19. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Olumiant, compresi i risultati provenienti da due studi randomizzati di grandi dimensioni in pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19, per raccomandare quanto prima l’eventuale autorizzazione dell’estensione di indicazione. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, per cui è previsto un parere entro luglio, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Olumiant è stato autorizzato per la prima volta nell’UE nel febbraio 2017. Maggiori informazioni sul medicinale sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 30/04/2021
- Interazioni farmacologiche dei supplementi naturali in dermatologia: una revisione Introduzione I supplementi naturali sono stati un argomento di grande interesse clinico in dermatologia negli ultimi anni. Le loro proprietà terapeutiche coprono diverse condizioni cutanee per la loro gamma di benefici che vanno dalla prevenzione dei tumori cutanei e delle scottature, fino alle proprietà anti-infiammatorie per i pazienti con patologie croniche della pelle, quali acne, psoriasi e insufficienza venosa. Sono stati selezionati 6 supplementi, questi includono l’acido nicotinico (nicotinamide), il polypodium leucotomos, la curcuma, l’estratto di semi di ippocastano, lo zinco e l’N-acetilcisteina. Nonostante siano state pubblicate recenti revisioni e studi clinici sulla loro efficacia, ci sono pochi dati sulle loro potenziali e dannose interazioni farmacologiche. Questa revisione passa in rassegna gli studi che descrivono gli usi clinici e le interazioni farmacologiche di questi 6 supplementi con le quali i dermatologi dovrebbero familiarizzare, specialmente quando hanno a che fare con pazienti complessi con diverse terapie in atto. Metodi Una revisione della letteratura effettuata tramite ricerca nel database di PubMed ha identificato l’uso clinico e l’efficacia dei supplementi in dermatologia. In seguito a ciò, sono state cercate le interazioni farmaco-farmaco tra supplementi naturali utilizzando IBM Micromedex. Le interazioni identificate con IBM Micromedex per ogni supplemento sono state confermate con studi trovati sul database di PubMed. Risultatati IBM Micromedex ha trovato per l’acido nicotinico, lo zinco, l’estratto di semi di ippocastano, l’N-acetilcisteina, 11, 23, 1 e 2 risultati rispettivamente. Per il polypodium leucotomos e la curcuma, IBM Micromedex non ha trovato nessuna interazione tra farmaci. Una revisione della letteratura del database di PubMed ha identificato 2 studi documentanti le interazioni tra farmaci con li polypodium leucotomos, 2 studi che mettono in luce le interazioni con la curcuma, e altri 2 studi che dimostrano le interazioni farmacologiche con lo zinco. Per l’acido nicotinico, l’ippocastano e l’N-acetilcisteina non sono state trovate altre interazioni. Conclusioni Molti supplementi naturali possono essere acquistati al banco da parte dei pazienti senza prescrizione. Anche se questi supplementi possono portare beneficio, possono svilupparsi interazioni farmacologiche. È importante che i dermatologi siano a conoscenza di queste interazioni prima di raccomandare un trattamento. Bibliografia Hadeler EK, Maderal AD. Drug interactions of natural supplements in dermatology: a review. Int J Dermatol. 2020 Dec 23. Leggi qui l’abstract. - 30/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il terzo report In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). I centri abilitati dalle Regioni alla compilazione del registro AIFA sono disponibili al seguente link. Leggi qui il report sul monitoraggio degli anticorpi monoclonali anti COVID-19. - 28/04/2021
- Nota Informativa Importante sul collegamento tra vaccino COVID-19 Janssen e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia COVID-19 Vaccine Janssen: collegamento tra il vaccino e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia. Elementi chiave Una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnate da sanguinamento, è stata osservata molto raramente in seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen. Un ruolo causale del vaccino è considerato plausibile.Questi casi si sono verificati entro le prime tre settimane successive alla vaccinazione e prevalentemente in donne di età inferiore ai 60 anni.In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia.I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia, dopo la vaccinazione. La trombosi in combinazione con la trombocitopenia richiede una gestione clinica specializzata. Consultare le linee guida applicabili e/o specialisti (ad es. ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione clinica. Leggi qui la nota informativa importante AIFA. - 27/04/2021
- Vaccino BNT162b2 mRNA anti COVID-19 (Pfizer): studio sulla vaccinazione di massa in Israele Introduzione I trial clinici randomizzati per i vaccini basati su mRNA mostrano la loro efficacia nel prevenire la comparsa del Covid-19 tra il 94% e il 95%, d’altro canto mostrano numerose limitazioni: bassa numerosità del campione, difficoltà a raggiungere i vari sottogruppi di cui può essere composta una popolazione, criteri restrittivi di inclusione, criteri estremamente rigidi che possono non essere replicati nella vaccinazione di massa. Metodi Gli autori hanno cercato di riproporre il disegno del trial clinico traslandolo in uno studio osservazionale. Sono stati arruolati i cittadini israeliani presenti nel database del Clalit Health Service (CHS), una delle quattro maggiori organizzazioni di assistenza sanitaria in Israele. Sono stati definiti: i criteri di inclusione (periodo compreso tra il 20 dicembre 2020 e il 1° febbraio 2021, età pari o superiore ai 16 anni, assenza di una precedente infezione da SARS-CoV-2 diagnosticata tramite tampone molecolare, presenza nel database CHS da almeno 12 mesi);i criteri di esclusione (appartenenza a gruppi di popolazione la cui probabilità di esposizione al virus era estremamente variabile e difficilmente valutabile, l’assenza del BMI, l’assenza di anamnesi respiratoria, l’assenza di una residenza ben identificata, l’impossibilità di uscire dalla propria casa, aver avuto contatti con il sistema di assistenza sanitaria nei giorni precedenti l’arruolamento);gli esiti (positività per SARS-CoV-2 identificata con tampone molecolare sia nei sintomatici che negli asintomatici, infezioni documentate, ospedalizzazione, infezione severa da SARS-Cov-2, decesso);gli strati in cui è stata suddivisa la popolazione (età, sesso, religione (ebrei, ebrei ultraortodossi, arabi), quartiere di residenza, numero di vaccinazioni antinfluenzali nei precedenti 5 anni, gravidanza, comorbidità);i periodi di osservazione (dal giorno 14 al giorno 17 successivi alla prima dose, dal giorno 21 al giorno 27 successivi alla prima dose, 7 giorni dopo la seconda dose sino alla fine del follow-up);i criteri di fine follow-up (comparsa dell’esiti, morte non correlata ad infezione da Covid-19, vaccinazione (per i controlli) o di vaccinazione del controllo (per il vaccinato associato), fine dello studio) Ogni vaccinato è stato associato con un controllo non vaccinato in un rapporto di 1:1. I principali test di cui si sono avvalsi gli autori per l’indagine statistica sono stati: media della differenza tra i valori delle variabili tra il gruppo dei vaccinati e dei non vaccinati (è stata considerata accettabile una differenza pari o inferiore a 0,1);analisi di sopravvivenza tra vaccinati e non vaccinati, secondo il metodo di Kaplan-Meyer, stimata per ogni periodo di osservazione. L’intervallo di confidenza al 95% è stato calcolato usando la tecnica “bootstrap” per punti percentili, con 500 ripetizioni. Risultati Il campione era costituito da 596618 vaccinati e altrettanti controlli non vaccinati. L’efficacia stimata del vaccino dopo 7 giorni dalla seconda dose è stata del 92% nella riduzione delle infezioni documentate, del 94% nella riduzione delle forme sintomatiche, del 87% nella riduzione delle ospedalizzazioni, del 92% nella riduzione delle forme severe. L’efficacia tra i 14 e i 20 giorni e i 21 e 27 giorni dopo la prima dose è stata, rispettivamente, del 46% e del 60% per la riduzione delle infezioni documentate, del 57% e del 66% per la riduzione delle forme sintomatiche, del 74% e 78% per la riduzione delle ospedalizzazioni, del 62% e del 80% per la riduzione delle forme severe, del 72% e del 84% per la riduzione della mortalità. Conclusioni L’ampio campione dello studio ha permesso di valutare l’efficacia del vaccino nella popolazione generale e in specifiche sottopopolazioni, confermare la riduzione del tasso di ospedalizzazione, dei nuovi casi di infezione severa e della mortalità, stimare l’aumento dell’efficacia al passare del tempo. Una lieve riduzione dell’efficacia è stata riscontrata nei soggetti che presentavano più patologie concomitanti. Premettendo che, al momento della raccolta del campione, le varianti erano rare in Israele, questo studio ha permesso di dire che il vaccino Pfizer è mediamente efficace sulle varianti. Bibliografia Noa Dagan, M.D., Noam Barda, M.D., Eldad Kepten, Ph.D., Oren Miron, M.A., Shay Perchik, M.A., Mark A. Katz, M.D., Miguel A. Hernán, M.D., Marc Lipsitch, D.Phil., Ben Reis, Ph.D., and Ran D. Balicer, M.D. BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine in a Nationwide Mass Vaccination Setting. N Engl J Med 2021; 384: 1412-1423. PMID: 33626250. DOI: 10.1056/NEJMoa2101765 E’ possibile leggere qui l’articolo - 26/04/2021
- Vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca: benefici e rischi nel contesto di tutte le fasce d’età Vaxzevria (precedentemente denominato COVID-19 Vaccine AstraZeneca) è autorizzato nell’UE per prevenire COVID-19, che può provocare condizione grave e decesso. La malattia può avere anche conseguenze a lungo termine in persone di tutte le età, comprese quelle altrimenti sane. I benefici di Vaxzevria superano i rischi negli adulti di tutte le fasce di età; tuttavia, dopo la vaccinazione si sono verificati casi molto rari di coaguli di sangue associati a bassi livelli di piastrine. Per supportare le autorità nazionali nel decidere come utilizzare al meglio il vaccino nei rispettivi territori, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha ulteriormente analizzato i dati disponibili, mettendo il rischio di rari coaguli di sangue nel contesto dei benefici del vaccino per le diverse fasce di età e i diversi tassi di infezione. L’analisi servirà a orientare le decisioni nazionali in merito all’impiego del vaccino, tenendo conto dell’evoluzione della pandemia e di altri fattori, tra cui la disponibilità dei vaccini. L’analisi può subire modifiche in base ai nuovi dati che diventeranno disponibili.Il comitato ha inoltre esaminato i dati disponibili sull’uso della seconda dose. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/04/2021
- I benefici delle soluzioni contenenti ifosfamide continuano a superare i rischi Nella riunione dell’11 Marzo 2021, il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti ifosfamide in soluzione per infusione, utilizzati nel trattamento di diversi tipi di cancro, inclusi vari tumori solidi e tumori del sangue come i linfomi (cancro dei globuli bianchi), continuano a superare i rischi. La revisione del PRAC era stata avviata perché due recenti studi (1, 2), avevano suggerito che il rischio di encefalopatia (disturbi cerebrali) con ifosfamide fornita in soluzione fosse maggiore rispetto alla forma in polvere. L’encefalopatia indotta da ifosfamide è un rischio noto e molto comune ed è generalmente reversibile. Il PRAC ha considerato tutti i dati disponibili e ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non poteva essere né confermato né escluso, a causa delle limitazioni dei dati. Il PRAC ha raccomandato di aggiornare le attuali avvertenze sull’encefalopatia indotta da ifosfamide presenti nelle informazioni del prodotto con le più recenti informazioni su questo effetto indesiderato, comprese le sue caratteristiche e i fattori di rischio, oltre a sottolineare la necessità di monitorare attentamente i pazienti. Alle aziende che commercializzano l’ifosfamide fornita in soluzione sarà richiesto di effettuare studi per verificare la stabilità dei prodotti medicinali, al fine di stabilire le condizioni di conservazione ottimali. Informazioni per i pazienti L’encefalopatia (disturbi cerebrali) è un effetto indesiderato molto comune e noto dell’ifosfamide ed è generalmente reversibile. Due studi recenti hanno suggerito che l’uso di soluzioni di ifosfamide può aumentare il rischio di questo effetto indesiderato rispetto all’uso della polvere. Tuttavia, una revisione approfondita di tutti i dati disponibili non ha potuto né confermare né escludere questo aumento del rischio.Il foglio illustrativo di questi medicinali sarà aggiornato con le informazioni più recenti sui fattori che possono aumentare il rischio di encefalopatia e su come riconoscere i segni di questo effetto indesiderato.Informi immediatamente il medico se si manifestano confusione, sonnolenza, incoscienza, allucinazioni, visioni (false convinzioni), visione offuscata, disturbi della percezione (difficoltà a comprendere le informazioni trasmesse attraverso gli organi di senso), problemi di movimento come spasmi o contrazioni muscolari, irrequietezza, lentezza o movimenti irregolari, perdita di controllo della vescica e convulsioni (scosse).Si rivolga al medico prima che le venga somministrato un medicinale contenente ifosfamide se è stato precedentemente trattato con un altro medicinale antitumorale chiamato cisplatino.Informi il medico se ha assunto medicinali che agiscono sul cervello, come quelli per il trattamento o la prevenzione del vomito e della nausea, sonniferi, antidolorifici oppioidi o medicinali per l’allergia.In caso di dubbi sul trattamento, è necessario discuterne con il suo medico. Informazioni per gli operatori sanitari La somministrazione di ifosfamide può causare encefalopatia e altri effetti neurotossici; questi effetti indesiderati noti e molto comuni sono generalmente reversibili.Una revisione di tutti i dati disponibili sull’encefalopatia indotta da ifosfamide ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non può essere né confermato né escluso a causa delle limitazioni dei dati.Le attuali avvertenze presenti nella sezione 4.4 (Avvertenze speciali e precauzioni per l’uso) del riassunto delle caratteristiche del prodotto saranno riviste per includere le seguenti informazioni:La tossicità a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) indotta dall’ifosfamide può manifestarsi entro poche ore o pochi giorni dalla somministrazione e, nella maggior parte dei casi, si risolve entro 48-72 ore dall’interruzione di ifosfamide. Se si sviluppa tossicità a carico del SNC, la somministrazione di ifosfamide deve essere interrotta.I pazienti devono essere attentamente monitorati per i sintomi di encefalopatia, in particolare se i pazienti sono a maggior rischio di encefalopatia. I sintomi possono includere confusione, sonnolenza, coma, allucinazioni, visione offuscata, comportamento psicotico, sintomi extrapiramidali, incontinenza urinaria e convulsioni.La tossicità sul SNC sembra essere dose-dipendente. I fattori di rischio favorenti lo sviluppo di encefalopatia associata a ifosfamide comprendono ipoalbuminemia, funzionalità renale compromessa, performance status basso, malattia pelvica e trattamenti nefrotossici precedenti o concomitanti, incluso cisplatino.A causa dei potenziali effetti additivi, i medicinali che agiscono sul SNC (come antiemetici, sedativi, narcotici o antistaminici) devono essere usati con particolare cautela o, se necessario, interrotti in caso di encefalopatia indotta da ifosfamide. Maggiori informazioni sul medicinale Ifosfamide è usata per trattare diversi tumori, inclusi vari tumori solidi e linfomi. Viene somministrata in vena ed è autorizzata come soluzione pronta, concentrato per soluzione e polvere per soluzione per infusione in Germania e Francia. Nella maggior parte degli altri Stati membri dell’UE è disponibile solo come polvere per soluzione per infusione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali contenenti ifosfamide era stata avviata su richiesta della Francia, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione era stata condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che ha formulato una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC sono state inoltrate al Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate –settore umano (CMDh), che ha adottato il proprio parere. Il CMDh è un organo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile per garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Poiché la posizione del CMDh è stata adottata a maggioranza, la posizione del CMDh sarà ora inviata alla Commissione Europea, che a tempo debito prenderà una decisione giuridicamente vincolante a livello dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. 1) Hillaire-Buys D, Mousset M, Allouchery M, et al. Liquid formulation of ifosfamide increased risk of encephalopathy: A case-control study in a pediatric population. Therapies [Online]. 2019 https://doi.org/10.1016/j.therap.2019.08.0012) Chambord J, Henny F, Salleron J, et al. Ifosfamide‐induced encephalopathy: Brand‐name (HOLOXAN®) vs genericformulation (IFOSFAMIDE EG®). J Clin Pharm Ther. 2019;44:372–380. https://doi.org/10.1111/jcpt.12823 - 26/04/2021
- Aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer e Moderna Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha adottato due importanti raccomandazioni per l’aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 nell’UE. Processi di scale-up per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer L’EMA ha approvato un aumento della dimensione dei lotti e il relativo processo di scale-up presso il sito produttivo del vaccino di Pfizer a Puurs, Belgio. Si prevede che la raccomandazione del CHMP avrà un impatto significativo sulla fornitura di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer, nell’Unione europea. Sulla base della revisione dei dati presentati da BioNTech Manufacturing GmbH, è stata approvata la richiesta di aumentare la dimensione dei lotti del vaccino prodotto presso il sito di Puurs. La decisione dell’EMA ribadisce che l’impianto di Puurs è in grado di produrre sistematicamente vaccini di elevata qualità e consente a Pfizer/BioNTech di ampliare il processo produttivo in tale sito. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative al vaccino, presenti sul sito web dell’EMA. Nuova linea produttiva di riempimento per il vaccino anti-COVID-19 di Moderna Il CHMP ha inoltre raccomandato l’approvazione di una nuova linea di riempimento presso il sito produttivo del vaccino di Moderna per l’UE a Rovi, Spagna. La nuova linea consentirà di intensificare le attività di riempimento del prodotto finito in modo da sincronizzarle con il processo di scale-up del principio attivo presso il sito produttivo di Lonza (Visp), approvato il mese scorso. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative al vaccino, presenti sul sito web dell’EMA. L’EMA è in dialogo costante con tutti i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di espandere la loro capacità produttiva per assicurare la fornitura di vaccini nell’UE. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti o di aumento della capacità di quelli esistenti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/04/2021
- Vaccino contro il COVID-19 Janssen: EMA evidenzia un possibile legame con casi molto rari di trombi inusuali con basso livello di piastrine EMA conferma che il rapporto beneficio-rischio complessivo rimane positivo Nella riunione del 20 aprile 2021, il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che alle informazioni sul prodotto per il vaccino COVID-19 Janssen deve essere aggiunta un’avvertenza inerente trombi inusuali associati a livelli bassi di piastrine. Il PRAC ha anche concluso che questi eventi dovrebbero essere elencati tra gli effetti indesiderati molto rari del vaccino. Per raggiungere le sue conclusioni, il Comitato ha preso in considerazione tutte le prove attualmente disponibili, inclusi otto casi gravi di trombi inusuali associati a livelli bassi di piastrine provenienti dagli Stati Uniti, uno dei quali con esito fatale. Alla data del 16 aprile 2021, oltre 7 milioni di persone hanno ricevuto il vaccino Janssen negli Stati Uniti. Tutti i casi si sono verificati in persone di età inferiore a 60 anni entro tre settimane dalla vaccinazione, principalmente donne. Sulla base delle prove attualmente disponibili, non sono stati confermati fattori di rischio specifici. Il PRAC ha osservato che i trombi si sono verificati principalmente in siti inusuali, come le vene del cervello (trombosi del seno venoso cerebrale – CVST) e dell’addome (trombosi venosa splancnica) e nelle arterie, insieme a bassi livelli di piastrine nel sangue e talvolta a sanguinamento. I casi esaminati erano molto simili ai casi verificatisi con il vaccino COVID-19 sviluppato da AstraZeneca – Vaxzevria. Gli operatori sanitari e le persone che riceveranno il vaccino devono essere informati della possibilità che si verifichino casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue entro tre settimane dalla vaccinazione. COVID-19 è associato a un rischio di ospedalizzazione e morte. La combinazione caratterizzata da trombi e livelli bassi di piastrine che è stata segnalata è molto rara e i benefici complessivi del vaccino COVID-19 Janssen nella prevenzione del COVID-19 superano i rischi degli effetti indesiderati. La valutazione scientifica dell’EMA sostiene l’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. L’uso del vaccino durante le campagne di vaccinazione a livello nazionale terrà conto della situazione pandemica e della disponibilità di vaccini nei singoli Stati membri. Una spiegazione plausibile per la combinazione di trombi e piastrine basse è una risposta di tipo immunitario, che porta a una condizione simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina, chiamata trombocitopenia indotta da eparina – HIT. Il PRAC sottolinea l’importanza di un pronto trattamento medico specialistico. Il riconoscimento tempestivo dei segni indicativi di presenza di trombi e di bassi livelli di piastrine e il trattamento precoce da parte degli operatori sanitari possono aiutare il recupero delle persone colpite da tale condizione ed evitare complicazioni. La trombosi in combinazione con la trombocitopenia richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida disponibili e/o consultare specialisti (ad es. ematologi – specialisti in coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino e fornirà al pubblico le informazioni più aggiornate. Una simile valutazione del segnale è stata recentemente finalizzata per un altro vaccino COVID-19 – Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). Informazioni per il pubblico Casi inusuali di trombi associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati in persone che hanno ricevuto il vaccino COVID-19 Janssen negli Stati Uniti.La possibilità che ciò si verifichi è molto bassa, ma i vaccinati devono comunque essere consapevoli dei sintomi, in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni.È necessario cercare immediatamente assistenza medica se si manifesta uno qualsiasi dei seguenti sintomi nelle tre settimane successive alla vaccinazione con il vaccino COVID-19 Janssen:respiro affannosodolore al pettogonfiore alle gambedolore addominale (di pancia) persistente sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente o visione offuscatapiccoli lividi sulla la pelle al di fuori del sito di iniezione.Parlate con il vostro medico o contattate le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel vostro Paese. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA ha esaminato otto casi di trombosi in associazione a trombocitopenia in persone che hanno ricevuto il vaccino COVID-19 Janssen negli Stati Uniti.Questi tipi molto rari di trombosi (con trombocitopenia) includevano trombosi venosa, principalmente in siti inusuali, come la trombosi del seno venoso cerebrale e la trombosi venosa splancnica, nonché trombosi arteriosa, in un caso con esito fatale. Tutti i casi si sono verificati entro tre settimane dalla vaccinazione in persone di età inferiore a 60 anni, per la maggior parte donne. I casi esaminati erano molto simili ai casi verificatisi con il vaccino contro il COVID-19 sviluppato da AstraZeneca, Vaxzevria. Per quanto riguarda il meccanismo, si ritiene che il vaccino possa innescare una risposta immunitaria che porta a un disturbo simile alla trombocitopenia indotta da eparina. Al momento, il meccanismo fisiopatologico non è stato stabilito e, attualmente, non è possibile identificare fattori di rischio predisponenti. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolismo e trombocitopenia in modo da poter trattare prontamente le persone colpite, in linea con le linee guida disponibili.Gli operatori sanitari devono istruire i vaccinati a consultare un medico se sviluppano:sintomi indicativi di trombi quali respiro affannoso, dolore al petto, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistentesintomi neurologici come mal di testa grave e persistente e visione offuscatapetecchie al di fuori del sito di inoculo dopo pochi giorni dalla vaccinazione.I benefici del vaccino per le persone cui viene somministrato continuano a superare i rischi. Il vaccino è efficace nella prevenzione della malattia da COVID-19 e nella riduzione dei ricoveri e dei decessi. Gli operatori sanitari coinvolti nella somministrazione del vaccino nell’UE riceveranno una nota informativa importante diretta agli operatori sanitari (DHPC). La DHPC sarà anche disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul vaccino Il Vaccino COVID-19 Janssen è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 Janssen è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina del SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 Janssen non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni del vaccino COVID-19 Janssen sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web di EMA. Il vaccino COVID-19 Janssen è stato autorizzato nell’UE l’11 marzo 2021; la distribuzione del vaccino nell’UE è stata temporaneamente ritardata dall’azienda. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 Janssen è in corso nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale e che richiede ulteriori indagini. La presenza di un segnale di sicurezza non significa necessariamente che un medicinale abbia causato l’evento avverso segnalato. La valutazione dei segnali di sicurezza cerca di stabilire se una relazione causale tra il medicinale e l’evento avverso sia almeno ragionevolmente possibile. La revisione è condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Una volta completata la revisione, il PRAC formulerà ulteriori raccomandazioni, se necessario, per ridurre al minimo i rischi e proteggere la salute dei vaccinati. Il comitato per la medicina umana dell’EMA, CHMP, valuterà quindi rapidamente eventuali modifiche necessarie alle informazioni sul prodotto. La valutazione scientifica dell’EMA è alla base dell’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. Le raccomandazioni dell’EMA sono la base su cui i singoli Stati membri dell’UE progetteranno e implementeranno le proprie campagne di vaccinazione nazionali. Questi possono variare da paese a paese a seconda delle esigenze e delle circostanze nazionali, come i tassi di infezione, le popolazioni prioritarie da vaccinare, la disponibilità dei vaccini e i tassi di ospedalizzazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il secondo report In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). Qui è possibile scaricare il secondo rapporto sui monoclonali anti-COVID-19 che analizza i dati settimanali dal 9 al 15 aprile. I centri abilitati dalle Regioni alla compilazione del registro AIFA sono disponibili al seguente link. - 19/04/2021
- Terzo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il terzo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2021 per i tre vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 46.237 segnalazioni su un totale di 9.068.349 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 510 ogni 100.000 dosi), di cui il 92,7% sono riferite a eventi non gravi, che si risolvono completamente, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 7,1% del totale, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (81%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (68% delle dosi somministrate), con un aumento delle segnalazioni per il vaccino Vaxzevria (17%) a seguito dell’incremento dell’uso di questo vaccino (27% delle dosi somministrate). Le segnalazioni relative al vaccino Moderna rappresentano invece il 2% del totale e sono proporzionali al numero più limitato di dosi somministrate (5%). Gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (87% dei casi).Per tutti i vaccini gli eventi avversi più segnalati sono febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea, in linea con le informazioni note sui vaccini finora utilizzati in Italia. Un focus è dedicato agli eventi tromboembolici dopo la somministrazione di Vaxzevria. Si sono verificati, entro 2 settimane dalla vaccinazione, dei casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue. Su un totale di 62 casi inseriti in Eudravigilance in Italia sono stati segnalati 7 casi (con due decessi) di trombosi dei seni venosi intracranici (CSVT) fino al 22 marzo 2021 e 4 casi (con due decessi) di trombosi di più vasi sanguigni in sede atipica sui 24 inseriti nello stesso periodo nella rete di sorveglianza europea. L’approfondimento a livello nazionale di queste segnalazioni è condotto con il supporto di un “Gruppo di Lavoro per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-COVID-19”, costituito da alcuni dei massimi esperti nazionali di trombosi ed emostasi.Gli eventi avversi non noti sono oggetto di continuo approfondimento a livello nazionale ed europeo. Il Rapporto è consultabile sul sito dell’AIFA alla pagina Farmacovigilanza su vaccini COVID-19 è accessibile qui. - 16/04/2021
- Nota Informativa Importante su Eylea EYLEA 40 mg/mL (aflibercept soluzione per iniezione intravitreale): rischio più elevato di aumento della pressione intraoculare con la presentazione in siringa preriempita. Riassunto Sono stati riportati casi di aumento della pressione intraoculare con maggior frequenza (aumento stimato in circa sette volte) quando viene usata la siringa preriempita di Eylea, rispetto alla somministrazione della soluzione iniettabile di Eylea in fiala con la siringa Luer-lock.Si sospetta che una manipolazione non corretta durante la preparazione e l’iniezione sia la causa più probabile dei casi osservati di aumento della pressione intraoculare con la siringa preriempita di Eylea. Le iniezioni devono essere eseguite da Operatori Sanitari che abbiano familiarità con la manipolazione di questa presentazione.Il corretto utilizzo della siringa preriempita e la formazione sono fondamentali per mitigare questo rischio: utilizzare un ago da iniezione 30G x ½ pollici; controllare sempre che l’eccesso di volume/bolle d’aria nella siringa preriempita venga eliminato prima dell’uso: la base della punta arrotondata dello stantuffo (non l’apice) dev’essere allineata con la linea nera di misurazione sulla siringa (vedi sotto);premere accuratamente l’asta dello stantuffo;somministrare l’esatta dose raccomandata e non iniettare ulteriore volume residuo, poiché un aumento del volume d’iniezione può portare ad un aumento clinicamente rilevante della pressione intraoculare.Valutare il visus del paziente e controllare la pressione intraoculare immediatamente dopo l’iniezione intravitreale. Leggi la nota AIFA qui. - 16/04/2021
- EMA avvia la revisione dell’anticorpo monoclonale VIR-7831 per il trattamento dei pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta esaminando i dati attualmente disponibili sull’uso dell’anticorpo monoclonale VIR-7831 (noto anche come GSK4182136) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione dell’EMA è intesa a supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di impiegare il medicinale per il trattamento di COVID-19 prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio.La revisione riguarderà anche i dati di uno studio che ha messo a confronto l’effetto di VIR-7831 con quello di un trattamento fittizio (placebo) nei pazienti con COVID-19 da lieve a moderata, che erano ad alto rischio di progredire verso la forma più grave della malattia. I risultati preliminari indicano che, rispetto al placebo, VIR-7831 ha ridotto dell’85% il rischio di ricovero in ospedale per più di 24 ore o il rischio di morte.Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA valuterà la capacità del medicinale di prevenire il ricovero e la morte in pazienti affetti da COVID-19 non ricoverati in ospedale che non richiedono ossigenoterapia supplementare. In aggiunta, il CHMP esaminerà i dati sulla qualità e la sicurezza del medicinale.Sebbene sia previsto l’avvio di una rolling review più completa prima di un’eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, la revisione in corso fornirà raccomandazioni valide nell’UE destinate alle autorità nazionali che, sulla base di dati concreti, possono decidere sull’uso precoce del medicinale. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione una volta conclusa. Maggiori informazioni sul medicinaleVIR-7831 (GSK4182136) è un anticorpo monoclonale che agisce contro il SARS-CoV-2, virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina che si lega ad una struttura specifica (chiamata antigene). VIR-7831 è progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, riducendo la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che questo medicinale ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Maggiori informazioni sulla proceduraLa revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee.La revisione è condotta dal CHMP dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere scientifico nel più breve tempo possibile. Leggi la comunicazione qui. - 16/04/2021
- Vaccino COVID-19 Janssen: continua la valutazione di casi molto rari di trombi inusuali associati a piastrinopenia Come annunciato la scorsa settimana, il comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA sta esaminando casi molto rari di trombi inusuali che si sono verificati negli Stati Uniti a seguito dell’uso del vaccino COVID-19 di Janssen. Il tipo di trombo riportato, la trombosi del seno venoso cerebrale (CVST), si è verificato nella maggior parte dei casi in associazione con bassi livelli di piastrine (trombocitopenia).La FDA degli Stati Uniti e il CDC hanno raccomandato ieri di sospendere l’uso del vaccino mentre vengono esaminati sei casi segnalati negli Stati Uniti. Sono state somministrate più di 6,8 milioni di dosi del vaccino.Janssen ha annunciato la decisione di ritardare in modo proattivo la distribuzione del vaccino nell’UE mentre sono in corso le indagini. Il vaccino è stato autorizzato nell’UE l’11 marzo 2021 ma l’uso generalizzato del vaccino in Europa non è ancora iniziato.L’EMA sta applicando tempistiche accelerate a questa valutazione e attualmente prevede di emettere una raccomandazione la prossima settimana. Mentre la sua revisione è in corso, l’EMA rimane dell’opinione che i benefici del vaccino nella prevenzione del COVID-19 superino i rischi di effetti indesiderati. I pareri scientifici dell’Agenzia forniscono agli Stati membri dell’UE informazioni di cui essi hanno bisogno per prendere decisioni sull’uso dei vaccini nelle loro campagne di vaccinazione nazionali. E’ possibile leggere la comunicazione EMA qui. - 16/04/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: EMA approfondisce ulteriormente il rischio di casi molto rari di trombi associati a piastrinopenia L’EMA continua a monitorare i casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine che si sono verificati dopo la vaccinazione con Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). In considerazione di una richiesta del Commissario per la Salute e la Sicurezza Alimentare dell’UE, a seguito di una riunione dei ministri della sanità dell’UE, l’EMA sta avviando una revisione dei dati sulle vaccinazioni e dei dati sull’epidemiologia della malattia (compresi i tassi di infezione, ricoveri, morbidità e mortalità). La revisione da parte del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA consentirà alle autorità di inquadrare i rischi di Vaxzevria nel contesto dei benefici delle campagne di vaccinazione in corso. Il Comitato valuterà anche se aggiornare le raccomandazioni relative alla seconda dose di Vaxzevria per coloro che hanno già ricevuto la prima dose. L’EMA ritiene che i benefici complessivi del vaccino continuino a superare i rischi nelle persone vaccinate. La revisione del CHMP sarà d’aiuto per decidere come impiegare in modo ottimale il vaccino nelle campagne di vaccinazione nazionali in corso. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia di Vaxzevria e fornirà al pubblico informazioni aggiornate. Maggiori informazioni sul vaccino Vaxzevria è un vaccino indicato per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. La malattia da COVID-19 è causata dal virus SARS-CoV-2. Vaxzevria è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina da SARS-CoV-2. Il vaccino non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni di Vaxzevria sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Ulteriori informazioni sul vaccino sono disponibili sul sito dell’EMA. Maggiori informazioni sulla procedura La Commissione europea ha richiesto questa revisione ai sensi dell’articolo 5(3) del Regolamento 726/2004 a seguito di una riunione informale dei ministri della salute dell’UE avvenuta il 7 aprile 2021. La revisione sarà effettuata dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, che è responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano. La revisione del CHMP si baserà sul lavoro del Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC). Leggi qui la comunicazione di sicurezza EMA. - 15/04/2021
- Nota Informativa Importante su VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco aggiorna gli operatori sanitari sui seguenti punti emersi dalla valutazione del vaccino.Elementi chiave: Una relazione causale tra la vaccinazione con Vaxzevria e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia è considerata plausibile.Anche se tali reazioni avverse sono molto rare, hanno superato quanto atteso nella popolazione generale. In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici. Gli operatori sanitari devono vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia e informare di conseguenza i vaccinati. L’uso di questo vaccino deve essere conforme alle raccomandazioni ufficiali nazionali. Qui è possibile leggere la nota informativa AIFA. - 14/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il primo report AIFA AIFA pubblica il primo rapporto sull’utilizzo degli anticorpi monoclonali contro il COVID-19 in Italia. In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). I dati sono stati estratti alle ore 05.00 del 9 aprile 2021 e si riferiscono alla settimana dal 2 aprile all’8 aprile 2021. Leggi il report AIFA sui monoclonali anti-COVID-19 qui. I centri abilitati dalle Regioni alla compilazione del registro AIFA sono disponibili al seguente link. - 13/04/2021
- Nota Informativa Importante su EMOCLOT, KLOTT, PLASMACLOT, UMAN COMPLEX, KEDCOM, AIMAFIX, KEDRIFIX, IXED, ATKED, ATIII KEDRION Nota Informativa Importante sul rischio potenziale correlato ad una non corretta sterilizzazione dei dispositivi medici inclusi nel confezionamento secondario di EMOCLOT®, KLOTT®, PLASMACLOT® (Fattore VIII della coagulazione), UMAN COMPLEX®, KEDCOM® (Complesso protrombinico), AIMAFIX®, KEDRIFIX®, IXED® (Fattore IX della Coagulazione), ATKED®, ATIII KEDRION® (Antitrombina III). Sommario: Rischio potenziale correlato ad una non corretta sterilizzazione dell’AGO A FARFALLA (DEHP FREE) utilizzato per la somministrazione del medicinale dopo la ricostituzione con il solvente.Rischio potenziale correlato ad una non corretta sterilizzazione dell’AGO FILTRO 16X3/4″ utilizzato per la filtrazione del medicinale ricostituito prima della somministrazione. A scopo precauzionale, si richiede di interrompere l’uso di tali dispositivi medici. Solo gli aghi a farfalla/aghi filtro inclusi nel confezionamento secondario sono coinvolti nella problematica; il medicinale di per sé stesso può essere utilizzato in modo sicuro con un altro dispositivo alternativo.Le farmacie devono assicurare che nessuna confezione contenente del’AGO A FARFALLA (DEHP FREE) e l’AGO FILTRO 16X3/4″ venga consegnata a medici o pazienti Leggi qui la nota informativa. Elenco dei lotti. - 09/04/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: EMA trova un possibile collegamento con casi molto rari di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine L’EMA conferma che il rapporto rischio-beneficio complessivo rimane positivo Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso oggi che i trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine debbano essere elencati come effetti indesiderati molto rari di Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). Per raggiungere la sua conclusione, il Comitato ha preso in considerazione tutti gli elementi attualmente disponibili, compreso il parere di un gruppo di esperti ad hoc. L’EMA richiama l’attenzione degli operatori sanitari e delle persone vaccinate affinché siano consapevoli della possibilità che entro 2 settimane dalla vaccinazione si verifichino casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue. Finora, la maggior parte dei casi segnalati si è verificata entro 2 settimane dalla vaccinazione in donne di età inferiore a 60 anni. Sulla base delle prove attualmente disponibili, non sono stati confermati i fattori di rischio predisponenti. Le persone vaccinate devono cercare immediata assistenza medica se avvertono sintomi indicativi di problemi di coagulazione e piastrine basse (vedere sezione Informazioni per il pubblico). Il PRAC ha osservato che i trombi si sono verificati nelle vene cerebrali (trombosi dei seni venosi cerebrali – CVST) e addominali (trombosi venosa splancnica) e nelle arterie, insieme a bassi livelli di piastrine e talvolta a sanguinamento. Il Comitato ha effettuato un’analisi approfondita di 62 casi di trombosi del seno venoso cerebrale e 24 casi di trombosi venosa splancnica riportati nel database sulla sicurezza dei farmaci dell’UE (EudraVigilance) al 22 marzo 2021, 18 dei quali fatali. I casi provenivano principalmente da sistemi di segnalazione spontanea dell’Area Economica Europea e del Regno Unito, dove circa 25 milioni di persone hanno ricevuto il vaccino. COVID-19 è associato a un rischio di ospedalizzazione e morte. La combinazione caratterizzata da trombi e livelli bassi di piastrine che è stata segnalata è molto rara e i benefici complessivi del vaccino nella prevenzione della malattia da COVID-19 superano i rischi degli effetti indesiderati. La valutazione scientifica dell’EMA sostiene l’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. L’uso del vaccino durante le campagne di vaccinazione a livello nazionale terrà conto anche della situazione pandemica e della disponibilità di vaccini nel singolo Stato Membro. Una spiegazione plausibile per la combinazione di trombi e piastrine basse è una risposta di tipo immunitario, che porta ad una condizione simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina (trombocitopenia indotta da eparina – HIT). Il PRAC ha richiesto nuovi studi e modifiche a quelli in corso per raccogliere maggiori informazioni e intraprenderà tutte le azioni ulteriori che si rendano necessarie. Il PRAC sottolinea l’importanza di un trattamento medico specialistico tempestivo. Il riconoscimento tempestivo dei segni indicativi di presenza di trombi e di bassi livelli di piastrine e il trattamento precoce da parte degli operatori sanitari possono aiutare il recupero delle persone colpite da tale condizione ed evitare complicazioni. I pazienti devono cercare immediata assistenza medica se presentano i seguenti sintomi:respiro affannosodolore al pettogonfiore alla gambadolore addominale (di pancia) persistente sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscatapiccoli lividi sulla pelle al di fuori del sito di iniezione Vaxzevria è uno dei quattro vaccini autorizzati nell’UE per la protezione contro COVID-19. Gli studi dimostrano che è efficace nel prevenire la malattia. Esso riduce anche il rischio di ospedalizzazione ed i decessi dovuti a COVID-19. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino e fornirà al pubblico tutti gli aggiornamenti. Informazioni per il pubblico • Casi inusuali di trombi associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati in persone che sono state vaccinate con Vaxzevria (precedentemente Vaccino COVID-19 AstraZeneca). • La possibilità che ciò si verifichi è molto bassa, ma si deve comunque essere consapevoli dei sintomi, in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni. • È necessario cercare immediatamente assistenza medica se si manifesta uno qualsiasi dei seguenti sintomi nelle settimane successive alla vaccinazione: – respiro affannoso – dolore al petto – gonfiore alle gambe – dolore addominale (di pancia) persistente – sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente o visione offuscata – piccoli lividi sulla la pelle oltre il sito di iniezione. • Parlate con il vostro medico o contattate le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel vostro Paese. Informazioni per gli operatori sanitari • L’EMA ha esaminato i casi di trombosi avvenuti in combinazione con trombocitopenia e, in alcuni casi sanguinamento, nelle persone che hanno ricevuto Vaxzevria (precedentemente denominato vaccino COVID-19 AstraZeneca). • Questi tipi molto rari di trombosi (con trombocitopenia) includevano trombosi venosa in siti inusuali come la trombosi del seno venoso cerebrale e la trombosi venosa splancnica, nonché la trombosi arteriosa. La maggior parte dei casi finora segnalati si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni. La maggior parte dei casi si è verificata entro 2 settimane dalla prima dose. L’esperienza con la seconda dose è limitata. • Per quanto riguarda il meccanismo, si ritiene che il vaccino possa innescare una risposta immunitaria che porti a un disturbo atipico simile alla trombocitopenia indotta da eparina. Al momento non è possibile identificare fattori di rischio predisponenti. • Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e sintomi di tromboembolismo e trombocitopenia in modo da poter trattare prontamente le persone colpite, in linea con le linee guida disponibili. • Gli operatori sanitari dovrebbero informare i vaccinati che devono consultare un medico se sviluppano: sintomi indicativi di trombi quali respiro affannoso, dolore al petto, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistentesintomi neurologici come mal di testa grave e persistente e visione offuscatapetecchie al di fuori del sito di inoculo dopo pochi giorni dalla vaccinazione. • I benefici del vaccino per le persone cui viene somministrato continuano a superare i rischi. Il vaccino è efficace nella prevenzione della malattia da COVID-19 e nella riduzione dei ricoveri e dei decessi. • Le autorità regolatorie nazionali possono fornire ulteriori indicazioni sull’uso del vaccino in base alla situazione nel vostro paese. Gli operatori sanitari coinvolti nella somministrazione del vaccino nell’UE riceveranno una nota informativa importante diretta agli operatori sanitari (DHPC). La DHPC sarà anche disponibile su una pagina dedicatasul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul medicinale Vaxzevria (precedentemente denominato vaccine COVID-19 AstraZeneca) è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina del SARS-CoV-2. Il vaccino non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura Questa revisione è stata effettuata nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale come un vaccino e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata effettuata dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Il comitato per la medicina umana dell’EMA, il CHMP, valuterà ora rapidamente eventuali modifiche necessarie alle informazioni sul prodotto. La valutazione scientifica dell’EMA è alla base dell’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. Le raccomandazioni dell’EMA sono la base su cui i singoli Stati membri dell’UE progetteranno e implementeranno le proprie campagne di vaccinazione nazionali. Questi possono differire da paese a paese a seconda delle loro esigenze e circostanze nazionali, come i tassi di infezione, le popolazioni prioritarie da vaccinare, la disponibilità dei vaccini e i tassi di ospedalizzazione. Leggi qui il comunicato di EMA. - 08/04/2021
- Farmaci biosimilari in Italia: nuovi report dell’AIFA I report pubblicati dall’Agenzia Italiana del Farmaco analizzano i trend di consumo e spesa (gennaio 2019 – settembre 2020) e la variabilità regionale (gennaio – settembre 2020) nell’impiego dei biosimilari in Italia. L’incidenza del consumo di questi farmaci varia per tipo di molecola e per regione. A livello nazionale si evidenzia un tendenziale incremento nel consumo, specialmente per le molecole con prodotti di più recente commercializzazione. Il trend dei prezzi è condizionato dalla disponibilità dei diversi medicinali: laddove sono maggiormente presenti, i biosimilari tendono a favorirne una riduzione. Inoltre, la profonda eterogeneità nei prezzi tra le regioni è legata, oltre che alla penetrazione dei biosimilari, anche alla diversa efficacia delle gare d’acquisto. Nelle analisi sono ricomprese complessivamente 12 categorie terapeutiche (IV livello ATC), con approfondimenti specifici su singole molecole a brevetto scaduto e sulle diverse vie di somministrazione. L’andamento dei consumi e dei prezzi dei biosimilari, nazionale e per regione, è comparato a quello del farmaco originator e dei prodotti appartenenti alla medesima categoria terapeutica. L’analisi evidenzia gli scostamenti regionali dai valori medi nazionali in termini di spesa e consumo, e fornisce un’ipotesi del potenziale risparmio che ogni regione potrebbe conseguire allineando il prezzo medio corrisposto al valore medio nazionale. L’obiettivo dei report è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Qui è possibile leggere i report sul consumo dei biosimilari in Italia. - 08/04/2021
- Vaccino AstraZeneca COVID-19: continua la revisione dei casi di trombi molto rari e inusuali Il Comitato per la sicurezza dell’EMA, PRAC, si è riunito mercoledì 31 marzo, nel contesto della sua revisione continua di casi molto rari e inusuali di trombi associati a un basso numero di piastrine in persone vaccinate con il vaccino COVID-19 di AstraZeneca (ora chiamato Vaxzevria). Lunedì 29 marzo l’EMA ha convocato una riunione del gruppo di esperti ad hocper fornire ulteriori contributi alla valutazione in corso. Le conclusioni di questa riunione saranno discusse dal PRAC e contribuiranno alla valutazione in corso. Attualmente, la revisione dei casi non ha identificato per questi eventi molto rari alcun fattore di rischio specifico quale l’età, il sesso o una precedente storia medica di disturbi della coagulazione. Un nesso causale con il vaccino non è stato dimostrato, ma esso è possibile e ulteriori analisi sono in corso. Come comunicato il 18 marzo, l’EMA ritiene che i benefici del vaccino AstraZeneca nella prevenzione del COVID-19, con il rischio ad esso associato di ospedalizzazione e morte, superino i rischi di effetti indesiderati. Sono disponibili maggiori informazioni e indicazioni per gli operatori sanitari e per il pubblico nelle informazioni sul prodotto del vaccino e nella relativa comunicazione diretta agli operatori sanitari. L’EMA continua a collaborare con le autorità nazionali degli Stati membri dell’UE per garantire che vengano segnalati casi sospetti di trombi inusuali; questi casi continuano ad essere esaminati nella valutazione in corso al PRAC. Leggi qui l’informazione di sicurezza rilasciata da EMA. - 01/04/2021
- L’insonnia nei pazienti anziani: Raccomandazioni per una migliore gestione farmacologica L’insonnia cronica colpisce il 57% degli anziani negli Stati Uniti, con un decremento della qualità di vita, delle funzioni sociali e della salute. L’insonnia cronica pesa sulla società con miliardi di dollari in costi diretti e indiretti sulla spesa sanitaria. Le principali modalità di trattamento dell’insonnia nell’anziano sono terapie psicologiche-comportamentali, un trattamento farmacologico, o una combinazione di entrambi. Varie società scientifiche vedono le terapie psicologiche-comportamentali come trattamento iniziale. La farmacoterapia gioca un ruolo aggiuntivo quando i sintomi dell’insonnia permangono o quando i pazienti sono incapaci di portare avanti una terapia cognitivo-comportamentale. Gli attuali farmaci per l’insonnia appartengono a diverse classi di farmaci: agonisti dell’oressina, antagonisti dei recettori istaminici, agonisti del recettore gamma-aminobutirrico che non siano benzodiazepine, e benzodiazepine. Questa revisione si focalizza sui farmaci per l’insonnia approvati dalla Food and Drug Administration (FDA), inclusi il suvorexant, la doxepina a basso dosaggio, i cosiddetti Z-farmaci (eszopiclone, zolpidem, zaleplon), le benzodiazepine (triazolam, temazepam) e il ramelteon. Si passano in rassegna le indicazioni, il dosaggio, l’efficacia, i benefici e i pericoli dei farmaci nell’anziano, e si discutono i dati sui farmaci che sono comunemente usati off-label per trattare l’insonnia, e quei farmaci che sono in sviluppo clinico. La scelta dell’agente ipnoinducente nell’anziano viene fatta in base ai sintomi. Ramelteon o gli Z-farmaci a breve durata d’azione possono curare l’insonnia nella fase di addormentamento. Suvorexant o la doxepina a basso dosaggio può migliorare il mantenimento del sonno, prevenendo i frequenti risvegli. Eszopiclone o zolpidem a rilascio prolungato possono essere utilizzati sia nell’insonnia da fase di addormentamento, sia nel mantenimento del sonno. Bassi dosaggi di zolpidem sublinguale possono alleviare i risvegli notturni. Le benzodiazepine non dovrebbero essere usate routinariamente. Il trazodone, un farmaco comunemente usato off-label per il trattamento dell’insonnia, migliora la qualità del sonno e la continuità del sonno ma porta con sé dei rischi significativi. La tiagabine, usata qualche volta in modo off-label per il trattamento dell’insonnia, non è efficace e non dovrebbe essere utilizzata. I farmaci ipnoinducenti comunemente utilizzati che non sono approvati dalla FDA includono la melatonina, la difenidramina, il triptofano, la valeriana. Si hanno a disposizione pochi dati sui loro benefici e rischi. La melatonina migliora sensibilmente la fase di addormentamento e la durata del sonno, però la qualità del prodotto e la sua efficacia possono variare. Il triptofano riduce il tempo di addormentamento, ma i dati nell’anziano non sono disponibili. La valeriana è relativamente sicura ma ha dei benefici incerti sulla qualità del sonno. Studi di fase II degli antagonisti del recettore dell’oressina (almorexant, lemborexant, e florexant) hanno dimostrato qualche miglioramento nel mantenimento del sonno e nella sua continuità. La piromelatina può migliorare il mantenimento del sonno. In questa revisione vengono passati in rassegna i benefici e i rischi di ciascun farmaco citato. Bibliografia Abad VC, Guilleminault C. Insomnia in Elderly Patients: Recommendations for Pharmacological Management. Drugs Aging. 2018 Sep;35(9):791-817. Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 01/04/2021
- Reazioni avverse sospette conseguenti all’uso di integratori alimentari: segnalazioni spontanee dal Sistema italiano di fitovigilanza In questo studio condotto da Ippoliti et al., pubblicato nel mese di Febbraio 2021 sulla rivista “Phytotherapy Research”, sono state analizzate le reazioni avverse (ARs) correlate all’uso degli integratori alimentari raccolte dall’Istituto Superiore di Sanità tra Marzo 2002 e Settembre 2020. Introduzione In Italia l’industria degli integratori alimentari di origine naturale è la più diffusa tra le nazioni europee (23% contro il 13% della Germania e il 9% della Francia). Tuttavia, vi sono limitate evidenze cliniche che supportano il loro uso e i trial clinici sulla sicurezza ed efficacia sono spesso carenti. Questi integratori vengono considerati sicuri, in quanto di origine naturale, ma sono spesso tossici se assunti ad alte dosi o per periodi prolungati. Metodi Sono state analizzate tutte le segnalazioni spontanee di reazione avversa (ARs) a: integratori alimentari, preparazioni galeniche, prodotti erboristici, preparazioni omeopatiche usati per migliorare la performance fisica e cognitiva presenti nel Sistema Italiano di Fitovigilanza (VigiErbe) dal mese di Marzo 2002 al mese di Settembre 2020. Le ARs sono state codificate usando il dizionario MedDRa e per i casi gravi, quando possibile, è stato richiesto un aggiornamento ai medici ospedalieri. Le ARs da integratori alimentari usati per il miglioramento dalla performance fisica e cognitiva sono state classificate secondo il sistema di classificazione “Anatomico, Terapeutico e Chimico” (ATC). Risultati Il totale delle segnalazioni spontanee è stato pari a 2300, 110 delle quali erano correlate a prodotti usati per migliorare la performance fisica e cognitiva (5% del totale). L’età mediana dei consumatori era di 39 anni, con una maggiore incidenza nel sesso femminile (52%). I sistemi maggiormente interessati sono stati: la cute (21%), il sistema cardiovascolare (21%), l’apparato gastro-intestinale (17%), il fegato (17%), il sistema nervoso centrale (14%) e altri (10%). Nel 40% dei casi le reazioni sono state codificate come gravi. L’integratore è stato sospeso con beneficio nel 69% dei casi, mentre nel 15% vi è stata la ricomparsa della sintomatologia dopo risomministrazione. Tutti i dati sono stati riassunti in due tabelle: nella prima per ogni ARs è indicato il prodotto, l’indicazione, la durata del trattamento, eventuali indagini strumentali, la gravità della reazione, i farmaci concomitanti, l’esito, l’effetto conseguente alla sospensione e alla risomministrazione; nella seconda per ogni integratore è indicata la composizione. Conclusioni Questo studio mette in luce due aspetti importanti: il ruolo chiave delle segnalazioni spontanee per valutare il profilo di sicurezza degli integratori alimentari (ancor più in assenza dell’obbligo della sorveglianza post marketing), la composizione non ben chiara degli integratori (maggiori i componenti, più comune la loro interazione e la comparsa di reazioni avverse), le interazioni conseguenti all’uso contemporaneo di integratori e altri farmaci. Limite dello studio sono le stesse reazioni spontanee, in quanto non permettono di quantificare il rischio, ma danno delle informazioni qualitative che saranno, comunque, utili per generare un segnale d’allarme. Un altro limite è dato dalla sotto segnalazione. La carenza di informazioni rende difficile stabilire un nesso di causalità. Alla luce di questi elementi si rende necessario promuovere l’informazione e la comunicazione tra i consumatori e gli esperti per aumentare la consapevolezza sui potenziali rischi associati ai prodotti di origine naturale. Bibliografia Ilaria Ippoliti, Francesca Menniti Ippolito, Gabriela Mazzanti, Silvia Di Giacomo. Suspected adverse reactions to performance enhancing dietary supplements: Spontaneous reports from the Italian phytovigilance system. Phytotherpy Research. 2021 Febraury. PMID: 33569860. E’ possibile leggere qui l’abstract - 01/04/2021
- Nuova scheda tecnica del Vaccino AstraZeneca che cambia nome in Vaxzevria Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore ai 18 anni. È progettato per preparare il sistema immunitario a identificare e contrastare il coronavirus (SARS-CoV-2) responsabile della malattia COVID-19. Il vaccino è composto da un adenovirus di scimpanzé incapace di replicarsi (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1) e modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. Tra le nuove informazioni di sicurezza presenti nella scheda tecnica è inserito un paragrafo riguardante il rischio di trombosi: Trombocitopenia e disturbi della coagulazione È stata osservata molto raramente una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria. Ciò include casi severi che si presentano come trombosi venosa, inclusi siti insoliti come trombosi del seno venoso cerebrale, trombosi della vena mesenterica e trombosi arteriosa, concomitante con trombocitopenia. La maggior parte di questi casi si è verificata entro i primi sette-quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata in donne di età inferiore a 55 anni. Tuttavia ciò potrebbe riflettere l’aumento dell’uso del vaccino in questa popolazione. Alcuni casi hanno avuto esito fatale. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia. I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque manifesti sintomi neurologici tra cui cefalea severa o persistente o visione offuscata dopo la vaccinazione oppure ecchimosi (petecchie) in una sede diversa da quella della vaccinazione dopo alcuni giorni, deve consultare immediatamente un medico. Qui è possibile scaricare la nuova scheda tecnica del vaccino AstraZeneca/Vaxzevria. - 31/03/2021
- EMA pubblica un aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Comirnaty, Moderna e AstraZeneca L’EMA prosegue la pubblicazione degli aggiornamenti sulla sicurezza dei vaccini per COVID-19, con il terzo rapporto per Comirnaty e Moderna e il primo per il vaccino AstraZeneca, recentemente denominato Vaxzevria. Tali aggiornamenti riassumono i dati che si sono resi disponibili dopo l’autorizzazione e le informazioni di sicurezza in monitoraggio. Per Vaxzevria le reazioni allergiche gravi sono state identificate come nuovi effetti indesiderati. Inoltre, è stata inserita un’avvertenza su specifici eventi rari associati a trombi, eventi sui quali continuano le valutazioni per stabilire un possibile ruolo causale del vaccino. I vaccinati devono essere informati della necessità di consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi relativi a trombi o sanguinamento. Per Comirnaty e Moderna i dati di sicurezza sono coerenti con l’attuale profilo di sicurezza di tali vaccini. I benefici di Vaxzevria, Comirnaty e Moderna nel prevenire la malattia COVID-19 continuano a superare i rischi e non vi sono raccomandazioni che modifichino le condizioni d’uso di questi vaccini. I rapporti EMA aggiornati sono riportati di seguito: Comirnaty Moderna AstraZeneca - 31/03/2021
- EMA formula raccomandazioni sull’uso di regdanvimab per il trattamento di COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso dell’anticorpo monoclonale regdanvimab (CT-P59) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per supportare il processo decisionale nazionale sul possibile uso dell’anticorpo prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che regdanvimab può essere utilizzato per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. Il medicinale è somministrato per infusione (flebo) in vena e le condizioni d’uso proposte sono disponibili qui. Le raccomandazioni dell’EMA fanno seguito alla revisione dei dati provenienti da uno studio in corso che analizza gli effetti di regdanvimab in pazienti ambulatoriali adulti con sintomi di COVID-19 da lievi a moderati, che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. I risultati della prima parte dello studio indicano che regdanvimab può diminuire il tasso di ospedalizzazione. Tuttavia, tali risultati non sono stati sufficientemente solidi da permettere di trarre conclusioni definitive circa i benefici del medicinale in questo momento. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati segnalati sono stati per la maggior parte lievi o moderati. Non si possono escludere reazioni correlate all’infusione (comprese reazioni allergiche) e gli operatori sanitari devono monitorare i pazienti per l’eventuale insorgenza di tali reazioni. Nonostante le incertezze, il CHMP ha concluso che regdanvimab può essere considerato un’opzione terapeutica per i pazienti ad alto rischio di progressione verso COVID-19 severa, sulla base di una ragionevole probabilità che il medicinale possa apportare benefici clinici e di una bassa probabilità che possa arrecare un danno. Le raccomandazioni dell’EMA possono ora essere utilizzate come base dei pareri nazionali sul possibile uso dell’anticorpo monoclonale prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio. Se, da un lato, la valutazione in questione si è conclusa, dall’altro, è ancora in corso la revisione ciclica(rolling review) di regdanvimab, che è stata avviata il 24 febbraio. Una volta ultimata, la rolling reviewcostituirà la base per la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE per questo medicinale. Maggiori informazioni sul medicinale Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che ciò riduca la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti con COVID-19 di grado da lieve a moderato. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di regdanvimab è stata avviata su richiesta del direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19. La revisione di regdanvimab è stata condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha quindi adottato un parere scientifico. Gli Stati membri dell’UE e l’EMA possono prendere in considerazione il parere scientifico del CHMP nella valutazione di questo medicinale per il trattamento di COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/03/2021
- Aumento della capacità produttiva e della fornitura di vaccini anti-COVID-19 di AstraZeneca, BioNTech/Pfizer e Moderna Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha adottato una serie di importanti raccomandazioni per l’aumento della capacità produttiva e della fornitura di vaccini anti-COVID-19 nell’UE. Nuovo sito produttivo per il vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca È stato approvato un nuovo sito per la produzione del principio attivo del vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca. Il sito di Halix si trova a Leiden, nei Paesi Bassi, e porterà a quattro il numero totale di siti produttivi che dispongono della licenza per produrre il principio attivo del vaccino. Nuovo sito produttivo e condizioni di conservazione più flessibili per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer È stato approvato un nuovo sito anche per la produzione di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer. La struttura, che si trova nella città tedesca di Marburgo, produrrà sia il principio attivo che il prodotto finito. Attualmente, sono tre i siti di produzione del principio attivo che si occupano dell’approvvigionamento nell’UE e che sono inclusi nell’autorizzazione all’immissione in commercio. Oltre ad autorizzare il nuovo sito di produzione, il CHMP ha espresso parere positivo per consentire il trasporto e la conservazione delle fiale di questo vaccino a temperature comprese tra -25 °C e -15 °C (ossia la temperatura dei congelatori farmaceutici standard) per un periodo una tantum di due settimane. Si tratta di un’alternativa alla conservazione a lungo termine delle fiale a una temperatura compresa tra -90 °C e -60 °C in congelatori speciali. Si prevede che ciò agevolerà la rapida diffusione e distribuzione del vaccino nell’UE, riducendo la necessità di condizioni di conservazione a temperature estremamente basse lungo tutta la catena di approvvigionamento. Nuovo sito produttivo e aumento graduale per il vaccino anti-COVID-19 di Moderna Già la settimana scorsa il CHMP ha raccomandato l’approvazione di un ulteriore sito di produzione del principio attivo e delle sostanze intermedie del prodotto finito del vaccino anti-COVID-19 di Moderna. L’aggiunta di nuove linee di produzione presso la struttura di Lonza, situata a Visp (Svizzera), unitamente ad altre modifiche apportate ai processi produttivi che sono state approvate dal comitato mirano ad aumentare gradualmente la capacità produttiva nonché incrementare la fornitura di vaccino per il mercato dell’UE. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative a questi vaccini e presenti sul sito web dell’EMA. L’EMA è in dialogo costante con i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di espandere la loro capacità di produzione per assicurare la fornitura di vaccini nell’UE. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Come per qualsiasi medicinale nell’UE, i vaccini anti-COVID-19 possono essere prodotti solo in siti autorizzati che sono indicati nell’autorizzazione all’immissione in commercio successiva alla valutazione del regolatore. Ciò richiede che un produttore sia in possesso di una licenza di produzione rilasciata dall’autorità nazionale competente dello Stato membro in cui è situato il sito di produzione dei prodotti farmaceutici, per garantire che il processo di produzione sia conforme alle norme di buona fabbricazione (good manufacturing standard, GMP). Le autorità nazionali competenti effettuano le ispezioni GMP in coordinamento con l’EMA per verificare che i produttori rispettino le norme dell’UE, le condizioni della licenza e l’eventuale autorizzazione all’immissione in commercio. Inoltre, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio deve presentare evidenze solide per dimostrare che il sito è in grado di produrre costantemente vaccini di elevata qualità in base a specifiche concordate. Una volta disponibili i dati adeguati, l’azienda richiede l’aggiunta del nuovo sito di produzione all’autorizzazione all’immissione in commercio. Ciò avviene tramite una domanda di variazione. L’EMA è pronta a valutare rapidamente tali domande. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/03/2021
- Nota Informativa Importante su Xeljanz® (tofacitinib) Xeljanz® (tofacitinib): risultati preliminari degli studi clinici e aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori e di neoplasie maligne (escluso il cancro della pelle non melanoma-nmsc) con l’uso di tofacitinib rispetto a inibitori del TNF-alfa. Riepilogo: Dai dati preliminari di uno studio clinico completato su pazienti affetti da artrite reumatoide (A3921133) si evince un maggior rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE – Major Adverse Cardiovascular Events) e neoplasie maligne (escluso il cancro della pelle non melanoma- NMSC – Non Melanoma Skin Cancer) con tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un inibitore del TNF-alfa.Valutare i benefici e i rischi di tofacitinib quando si decide se prescrivere o proseguire il trattamento con questo medicinale. Continuare a seguire le raccomandazioni contenute nelle informazioni del prodotto di tofacitinib.Informare i pazienti che non devono interrompere l’assunzione di tofacitinib senza aver prima consultato il proprio medico e di rivolgersi al proprio medico in caso di domande o dubbi.È attualmente in corso da parte dell’EMA un’ulteriore valutazione dei dati dello studio A3921133 e del relativo impatto potenziale sulle informazioni del prodotto di tofacitinib, le cui conclusioni e raccomandazioni finali saranno comunicate al completamento della valutazione. Leggi la nota informativa qui. - 25/03/2021
- Nota Informativa Importante su TECENTRIQ® (atezolizumab) TECENTRIQ® (atezolizumab): rischio di reazioni avverse cutanee gravi (SCARs). Sintesi: Nei pazienti trattati con Tecentriq (atezolizumab) sono state segnalate reazioni avverse cutanee gravi (severe cutaneous adverse reactions, SCAR), tra cui casi di sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e di necrolisi epidermica tossica (toxic epidermal necrolysis, TEN).I pazienti devono essere monitorati per rilevare sospette reazioni avverse cutanee gravi ed escludere altre cause. In caso di sospetto di SCARs, Tecentriq deve essere sospeso e i pazienti devono essere indirizzati a uno specialista in SCARs per la diagnosi e il trattamento.In caso di conferma di SJS o TEN e in presenza di qualsiasi eruzione cutanea/SCAR di grado 4, il trattamento con Tecentriq deve essere interrotto definitivamente.Si raccomanda cautela quando si prende in considerazione l’uso di Tecentriq in pazienti con anamnesi positiva per SCAR grave o potenzialmente letale durante un precedente trattamento con altri farmaci antitumorali immunostimolanti. Leggi la nota informativa qui. - 25/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca – Aggiornamento sulla valutazione in corso dei casi con eventi tromboembolici La scorsa settimana, il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso la sua revisione preliminare dei casi di insorgenza di trombi nelle persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca, inclusi casi molto rari di trombi insolitamente associati a un basso numero di piastrine. Il comitato ha confermato che il vaccino non è associato ad un aumento del rischio complessivo di trombi e che i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa del COVID-19 continuano a superare il rischio di effetti indesiderati. Il comitato ha raccomandato un aggiornamento delle informazioni sul prodotto del vaccino per aggiungere maggiori informazioni e consigli per gli operatori sanitari ed il pubblico. Le informazioni sul prodotto aggiornate e la relativa comunicazione diretta agli operatori sanitari sono disponibili sul sito web dell’EMA. Il PRAC sta continuando la valutazione dei casi segnalati. In questo contesto, il 29 marzo l’EMA ha convocato un gruppo di esperti ad hoc per fornire un contributo aggiuntivo alla valutazione. Esperti esterni in ematologia (trombosi ed emostasi), medicina cardiovascolare, malattie infettive, virologia, neurologia, immunologia ed epidemiologia si incontreranno per fornire le loro opinioni al PRAC su aspetti quali: meccanismi d’azione plausibili, possibili fattori di rischio e qualsiasi dato aggiuntivo necessario per acquisire una più profonda comprensione degli eventi osservati e del potenziale rischio. Questo gruppo di esperti includerà anche due rappresentanti della cittadinanza. L’esito della riunione degli esperti, insieme a un’ulteriore analisi dei casi segnalati, confluirà nella valutazione del PRAC attualmente in corso. La raccomandazione aggiornata del PRAC sulla problematica è attesa nella riunione plenaria di aprile (6-9 aprile). Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 AstraZeneca è in corso nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale – come un vaccino – e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata effettuata dal Comitato responsabile per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Una volta completata la revisione, il PRAC formulerà tutte le raccomandazioni necessarie per ridurre al minimo i rischi e proteggere la salute dei vaccinati. Leggi qui la comunicazione EMA. - 25/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: Nota Informativa sul rischio di trombocitopenia e disturbi della coagulazione A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco fornisce gli operatori sanitari informazioni sui seguenti punti emersi dalla valutazione: I benefici del vaccino COVID-19 AstraZeneca superano i rischi nonostante un possibile collegamento con casi molto rari di trombi associati ad un livello basso di piastrine.Una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, è stata osservata molto raramente dopo la vaccinazione con il vaccino COVID-19 di AstraZeneca.Gli operatori sanitari devono vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia.I vaccinati devono essere informati della necessità di consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali: mancanza di respiro, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque abbia sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave o persistente e visione offuscata dopo la vaccinazione, o noti lividi cutanei (petecchie) al di fuori del sito di vaccinazione dopo pochi giorni, deve rivolgersi immediatamente ad un medico. Leggi qui la nota AIFA - 25/03/2021
- EMA raccomanda di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici L’EMA ha esaminato le ultime evidenze sull’uso di ivermectina per la prevenzione e il trattamento di COVID-19 e ha concluso che i dati disponibili non ne sostengono l’uso al di fuori di studi clinici ben progettati. Nell’UE le compresse di ivermectina sono approvate per il trattamento di talune infestazioni parassitarie, mentre le preparazioni cutanee sono approvate per il trattamento di condizioni cutanee quali la rosacea. Ivermectina è altresì autorizzata per uso veterinario in un’ampia gamma di specie animali per contrastare i parassiti interni ed esterni. Nell’UE l’uso dei medicinali a base di questo principio attivo non è autorizzato per COVID-19 e l’EMA non ha ricevuto alcuna domanda per autorizzare tale uso. A seguito di recenti notizie e pubblicazioni sull’uso di ivermectina, l’EMA ha esaminato le ultime evidenze pubblicate tratte da studi di laboratorio, studi osservazionali, studi clinici e meta-analisi. Studi di laboratorio hanno mostrato che ivermectina potrebbe bloccare la replicazione del SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19), ma a concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate. Gli studi clinici hanno prodotto risultati diversificati: alcuni non hanno dimostrato alcun beneficio, mentre altri hanno indicato un beneficio potenziale. La maggior parte degli studi esaminati dall’EMA era di piccole dimensioni e presentava ulteriori limitazioni, tra cui regimi posologici differenti e ricorso a medicinali concomitanti. L’EMA ha pertanto concluso che le evidenze attualmente disponibili non sono sufficienti a supportare l’uso di ivermectina per COVID-19 al di fuori degli studi clinici. Sebbene ivermectina sia generalmente ben tollerata alle dosi autorizzate per altre indicazioni, gli effetti indesiderati potrebbero aumentare se si utilizzassero dosaggi più elevati necessari ad ottenere concentrazioni di medicinale nei polmoni che siano efficaci contro il virus. Non si può pertanto escludere tossicità quando ivermectina è utilizzata a dosi superiori rispetto a quelle approvate. L’EMA ha quindi concluso che l’uso di ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 non può essere al momento raccomandato al di fuori di studi clinici controllati. Sono necessari ulteriori studi randomizzati e ben disegnati per trarre conclusioni in merito all’efficacia e alla sicurezza del medicinale nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19. Questa dichiarazione di salute pubblica dell’EMA è stata approvata dalla task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), alla luce delle discussioni in corso sull’uso di ivermectina nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19. Leggi la nota EMA qui. - 23/03/2021
- Nota Informativa Importante su Strimvelis Strimvelis® (frazione cellulare arricchita di cellule autologhe CD34+ contenente cellule CD34+ trasdotte con un vettore retrovirale contenente la sequenza di cDNA che codifica per l’adenosina deaminasi [ADA] umana): primo caso di leucemia linfoide a cellule T dopo oncogenesi inserzionale. Riassunto: E’ stata segnalata l’insorgenza di leucemia linfoide a cellule T in un paziente con ADA-SCID 4,7 anni dopo il trattamento con Strimvelis. Questo primo caso di neoplasia ematologica in seguito al trattamento con Strimvelis viene attribuito ad oncogenesi inserzionale.I pazienti devono essere monitorati a lungo termine, con visite su base almeno annuale per i primi 11 anni e, successivamente, a 13 e 15 anni dopo il trattamento con Strimvelis, che devono includere un emocromo completo con conta differenziale, esami biochimici e il dosaggio dell’ormone stimolante la tiroide. Leggi la nota AIFA qui. - 23/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: i benefici continuano ad essere superiori ai rischi nonostante un possibile collegamento con rari casi di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue Nella riunione straordinaria del 18 marzo 2021 il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) ha concluso la sua revisione preliminare di un segnale inerente l’insorgenza di trombi nelle persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca. Il Comitato ha confermato che: i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa del COVID19 (che a sua volta provoca problemi di coagulazione e può essere fatale) continuano a superare il rischio di effetti indesiderati;il vaccino non è associato ad un aumento del rischio complessivo di eventi legati a trombi (eventi tromboembolici) in coloro che lo ricevono;non vi è dimostrazione di problematiche relative a lotti specifici del vaccino o a particolari siti di produzione;tuttavia, il vaccino può essere associato a casi molto rari di trombi in presenza di trombocitopenia, cioè bassi livelli di piastrine (elementi del sangue che favoriscono la coagulazione) con o senza sanguinamento, inclusi rari casi di trombi nei vasi che drenano il sangue dal cervello (trombosi cerebrale dei seni venosi CVST). Questi casi sono rari: circa 20 milioni di persone nel Regno Unito e nello Spazio Economico Europeo (EEA) hanno ricevuto il vaccino al 16 marzo 2021 e l’EMA ha riscontrato solo 7 casi di trombi in più vasi sanguigni (coagulazione intravascolare disseminata, CID) e 18 casi di CVST. Un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma esso è possibile e merita ulteriori analisi. Il PRAC ha coinvolto nella sua revisione esperti in malattie del sangue e ha lavorato a stretto contatto con altre autorità sanitarie, tra cui l’MHRA del Regno Unito, che ha esperienza con la somministrazione di questo vaccino a circa 11 milioni di persone. Complessivamente, il numero di eventi tromboembolici riportati dopo la vaccinazione, sia negli studi prima dell’autorizzazione che nelle segnalazioni dopo il lancio delle campagne di vaccinazione (469 segnalazioni, 191 delle quali dall’EEA), è inferiore a quello atteso nella popolazione generale. Ciò consente al PRAC di confermare che non vi è alcun aumento del rischio complessivo di trombi. Tuttavia, permangono alcune preoccupazioni nei pazienti più giovani, legate in particolare a questi rari casi. Gli esperti del Comitato hanno esaminato in modo estremamente dettagliato i casi di CID e CVST segnalati dagli Stati Membri, 9 dei quali sono stati fatali. La maggior parte di questi si è verificata in persone di età inferiore ai 55 anni, per la maggioranza donne. Poiché questi eventi sono rari e lo stesso COVID-19 spesso causa disturbi della coagulazione del sangue nei pazienti, è difficile stimare l’incidenza attesa per questi eventi nelle persone che non hanno ricevuto il vaccino. Tuttavia, sulla base dei dati pre-COVID-19, è stato calcolato che, alla data del 16 marzo 2021, era atteso che si verificasse, tra le persone al di sotto dei 50 anni, meno di 1 caso di CID entro 14 giorni dalla somministrazione del vaccino, mentre sono stati segnalati 5 casi. Allo stesso modo, in questa fascia di età erano attesi in media 1,35 casi di CVST, mentre alla stessa data ne sono stati osservati 12. Una simile differenza non era evidenziabile nella popolazione più anziana a cui era stato somministrato il vaccino. Il Comitato è del parere che la comprovata efficacia del vaccino nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte per COVID-19 superi la probabilità estremamente ridotta di sviluppare CID o CVST. Tuttavia, alla luce dei risultati delle valutazioni, i pazienti devono essere consapevoli della remota possibilità che si verifichino tali sindromi e, nel caso si verificassero sintomi indicativi di problemi di coagulazione, i pazienti devono consultare immediatamente un medico e informare gli operatori sanitari della loro recente vaccinazione. Sono già state prese misure per aggiornare il Riassunto delle caratteristiche del prodotto, per includere maggiori informazioni su questi rischi. Il PRAC intraprenderà un’ulteriore revisione di questi rischi, inclusa l’analisi relativa ad altre tipologie di vaccini COVID-19 (sebbene finora non sia stato identificato alcun segnale dal monitoraggio). Continuerà la stretta sorveglianza delle segnalazioni di disturbi della coagulazione del sangue, mentre sono in corso ulteriori studi per fornire maggiori dati di laboratorio ed evidenze dalla “Real World Evidence”. L’EMA comunicherà ulteriori aggiornamenti appena saranno disponibili. Informazioni per i pazienti Il vaccino COVID19 AstraZeneca non è associato ad un aumento del rischio complessivo di disturbi della coagulazione del sangue.Si sono verificati casi molto rari di disordini inusuali della coagulazione del sangue, accompagnati da bassi livelli di piastrine (componenti che favoriscono la coagulazione del sangue) dopo la vaccinazione. I casi segnalati sono avvenuti quasi tutti in donne di età inferiore ai 55 anni.Poiché il COVID19 può essere estremamente grave ed è così diffuso, i benefici del vaccino nel prevenirlo superano i rischi di effetti indesiderati.Tuttavia, se si verificasse uno dei seguenti sintomi dopo aver ricevuto il vaccino COVID19 AstraZeneca:affannodolore al petto o allo stomacogonfiore o freddo ad un braccio o una gamba;mal di testa grave o in peggioramento, o visione offuscata dopo la vaccinazionesanguinamento persistentepiccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee, o versamenti ematici (flittene) sotto la pelle cercate immediata assistenza medica e menzionate la vostra recente vaccinazione. Informazioni per gli operatori sanitari In soggetti cui era stato recentemente somministrato il vaccino COVID19 AstraZeneca sono stati riportati casi, per lo più verificatisi entro 14 giorni dalla vaccinazione, di trombosi e trombocitopenia, alcuni sotto forma di trombosi delle vene mesenteriche o cerebrali, o come trombosi dei seni venosi cerebrali. La maggior parte delle segnalazioni ha riguardato donne di età inferiore ai 55 anni, sebbene tale dato possa essere influenzato dalla maggiore esposizione di questa popolazione per le popolazioni target individuate nelle campagne di vaccinazione condotte nei diversi Stati membri.Il numero di eventi segnalati supera quelli attesi ed il nesso di causalità, sebbene non confermato, non può nemmeno essere escluso. Tuttavia, data la rarità degli eventi e la difficoltà di stabilirne l’incidenza di base, poiché la stessa malattia da COVID19 sta portando a ricoveri con complicanze tromboemboliche, la forza di qualsiasi associazione causale è incerta.L’EMA ritiene che il rapporto beneficio/rischio del medicinale rimanga positivo e non vi sia alcuna associazione con i disturbi tromboembolici complessivi. Tuttavia, verranno adottate misure per aggiornare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il foglio illustrativo del vaccino con informazioni sui casi di CID e CVST che si sono verificati.Gli operatori sanitari sono invitati a prestare attenzione a possibili casi di tromboembolia, CID o CVST che si verifichino in soggetti vaccinati.I vaccinati devono essere avvisati di rivolgersi immediatamente a un medico per i sintomi di tromboembolismo e in particolare per segni di trombocitopenia e trombi cerebrali come: lividi o sanguinamento, mal di testa persistente o grave, in particolare successivamente a 3 giorni dopo la vaccinazione. Verrà inviata una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) che prescrivono, dispensano o somministrano il medicinale. La DHPC sarà anche pubblicata su una pagina dedicata nel sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul medicinale Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina di SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca non contiene il virus SARS-COV-2 e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni del vaccino COVID-19 AstraZeneca sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dopo la vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 AstraZeneca è stata effettuata nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato, che è potenzialmente causato da un medicinale – come un vaccino – e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata effettuata dal Comitato responsabile per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, mentre il Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA, il CHMP, valuterà rapidamente le eventuali modifiche necessarie da apportare alle informazioni sul prodotto. Qui il link alla notizia sul sito AIFA. - 19/03/2021
- Identificazione e caratterizzazione delle Reazioni Avverse Gravi associate all’interazione tra farmaci in un database di segnalazioni spontanee Introduzione L’aumentata presenza di individui con più patologie, soprattutto nella popolazione anziana, ha favorito l’assunzione contemporanea di più farmaci, che possono potenzialmente interagire e i cui effetti clinici sono, ancora, sconosciuti o non ben definiti. In questo studio si vogliono valutare e caratterizzare le reazioni avverse causate dall’interazione tra più farmaci. Metodi Sono state prese in esame le ADRs gravi (2195) inserite tra il primo Gennaio 2015 e il 31 Maggio 2020 nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza della Regione Veneto; criteri di esclusione sono stati: i vaccini, l’assenza di un nesso di causalità definito, probabile o possibile (secondo l’algoritmo di Naranjo), la monoterapia. Lo studio si è avvalso della piattaforma VigiSegn e le potenziali interazioni sono state valutate attraverso la piattaforma DRUGDEX. Risultati La politerapia è una delle cause più comuni di ADRs, tanto maggiore il numero di farmaci in uso, tanto maggiore era il numero di ADRs (95% se in terapia con otto o più farmaci contro il 28% se in terapia con due farmaci). Le interazioni maggiormente riscontrate sono state: aspirina/clopidogrel; aspirina/warfarin; inibitori di pompa protonica/warfarin; antiaggreganti/warfarin. I casi fatali erano rappresentati soprattutto da interazioni tra warfarin con inibitori dell’aggregazione piastrinica e warfarin con antidepressivi. Warfarin era il farmaco più segnalato tra le reazioni avverse di interazione e gli eventi più comuni erano costituiti da emorragie gastrointestinali o cerebrali. È stato notato come l’utilizzo di più farmaci nella popolazione anziana aumenti il rischio di reazioni avverse gravi e la mortalità. Conclusioni Le interazioni tra farmaci sono un importante problema di salute pubblica. La popolazione maggiormente interessata è quella anziana di sesso maschile. Le segnalazioni spontanee possono rappresentare uno strumento utile per un monitoraggio puntuale. Studi futuri dovrannocercare di quantificare le ADRs da interazione farmacologica in modo più sistematico; sarà importante sviluppare delle linee guida e delle strategie di comportamento che aiutino il clinico ad attuare i comportamenti più adeguati conseguentemente la comparsa delle ADRs, infine sarà utile promuovere dei corsi atti a favorire il loro riconoscimento. Bibliografia Lara Magro, Elena Arzenton, Roberto Leone, Marilisa Giustina Stano, Michele Vezzaro, Annette Rudolph, Irene Castagna and Ugo Moretti. Identifying and Characterizing Serious Adverse Drug Reactions Associated With Drug-Drug Interactions in a Spontaneous Reporting Database. Frontiers in Pharmacology. 2021 January. PMID: 33536925. E’ possibile leggere qui l’articolo. - 19/03/2021
- Dopo parere EMA, riprendono le vaccinazioni con AstraZeneca La raccomandazione del Comitato di Valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), nella riunione del 18 marzo 2021, ha confermato il favorevole rapporto beneficio/rischio del vaccino antiCovid19 AstraZeneca, escludendo una associazione tra i casi di trombosi e il vaccino COVID19. Ha inoltre escluso, sulla base dei dati disponibili, problematiche legate alla qualità e alla produzione. Sentito il Ministro della Salute, la Direzione generale della Prevenzione e il Consiglio Superiore di Sanità, l’Agenzia Italiana del Farmaco rende noto che sono venute meno le ragioni alla base del divieto d’uso in via precauzionale dei lotti del vaccino, emanato il 15 marzo 2021. Pertanto, appena il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) rilascerà il proprio parere, AIFA procederà a revocare il divieto d’uso del vaccino AstraZeneca, consentendo così una completa ripresa della campagna vaccinale a partire dalle ore 15.00 di venerdì 19 marzo. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui il parere di EMA sul vaccino AstraZeneca contro COVID-19. - 19/03/2021
- Nota Informativa Importante su Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile una nota informativa importante su Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) e il rischio di microangiopatia trombotica. Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) è indicato per il trattamento della atrofia muscolare spinale (SMA). La microangiopatia trombotica (TMA), una condizione acuta e che mette a rischio la vita caratterizzata da trombocitopenia, anemia emolitica e danno renale acuto, è stata riportata in pazienti affetti da SMA trattati con onasemnogene abeparvovec, in particolare durante le prime settimane successive al trattamento. Nei pazienti sottoposti a trattamento con Zolgensma è necessario effettuare un monitoraggio di laboratorio e di eventuali segni o sintomi indicativi di TMA. Sintesi: La microangiopatia trombotica (TMA) è stata riportata in pazienti affetti da atrofia muscolare spinale (SMA) trattati con onasemnogene abeparvovec, in particolare durante le prime settimane successive al trattamento. La TMA è una condizione acuta e che mette a rischio la vita caratterizzata da trombocitopenia, anemia emolitica e danno renale acuto.Gli esami della creatinina ed emocromo completo (inclusa l’emoglobina e la conta piastrinica) sono ora necessari prima della somministrazione di onasemnogene abeparvovec, in aggiunta agli esami di laboratorio attualmente raccomandati al basale.La conta piastrinica deve essere monitorata attentamente nella settimana successiva all’infusione e regolarmente a seguire. In caso di trombocitopenia, deve essere effettuata una ulteriore valutazione che include test diagnostici per l’anemia emolitica e la disfunzione renale.Se i pazienti presentano segni, sintomi o risultati di laboratorio indicativi della TMA, è opportuno ricercare una consulenza specialistica diretta e multidisciplinare, e questa condizione deve essere gestita immediatamente secondo indicazione clinica.Chi si prende cura del paziente deve essere informato riguardo ai segni e ai sintomi della TMA (ad es. lividi, convulsioni, oliguria) e deve essere istruito a chiedere assistenza medica urgente se si verificano tali sintomi. Leggi qui la nota informativa di AIFA. - 19/03/2021
- AIFA: sospensione precauzionale del vaccino AstraZeneca L’AIFA ha deciso di estendere in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’EMA, il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19 su tutto il territorio nazionale. Tale decisione è stata assunta in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei. Ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso. L’AIFA, in coordinamento con EMA e gli altri Paesi europei, valuterà congiuntamente tutti gli eventi che sono stati segnalati a seguito della vaccinazione. Leggi la notizia sul sito AIFA. - 16/03/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE di COVID-19 Vaccine Janssen L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine Janssen, per prevenire COVID-19 nei soggetti a partire dai 18 anni di età. A seguito di una valutazione approfondita, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso per consenso che i dati sul vaccino erano solidi e rispondevano ai criteri di efficacia, sicurezza e qualità. COVID-19 Vaccine Janssen è il quarto vaccino raccomandato nell’UE per la prevenzione di COVID-19. Qui il comunicato EMA. - 15/03/2021
- AIFA, ingiustificato allarme sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca I casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L’allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato. AIFA sottolinea che le attività di farmacovigilanza proseguono sia a livello nazionale che europeo in collaborazione con EMA, monitorando con attenzione possibili effetti avversi legati alla vaccinazione. AIFA rassicura fortemente i cittadini sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca per una ottimale adesione alla campagna vaccinale in corso. Qui il comunicato AIFA. - 15/03/2021
- Avviata una revisione del medicinale per la talassemia Zynteglo L’EMA ha avviato una revisione della sicurezza del medicinale Zynteglo, una terapia genica autorizzata per il trattamento della talassemia beta, una rara malattia del sangue. La revisione fa seguito ad un caso di leucemia mieloide acuta, un cancro del sangue, in un paziente trattato con un farmaco sperimentale correlato, bb1111. Questo medicinale utilizza lo stesso virus modificato (noto come vettore virale) di Zynteglo, per veicolare un gene nelle cellule del corpo. Tuttavia, bb1111 è in fase di sviluppo per il trattamento dell’anemia falciforme, piuttosto che della talassemia. Oltre al caso di leucemia, altri 2 pazienti trattati con bb1111 hanno sviluppato un’altra malattia del sangue, la sindrome mielodisplastica, che in uno di essi è progredita in leucemia. Finora non sono stati segnalati casi di leucemia con Zynteglo. Tuttavia, la possibilità che questo tipo di trattamento fosse in grado di causare un cancro del sangue (oncogenesi inserzionale) era stata riconosciuta come un rischio potenziale quando il medicinale è stato autorizzato, e i pazienti che lo ricevono sono seguiti a lungo termine e monitorati in un registro. Alla luce di questo, e poiché bb1111 funziona allo stesso modo, l’Azienda responsabile dello sviluppo di entrambi i medicinali ha sospeso la fornitura di Zynteglo, mentre vengono esaminate le evidenze per capire se il cancro possa essere correlato al trattamento. Nessun altro medicinale autorizzato utilizza lo stesso vettore virale, che si basa su un tipo di virus chiamato lentivirus. Il comitato per la sicurezza dell’EMA, il PRAC, esaminerà ora in dettaglio le evidenze a livello dell’UE, lavorando a stretto contatto con gli esperti del Comitato per le terapie avanzate (CAT) dell’EMA, che è responsabile della valutazione di questa tipologia di medicinale, e deciderà sulle opportune azioni regolatorie pertinenti per Zynteglo. Zynteglo è attualmente disponibile solo presso 2 centri nell’UE e solo un paziente ha ricevuto il medicinale al di fuori del contesto degli studi clinici. Se i pazienti trattati con Zynteglo o bb1111 hanno dubbi, devono contattare il medico che supervisiona il loro trattamento. Maggiori informazioni sul medicinale A causa di un gene alterato, i pazienti con beta talassemia non sono in grado di produrre abbastanza beta globina, un componente dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel corpo. Di conseguenza, questi pazienti hanno bassi livelli di globuli rossi e necessitano di frequenti trasfusioni di sangue. Zynteglo viene prodotto prelevando cellule staminali dal sangue del paziente e utilizzando un virus modificato per inserire copie funzionanti del gene della beta-globina in tali cellule. Quando queste cellule modificate vengono re-infuse nel paziente, esse vengono trasportate dal flusso sanguigno al midollo osseo dove iniziano a produrre globuli rossi sani in grado di produrre beta-globina. Gli effetti di questo trattamento dovrebbero durare per tutta la vita del paziente. Zynteglo ha ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata a maggio 2019. Ciò significa che devono essere fornite ulteriori prove sul medicinale, che l’azienda è tenuta a presentare. L’EMA esamina regolarmente qualsiasi nuova informazione per aggiornare le informazioni di prodotto e le condizioni d’uso. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di Zynteglo è stata avviata il 18 febbraio 2021, su richiesta della Commissione Europea, ai sensi dell’ Articolo 20 del Regolamento (CE) No 726/2004. La revisione è condotta dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni da condividere con il Comitato per le terapie avanzate. Le raccomandazioni verranno quindi inviate al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano, che adotterà il parere dell’Agenzia. L’opinione del CHMP sarà quindi trasmessa alla Commissione Europea, che emetterà nei tempi dovuti una decisione finale legalmente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Qui è possibile leggere il comunicato di EMA. - 15/03/2021
- I benefici delle soluzioni contenenti ifosfamide continuano a superare i rischi Il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti ifosfamide in soluzione per infusione continuano a superare i rischi nel trattamento di diversi tipi di cancro, inclusi vari tumori solidi e tumori del sangue come i linfomi (cancro dei globuli bianchi). La revisione del PRAC è stata avviata perché due recenti studi avevano suggerito che il rischio di encefalopatia (disturbi cerebrali) con ifosfamide in soluzione fosse maggiore rispetto alla forma in polvere. L’encefalopatia indotta da ifosfamide è un rischio noto e molto comune ed è generalmente reversibile. Il PRAC ha considerato tutti i dati disponibili e ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non poteva essere né confermato né escluso a causa delle limitazioni dei dati. Il PRAC ha raccomandato di aggiornare le attuali avvertenze sull’encefalopatia indotta da ifosfamide presenti nelle informazioni del prodotto con le più recenti informazioni su questo effetto indesiderato, comprese le sue caratteristiche e i fattori di rischio, oltre a sottolineare la necessità di monitorare attentamente i pazienti. Alle aziende che commercializzano l’ifosfamide distribuita in soluzione sarà richiesto di effettuare studi per verificare la stabilità dei prodotti medicinali, al fine di stabilire le condizioni di conservazione ottimali. Informazioni per i pazienti L’encefalopatia (disturbi cerebrali) è un effetto indesiderato molto comune e noto dell’ifosfamide ed è generalmente reversibile. Due studi recenti hanno suggerito che l’uso di soluzioni di ifosfamide può aumentare il rischio di questo effetto collaterale rispetto all’uso della polvere. Tuttavia, una revisione approfondita di tutti i dati disponibili non ha potuto né confermare né escludere questo aumento del rischio.Il foglio illustrativo di questi medicinali sarà aggiornato con le informazioni più recenti sui fattori che possono aumentare il rischio di encefalopatia e su come riconoscere i segni di questo effetto indesiderato.Informi immediatamente il medico se si manifestano confusione, sonnolenza, incoscienza, allucinazioni, visioni (false convinzioni), visione offuscata, disturbi della percezione (difficoltà a comprendere le informazioni trasmesse attraverso gli organi di senso), problemi di movimento come spasmi o contrazioni muscolari, irrequietezza, lentezza o movimenti irregolari, perdita di controllo della vescica e convulsioni (scosse).Si rivolga al medico prima che le venga somministrato un medicinale contenente ifosfamide se è stato precedentemente trattato con un altro medicinale antitumorale chiamato cisplatino.Informi il medico se ha assunto medicinali che agiscono sul cervello, come quelli per il trattamento o la prevenzione del vomito e della nausea, sonniferi, antidolorifici oppioidi o medicinali per l’allergia.In caso di dubbi sul trattamento, è necessario discuterne con il medico. Informazioni per gli operatori sanitari La somministrazione di ifosfamide può causare encefalopatia e altri effetti neurotossici; questi effetti indesiderati noti e molto comuni sono generalmente reversibili.Una revisione di tutti i dati disponibili sull’encefalopatia indotta da ifosfamide ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non può essere né confermato né escluso a causa delle limitazioni dei dati.Le attuali avvertenze presenti nella sezione 4.4 (Avvertenze speciali e precauzioni per l’uso) del riassunto delle caratteristiche del prodotto saranno riviste per includere le seguenti informazioni:La tossicità a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) indotta dall’ifosfamide può manifestarsi entro poche ore o pochi giorni dalla somministrazione e, nella maggior parte dei casi, si risolve entro 48-72 ore dall’interruzione di ifosfamide. Se si sviluppa tossicità a carico del SNC, la somministrazione di ifosfamide deve essere interrotta.I pazienti devono essere attentamente monitorati per i sintomi di encefalopatia, in particolare se i pazienti sono a maggior rischio di encefalopatia. I sintomi possono includere confusione, sonnolenza, coma, allucinazioni, visione offuscata, comportamento psicotico, sintomi extrapiramidali, incontinenza urinaria e convulsioni.La tossicità sul SNC sembra essere dose-dipendente. I fattori di rischio favorenti lo sviluppo di encefalopatia associata a ifosfamide comprendono ipoalbuminemia, funzionalità renale compromessa, performance status basso, malattia pelvica e trattamenti nefrotossici precedenti o concomitanti, incluso cisplatino.A causa dei potenziali effetti additivi, i medicinali che agiscono sul SNC (come antiemetici, sedativi, narcotici o antistaminici) devono essere usati con particolare cautela o, se necessario, interrotti in caso di encefalopatia indotta da ifosfamide. Maggiori informazioni sul medicinale Ifosfamide è usata per trattare diversi tumori, inclusi vari tumori solidi e linfomi. Viene somministrata in vena ed è autorizzata come soluzione pronta, concentrato per soluzione e polvere per soluzione per infusione in Germania e Francia. Nella maggior parte degli altri Stati membri dell’UE è disponibile solo come polvere per soluzione per infusione. L’unica specialità autorizzata in Italia è la polvere per soluzione per infusione. La soluzione pronta non è in commercio. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali contenenti ifosfamide è stata avviata su richiesta della Francia, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione è stata condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno inoltrate al Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate –settore umano (CMDh), che adotterà un parere. Il CMDh è un organo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile per garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 12/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: il PRAC sta investigando casi di eventi tromboembolici – i benefici del vaccino attualmente superano ancora i rischi – Aggiornamento L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) è venuta a conoscenza del fatto che l’Autorità sanitaria danese ha sospeso la sua campagna di vaccinazione con il vaccino COVID-19 AstraZeneca. Ciò è stato deciso come misura precauzionale mentre è in corso un’indagine completa sulle segnalazioni di eventi tromboembolici nelle persone che hanno ricevuto il vaccino, incluso un caso in Danimarca in cui una persona è deceduta. Anche alcuni altri Stati membri hanno sospeso la vaccinazione con questo vaccino. Non ci sono attualmente indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste patologie, che non sono elencate come effetti indesiderati con questo vaccino. La posizione del Comitato per la Sicurezza dell’EMA – PRAC – è che i benefici del vaccino continuano a superare i suoi rischi e il vaccino può continuare a essere somministrato mentre sono in corso le indagini sui casi di eventi tromboembolici. Il PRAC sta già esaminando tutti i casi di eventi tromboembolici e altre condizioni patologiche correlate a coaguli di sangue, segnalati dopo la vaccinazione con il vaccino COVID-19 AstraZeneca. Il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è superiore al numero osservato nella popolazione generale. Al 10 marzo 2021, sono stati segnalati 30 casi[1] di eventi tromboembolici tra quasi 5 milioni di persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca nello Spazio Economico Europeo. L’EMA comunicherà ulteriori aggiornamenti man mano che la valutazione procede. Maggiori informazioni sul medicinale Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina da SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni del vaccino COVID-19 AstraZeneca sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 AstraZeneca è in corso nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario di valutazione accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale e che richiede ulteriori indagini. La revisione è condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Una volta completata la revisione, il PRAC formulerà tutte le raccomandazioni necessarie per ridurre al minimo i rischi e proteggere la salute dei pazienti. [1] Casi segnalati in EudraVigilance, il sistema per la gestione e l’analisi delle informazioni su sospette reazioni avverse a medicinali che sono stati autorizzati o in fase di studio nell’ambito di sperimentazioni cliniche nello Spazio economico europeo (SEE). Qui la notizia sul sito AIFA. Qui il comunicato EMA. - 12/03/2021
- Secondo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il secondo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19, riguardante i dati registrati nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) fino al 26 febbraio 2021. Le segnalazioni riguardano soprattutto il vaccino Pfizer/BioNTech Comirnaty (96%), che è stato il più utilizzato e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%) e il vaccino AstraZeneca (3%). Complessivamente al 26 febbraio 2021 nella RNF sono state valutate 30.015 segnalazioni su un totale di 4.118.277 dosi somministrate per tutti i vaccini, con un tasso di segnalazione di 729 ogni 100.000 dosi. Un tasso più elevato di quello che abitualmente si osserva per altre vaccinazioni, per esempio quella antinfluenzale, ma coerente con i risultati degli studi clinici e indicativo della speciale attenzione dedicata a questa vaccinazione. L’età media è di 46 anni coerente con l’età media dei vaccinati, in gran parte operatori sanitari.Il 93,6% delle segnalazioni è riferito a eventi non gravi e risulta in linea con le informazioni già presenti nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dei vaccini. Per tutti e tre i vaccini gli eventi avversi più segnalati sono febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea (il 93% delle segnalazioni). La frequenza cumulativa di segnalazioni non è differente tra prima e seconda dose per i vaccini Pfizer e Moderna, mentre per il vaccino AstraZeneca non vi sono ancora iniezioni di seconde dosi previste dopo 12 settimane. Gli eventi segnalati sono insorti prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (87% dei casi). Le segnalazioni gravi, per le quali è in corso la valutazione del nesso causale con le vaccinazioni, corrispondono al 6,1% del totale, con un tasso di 44 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino e dalla dose somministrata. I dati elaborati e presentati nel Rapporto devono essere considerati come descrittivi di un processo dinamico in continua evoluzione vista l’attuale transizione verso un consistente aumento delle vaccinazioni quotidiane. Si ricorda che un ampio numero di segnalazioni non implica una maggiore pericolosità del vaccino, ma è indice dell’elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza. Qui è possibile leggere il rapporto AIFA sulla sicurezza dei vaccini contro COVID-19. Qui si trova la pagina del sito AIFA che tratta la Farmacovigilanza dei vaccini per COVID-19. - 11/03/2021
- EMA pubblica il secondo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Comirnaty e Moderna L’EMA ha pubblicato il secondo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini per COVID-19 Comirnaty e Moderna. In entrambi i casi i dati di sicurezza sono coerenti con l’attuale profilo di sicurezza di tali vaccini. Per Comirnaty sono stati identificati diarrea e vomito come nuove reazioni avverse mentre per il vaccino Moderna non sono stati identificati nuovi effetti indesiderati. L’aggiornamento include la valutazione da parte del comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA dei decessi segnalati dopo vaccinazione con Comirnaty e Moderna e delle reazioni allergiche gravi. Il PRAC ha concluso che i dati non modificano le raccomandazioni esistenti per l’uso di questi vaccini. Ulteriori segnalazioni continueranno ad essere attentamente monitorate. Qui è possibile leggere il report EMA sulla sicurezza del vaccino contro COVID-19 Comirnaty. Qui è possibile leggere il report EMA sulla sicurezza del vaccino contro COVID-19 Moderna. - 11/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: la valutazione preliminare del PRAC non evidenzia alcuna problematica specifica con il lotto utilizzato in Austria L’autorità nazionale austriaca ha sospeso l’uso di un lotto di vaccino COVID-19 AstraZeneca (numero di lotto ABV5300) dopo che a una persona è stata diagnosticata una trombosi multipla (formazione di coaguli di sangue all’interno dei vasi sanguigni) ed è morta 10 giorni dopo la vaccinazione e un’altra è stata ricoverata in ospedale con embolia polmonare (blocco nelle arterie dei polmoni) dopo essere stata vaccinata. Quest’ultima è in fase di miglioramento. Fino al 9 marzo 2021, per questo lotto erano state ricevute altre due segnalazioni di casi di eventi tromboembolici. Non ci sono attualmente indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste patologie, che non sono elencate tra gli effetti indesiderati di questo vaccino. Il lotto ABV5300 è stato distribuito in 17 paesi dell’UE[1] e comprende 1 milione di dosi del vaccino. Alcuni paesi dell’UE[2] hanno successivamente sospeso questo lotto come misura precauzionale mentre è in corso un’indagine completa. Sebbene un difetto di qualità sia considerato improbabile al momento, le specifiche di qualità del lotto sono in fase di accertamento. Il comitato per la sicurezza dell’EMA – il PRAC – sta esaminando questa problematica analizzando i casi segnalati con questo lotto, nonché tutti gli altri casi di eventi tromboembolici e altre condizioni patologiche correlate a coaguli di sangue, segnalati dopo la vaccinazione. Le informazioni finora disponibili indicano che il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è superiore a quello osservato nella popolazione generale. Al 9 marzo 2021, erano stati segnalati 22 casi di eventi tromboembolici tra i 3 milioni di persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca nell’Area Economica Europea. Il PRAC continuerà la valutazione di qualsiasi potenziale problematica di sicurezza inerente questo lotto, nonché la revisione degli eventi tromboembolici e delle condizioni correlate. L’EMA fornirà aggiornamenti al procedere della valutazione. [1] Il Lotto ABV5300 non è stato distribuito in Italia. I Paesi nei quali è distribuito sono: Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia. [2] Al 9 marzo 2021: Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lituania Qui il comunicato EMA. - 11/03/2021
- EMA avvia la revisione ciclica degli anticorpi di Eli Lilly, bamlanivimab ed etesemivab, contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati sugli anticorpi bamlanivimab ed etesemivab, sviluppati da Eli Lilly e da usare in associazione per il trattamento di COVID-19. La revisione si concentrerà anche su bamlanivimab in monoterapia. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di due studi, uno dei quali ha valutato la capacità del medicinale di curare COVID-19 quando somministrato in associazione, e l’altro quando bamlanivimab era usato come monoterapia. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi dei medicinali. L’EMA ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi sugli animali (dati non clinici) e valuterà tutti i dati relativi ai medicinali, comprese le evidenze delle sperimentazioni cliniche, non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno delle domande formali di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Bamlanivimab ed etesevimab sono due anticorpi monoclonali che agiscono contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Bamlanivimab ed etesevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Poiché gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina, il loro utilizzo in associazione può avere un effetto maggiore rispetto all’uso in monoterapia. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nella revisione ciclica il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili, prima della presentazione di una domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale o vaccino in tempi più brevi. Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui il comunicato EMA. - 11/03/2021
- L’EMA formula raccomandazioni sull’uso dell’associazione di anticorpi (bamlanivimab / etesevimab) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso degli anticorpi monoclonali bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per orientare il processo decisionale nazionale sull’uso degli anticorpi prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che bamlanivimab ed etesevimab possono essere utilizzati in associazione per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. L’Agenzia ha altresì esaminato l’uso di bamlanivimab da solo e ha concluso che, nonostante le incertezze circa i benefici della monoterapia, può essere considerato un’opzione terapeutica. Qui è possibile leggere la nota EMA. - 08/03/2021
- Una revisione sulla sicurezza del N-acetilcisteina ad alte dosi nelle malattie respiratorie croniche Introduzione La N-acetilcisteina è utilizzata nel mondo da più di 50 anni per la malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO), la fibrosi polmonare idiopatica (IPF), le bronchiectasie e l’influenza; inoltre è usata come antidoto al paracetamolo e alla nefropatia da mezzo di contrasto (con una posologia di 300 mg/kg per uso endovenoso per brevi periodi), nelle malattie psichiatriche e neurologiche e nei comportamenti d’abuso. La N-acetilcisteina nelle malattie respiratorie è autorizzata ad una posologia non superiore ai 600 mg/die, generalmente, in un’unica somministrazione giornaliera. In questa revisione si vuole valutare se dosi superiori a quella autorizzata possano essere più efficaci e altrettanto sicure. Metodi Sono stati ricercati tutti gli studi indicizzati su PubMed sino a Gennaio 2020, che avessero nel titolo o nell’abstract la parola: “N-acetylcysteine”, “NAC”, “Respiratory tract infection”, “Cystic fibrosis”, “COPD”, “Bronchitis” o “Idiopathic pulmonary fibrosis”; criteri di esclusione erano: la lingua, l’utilizzo di posologie inferiori ai 600 mg/die, la mancanza di informazioni di sicurezza sul farmaco, o l’assenza all’arruolamento di una patologia respiratoria cronica. Sono stati selezionati 41 articoli. Risultati Nell’articolo gli studi vengono suddivisi per posologia e patologia respiratoria (bronchite cronica, BPCO, bronchiectasia, fibrosi polmonare idiopatica). Vengono discussi prima i lavori che prendono in considerazione l’utilizzo del N-acetilcisteina ad una posologia di 600 mg/die per os, poi a una posologia di 1200 mg /die per os e in una terza parte ad una posologia superiore ai 1200 mg/die; infine viene considerata la sicurezza e l’efficacia della N-acetilcisteina nella somministrazione endovenosa (viene verificata la sicurezza di dosi pari a 400, 1800, 4800 mg in 500 ml di soluzione glucosata) o inalatoria. Conclusioni Studi condotti sull’utilizzo della N-acetilcisteina ad alte dosi nelle malattie polmonari croniche, hanno evidenziato la sua sicurezza e buona tollerabilità; spesso le reazioni avverse sono da attribuire alla patologia in essere o alle terapie concomitanti. Nella bronchite cronica, BPCO e fibrosi cistica è ben tollerata l’associazione della N-acetilcisteina con la terapia corrente, lo stesso non è adeguato per la fibrosi polmonare idiopatica. Studi futuri dovranno andare a valutare l’efficacia e la sicurezza di queste posologie nell’uso in cronico. Bibliografia Peter Calverley, Paola Rogliani, Alberto Papi. Safety of N‑Acetylcysteine at High Doses in Chronic Respiratory Diseases: A Review. Drug Safety. 2021 March. PMID: 33326056. E’ possibile leggere qui l’articolo - 05/03/2021
- Le interazioni tra farmaci nel trattamento cronico da virus dell’epatite C L’epatite cronica da virus C (HCV) è un problema di salute globale, coinvolgente circa 71 milioni di persone in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, si stima che ci siano circa 2.7-3.9 milioni di persone affette da infezione cronica da HCV, che causa più di 19 mila morti l’anno. In Europa, approssimativamente 15 milioni di persone hanno un’infezione cronica da HCV, che porta a 86 mila morti l’anno. Dopo una fase acuta di infezione da HCV, approssimativamente dal 75% all’85% degli individui sviluppa una forma cronica di infezione. Le complicazioni da infezioni cronica da HCV includono la cirrosi epatica e il carcinoma epatocellulare. Negli Stati Uniti, l’HCV rimane una delle maggiori indicazioni per il trapianto di fegato. Prima del 2011, la terapia standard per trattare l’HCV includeva la somministrazione di interferone-pegilato e ribavirina. Questi farmaci erano associati a frequenti reazioni avverse a farmaci e inadeguata efficacia antivirale. Nel 2013 la FDA ha approvato i primi inibitori delle proteasi virale, boceprevir e telaprevir. Da allora sono stati sviluppati numerosi altri farmaci più efficaci e meglio tollerati, tra cui varie combinazioni di inibitori analoghi nucleotidici NS5B, inibitori non nucleotidici NS5B, inibitori NS5A, e inibitori delle proteasi NS3/4. Le combinazioni di farmaci raggiungono oggigiorno una percentuale di successo del 100%. Tuttavia, le potenziali interazioni tra farmaci sollevano preoccupazioni perché questi regimi terapeutici contengono almeno 2 farmaci (ledipasvir/sofosbuvir), fino a 5 farmaci (ombitasvir/paritaprevir/ritonavir plus dasabuvir plus ribavirin). Particolari attenzioni vanno date a quei pazienti con condizioni cliniche croniche come la co-infezione da HIV/HCV, individui che ricevono una terapia immunosoppressiva dopo trapianto di fegato, o pazienti con altre comorbilità che richiedono trattamenti farmacologici. Questa revisione mette in luce la farmacocinetica e le potenziali interazioni tra farmaci per i farmaci utilizzati nella terapia dell’infezione da HCV. In questa revisione sono stati messi a confronto i vari antivirali, e le possibili interazioni con buprenorfina e metadone, farmaci immunosoppressori, contraccettivi orali e terapie antiretrovirali utilizzate per l’infezione da HIV. L’infezione cronica da HCV colpisce diversi soggetti a livello globale ed è una significativa causa di morte prematura da cirrosi epatica e carcinoma epatico. Storicamente i trattamenti erano poco tollerati e inefficaci. I recenti sviluppi della terapia per l’HCV consistono di combinazioni di tutte le terapie orali che includono almeno 2 farmaci, fino a 5. Poiché gli individui affetti da HCV hanno varie altre terapie in atto, è importante pensare alle interazioni tra farmaci per selezionare una terapia sicura. Bibliografia Garrison KL, German P, Mogalian E, Mathias A. The Drug-Drug Interaction Potential of Antiviral Agents for the Treatment of Chronic Hepatitis C Infection. Drug Metab Dispos. 2018 Aug;46(8):1212-1225. E’ possibile leggere l’abstract dello studio qui. - 05/03/2021
- Revisione EMA di regdanvimab per COVID-19 a sostegno delle decisioni nazionali sull’uso precoce L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta conducendo la revisione dell’anticorpo monoclonale regdanvimab (CT-P59) di Celltrion per supportare le autorità nazionali nella decisione in merito all’uso di questo medicinale per il trattamento di COVID-19, prima dell’autorizzazione. Questa revisione si aggiunge alla rolling review (revisione ciclica) di regdanvimab per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia e/o l’ospedalizzazione. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati relativi alla capacità del medicinale di impedire che COVID-19 progredisca verso la forma grave, o di ridurre i ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva. Mentre è in corso la più esauriente rolling review in vista di un’eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, la procedura in questione fornirà il parere condiviso degli esperti dell’UE alle autorità nazionali che, sulla base di dati concreti, possono decidere sull’uso precoce del medicinale, ad esempio nei programmi di uso compassionevole. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione una volta conclusa. Maggiori informazioni sul medicinale Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ciò dovrebbe ridurre la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti con Covid-19COVID-19 di grado da lieve a moderato. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee. La revisione è condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere scientifico nel più breve tempo possibile. La revisione è effettuata parallelamente alla rolling review prima di un’eventuale domanda di autorizzazione se i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità saranno sufficienti. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 05/03/2021
- EMA avvia la rolling review del vaccino anti-COVID-19 Sputnik Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review (revisione ciclica) di Sputnik V (Gam-COVID-Vac), un vaccino anti-COVID‑19 sviluppato dal Centro nazionale russo di ricerca epidemiologica e microbiologica Gamaleja. Il richiedente dell’Unione europea per questo medicinale è R-Pharm Germany GmbH. La decisione del CHMP di avviare la rolling review si basa sui risultati di studi di laboratorio e di studi clinici negli adulti, che indicano che Sputnik V induce la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2 e possono contribuire a proteggere contro COVID-19. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventano disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se Sputnik V rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Ci si aspetta che Sputnik V predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il virus si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia. Sputnik V è composto da due diversi virus che appartengono alla famiglia degli adenovirus, Ad26 e Ad5. Questi adenovirus sono stati modificati in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del SARS-CoV-2. Non sono in gradi di riprodursi nell’organismo e non provocano la malattia. I due adenovirus sono iniettati separatamente: Ad26 è usato nella prima dose mentre Ad5 è usato nella seconda dose per incrementare l’effetto del vaccino. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzano il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina spike del virus e sarà pronto a combatterla: anticorpi e cellule T possono lavorare insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette, contribuendo pertanto a proteggere la persona contro COVID-19. Cos’è una rolling review?La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la rolling review e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 05/03/2021
- “Parliamone”. Dialoghi con AIFA sulla campagna vaccinale Una campagna vaccinale in continua, inevitabile, evoluzione richiede un importante sforzo comunicativo e un confronto altrettanto continuo. Per questo motivo AIFA organizza una serie di appuntamenti periodici, con cadenza quindicinale, dedicati all’approfondimento scientifico e al confronto sulle scelte, uno spazio che offra la possibilità di illustrare più in dettaglio le ragioni e il percorso delle decisioni prese da AIFA e di discuterne le ricadute insieme a chi è chiamato a gestirle e metterle in pratica nel nostro SSN. L’obiettivo è anche quello di fornire un ulteriore strumento, che vada ad integrarsi con quanto già AIFA offre in termini di strumenti informativi (la documentazione pubblicata sul sito istituzionale, le FAQ, il Rapporto mensile sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19), costruendo uno spazio reale di condivisione, di ascolto e dialogo. Saranno comunque affrontati di volta in volta anche i temi di più stretta attualità. Il primo appuntamento è previsto per giovedì 4 marzo 2021 dalle 16 alle 18 e sarà accessibile sul canale YouTube di AIFA attraverso il link https://youtu.be/QfMSzVfFmeU. Il seminario non è aperto alla stampa! Di seguito il programma dei lavori, che saranno coordinati dalla Dott.ssa Eva Benelli (Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid-19): Nicola Magrini (Direttore Generale AIFA) – Perché siamo qui Vittorio Demicheli (Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid-19) – I tre vaccini in ottica di sanità pubblica Maria Rosa Valetto (medico vaccinatore) – Cronache dalla prima linea, tre aspetti affrontati nelle FAQ AIFA: vaccinazione in allattamento, vaccinare i guariti?, perché e fino a quando distanziare il richiamo Discussione: Angela Giusti (Istituto Superiore di Sanità), Guido Forni (Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid-19), Patrizia Popoli (Commissione Tecnico Scientifica AIFA) Anna Lisa Mandorino (Cittadinanzattiva) – Storie della società civile Domenico Martinelli (Regione Puglia) – Possiamo dire di aver davvero terminato la prima fase della campagna vaccinale? Discussione e conclusioni - 02/03/2021
- Il litio assunto attraverso l’allattamento al seno inibisce l’assorbimento dello iodio nella tiroide e la produzione dell’ormone tiroideo, che può essere corretto con una supplementazione materna dello iodio Introduzione Oggi la Depressione Bipolare è una delle patologie psichiatriche più rilevanti e il post-partum è un periodo in cui si è riscontrata un’elevata incidenza di recidive (66% senza terapia contro un 38% in terapia con litio). Il litio rappresenta la terapia più adeguata nella maggior parte dei casi; tale terapia, a lungo termine, può provocare delle compromissioni d’organo, come la riduzione della funzione tiroidea e danni al parenchima renale. In assenza di dati consistenti, alcune linee guida scoraggiano la somministrazione del litio durante l’allattamento o, nel caso venga somministrato, pongono l’attenzione sulla necessità di un suo attento monitoraggio mensile; infatti, è stata notata, nel neonato, una transitoria alterazione della stimolazione tiroidea, un aumento dell’azotemia e della creatinina; per questo, alcune madri, preferiscono l’allattamento con latte in formula. Sono pochi i dati ricavati dai neonati allattati da madri in terapia con litio, per cui gli autori hanno costruito un modello animale che potesse essere il più possibile rappresentativo dell’uomo. Metodi Il campione dello studio è costituito da 312 ratti così suddiviso: 26 madri, 12 figli per ogni madre (distribuiti in egual numero tra maschi e femmine, scegliendo quelli di peso maggiore). Le 26 madri sono così suddivise: alla diciottesima giornata post partum furono selezionate 18 madri (7 controlli, 7 in terapia con litio, 4 in terapia con litio che hanno ricevuto una supplementazione di iodio); alla venticinquesima giornata post-partum furono selezionate 6 madri (3 controlli, 3 in terapia con litio); alla sessantesima giornata post-partum furono selezionate due madri (1 controllo, 1 in terapia con litio). Per ogni madre vennero studiati i corrispettivi figli. Lo studio prende in considerazione vari parametri, nelle madri: concentrazione del litio nel sangue (attraverso la spettrometria ad induzione di massa) e nel latte (attraverso la spettroscopia ad emissione laser); nei neonati: concentrazione ematica del litio, funzionalità tiroidea (T4, Ft3, Ft4, TSH, tireoglobulina) e renale (BUN) e l’immunoistochimica furono richiesti al diciottesimo (P18), venticinquesimo (P25) e sessantesimo (P30) giorno post-partum; furono ricercati: litio, iodio, sodio, potassio e calcio nella tiroide e nel cervello, durante e poco dopo il periodo dell’allattamento; fu monitorato il peso corporeo. Nelle madri il litio fu somministrato ad una concentrazione pari a 1000 mg/50 kg di peso corporeo, al fine di raggiungere una concentrazione plasmatica di circa 0,5 mmol/L; lo Iodio fu somministrato ad una concentrazione tra i 2 e i 3 mg al giorno. Risultati Il confronto fra i gruppi mostra come nel torrente ematico il litio scompaia rapidamente dopo la fine dell’allattamento (0.075±0.03 al P18 contro un valore non rilevabile intorno al P21); i topi da madri in terapia con litio ebbero un aumento del peso statisticamente significativo rispetto ai controlli al P18 (42,5 ± 5,51 contro 40,31 ± 3,74 g, p <0,05) mentre sebbene il peso al P25 e P60 fosse superiore nei trattati rispetto ai controlli, questo dato non fu statisticamente significativo. Il BUN misurato al giorno 18 ebbe un incremento statisticamente significativo tra quello misurato nei trattati rispetto ai controlli (6,71 ± 0,27 contro 5,25 ± 0,49 mmol/L, p<0,05); mentre dopo lo svezzamento tale differenza scomparì. Il confronto tra i livelli ematici di T4 tra il gruppo dei trattati e dei non trattati è risultato statisticamente significativo per una riduzione dei suoi valori al P18 (67,2 ± 5,21 contro 93,41 ± 10,60 mmol/L, p<0,05) e al P25 (40,06 ± 5,79 contro 52,61 ± 3,03, p <0,05), mentre la differenza al P60 non fu statisticamente significativa. Non appare statisticamente significativa tra i due gruppi la differenza per Ft3 e Ft4. L’aumento del TSH nei trattati rispetto ai non trattati suggerisce che il litio possa inibire la fuoriuscita degli ormoni tiroidei. Lo studio degli estratti tiroidei con LIBS e XRF ha evidenziato la presenza del litio sia al P18 che al P25 nei trattati; mentre agli stessi tempi le onde di emissione per lo iodio risultarono significativamente ridotte. Il confronto di sezioni di ghiandola tiroidea tra trattati e controlli mostrò una differenza statisticamente significativa tra le concentrazioni di tireoglobulina (più alta nei trattati). Assodato che nel neonato il litio altera la funzionalità di alcuni organi, gli autori vollero vedere se la supplementazione di iodio alla dieta materna, durante l’allattamento, potesse portare qualche beneficio; considerato il gruppo degli esposti al litio e alla supplementazione di Iodio versus i soli esposti al litio si notò un aumento statisticamente significativo del T4 nel primo gruppo rispetto al secondo (85,6 ± 8,32 contro 67,2 ± 5,21 nmol/L, p < 0,05). Sezioni di tessuto tiroideo hanno ricalcato tali dati mostrando al P18, una più alta densità ottica della tireoglobulina rispetto ai controlli e rispetto ai neonati di madri che hanno ricevuto una supplementazione di iodio. Infine, venne studiata la permanenza del Litio nella corteccia frontale, rilevando la sua presenza al P18 e ancora al P25. Conclusioni Questo studio dà nuova luce ai meccanismi con cui il litio interferisce sulla funzione tiroidea, renale e sull’accumulo nel cervello dei neonati allattati da madri che fanno uso del farmaco, quali: ipotiroidismo, compromissione renale, accumulo nel cervello; senza, però, apparenti conseguenze sullo sviluppo. Inoltre, viene verificato come la supplementazione dello iodio, in queste madri, porti beneficio nella prole con un aumento della concentrazione del T4 e una riduzione della tireoglobulina con livelli simili ai controlli. Studi futuri dovranno testare l’efficacia della supplementazione dello iodio nell’uomo. Bibliogafia Irfan Ahmed, Victor Ma, Yuanchao Liu, Muhammad Shehzad Khan, Zhenhui Liu, Chi Zhang, Santosh Kumar Paidi, Francis A. M. Manno, Noreen Amjad, Sinai H. C. Manno, Rafay Ahmed, Alan W. L. Law, Ahmed Ali, Faizan Raza, Yanpeng Zhang, William C. S Cho, Ishan Barman, Martin Alda, Veerle Bergink, Condon Lau. Lithium from breast-milk inhibits thyroid iodine uptake and hormone production, which are remedied by maternal iodine supplementation. Bipolar Disorder 2021 Jan 28 PMID: 33507599 È possibile leggere qui l’abstract dell’articolo. - 26/02/2021
- Interazioni farmacologiche in pazienti anziani o con problemi mentali Introduzione L’uso inappropriato di farmaci nei pazienti anziani o con problemi mentali è stato associato a reazioni avverse a farmaci (ADR), interazioni tra farmaci, maggiore mortalità, aumento del numero delle visite a carico del servizio sanitario, e conseguentemente aumento dei costi sul sistema sanitario. Inoltre, è stato individuato un aumentato rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer a causa di prescrizioni errate di farmaci. Nonostante il problema della sicurezza legata alla prescrizione errata di farmaci sia ben documentata, la prescrizione dei farmaci nei pazienti anziani, in generale, e nei pazienti con disturbi mentali non viene presa in adeguata considerazione. Ci sono diversi strumenti che sono stati sviluppati per identificare farmaci prescritti inappropriatamente e per guidare la pratica clinica, tuttavia poco è noto riguardo alle interazioni tra farmaci e alle reazioni avverse a farmaci (ADR), prescritti a pazienti con problemi mentali e comportamentali, e non ci sono revisioni sistematiche che se ne siano occupate. Perciò, considerando la frequente prescrizione e l’uso inappropriato di farmaci, specialmente riguardanti il sistema nervoso centrale, e considerando che i disturbi mentali possono aumentare l’incidenza delle ADR, è stata condotta una revisione sistematica allo scopo di caratterizzare tali comportamenti prescrittivi nei pazienti anziani e con disturbo mentale. Metodi Questa revisione sistematica ha incluso lavori che hanno studiato e/o validato strumenti (criteria-based tools) basati su specifici criteri per la valutazione della prescrizione di farmaci potenzialmente inappropriati, per persone anziane e con disturbi mentali e del comportamento. La ricerca è stata condotta su PubMed e Scopus a febbraio del 2020. Risultati In questa revisione sistematica sono stati identificati 36 strumenti che hanno evidenziato 151 interazioni tra farmaci potenzialmente inappropriati nei pazienti con disturbi mentali o del comportamento. Inoltre, sono state individuate 132 potenziali prescrizioni errate con potenziali controindicazioni nei soggetti con malattie mentali e disturbi del comportamento. Gli effetti collaterali più frequenti sono stati la demenza e i disturbi cognitivi, mentre le classi di farmaci più riportate aventi avuto interazioni tra farmaci sono stati gli antipsicotici, gli anticolinergici e le benzodiazepine, che potrebbero costituire un rischio di peggioramento dei disturbi cognitivi, del delirium, e della demenza o un aumento della mortalità e dell’incidenza di ictus. Conclusioni In questa revisione si raccomanda ai clinici un processo ragionato di deprescrizione, una revisione dei farmaci prescritti, e un migliore monitoraggio delle possibili reazioni avverse a farmaci (ADR). Bibliografia Forgerini M, Schiavo G, Lucchetta RC, Mastroianni PC. Drug interactions for elderly people with mental and behavioral disorders: a systematic scoping review. Arch Gerontol Geriatr. 2021 Mar-Apr;93:104283. doi: 10.1016/j.archger.2020.104283. Qui è possibile leggere l’abstract dell’articolo originale. - 26/02/2021
- L’EMA formula raccomandazioni sull’uso dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso degli anticorpi monoclonali casirivimab e imdevimab per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per orientare il processo decisionale nazionale sull’uso degli anticorpi prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che l’associazione nota anche come REGN-COV2 può essere utilizzata per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. Il medicinale è somministrato per infusione (flebo) in vena e sono disponibili le condizioni d’uso proposte. Le raccomandazioni dell’EMA fanno seguito alla revisione dei dati, compresi quelli di qualità e uno studio[1] che ha esaminato gli effetti dell’associazione in pazienti ambulatoriali affetti da COVID-19 che non hanno bisogno di ossigenoterapia supplementare. I risultati preliminari indicano che tale associazione ha ridotto la carica virale (quantità di virus presente nella parte profonda del naso e della gola) in misura maggiore rispetto al placebo (trattamento fittizio), con una conseguente diminuzione di visite mediche correlate a COVID-19. In termini di sicurezza, la maggior parte degli effetti indesiderati segnalati sono stati lievi o moderati. Tuttavia sono state osservate reazioni correlate all’infusione (comprese le reazioni allergiche) che devono essere monitorate. Le raccomandazioni dell’EMA possono ora essere utilizzate come base dei pareri nazionali sul possibile uso degli anticorpi prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio. Parallelamente, è in corso la revisione ciclica (rolling review) dell’associazione di anticorpi casirivimab e imdevimab, che è stata avviata il 1° febbraio. Una volta ultimata, costituirà la base per l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE per questa associazione. Maggiori informazioni sul medicinale Il medicinale è costituito da due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Casirivimab e imdevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) è stata avviata su richiesta del direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19. È in corso la revisione prevista dall’articolo 5, paragrafo 3, relativamente agli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab, avviata il 4 febbraio in contemporanea a quella degli anticorpi monoclonali casirivimab e imdevimab. La revisione dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) è stata condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha quindi adottato un parere scientifico. Gli Stati membri dell’UE e l’EMA possono tenere conto del parere scientifico del CHMP nella valutazione di questo medicinale per il trattamento di COVID-19. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 26/02/2021
- Comunicazione EMA – Adattare i vaccini anti-COVID-19 alle varianti del SARS-CoV-2: orientamenti per i produttori di vaccini L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha pubblicato una guida che illustra i requisiti previsti per i produttori che intendano modificare i loro vaccini anti-COVID-19 per far fronte alle varianti del coronavirus SARS-CoV-2. Al momento, i vaccini autorizzati nell’Unione europea sono tre: Comirnaty, COVID-19 Vaccine Moderna e COVID-19 Vaccine AstraZeneca. Generalmente i virus mutano e nel mondo sono già state identificate diverse varianti del SARS-CoV-2. I tre vaccini autorizzati offrono una protezione contro le varianti che sono attualmente diffuse in Europa. Sembra tuttavia che, con il protrarsi delle mutazioni e l’emergere di nuove varianti, i vaccini autorizzati debbano essere adattati in tempo utile per garantire una protezione costante. I dati preliminari indicano che alcune di queste varianti possono avere conseguenze sul livello di protezione offerto dai vaccini anti-COVID-19 contro l’infezione e la malattia. Qui il comunicato EMA. Qui invece il paper completo del Committee for Human Medicinal Products (CHMP) dell’EMA. - 26/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di regdanvimab, anticorpo di Celltrion contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dell’anticorpo monoclonale regdanvimab (noto anche come CT-P59), sviluppato da Celltrion, per il trattamento di COVID-19. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio in corso che sta valutando la capacità del medicinale di curare COVID-19. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi di regdanvimab. L’EMA ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi sugli animali (dati non clinici) e da sperimentazioni cliniche, oltre ai dati sulla qualità del farmaco e valuterà tutti i dati relativi al medicinale non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale?Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ciò dovrebbe ridurre la necessità di un ricovero ospedaliero nei pazienti con COVID-19 di grado da lieve a moderato. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nella revisione ciclica il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili, prima della presentazione di una domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale o vaccino in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio in corso che sta valutando la capacità del medicinale di curare COVID-19. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi di regdanvimab. L’EMA ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi sugli animali (dati non clinici) e da sperimentazioni cliniche, oltre ai dati sulla qualità del farmaco e valuterà tutti i dati relativi al medicinale non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale?Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ciò dovrebbe ridurre la necessità di un ricovero ospedaliero nei pazienti con COVID-19 di grado da lieve a moderato. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nella revisione ciclica il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili, prima della presentazione di una domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale o vaccino in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui il comunicato EMA. - 26/02/2021
- EMA valuta l’uso di Veklury in pazienti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una richiesta di estensione dell’uso di Veklury anche al trattamento di adulti affetti da COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare. Veklury è attualmente autorizzato per essere usato negli adulti e negli adolescenti (di età pari o superiore a 12 anni e di peso pari ad almeno 40 kg) con polmonite che richiede ossigenoterapia supplementare (ossigeno a basso o alto flusso o altro tipo di ventilazione non invasiva all’inizio del trattamento). Qui è possibile leggere il comunicato di EMA. - 23/02/2021
- Manifestazioni cliniche e impatto nella vita quotidiana dell’allergia al glicole polietilenico (PEG) in dieci pazienti. Introduzione Il glicole polietilenico (PEG) è comunemente usato come eccipiente in molti farmaci, cosmetici e prodotti per la casa. Generalmente è considerato a bassa tossicità e biologicamente inerte; è raro sia causa di reazioni allergiche di tipo immediato, che possano causare la morte; anche se nelle ultime due decadi è stato riscontato un aumento della loro incidenza. Metodi Nello studio vengono arruolati dodici pazienti con diagnosi di allergia al PEG, afferenti alla Clinica di Allergologia, presso il Dipartimento di Dermatologia e Allergologia dell’ospedale Gentofte dell’Università di Copenaghen, tra il 1° Settembre 2010 e il 31 Agosto 2019. Di questi, solo dieci parteciperanno allo studio. Di tutti i pazienti sono state studiate le cartelle cliniche ed è stato somministrato un questionario per indagare: esposizione al PEG, possibili cause allergologiche, sintomi e l’impatto nella vita quotidiana; per la valutazione dell’impatto nella vita quotidiana è stata usata la scala di Likert. Risultati In tutti i pazienti sintomi quali: orticaria, prurito, angiodema, rossore, disagio generale, dispnea, sensazione di calore e svenimento, comparvero entro dieci minuti dall’esposizione al PEG e in tutti la prima causa fu rappresentata dall’esposizione ad un farmaco, mentre nessuno ha manifestato sintomi in conseguenza all’esposizione al cibo o ad un vaccino. Il tempo mediano intercorso tra comparsa della sintomatologia e la diagnosi di allergia da PEG fu di due anni; elemento che ci fa capire la difficoltà nel trovare la vera etiologia (molte allergie venivano classificate come idiopatiche o veniva riconosciuta un’etiologia errata). Sette pazienti segnalarono una limitazione nella vita quotidiana (stress, paura di incorrere in una nuova reazione anafilattica), con un valore mediano alla scala di Likert pari a sette, prima della diagnosi, e a quattro dopo la diagnosi. Conclusione La diagnosi di allergia da PEG è spesso misconosciuta, elemento che porta il paziente a non evitare di assumere il composto più volte nella propria vita. La reazione allergica si presenta come severa e porta ad una compromissione della qualità della vita. Causa della riesposizione è, inoltre, rappresentata dalla mancanza di una nomenclatura standardizzata e dunque un’inadeguata etichettatura dei prodotti. Studi futuri dovranno prevedere un aumento della numerosità campionaria, un campione più omogeneo, l’utilizzo di questionari validati. Bibliografia Maria A Bruusgaard-Mouritsen, Jeanne D Johansen, Lene H Garvey. Clin Exp Allergy. 2021 Jan 4. PMID: 33394522. E’ possibile leggere qui l’abstract dell’articolo - 19/02/2021
- Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19 Negli USA al 15 Gennaio 2021 il tasso di reazioni anafilattiche ai vaccini sviluppati da Pfizer-BioNTech e Moderna, è pari a 11,1 casi per milione di dosi somministrate, contro 1,3 casi per milione di dosi somministrate del vaccino antinfluenzale, pertanto si tratta di una reazione rara. Il clinico viene accompagnato nella scelta del comportamento maggiormente adeguato attraverso 7 flow-chart di gravità crescente che si fondano su: anamnesi allergologica (flow-chart 1), consulenza allergologica (flow-chart 2), approfondimenti da effettuare in caso di anafilassi idiopatica (flow-chart 4), stratificazione del rischio in caso di mastocitosi (flow-chart 5), comportamenti da attuare in caso di sospetta reazione allergica a PEG/polisorbato (flow-chart 6 e 7); in un’ultima flow-chart viene indicato quale comportamento attuare nel caso il paziente abbia avuto una reazione a medio o ad alto rischio, in conseguenza della somministrazione della prima dose (flow-chart 8). Le linee di indirizzo focalizzano l’attenzione sul glicole polietilenico (PEG), componente del vaccino come possibile causa di alto rischio allergico, e alla sua cross-reattività con i polisorbati. Il PEG è un costituente di medicinali di uso comune (appendice da 1 a 3): di conseguenza i soggetti che sono stati precedentemente sensibilizzati con esso potrebbero sviluppare un evento allergico nei confronti dei vaccini. I soggetti che hanno sviluppato un’allergia all’olio di ricino poliossile 35 (eccipiente di varie formulazioni medicinali e di prodotti di uso comune) potrebbero essere allergici anche al PEG. Conclusioni. I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna causano raramente reazioni allergiche. Non è corretto escludere “tout court” i soggetti allergici dalla vaccinazione, ma è necessaria una gestione più specifica e individualizzata e una particolare attenzione ai presidi di cui dovrà essere fornito il centro vaccinale. Solo nei pazienti con sospetta reazione allergica al PEG o polisorbato, dove i test allergologici cutanei risultassero positivi, deve essere evitata la vaccinazione. In caso di reazione anafilattica grave alla prima dose o sintomi allergici immediati e test cutaneo positivo è preferibile non praticare la seconda dose con lo stesso vaccino. Bibliografia Associazione Allergologi, Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri; Società Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica. Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19. 15/01/2021 E’ possibile leggere qui l’articolo completo. - 19/02/2021
- Antistaminici: effetti e sicurezza della fexofenadina Introduzione La fexofenadina è stata sviluppata come evoluzione ed alternativa alla terfenadina, un antistaminico purtroppo gravato da alcuni importanti effetti collaterali, tra cui un allungamento dell’intervallo QT e alcune aritmie cardiache. La fexofenadina, come altri antistaminici di seconda generazione attraversa con difficoltà la barriera emato-encefalica, quindi causa sonnolenza con minore incidenza rispetto agli antistaminici di prima generazione. Il farmaco è un antistaminico anti-H1 non sedativo. Ha la caratteristica di essere un metabolita farmacologicamente attivo della terfenadina. Studi sperimentali hanno dimostrato che fexofenadina dopo somministrazione singola e due volte al giorno inibisce per 24 ore le reazioni cutanee (pomfo ed eritema) indotte dall’istamina, che l’effetto antistaminico del farmaco si manifesta nel giro di un’ora, e raggiunge l’apice alla sesta ora. Non sono state osservate alterazioni significative dell’intervallo QTc nei soggetti che sono stati trattati sperimentalmente con fexofenadina cloridrato a dosaggi di 240 mg due volte al giorno per 14 giorni rispetto ai soggetti del gruppo di controllo trattati con placebo. Tuttavia, c’è ancora una mancanza di evidenze riguardo l’efficacia e la sicurezza della fexofenadina rispetto agli altri farmaci antistaminici. Per tale motivo, nella presente revisione sono stati valutati sia gli effetti clinici che la sicurezza della fexofenadina. Metodi Sono stati inclusi nella metanalisi 51 studi clinici comprendenti 14551 partecipanti. Confrontando la fexofenadina con i farmaci antistaminici di prima generazione. La fexofenadina ha causato una frequenza significativamente più bassa di effetti avversi, una frequenza più bassa di sedazione e minori alterazioni delle funzioni cognitive/psicomotorie. Risultati La fexofenadina al confronto con i farmaci antistaminici la seconda generazione, ha prodotto effetti sedativi marginali e un cambiamento significativamente inferiore della maggior parte delle funzioni cognitive/psicomotorie. Confrontata infine con un placebo, la fexofenadina ha prodotto significativi effetti antistaminici. La Fexofenadina ha un effetto antistaminico positivo, che è probabilmente non peggiore dei farmaci antistaminici di seconda generazione. La fexofenadina ha probabilmente un miglior profilo di sicurezza, che è verosimilmente migliore degli antistaminici di prima generazione. C’è una carenza di dati a supporto del fatto che la fexofenadina abbia un miglior profilo di sicurezza globale, confrontato con gli antistaminici di seconda generazione, tuttavia, qualche recente evidenza oggi disponibile sugli effetti sedativi e certi aspetti della funzione psicomotoria, danno credito alla fexofenadina. Perciò la fexofenadina potrebbe essere meritevole di raccomandazione per lavoratori che operano nell’ambito della sicurezza. Basandosi sulla letteratura, questo studio è la prima metanalisi a valutare gli effetti antistaminici e sedativi della fexofenadina. La metanalisi indica che la fexofenadina ha un miglior profilo di sicurezza se confrontato con gli antistaminici di seconda generazione. Gli effetti antistaminici della fexofenadina risultano significativamente più alti rispetto al placebo e non significativamente differenti rispetto agli antistaminici di seconda generazione. Gli effetti sedativi sono uno degli effetti avversi più tipici degli antistaminici. L’attuale studio indica che il rischio di effetti sedativi da parte della fexofenadina sia minore rispetto alla prima e alla seconda generazione di antistaminici. I sintomi cognitivi e psicomotori sono un altro importante effetto collaterale degli antistaminici. Questo studio suggerisce che la fexofenadina abbia minori effetti congnitivi/psicomotori, se confrontato con la prima e la seconda generazione di antistaminici. Inoltre, gli effetti cognitivi della fexofenadina sono simili al placebo. Conclusioni La fexofenadina produce un effetto antistaminico positivo, che è verosimilmente non inferiore a quello degli antistaminici di seconda generazione, e ha un più valido profilo di sicurezza, che è sicuramente migliore rispetto a quello degli antistaminici di prima generazione. Tuttavia, un numero maggiore di studi multicentrici, con un campione maggiore e un follow-up più lungo, sarebbero necessari per capire meglio l’efficacia e la sicurezza della fexofenadina. Bibliografia Huang CZ, Jiang ZH, Wang J, Luo Y, Peng H. Antihistamine effects and safety of fexofenadine: a systematic review and Meta-analysis of randomized controlled trials. BMC Pharmacol Toxicol. 2019;20(1):72. Published 2019 Nov 29. E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 19/02/2021
- Nota Informativa Importante su Lojuxta (lomitapide) Si richiama l’attenzione degli operatori sanitari sui seguenti aspetti al fine di minimizzare i rischi di Lojuxta (lomitapide): Lomitapide è controindicato nei pazienti con compromissione epatica moderata o severa e nei pazienti con test di funzionalità epatica anormali persistenti non spiegati.La funzionalità epatica deve essere monitorata prima e durante il trattamento con lomitapide (vedere tabella sottostante per le raccomandazioni specifiche).È necessario eseguire uno screening per steatoepatite/fibrosi prima di iniziare il trattamento con lomitapide e successivamente su base annuale (vedere paragrafo più avanti).Lomitapide è controindicato durante la gravidanza.Prima di iniziare il trattamento con lomitapide in donne in età fertile:deve essere confermata l’assenza di gravidanza,devono essere forniti consigli su metodi contraccettivi efficaci,iniziare e mantenere una contraccezione efficace. Qui è possibile leggere la nota informativa AIFA - 18/02/2021
- Sospensione precauzionale della commercializzazione del medicinale per la talassemia Zynteglo L’azienda titolare dell’autorizzazione del medicinale per terapia genica Zynteglo per il trattamento della beta talassemia, malattia rara del sangue, ha sospeso la commercializzazione in attesa di approfondimenti su un problema di sicurezza. L’azienda, Bluebird Bio, ha notificato all’EMA che un medicinale correlato che utilizza la stessa tecnologia di Zynteglo, attualmente in fase di sviluppo clinico, potrebbe essere associato a un caso di cancro. Sebbene non siano stati segnalati casi di cancro con Zynteglo, l’azienda ne ha sospeso la commercializzazione fino a quando non verrà accertata la possibilità che lo stesso rischio si possa applicare anche a Zynteglo. Il problema di sicurezza è stato evidenziato con il medicinale, bb1111, destinato a trattare un’altra malattia del sangue, l’anemia falciforme. Questo medicinale utilizza lo stesso vettore virale di Zynteglo, basato su un tipo di virus noto come lentivirus, per inserire un gene funzionante nelle cellule del sangue del paziente. Un paziente trattato con bb1111 ha sviluppato leucemia mieloide acuta, un cancro del sangue, che potrebbe essere correlato al trattamento, e in un diverso paziente è stata segnalata la comparsa di un’altra forma di malattia del sangue, la sindrome mielodisplastica. Il cancro causato da questo tipo di trattamento (oncogenesi inserzionale) era già stato identificato come un potenziale rischio con Zynteglo, quindi i pazienti che ricevono il medicinale vengono seguiti e monitorati in un registro. Finora, non sono stati segnalati casi di cancro con il trattamento con Zynteglo. Tuttavia, poiché bb1111 funziona allo stesso modo, si è ritenuto prudente sospendere gli studi clinici con bb1111 e sospendere la commercializzazione di Zynteglo mentre le evidenze vengono esaminate più in dettaglio. L’EMA è in stretto collegamento con l’azienda e con gli esperti del network regolatorio, esaminerà le evidenze disponibili a livello dell’UE e deciderà in merito alle azioni adeguate da intraprendere per Zynteglo o per altri medicinali simili in fase di valutazione. Nessun altro medicinale autorizzato utilizza lo stesso vettore virale, quindi non sono previste implicazioni dirette per altri medicinali autorizzati. Zynteglo ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata il 29 maggio 2019. Attualmente è commercializzato solo in Germania e, a causa della disponibilità limitata e della rarità della condizione patologica per la quale è indicato, solo un numero esiguo di pazienti ha ricevuto o è idoneo a ricevere tale trattamento. Tuttavia, se i pazienti trattati hanno dubbi, devono contattare lo specialista che supervisiona il trattamento con Zynteglo. L’EMA emetterà ulteriori comunicazioni non appena saranno disponibili ulteriori informazioni. Maggiori informazioni sul medicinale I pazienti con beta talassemia non sono in grado di produrre abbastanza beta globina, un componente dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel corpo. Di conseguenza, questi pazienti hanno bassi livelli di globuli rossi e necessitano di frequenti trasfusioni di sangue. Zynteglo viene prodotto prelevando cellule staminali dal sangue del paziente e utilizzando un virus modificato per inserire copie funzionanti del gene della beta-globina in tali cellule. Quando queste cellule modificate vengono re-infuse nel paziente, esse vengono trasportate dal flusso sanguigno al midollo osseo, dove iniziano a produrre globuli rossi sani che producono beta-globina. Gli effetti di questo trattamento dovrebbero durare per tutta la vita del paziente. Zynteglo ha ottenuto una autorizzazione all’immissione in commercio condizionata. Ciò significa che devono essere fornite ulteriori prove sul medicinale, che l’azienda è tenuta a presentare. L’EMA esamina regolarmente qualsiasi nuova informazione per aggiornare le informazioni di prodotto e le condizioni d’uso. Qui è possibile leggere il comunicato stampa EMA. - 18/02/2021
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da Janssen-Cilag International N.V. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) si occuperà di valutare il vaccino, denominato COVID-19 Vaccine Janssen, secondo una tempistica più breve. Il CHMP potrebbe formulare un parere entro la metà di marzo 2021, a condizione che i dati presentati dall’azienda relativamente a efficacia, sicurezza e qualità del vaccino siano sufficientemente completi e solidi. La possibilità di procedere secondo tale tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati di qualità e i dati derivanti da studi di laboratorio che hanno analizzato la capacità del vaccino di indurre la produzione di anticorpi e di componenti del sistema immunitario che colpiscono il virus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. L’Agenzia ha altresì esaminato i dati di sicurezza clinica relativi al vettore virale utilizzato nel vaccino. Al momento l’EMA sta valutando ulteriori dati sull’efficacia e la sicurezza del vaccino e sulla sua qualità. Se conclude che i benefici del vaccino superano i rischi, formulerà una raccomandazione per il rilascio di una AIC subordinata a condizioni. A quel punto, la Commissione europea emetterà in pochi giorni una decisione sul rilascio di tale AIC valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. Si tratta della quarta domanda di autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni di un vaccino anti-COVID-19 dall’inizio della pandemia in corso, dopo la valutazione da parte dell’EMA dei vaccini di BioNTech/Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Questi vaccini sono ora autorizzati nell’UE e possono essere impiegati dagli Stati membri come strumento per contrastare COVID-19. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. È costituito da un altro virus (adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del virus SARS-CoV-2. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus e della quale il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene della proteina spike del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzeranno il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo gli anticorpi e attivando le cellule T per contrastarla. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà le proteine spike presenti su di esso e sarà pronto a difendere l’organismo dall’infezione. L’adenovirus presente nel vaccino non è in grado di replicarsi e non provoca la malattia. Cos’è l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni? L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni serve a rendere prioritaria una procedura di autorizzazione, in modo da sveltire l’approvazione di trattamenti e vaccini durante situazioni di emergenza per la salute pubblica nell’UE. L’AIC subordinata a condizioni consente di autorizzare medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ciò accade se il beneficio derivante dall’immediata disponibilità di un medicinale o di un vaccino a favore dei pazienti supera il rischio inerente al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Tuttavia, i dati devono dimostrare che i benefici del medicinale o del vaccino superano qualsiasi rischio. Una AIC subordinata a condizioni garantisce che il medicinale o il vaccino autorizzati soddisfino i rigorosi standard europei in materia di sicurezza, efficacia e qualità e siano prodotti in strutture certificate e approvate, nel rispetto degli elevati standard farmaceutici compatibili con la commercializzazione su vasta scala. Una volta concessa una AIC subordinata a condizioni, le aziende devono fornire ulteriori dati provenienti da studi in corso o nuovi entro termini prestabiliti per confermare che i benefici continuano a superare i rischi. Cosa potrebbe succedere dopo? Se il vaccino sarà autorizzato e immesso in commercio, le autorità dell’UE raccoglieranno ed esamineranno su base costante le nuove informazioni e adotteranno provvedimenti ove del caso. In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini anti-COVID-19, il monitoraggio comprenderà attività che si applicano in modo specifico ai vaccini anti-COVID-19. Ad esempio, le aziende dovranno fornire relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e condurranno studi volti a monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini anti-COVID-19 dopo la loro autorizzazione. Queste misure consentiranno alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie per proteggere la salute pubblica. Informazioni chiave sui vaccini anti-COVID-19 e ulteriori dettagli su come sono sviluppati, autorizzati e sottoposti a monitoraggio nell’UE sono reperibili sul sito web dell’EMA. Nella valutazione dei vaccini anti-COVID-19, i comitati scientifici dell’EMA ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/02/2021
- Avvio di una revisione dei medicinali a base di amfepramone L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali per l’obesità a base di amfepramone. Questi medicinali sono autorizzati in alcuni Stati Membri dell’UE per il trattamento di pazienti con obesità (con indice di massa corporea di almeno 30 kg/m2) per i quali altri metodi di riduzione del peso non sono stati efficaci. I medicinali a base di amfepramone sono autorizzati per un periodo di trattamento che va dalle 4 alle 6 settimane, e in ogni caso per non più di 3 mesi. In Italia i medicinali contenenti amfepramone non sono autorizzati e tale sostanza è inclusa nella tabella I della Legge 309/90, che disciplina le sostanze ad azione stupefacente. La revisione dell’ultimo rapporto periodico di sicurezza, condotta dal Comitato dell’EMA che si occupa degli aspetti di sicurezza dei medicinali (il PRAC), ha messo in luce degli aspetti preoccupanti che rendono necessarie ulteriori valutazioni. Tali aspetti preoccupanti includono problemi cardiaci, ipertensione polmonare, utilizzo del medicinale per un periodo maggiore di 3 mesi superando, quindi, la dose massima raccomandata, e l’utilizzo in donne in gravidanza, nonostante la raccomandazione di non utilizzare amfepramone in tale popolazione di pazienti. In considerazione di tali criticità, l’agenzia regolatoria romena ha richiesto che sia condotta una revisione della sicurezza dei medicinali a base di amfepramone, in rapporto ai benefici di tali medicinali. L’EMA comunicherà le Raccomandazioni del PRAC una volta conclusa la revisione. Maggiori dettagli sul medicinale Amfepramone è un simpaticomimetico, ciò significa che agisce a livello cerebrale e causa effetti simili all’adrenalina. Tali medicinali riducono il senso di fame. Nell’UE i medicinali a base di amfepramone sono autorizzati solo in Danimarca, in Germania e in Romania, con vari nomi commerciali, inclusi Regenon e Tenuate Retard. L’EMA ha già revisionato i benefici e i rischi di medicinali come l’amfepramone nel 1996. Maggiori dettagli sulla procedura La revisione dei medicinali a base di amfepramone è stata avviata su richiesta della Romania, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. Tale revisione è condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile per la valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali ad uso umano, che adotterà una serie di Raccomandazioni. Dal momento che i medicinali a base di amfepramone sono tutti autorizzati tramite procedure nazionali, le Raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al Gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate – umano (CMDh), il quale adotterà una sua posizione. Il CMDh è un organo che rappresenta gli Stati Membri dell’UE, oltre a Islanda, Liechtenstein e Norvegia. È responsabile per garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati nell’UE tramite procedure nazionali. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui il comunicato EMA. - 16/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 di CureVac (CVnCoV) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di CVnCoV, un vaccino anti-COVID-19 sviluppato da CureVac AG. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. Al momento, l’azienda sta conducendo studi clinici sulle persone per valutare la sicurezza, l’immunogenicità (ossia la capacità di innescare una risposta contro il virus) e l’efficacia del vaccino contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati provenienti da questi e da altri studi clinici nel momento in cui diventano disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità farmaceutica. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Come per gli altri vaccini, si prevede che CVnCoV predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da COVID-19. Il virus SARS-CoV-2 si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia. CVnCoV contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. L’mRNA è avvolto da piccole particelle grasse (lipidi) che ne impediscono la degradazione precoce. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina e sarà pronto a combattere il virus. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui il comunicato EMA. - 16/02/2021
- Nota Informativa Importante su Respreeza CSL Behring non può garantire che la produzione di Respreeza (inibitore dell’alfa-1-proteinasi umana, polvere e solvente per soluzione per infusione, 1.000 mg) abbia, per alcuni lotti, soddisfatto le condizioni asettiche durante le operazioni di riempimento dei flaconcini.A scopo precauzionale, l’azienda ha iniziato il richiamo dal mercato dei lotti interessati.Questo richiamo è effettuato a livello di ospedale e farmacia ospedaliera. L’elenco dei lotti di medicinale interessati dal richiamo è allegato alla presente comunicazione come allegato 1.Le farmacie ospedaliere/ gli ospedali sono pregati di interrompere immediatamente l’uso e la distribuzione dei lotti di medicinale interessati. Eventuali confezioni dei lotti di Respreeza interessati dal richiamo presenti in magazzino devono essere restituite a CSL Behring.Il richiamo dal mercato è stato avviato in data 19/01/2021.In conseguenza del richiamo di alcuni lotti, la disponibilità di medicinale in Italia sarà limitata.CSL Behring è pronta a fornire le quantità di medicinale necessarie per la maggior parte dei pazienti attualmente in cura con Respreeza, ma prevede possibili limitazioni nella possibilità di fornire Respreeza a tutti i pazienti in trattamento con questo medicinale.I pazienti attualmente in cura con Respreeza potrebbero dover passare a un trattamento alternativo autorizzato, se disponibile e ritenuto necessario dal medico prescrittore. In alcune circostanze, i pazienti potrebbero doversi recare presso la struttura sanitaria di riferimento per la somministrazione di una terapia alternativa o potrebbe essere organizzata la somministrazione domiciliare da parte di un operatore sanitario, secondo quanto riportato nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto del medicinale alternativo raccomandato. E’ possibile leggere la nota informativa AIFA qui. - 12/02/2021
- Nota Informativa Importante su Talidomide Accord Talidomide Accord appartiene a un gruppo di farmaci chiamati “immunomodulatori” ed è una terapia orale. La dose iniziale raccomandata di talidomide è di 200 mg per via orale una volta al giorno. Talidomide Accord deve essere assunto come dose singola al momento di coricarsi, per ridurre l’impatto della sonnolenza. È necessario utilizzare un numero massimo di 12 cicli di 6 settimane (42 giorni). Talidomide Accord è utilizzata in associazione con melfalan e prednisone come trattamento di prima linea di pazienti con mieloma multiplo non trattato, di età ≥ 65 anni o non idonei per la chemioterapia ad alte dosi. E’ possibile leggere la nota AIFA qui. - 12/02/2021
- Efficacia e sicurezza dell’idrossiclorochina nella profilassi del Covid-19. Alcune attività lavorative rendono difficile mantenere un adeguato distanziamento sociale, aumentando il rischio di ammalarsi di COVID-19. In questi casi una profilassi farmacologica potrebbe essere utile per ridurre l’incidenza della patologia. Studi in vitro hanno evidenziato l’efficacia dell’Idrossiclorochina contro SARS CoV-2. In questo studio pubblicato su PloS One il 6 Gennaio 2021 si è voluta valutare l’efficacia e la sicurezza dell’Idrossiclorochina versus placebo, nel ridurre il rischio di trasmissione, mortalità e ospedalizzazione se venuti a contatto con SARS CoV-2. La ricerca è stata fatta sui database: EMBASE, MEDLINE, Cochrane COVID-19, Epistemonikos COVID-19 e i registri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sono stati arruolati 4921 partecipanti (da 4 studi randomizzati, controllati) di età uguale o superiore ai 18 anni, negativi a tampone molecolare per SARS CoV-2 o asintomatici, venuti a contatto con individui positivi o ad alto rischio di esposizione, in cui fosse segnalata: la severità e la durata dei sintomi, l’ospedalizzazione, la mortalità a lungo termine, il ricovero in unità di terapia intensiva, l’adesione alla cura, gli eventi avversi. Negli studi la popolazione è stata suddivisa in due gruppi: uno trattato con idrossiclorochina o clorochina e un gruppo di controllo, che non ricevette alcuna chinina o ha ricevuto il placebo. Non è stata riscontrata una riduzione statisticamente significativa di contrarre l’infezione (RR 0.82, 95% CI 0.65 to 1.04; I2 = 0%, P = 0.90); di ridurre il tasso di ospedalizzazione (RR 0.72, 95% CI 0.34 to 1.50; I2 = 0%, P = 0.80) o di riduzione della mortalità (RR 3.26, 95% CI 0.13 to 79.74); mentre è stato evidenziato un incremento statisticamente significativo degli eventi aversi in terapia (RR 2.76, 95% CI 1.38 to 5.55; I2 = 95%, P<0.00001), quali nausea, dispepsia, vomito, diarrea. Questi dati mostrano come la terapia con idrossiclorochina sia inefficace nella profilassi della malattia da Covid-19 e sia associata ad un maggior rischio di reazioni avverse. Bibliografia Kimberley Lewis, Dipayan Chaudhuri, Fayez Alshamsi, Laiya Carayannopoulos, Karin Dearness, Waleed Alhazzani. The efficacy and safety of hydroxychloroquine for COVID-19 prophylaxis: A systematic review and meta-analysis of randomized trials. PLoS One. 2021; 16(1): e0244778. E’ possible leggere qui l’articolo completo - 12/02/2021
- Sicurezza ed efficacia della terapia con statine Introduzione Le statine, anche note come inibitori della HMG-CoA reduttasi, sono una classe di farmaci ipolipemizzanti che riducono la morbilità e la mortalità in chi è ad alto rischio di malattia cardiovascolare. Sono i più comuni farmaci usati per ridurre I livelli di colesterolo e per questo sono largamente usate nella prevenzione primaria in persone ad alto rischio di malattia cardiovascolare, e anche nella prevenzione secondaria in coloro che già hanno sviluppato la malattia cardiovascolare. Gli effetti collaterali ad oggi conosciuti delle statine includono il dolore muscolare, l’incremento del rischio di diabete mellito e un aumento anomalo dei livelli ematici degli enzimi epatici. Inoltre questi farmaci sembrano provocare gravi effetti collaterali, in particolare rabdomiolisi. Nonostante il sostanziale beneficio delle terapie con statine in entrambe le prevenzioni primaria e secondaria della malattia cardiovascolare, la loro sicurezza a lungo termine ha posto domande diverse domande.I potenziali effetti dannosi della terapia con statine su muscoli e fegato sono conosciuti da tempo, ma nuovi timori sono emersi riguardanti il rischio di insorgenza di diabete mellito, deficit cognitivo e ictus emorragico associato all’uso di statine e, inoltre, il rischio di ottenere livelli estremamente bassi di colesterolo LDL, una condizione considerata dannosa. La crescita dell’interesse mediatico riguardo le reazioni avverse associate alle statine ha sfortunatamente portato all’interruzione della terapia con statine da parte della popolazione, mancata compliance alla terapia o comunque preoccupazioni sull’inizio della terapia. Lo studio clinico In questa review, si indaga la sicurezza della terapia con statine in luce delle ultime evidenze con l’intento di rassicurare i clinici poiché numerose evidenze suggeriscono che i benefici della terapia con statine superano di gran lunga ogni rischio percepito.In questa Review, si discute inoltre del beneficio derivante dalla terapia con statine con raccomandazioni aggiornate sulla terapia che non preveda l’uso di statine e l’uso di soglie di colesterolo LDL-C per ridurre il rischio di aterosclerosi. Vengono discusse nel dettaglio le evidenze base per diversi effetti avversi delle statine, includendo i sintomi associati ai muscoli, il rischio di malattia epatica, diabete mellito, deficit cognitivo e ictus emorragico. Data l’alta prevalenza nella pratica clinica di sintomi associati ai muscoli con la terapia con statine, si esplora ancora l’intolleranza alle statine e i rischi associati nell’ottenere livelli troppo bassi di colesterolo LDL-C. I sintomi muscolari legati alla terapia con statine sono un effetto avverso molto riportato (presente nel 10-29% dei pazienti che assumono la terapia con statine, secondo gli studi osservazionali).Questa osservazione è in netto contrasto con i risultati degli studi controllati randomizzati, che spesso riportano minime differenze nel tasso di sintomi muscolari tra il gruppo trattato con statine e il gruppo trattato con placebo. Questi effetti avversi sono una comune causa di interruzione della terapia con statine, nonostante il ben conosciuto beneficio cardiovascolare. Gli effetti avversi muscolari della terapia con statine si caratterizzano con mialgie, crampi e debolezza. Gli operatori sanitari dovrebbero rendersi conto che nonostante l’incidenza degli eventi avversi delle statine riportati dai pazienti varia dal 10 al 29%, l’incidenza di miopatia con elevazione della creatin-chinasi maggiore di 10 volte il limite superiore di normalità e rabdomiolisi è veramente raro. Le line guida ACC/AHA del 2013, insieme con le linee guida internazionali, stabiliscono il primato delle statine nel ridurre il rischio di malattia aterosclerotica sia nella prevenzione primaria che secondaria.Anche con queste evidenze di beneficio, gli effetti avversi sono stati citati come la maggiore causa che limita i pazienti dall’assumere e dall’aderire alla terapia. Quanto di questi sintomi muscolari sia realmente causato dall’effetto farmacologico delle statine oppure invece un effetto nocebo, o entrambe le cose, è però controverso. Per quanto riguarda gli effetti avversi epatici, nonostante l’epatotossicità fosse precedentemente considerata un effetto avverso associato alle statine, data l’alta frequenza di elevati valori di enzimi epatici nel plasma, evidenze mostrano che le statine sono molto sicure e rispettano il fegato e possono essere utilizzate in un’ampia varietà di malattie epatiche. I livelli di enzimi epatici non hanno bisogno di essere controllati routinariamente nei pazienti che ricevono terapia con statine, a meno che non diventino sintomatici. Le statine si sono mostrate inoltre sicure in una varietà di altre malattie epatobiliari, incluse la steatoepatite non alcolica (NASH) e l’epatite C. Altri effetti avversi delle statine come l’aumentata insorgenza di diabete in un periodo di 5 anni è molto piccola. I rischi sono generalmente più alti in individui già precedentemente a rischio di sviluppo di diabete, come i pazienti con sindrome metabolica e sindrome pre-diabetica. Sarebbe comunque prudente consigliare di mantenere uno stile di vita sano durante la terapia con statine, con enfasi sulla dieta, esercizio e perdita di peso. Nonostante le statine abbiano dimostrato di ridurre il rischio globale di ictus ischemico in molti gruppi di popolazione studiata, lo studio SPARCL è stato il solo studio a dimostrare un incremento significativo di rischio di ictus emorragico. La totalità delle prove suggerisce invece che le statine sono sicure nella maggior parte dei pazienti con precedenti ictus. I dati dalla metanalisi CTT del 2010 suggeriscono che la riduzione dei livelli di colesterolo LDL-C di 39 mg/dL in 5 anni, conducono alla riduzione del 22% dei maggiori eventi cardiovascolari, del 20% di morte da malattia cardiovascolare e del 10% della mortalità in generale. L’ampiezza della riduzione del rischio negli eventi cardiovascolari è direttamente proporzionale al livello assoluto di riduzione ottenuto di colesterolo LDL-C. Questi risultati evidenziano riduzioni del rischio maggiori del 40-50% con un maggiore decremento dei livelli di colesterolo LDL-C di 77-116 mg/dL. Quindi l’obiettivo della terapia è quello di ottenere maggiori riduzioni di colesterolo LDL-C, senza un incremento degli eventi avversi. Evidenze dagli studi IMPROVE-IT5 e FOURIER6 suggeriscono che l’aggiunta di terapia con ezetimibe e inibitori di PCSK9, quindi farmaci che non siano le statine, in aggiunta a terapia con alte dosi di queste ultime risultano in una maggiore riduzione del rischio cardiovascolare. Ci sono timori riguardanti possibili danni dall’ottenere livelli troppo bassi di colesterolo LDL-C. I risultati di questi studi suggeriscono invece che ottenere livelli anche bassi di colesterolo LDL-C è generalmente sicuro e può dare ulteriori benefici cardiovascolari. Conclusioni Considerato l’effetto benefico delle statine nel ridurre gli eventi cardiovascolari, i sanitari dovrebbero lavorare diligentemente insieme ai pazienti per assicurarsi che i pazienti aderiscano alla terapia, con modalità di decisione condivisa, vista anche la scarsa correlazione con gli effetti avversi ingiustamente imputati alla terapia con statine. Bibliografia Adhyaru BB, Jacobson TA. Safety and efficacy of statin therapy. Nat Rev Cardiol. 2018 Dec;15(12):757-769. Qui è possibile leggere l’abstract dell’articolo. - 12/02/2021
- AIFA pubblica parere CTS su anticorpi monoclonali AIFA rende pubblico il parere della Commissione Tecnico Scientifica (CTS) riunitasi in seduta straordinaria nelle giornate del 2, 3 e 4 febbraio 2021 sull’utilizzo degli anticorpi monoclonali. Come indicato nel parere, adottato il 4 febbraio 2021, “la CTS, pur considerando l’immaturità dei dati e la conseguente incertezza rispetto all’entità del beneficio offerto da tali farmaci, ritiene, a maggioranza, che in via straordinaria e in considerazione della situazione di emergenza, possa essere opportuno offrire comunque un’opzione terapeutica ai soggetti non ospedalizzati che, pur avendo una malattia lieve/moderata risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di COVID-19 con conseguente aumento delle probabilità di ospedalizzazione e/o morte. Si tratta, in particolare, di un setting a rischio per il quale attualmente non è disponibile alcun trattamento standard di provata efficacia”. Questo parere, consultabile sul portale istituzionale di AIFA, è stato fornito per verificare le possibili modalità di utilizzo di tali farmaci all’interno del SSN. Qui è possibile leggere la notizia originale. Qui si può scaricare il parere completo del CTS di AIFA. - 08/02/2021
- EMA procede alla revisione dei dati sull’uso degli anticorpi monoclonali contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione dei dati disponibili sull’uso degli anticorpi monoclonali casirivimab, imdevimab, bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19 che non richiedono supplementazione di ossigeno e che sono ad elevato rischio di progressione verso la forma severa di COVID-19. Il comitato condurrà due revisioni distinte, una per l’associazione casirivimab/imdevimab e l’altra per bamlanivimab/etesevimab. La revisione dell’EMA ha lo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE che supporti un’eventuale decisione a livello nazionale di utilizzare gli anticorpi prima che sia concessa un’autorizzazione formale. All’inizio di questa settimana l’EMA aveva già avviato la revisione ciclica (rolling review) dell’associazione di anticorpi casirivimab/imdevimab. Le revisioni in oggetto sono conseguenza di studi recenti che hanno esaminato gli effetti delle associazioni casirivimab/imdevimab e bamlanivimab/etesevimab in pazienti ambulatoriali affetti da COVID-19 che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. I risultati preliminari di entrambi gli studi indicano che tali associazioni hanno ridotto la carica virale (quantità di virus presente nella parte profonda del naso e della gola) in misura maggiore rispetto al placebo (trattamento fittizio), con una conseguente diminuzione di visite mediche e ricoveri correlati a COVID-19. Il comitato esaminerà inoltre l’uso di bamlanivimab in monoterapia sulla base di uno studio[3] secondo il quale bamlanivimab in monoterapia è in grado di ridurre la carica virale e di apportare benefici clinici. L’EMA fornirà maggiori informazioni dopo aver esaminato tutti i dati. Maggiori informazioni sul medicinale Casirivimab, imdevimab, bamlanivimab ed etesevimab sono anticorpi monoclonali che agiscono contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). I quattro anticorpi sono progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina e il loro utilizzo in associazione (casirivimab con imdevimab e bamlanivimab con etesevimab) può avere un effetto maggiore rispetto all’uso in monoterapia. Maggiori informazioni sulla procedura Il comitato sta conducendo due revisioni distinte (una per l’associazione casirivimab/imdevimab e l’altra per bamlanivimab/etesevimab). Le revisioni sono state richieste dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19. La revisione è condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere scientifico nel più breve tempo possibile. I pareri scientifici sono poi pubblicati per gli Stati membri dell’UE che possono prenderli in considerazione quando prendono decisioni sull’uso di questi medicinali a livello nazionale prima del rilascio delle formali autorizzazioni all’immissione in commercio. Qui è possibile leggere la notizia sul sito AIFA. - 05/02/2021
- Primo rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il primo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19, che avrà cadenza mensile. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 gennaio 2021 per i vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso: Comirnaty di Pfizer/BioNTech (autorizzato dal 22/12/2020 e utilizzato dal 27/12/2020) e COVID-19 Vaccino Moderna (autorizzato dal 07/01/2021 e utilizzato dal 14/01/2021). Le segnalazioni riguardano soprattutto la prima dose del vaccino Comirnaty (99%), che è stato il più utilizzato e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%). Nel periodo considerato sono pervenute 7.337 segnalazioni su un totale di 1.564.090 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 469 ogni 100.000 dosi), di cui il 92,4% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Con Comirnaty sono state osservate anche cefalea, parestesie, vertigini, sonnolenza e disturbi del gusto mentre con il vaccino Moderna, nausea e dolori addominali. Meno frequenti sono le altre reazioni locali e i dolori articolari diffusi. Come atteso, la febbre è stata segnalata con maggior frequenza dopo la seconda dose rispetto alla prima. Gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (85% dei casi). Del 7,6% di segnalazioni classificate come “gravi”, per le quali è in corso la valutazione del nesso causale con i vaccini, tre su quattro non hanno richiesto intervento specifico in ambito ospedaliero. Nel periodo sono stati segnalati anche 13 decessi avvenuti nelle ore successive alla vaccinazione che, nelle segnalazioni più dettagliate e complete di dati, non sono risultati correlati alla vaccinazione e sono in larga parte attribuibili alle condizioni di base della persona vaccinata. Le analisi condotte sui dati fin qui acquisiti confermano quindi un buon profilo di sicurezza di questi due vaccini a mRNA. L’ampio numero di segnalazioni non implica che siano emerse criticità inattese, ma è indice dell’elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza. Qui è possibile scaricare il primo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini contro COVID-19. Qui il comunicato stampa dal sito AIFA. - 05/02/2021
- Nota Informativa Importante su Alkindi Alkindi idrocortisone granuli in capsule da aprire è indicato come terapia sostitutiva nell’insufficienza surrenalica nei neonati, bambini e adolescenti (dalla nascita fino a 18 anni). È stato segnalato un episodio di crisi surrenalica in un neonato la cui terapia è stata modificata da compresse solubili di idrocortisone ad Alkindi. L’insufficienza surrenalica acuta può verificarsi in seguito al passaggio ad Alkindi granuli a causa del rischio potenziale di dosaggio inaccurato, possibile con altre formulazioni di idrocortisone orale. Per prevenire crisi surrenaliche a seguito del passaggio ad Alkindi, si deve raccomandare a chi si prende cura del bambino di monitorarlo attentamente durante la prima settimana di trattamento, e se necessario di somministrare dosi supplementari di Alkindi granuli in accordo a quanto riportato nel foglio illustrativo e di rivolgersi immediatamente a un medico. Qui la notizia nel sito di AIFA. Qui la nota informativa su Alkindi idrocortisone. - 05/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 di Novavax (NVX-CoV2373) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di NVX-CoV2373, un vaccino anti-COVID‑19 sviluppato da Novavax CZ AS (una controllata di Novavax, Inc.). La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. Al momento, l’azienda sta conducendo studi clinici sulle persone per valutare la sicurezza, l’immunogenicità (ossia la capacità di innescare una risposta contro il virus) e l’efficacia del vaccino contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati provenienti da questi e da altri studi clinici nel momento in cui diventano disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità farmaceutica. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Come per gli altri vaccini, si prevede che NVX-CoV2373 predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione. Si tratta di un vaccino a base proteica contenente minuscole particelle ottenute da una versione prodotta in laboratorio della proteina spike (S) presente sulla superficie del coronavirus SARS-CoV-2. Contiene anche un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà le particelle proteiche come estranee e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il sistema immunitario riconoscerà la proteina spike presente sulla superficie del virus e sarà pronto a combatterla. Anticorpi e cellule immunitarie possono proteggere contro COVID-19, lavorando insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui la notizia nel sito di AIFA. - 05/02/2021
- Nota Informativa Importante su EUTIROX (levotiroxina) E’ stata approvata e sarà commercializzata da maggio 2021 una nuova formulazione del medicinale EUTIROX (levotiroxina) per tutti i dosaggi. Il passaggio dalla vecchia formulazione di EUTIROX alla nuova prevede un’attenzione particolare in quanto, considerato il ristretto indice terapeutico del medicinale, anche la sola modifica degli eccipienti potrebbe determinare squilibri tiroidei con conseguente necessità di valutazione clinica e di laboratorio, per verificare che il dosaggio individuale resti appropriato. Sono stati predisposti una Nota Informativa Importante destinata agli operatori sanitari e un documento informativo per i pazienti, in forma di domande e risposte, per informare sulle modifiche della formulazione e sulla corretta gestione dei pazienti che passano alla formulazione modificata. Riassunto: Una nuova formulazione di EUTIROX compresse sarà disponibile a partire da Maggio 2021.Si raccomanda uno stretto monitoraggio dei pazienti che passano alla nuova formulazione di EUTIROX poiché il passaggio può determinare squilibri tiroidei a causa del ristretto intervallo terapeutico della levotiroxina. Ciò include una valutazione clinica e di laboratorio per assicurare che la dose individuale del paziente rimanga appropriata.Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta ai gruppi vulnerabili (ad esempio pazienti con carcinoma tiroideo, malattie cardiovascolari, donne in gravidanza, bambini e anziani).La nuova formulazione rende il principio attivo più stabile e non contiene il lattosio come eccipiente.Le modalità con cui EUTIROX viene assunto rimangono invariate. Qui la nota informativa AIFA sulla nuova formulazione di EUTIROX. Qui un documento di domande e risposte sulla nuova formulazione di EUTIROX. - 03/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati relativi a un farmaco noto come associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab), sviluppato in collaborazione da Regeneron Pharmaceuticals, Inc. e F. Hoffman-La Roche, Ltd (Roche) per il trattamento e la prevenzione di COVID-19. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio che indica un effetto benefico del medicinale nel ridurre la quantità di virus presente nel sangue (carica virale) in pazienti con COVID-19 non ospedalizzati. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato lo studio completo ed è troppo presto per trarre conclusioni sul rapporto beneficio/rischio del medicinale. L’EMA ha iniziato a valutare il primo blocco di dati sul medicinale provenienti da studi di laboratorio e da studi sugli animali (dati non clinici). Il CHMP valuterà tutti i dati relativi a questo medicinale, comprese le prove di uno studio condotto su pazienti con COVID-19 ospedalizzati e di altri studi clinici non appena saranno disponibili. La revisione ciclica continuerà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà la conformità del medicinale agli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Questo medicinale è composto da due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Casirivimab e imdevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due diversi siti. Quando i principi attivi sono legati alla proteina spike, il virus non è in grado di penetrare nelle cellule dell’organismo. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima della presentazione della domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda deve presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi. Leggi qui la notizia dal sito AIFA - 02/02/2021
- AIFA: autorizzato vaccino AstraZeneca AIFA autorizza il vaccino AstraZeneca per la prevenzione della malattia COVID-19 nei soggetti al di sopra dei 18 anni, come da indicazione EMA. “L’arrivo di un terzo vaccino rappresenta un importante contributo alla campagna vaccinale in corso”, commenta il DG di AIFA Nicola Magrini e “AIFA ha fornito indicazioni per ottimizzare l’utilizzo dei vaccini esistenti sfruttandone al meglio le diverse caratteristiche”. La Commissione tecnico-scientifica (CTS) dell’Agenzia, riunitasi oggi, 30 gennaio 2021, ha confermato la valutazione dell’EMA sull’efficacia (59,5% nella riduzione delle infezioni sintomatiche da COVID-19) e sul rapporto beneficio/rischio favorevole del vaccino. Abbiamo quindi una valida opzione aggiuntiva nel contrasto della pandemia, anche in considerazione della maggiore maneggevolezza d’uso di questo vaccino. Si tratta di uno strumento che rafforza la campagna vaccinale in Italia e, seppure i dati a disposizione indichino una efficacia inferiore a quella degli altri due vaccini disponibili, la comparazione tra i tre vaccini è difficile, tenuto conto delle diversità delle popolazioni studiate e della necessità di completare gli studi. In particolare, i dati degli studi registrativi del vaccino AstraZeneca mostrano un livello di incertezza nella stima di efficacia nei soggetti sopra i 55 anni, in quanto tale popolazione (nella quale tuttavia si è osservata una buona risposta anticorpale) era scarsamente rappresentata. Nel tentativo di contestualizzare le migliori condizioni di utilizzo di questo vaccino rispetto agli altri vaccini disponibili (BioNTech/Pfizer e Moderna) e sottolineando che una valutazione conclusiva potrà avvenire solo al termine degli studi clinici in corso, la CTS ha suggerito: Un utilizzo preferenziale dei vaccini a RNA messaggero nei soggetti più anziani e/o più fragili. Per la definizione di specifiche categorie di rischio si rimanda a quanto previsto dal piano strategico per la vaccinazione anti SARS-CoV2/COVID-19 del Ministero della Salute.Un utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide. La Commissione si è riservata infine di fornire indicazioni puntuali su aspetti più specifici, quali l’intervallo tra la somministrazione delle due dosi, a seguito di ulteriori approfondimenti. “Abbiamo una ulteriore arma contro la pandemia – osserva in conclusione il Presidente Giorgio Palù – Altre presto se ne aggiungeranno. È auspicabile un approccio integrato tra vaccini e terapie anti COVID-19 attualmente in uso e in sperimentazione”. Qui la notizia dal sito AIFA. - 01/02/2021
- Primo aggiornamento EMA sulla sicurezza di Comirnaty Il Comitato per i Medicinali per uso Umano dell’EMA ha pubblicato il primo aggiornamento sulla sicurezza del vaccino per il COVID-19, Comirnaty. I dati raccolti nelle campagne di vaccinazione sull’uso di Comirnaty sono coerenti con l’attuale profilo di sicurezza del vaccino e non sono stati identificati nuovi effetti indesiderati. EMA pubblicherà mensilmente degli aggiornamenti di sicurezza per tutti i vaccini autorizzati, in linea con le misure eccezionali di trasparenza in atto per COVID-19. L’aggiornamento include la valutazione, da parte del Comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA, dei decessi segnalati dopo la vaccinazione con Comirnaty, compresi quelli avvenuti in persone fragili e anziane. Il PRAC ha concluso che i dati non mostrano una correlazione con la vaccinazione con Comirnaty e che i casi non costituiscono una problematica di sicurezza. Ulteriori segnalazioni continueranno ad essere attentamente monitorate. Qui la notizia dal sito AIFA. Report EMA “COVID-19 vaccine safety update – Comirnaty” - 01/02/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca nell’UE L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine AstraZeneca per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni. Si tratta del terzo vaccino anti-COVID-19 a cui l’Agenzia ha raccomandato il rilascio di una AIC. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha condotto una rigorosa valutazione dei dati sulla qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino e ha raccomandato, per consenso, il rilascio di una formale autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni da parte della Commissione europea. Ciò assicurerà ai cittadini dell’UE che il vaccino rispetta gli standard europei e introduce le garanzie, i controlli e gli obblighi su cui fondare le campagne di vaccinazione a livello dell’Unione. “Grazie a questo terzo parere favorevole, abbiamo ulteriormente ampliato il numero di vaccini a disposizione degli Stati membri dell’UE e del SEE per fronteggiare la pandemia e proteggere i cittadini”, ha dichiarato Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA. “Come avvenuto in precedenza, il CHMP ha condotto una rigorosa valutazione del vaccino, e le basi scientifiche del nostro lavoro corroborano il nostro strenuo impegno a favore della salvaguardia della salute dei cittadini dell’UE”. I risultati congiunti di 4 studi clinici condotti nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica hanno dimostrato che COVID-19 Vaccine AstraZeneca era sicuro ed efficace nella prevenzione di COVID-19 in soggetti a partire dai 18 anni di età. Questi studi hanno coinvolto complessivamente circa 24.000 persone, metà delle quali ha ricevuto il vaccino, mentre l’altra metà ha ricevuto un’iniezione di controllo (iniezione fittizia o un altro vaccino non-COVID). I soggetti non erano a conoscenza di aver ricevuto il vaccino di studio o l’iniezione di controllo. La sicurezza del vaccino è stata dimostrata in tutti e quattro gli studi. Tuttavia, l’Agenzia ha calcolato l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati dello studio COV002 (condotto nel Regno Unito) e dello studio COV003 (condotto in Brasile). Gli altri due studi presentavano meno di 6 casi di COVID-19 ciascuno, e questo dato non è stato sufficiente per misurare l’effetto preventivo del vaccino. Inoltre, poiché il vaccino deve essere somministrato in due dosi standard e la seconda dose deve essere somministrata dalle 4 alle 12 settimane dopo la prima, l’Agenzia si è concentrata sui risultati che riguardavano persone che avevano ricevuto questo regime di somministrazione standard. È emerso che il numero di casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 59,5 % nei soggetti a cui era stato somministrato il vaccino (64 su 5.258 presentavano COVID-19 con sintomi), rispetto a quelli che avevano ricevuto l’iniezione di controllo (154 su 5.210 presentavano COVID-19 con sintomi). Ciò significa che negli studi clinici il vaccino ha dimostrato di essere efficace al 60% circa. La maggior parte dei partecipanti agli studi in questione aveva tra i 18 e i 55 anni di età. Non sono ancora disponibili dati sufficienti relativi a partecipanti più anziani (oltre i 55 anni di età) per stabilire il grado di efficacia del vaccino in questa popolazione. Tuttavia, ci si aspetta la protezione, essendo stata osservata una risposta immunitaria in questa fascia di età e sulla base dell’esperienza ottenuta con altri vaccini. Poiché esistono informazioni affidabili sulla sicurezza in questa popolazione, gli esperti scientifici dell’EMA hanno ritenuto che il vaccino possa essere usato negli adulti più anziani. Sono attese maggiori informazioni dagli studi in corso che comprendono una percentuale più elevata di partecipanti anziani. COVID-19 Vaccine AstraZeneca è somministrato come ciclo di due iniezioni nel braccio, a distanza di 4-12 settimane l’una dall’altra. Gli effetti indesiderati osservati più frequentemente con COVID-19 Vaccine AstraZeneca sono stati in genere di entità lieve o moderata e si sono risolti entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Gli effetti indesiderati più comuni sono dolore e dolorabilità nel sito di iniezione, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari, sensazione generale di malessere, brividi, febbre, dolore alle articolazioni e nausea. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno ad essere monitorate durante l’utilizzo in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e gli ulteriori studi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per COVID-19 Vaccine AstraZeneca contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione con i dettagli della valutazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca da parte dell’EMA e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati entro pochi giorni. I dati degli studi clinici presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical datadell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, compresa una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Meccanismo d’azione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca Ci si aspetta che COVID-19 Vaccine AstraZeneca predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il virus si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia COVID-19 Vaccine AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del SARS-CoV-2. L’adenovirus di per sé non è in grado di replicarsi e non provoca la malattia. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzano il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo: anticorpi e cellule T possono lavorare insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette, contribuendo pertanto a proteggere la persona contro COVID-19. Autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni La Commissione europea accelererà il proprio processo decisionale in modo da emettere una decisione sull’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine AstraZeneca, e consentire di effettuare le campagne vaccinali nell’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni è uno degli strumenti previsti dalla legislazione dell’UE per rendere prioritaria la procedura di autorizzazione per la rapida approvazione di trattamenti e vaccini durante situazioni di emergenza per la salute pubblica. Un’AIC subordinata a condizioni garantisce che il vaccino è conforme ai rigorosi standard dell’UE in materia di sicurezza, efficacia e qualità e che è prodotto e controllato in impianti certificati approvati, in linea con gli elevati standard farmaceutici compatibili con la commercializzazione su vasta scala. Le AIC subordinate a condizioni consentono di autorizzare i medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ciò accade se il beneficio per il paziente derivante dall’immediata disponibilità di un medicinale o di un vaccino supera il rischio inerente al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Tuttavia, i dati devono dimostrare che i benefici del medicinale o del vaccino superano i rischi. Una volta rilasciata l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni, AstraZeneca dovrà fornire ulteriori dati dagli studi in corso entro termini predefiniti per confermare che i benefici continuano a superare i rischi. L’azienda condurrà inoltre studi volti a fornire garanzie aggiuntive sulla qualità farmaceutica del vaccino in seguito all’aumento della produzione. Monitoraggio della sicurezza di COVID-19 Vaccine AstraZeneca In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, COVID-19 Vaccine AstraZeneca sarà sottoposto ad attento monitoraggio e sarà oggetto di una serie di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID19. Sebbene nell’ambito degli studi clinici un numero elevato di persone abbia ricevuto i vaccini COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono emergere solo quando si saranno vaccinate milioni di persone. Le aziende dovranno forniranno relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e condurranno studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. In aggiunta, studi indipendenti sui vaccini anti-COVID-19 , coordinati dalle autorità dell’UE, forniranno informazioni aggiuntive sulla sicurezza e sui benefici a lungo termine del vaccino per la popolazione in generale. Queste misure consentiranno alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Valutazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca Durante la valutazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca, il CHMP ha ricevuto il supporto del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, che ha esaminato il piano di gestione del rischio di COVID-19 Vaccine AstraZeneca, e della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini anti-COVID-19. Qui la notizia dal sito AIFA. Qui il documento dell’EMA - 01/02/2021
- Nota Informativa Importante su Ulipristal acetato 5 mg (Esmya) La Nota Informativa Importante ha lo scopo di informare sulle nuove restrizioni d’uso delle indicazioni nei fibromi uterini di ulipristal acetato 5 mg, a causa del rischio di grave danno epatico. Ulipristal acetato 5 mg deve essere ora impiegato solo per il trattamento intermittente dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini, nelle donne che non hanno raggiunto la menopausa, e quando l’embolizzazione dei fibromi uterini o il trattamento chirurgico non risultano appropriati, o non abbiano funzionato. Sommario: Sono emersi casi di grave danno epatico (compresi quelli che necessitano di trapianto di fegato) conseguenti all’uso di ulipristal acetato 5 mg per il trattamento dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini.Ulipristal acetato 5 mg deve essere ora impiegato solo per il trattamento intermittente dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini, nelle donne che non hanno raggiunto la menopausa, e quando l’embolizzazione dei fibromi uterini o il trattamento chirurgico non risultano appropriati, o non abbiano funzionato.Il medico deve discutere con le pazienti i rischi e i benefici delle alternative terapeutiche disponibili di modo che esse possano prendere una decisione più consapevole.I rischi derivanti dal trattamento con ulipristal acetato 5 mg devono essere spiegati in maniera esaustiva alle pazienti, in particolare il rischio di danno epatico che potrebbe, in rari casi, portare al trapianto di fegato.Le pazienti devono essere informate sui possibili segni e sintomi di danno epatico e che, all’insorgenza di tali sintomi, devono interrompere il trattamento e contattare immediatamente il proprio medico. Qui la notizia dal sito AIFA. Qui la nota si sicurezza emanata dalle agenzie regolatorie. - 01/02/2021
- Eventi avversi dei radiofarmaci segnalati dai pazienti: uno studio prospettico su 1002 pazienti Gli eventi avversi dei radiofarmaci possono essere sottostimati o non essere rilevati. I pazienti possono fornire informazioni su questi eventi avversi per consentire agli operatori sanitari di rilevarli, comprenderli e gestirli in modo più efficiente. In questo studio, pubblicato su Drug Safety a settembre 2020, è stato determinato il tipo, la causalità e la frequenza degli eventi avversi dei radiofarmaci riferiti dai pazienti e valutato l’inizio, l’esito e il follow-up di questi eventi avversi dal punto di vista del paziente. È stato eseguito uno studio prospettico di coorte su 1002 pazienti sottoposti a un esame di medicina nucleare. Utilizzando un questionario validato, sono state raccolte le informazioni riportate dai pazienti sugli eventi avversi verificatisi immediatamente dopo la somministrazione del radiofarmaco e su quelli verificatisi successivamente. Gli eventi avversi sono stati analizzati, codificati e valutati per il nesso di causalità da due ricercatori indipendenti. Un totale di 187 (18,7%) pazienti ha riportato 379 eventi avversi. La maggior parte degli eventi avversi riferiti dai pazienti erano codificati dalla SOC “disturbi generali e condizioni relative alla sede di somministrazione” (42,0%) e “disturbi del sistema nervoso” (16,9%). Nel 43,0% dei casi, la correlazione tra l’evento avverso e il radiofarmaco è stata valutata possibile o probabile. È stato riscontrato che la frequenza delle reazioni avverse ai radiofarmaci diagnostici era del 2,8% e nessun evento medico importante è stato correlato alla somministrazione di questa classe di farmaci. La maggior parte degli eventi avversi (80,0%) si è verificata subito dopo la somministrazione del radiofarmaco e si è risolta entro poche ore. Alcuni eventi (20,0%) sono emersi dopo che i pazienti avevano lasciato il reparto di medicina nucleare, impiegando più tempo per risolversi. Possono verificarsi reazioni avverse ai radiofarmaci diagnostici e la frequenza riportata dai pazienti è risultata essere del 2,8%, una percentuale superiore a quella riportata nella letteratura esistente. Leggi qui l’articolo completo. - 29/01/2021
- Chiarimento EMA sull’intervallo di somministrazione di Comirnaty Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha aggiornato le informazioni sul prodotto per il vaccino contro il COVID-19 Comirnaty (di Pfizer-BioNTech), chiarendo la questione riguardo all’intervallo fra la prima e la seconda dose. Qui è possibile leggere la comunicazione di EMA su Comirnaty. Qui invece il link alla notizia sul sito AIFA. - 29/01/2021
- Reazioni allergiche e anafilattiche a vaccino contro COVID-19 di Pfizer-BioNTech L’11 dicembre 2020 l’agenzia americana Food and Drug Administration ha autorizzato l’uso in emergenza del vaccino Pfizer-BioNTech nei confronti della malattia da coronavirus COVID-19, che si somministra in 2 dosi a distanza di 21 giorni. In seguito all’inizio delle somministrazioni sono emerse segnalazioni di anafilassi dopo la prima dose del vaccino. L’anafilassi è una reazione allergica rischiosa per la vita che si verifica molto raramente dopo vaccinazione, con un’insorgenza nell’arco di minuti o poche ore. Il sistema di segnalazione degli eventi avversi dopo vaccinazione (Vaccine Adverse Event Reporting System – VAERS) è un sistema nazionale che raccoglie segnalazioni spontanee, tramite il quale sono state notificate sospette reazioni allergiche gravi e anafilassi in seguito alla somministrazione del vaccino. I medici del Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (CDC) hanno valutato tali segnalazioni e hanno applicato i criteri per la definizione di caso redatti dalla Brighton Collaboration per classificare i casi clinici come anafilassi oppure no. Sono stati esclusi eventi avversi non allergici, principalmente di tipo vasovagale o correlati all’ansia. Sono inoltre state escluse reazioni allergiche o anafilattiche che si sono verificate successivamente in seguito al giorno della vaccinazione a causa della difficoltà di attribuire chiaramente alla vaccinazione le reazioni allergiche con esordio ritardato. Nel periodo tra il 14 e il 23 dicembre 2020, è stata somministrata la prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech per COVID-19 a 1 893 360 persone. I CDC hanno identificato 21 casi clinici sottomessi al VAERS che corrispondono ai criteri per la definizione di anafilassi della Brighton Collaboration con un tasso stimato di 11,1 casi per milione di dosi somministrate. 4 pazienti sono stati ospedalizzati, mentre 17 sono stati trattati in un pronto soccorso; infine è noto che 20 di questi sono stati dimessi a casa o sono guariti al momento della segnalazione nel VAERS. Non sono stati segnalati decessi dovuti ad anafilassi. L’intervallo medio di tempo tra la somministrazione del vaccino e l’esordio dei sintomi è stato di 13 minuti (range 2-150 minuti); 15 pazienti (71%) hanno avuto un esordio entro 15 minuti; 18 (86%) hanno avuto un esordio entro 30 minuti. I segni e i sintomi più comuni sono stati orticaria, angioedema, rash cutaneo e un senso di costrizione alla gola. 17 (81%) su 21 pazienti che ha sperimentato anafilassi aveva una storia documentata di allergie o reazioni allergiche, tra cui allergie a farmaci, cibi e punture di insetti. 7 (33%) aveva manifestato un episodio di anafilassi nel passato, tra cui uno in seguito al vaccino per la rabbia e un altro dopo aver ricevuto il vaccino per l’influenza a (H1N1). Nello stesso periodo il VAERS ha identificato 83 casi di reazioni allergiche non anafilattiche dopo vaccinazione con il vaccino Pfizer-BioNTech. I sintomi più comunemente riportati nelle reazioni allergiche non anafilattiche includevano prurito, rash, prurito e irritazione alla gola e lievi sintomi respiratori. La mortalità da COVID-19 è elevata nelle popolazioni ad alto rischio e le opzioni terapeutiche sono limitate. La vaccinazione di massa con vaccini altamente efficaci rappresenta uno strumento importante per controllare la pandemia. Sono disponibili linee guida dei CDC per l’uso dei vaccini per COVID-19 e per il trattamento dell’anafilassi. In particolare, le sedi di vaccinazione devono assicurare le risorse per gestire un caso di anafilassi, specialmente quantità sufficienti di adrenalina in siringhe pre-riempite o per auto-iniezione. I soggetti che riceveranno il vaccino dovranno essere interrogati per identificare persone con controindicazioni e che necessitano precauzioni. Deve essere garantito un periodo di osservazione di 15 o 30 minuti dopo la vaccinazione a seconda della storia pregressa del paziente di reazioni allergiche. Inoltre, i medici e gli operatori sanitari devono saper riconoscere i segni e i sintomi di anafilassi precocemente e trattare immediatamente una sospetta anafilassi con adrenalina intramuscolo (a causa della natura acuta e pericolosa per la vita dell’anafilassi). I pazienti dovrebbero essere istruiti per ricercare cure mediche immediate se sviluppano segni o sintomi di una reazione allergica dopo il periodo di osservazione e una volta che hanno lasciato il luogo della vaccinazione. I clinici hanno un ruolo importante per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini e devono essere vigilanti nel riconoscere e riportare gli eventi avversi ai sistemi nazionali di Farmacovigilanza. Bibliografia Shimabukuro T, Nair N. Allergic Reactions Including Anaphylaxis After Receipt of the First Dose of Pfizer-BioNTech COVID-19 Vaccine. JAMA. 2021 Jan 21. L’articolo completo può essere letto qui. - 28/01/2021
- Sicurezza sull’utilizzo degli Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC) in gravidanza: uno studio retrospettivo di coorte. Introduzione Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) hanno ampiamente rimpiazzato gli antagonisti della vitamina K per molte indicazioni terapeutiche. Sono attualmente prescritti a milioni di pazienti, incluse donne in età riproduttiva. L’esposizione ai DOAC nelle prime fasi della gravidanza non è comune, tuttavia i dati sui rischi di tossicità embrionale sono scarsi. Gli autori hanno valutato il rischio teratogeno in un ampio campione di casi riportati. Metodi In questo studio di coorte retrospettivo gli autori hanno raccolto segnalazioni di casi clinici di esposizione ai DOAC in gravidanza ottenuti da ginecologi, ematologi e specialisti vascolari a partire dal maggio 2015. Gli autori hanno poi esportato i dati dai database di farmacovigilanza dei produttori di DOAC, dell’Agenzia Europea del Farmaco, dall’Autorità tedesca sui farmaci e dall’americana Food and Drug Administration, cercando segnalazioni di esposizione in gravidanza. Sono stati ottenuti dati dal registro dell’International Society of Thrombosis and Haemostasis (ISTH) e dal Teratology Information Service (TIS) di Ulm in Germania. È stata poi condotta una ricerca sistematica in letteratura nel luglio 2020 per individuare casi di esposizione ai DOAC. I dati sono stati confrontati con quelli già in possesso dagli autori del 2016 e sono stati esclusi duplicati. Le anomalie fetali o neonatali sono state classificate come difetti maggiori alla nascita secondo la classificazione European Concerted Action on Congenital Anomalies and Twins (EUROCAT) e giudicati in quattro categorie in relazione all’esposizione ai DOAC come probabile, possibile, improbabile o non correlato. Risultati Gli autori hanno identificato 1193 segnalazioni di esposizione ai DOAC durante la gravidanza; 49 riportate dai medici, 48 dal registro ISTH, 29 dal TIS, 62 dall’Autorità tedesca dei farmaci, 536 da Bayer (estratti dal sistema di farmacovigilanza della Bayer, da VigiBase dell’OMS e dal Sistema di Segnalazione degli eventi avversi di FDA), 87 da Boehringer Ingelheim, 16 da Daiichi Sankyo, 98 dalla ricerca in letteratura, 2 dalla FDA, 10 dal Risk Evaluation Strategy Review, e 256 dalle segnalazioni dell’EMA. Dopo aver escluso i potenziali duplicati, sono stati identificati 614 casi unici di esposizione ai DOAC in gravidanza che si sono verificate tra il 1° febbraio 2007 e il 9 luglio 2020. Esse riguardavano il rivaroxaban in 505 (82%) gravidanze, dabigatran in 36 (6%), apixaban in 50 (8%) e edoxaban in 23 (4%) gravidanze. La durata dell’esposizione mediana ai DOAC in gravidanza è stata di 5,3 settimane (IQR 4,0 – 7,0). Le informazioni sull’esito delle gravidanze erano disponibili per 336 (55%) su 614 gravidanze: 188 (56%) di neonati nati vivi, 74 (22%) di aborto spontaneo, 74 (22%) di aborto indotto. Tra le 336 gravidanze di cui era noto l’esito, 21 (6%; CI 4-9) hanno manifestato anomalie fetali, tra le quali 12 (4%; 2-6) sono state giudicate come difetti congeniti maggiori, che potrebbero essere potenzialmente correlati all’esposizione ai DOAC in gravidanza. Interpretazione Sebbene le segnalazioni di eventi avversi in seguito all’esposizione in gravidanza ai DOAC siano carenti per quanto riguarda importanti dettagli e si riferiscono principalmente all’esposizione al rivaroxaban, i dati al momento disponibili non suggeriscono che l’utilizzo degli anticoagulanti DOAC in gravidanza determini un maggior rischio di patologie embrionali. Le linee guida ISTH del 2016 sconsigliano l’induzione dell’aborto in caso di esposizione ai nuovi anticoagulanti orali in gravidanza, in quanto la paura di una possibile tossicità embrionale non è giustificata. Viene invece raccomandata una stretta sorveglianza della gravidanza. Infine, i dati sull’esito delle gravidanze provenienti dai database di farmacovigilanza sono insufficienti perciò vi è la necessità di un miglior sistema di segnalazione. Bibliografia Beyer-Westendorf J, Tittl L, Bistervels I, Middeldorp S, Schaefer C, Paulus W, Thomas W, Kemkes-Matthes B, Marten S, Bornhauser M. Safety of direct oral anticoagulant exposure during pregnancy: a retrospective cohort study. Lancet Haematol. 2020 Dec;7(12): e884-e891. PMID: 33242445. E’ possibile leggere l’abstract originale dell’articolo qui. - 22/01/2021
- Dichiarazione delle Autorità Regolatorie dei Farmaci sul processo di approvazione dei vaccini per il COVID-19. L’Agenzia Italiana del Farmaco riporta una pubblicazione della Coalizione Internazionale delle Autorità Regolatorie dei Farmaci sui processi di approvazione dei vaccini per il COVID-19. Poiché la vaccinazione sarà determinante per porre fine alla pandemia globale e salvare vite umane, la dichiarazione ha lo scopo di spiegare i processi regolatori associati alla revisione dei vaccini contro il Covid-19 per determinarne sicurezza, efficacia e qualità e approfondisce le disposizioni adottate a livello nazionale e mondiale per il monitoraggio della sicurezza dei diversi vaccini contro il Covid-19 una volta immessi sul mercato. E’ possibile leggere la dichiarazione qui. - 22/01/2021
- Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna pubblica il Bollettino del secondo semestre 2020. Il Bollettino News di dicembre 2020 continua a occuparsi del COVID-19 così come già è stato fatto nel Bollettino del semestre precedente. Il primo articolo analizza il tema dei vaccini contro SARS-CoV-2 nelle loro fasi di sviluppo, focalizzando l’attenzione sulla sicurezza, in modo particolare nell’attuale fase post-registrativa. Il secondo articolo propone un aggiornamento sulla terapia per il COVID-19 nelle sue varie fasi, a partire dalle linee guida AIFA e del Ministero della Salute pubblicate a inizio dicembre.Vi è poi una sintesi dell’andamento della segnalazione in Sardegna nel secondo semestre del 2020. Infine, il Bollettino si conclude con la campagna promossa dall’EMA e dall’AIFA per la segnalazione di ADR correlate a farmaci e vaccini contro Covid-19. È possibile leggere liberamente il Bollettino cliccando al seguente link. - 15/01/2021
- Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna pubblica il Report annuale di attività del 2020. Viene riportata un’analisi della segnalazione a reazioni avverse a farmaci e vaccini in Sardegna che include il confronto con gli anni precedenti.È presente una descrizione di tutte le attività formative che sono continuate anche durante la pandemia.Infine, sono presenti anche le statistiche del sito.È possibile leggere liberamente il report cliccando al seguente link. - 15/01/2021
- AIFA pubblica le FAQ di Farmacovigilanza su vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica sul portale istituzionale una serie di domande e risposte frequenti (FAQ) sulla farmacovigilanza per chiarire dubbi e incertezze sul tema. Con cadenza mensile, saranno pubblicati inoltre i Report sui risultati dell’attività di farmacovigilanza. Si è scelta la cadenza mensile al fine di avere dati sufficienti che assicurino robustezza nelle analisi, nei confronti e nella valutazione. Questi Report saranno prioritariamente dedicati a illustrare i risultati delle analisi di associazione degli eventi segnalati con la vaccinazione e, ove possibile, riporteranno valori di riferimento e valori attesi che agevolino il giudizio sulla sicurezza dei diversi vaccini. Le FAQ di sono consultabili al link: https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-farmacovigilanza-vaccini-covid-19 I Report saranno pubblicati nella pagina: https://www.aifa.gov.it/farmacovigilanza-vaccini-covid-19 - 14/01/2021
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Vaccine AstraZeneca – 12 gennaio 2021 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford. La valutazione del vaccino, conosciuto come COVID-19 Vaccine AstraZeneca, si svolgerà secondo una tempistica più breve. Il parere sull’AIC potrebbe essere formulato il 29 gennaio, in occasione della riunione del comitato scientifico per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA, purché i dati su qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino presentati siano sufficientemente solidi e completi e che eventuali informazioni aggiuntive richieste per completare la valutazione siano trasmesse tempestivamente. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati derivanti da studi di laboratorio (dati preclinici), i dati sulla qualità del vaccino (le informazioni sui componenti e il processo di produzione) nonché alcune evidenze su sicurezza ed efficacia provenienti dall’analisi aggregata di dati clinici intermedi di quattro studi in corso nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica. Su richiesta del CHMP, l’azienda ha altresì presentato ulteriori dati scientifici su questioni legate alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del vaccino, che al momento sono in fase di valutazione. Durante la revisione e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici hanno ricevuto il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini anti-COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 12/01/2021
- Dose extra dai flaconcini del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty – 8 gennaio 2021 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto di Comirnaty, per specificare che ogni flaconcino contiene 6 dosi di vaccino. Per prelevare sei dosi da un singolo flaconcino, è necessario utilizzare siringhe e/o aghi a basso volume morto. Il volume morto dell’insieme siringa-ago a basso volume morto non deve superare i 35 microlitri. Se si utilizzano siringhe e aghi standard, la quantità di vaccino potrebbe non essere sufficiente per ricavare una sesta dose dal flaconcino. Se dal vaccino rimasto nel flaconcino dopo la quinta dose non è possibile prelevare una dose completa (0,3 mL), il flaconcino e il suo contenuto devono essere smaltiti dall’operatore sanitario. Non si devono cumulare le dosi avanzate da più flaconcini per ricavare una dose completa, e il vaccino non utilizzato deve essere eliminato 6 ore dopo la diluizione. Maggiori dettagli su tutte le fasi da seguire per l’utilizzo di Comirnaty sono disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Comirnaty è un vaccino indicato per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. È stato autorizzato nell’UE il 21 dicembre 2020. Informazioni per gli operatori sanitariDopo la diluizione, è possibile ottenere sei dosi di vaccino da un flaconcino usando siringhe e/o aghi a basso volume morto (≤35 μL) per tutte le dosi.Smaltire il flaconcino e il relativo contenuto se la quantità di vaccino rimasta nel flaconcino non è sufficiente per ricavare una sesta dose completa (0,3 mL).Non cumulare le dosi avanzate da più flaconcini per ricavare una dose completa.Smaltire l’eventuale vaccino non utilizzato dopo 6 ore dalla diluizione.Leggere le informazioni sul prodotto per le istruzioni complete. Maggiori informazioni sul vaccino Comirnaty è un vaccino indicato per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Comirnaty predispone l’organismo a difendersi contro la proteina spike presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2. Per maggiori informazioni consultare la pagina relativa al vaccino sul sito web dell’EMA. Visualizza il documento in formato PDF. - 08/01/2021
- Sicurezza dei vaccini nei bambini e nella popolazione generale. Introduzione. Le preoccupazioni riguardo agli eventi avversi in seguito a immunizzazione (Adverse Events Following Immunization – AEFI) e i movimenti contrari alle vaccinazioni, che mancano del supporto di evidenze scientifiche, potrebbero ridurre l’accettazione dei vaccini nella popolazione generale. Per tali motivi, gli scopi del presente studio erano di caratterizzare gli AEFI nella popolazione generale (in tutte le fasce d’età), in termini di frequenza, prevedibilità e gravità e definire le variabili che prevedono la loro gravità nei bambini. Metodi. É stato condotto uno studio retrospettivo sulle segnalazioni di sospette AEFI per I bambini e gli adulti che hanno ricevuto qualsiasi tipo di vaccinazione, riportate in Toscana tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017. Sono state raccolte le caratteristiche dei pazienti, il tipo di vaccini sospetti e la descrizione degli AEFI. Il nesso di causalità e la possibilità di prevenzione sono state valutate usando rispettivamente gli algoritmi dell’OMS e di Schumock e Thornton. È stata usata la regressione logistica per stimare il tasso di rischio (odds ratio) delle variabili potenzialmente predittive della gravità degli AEFI nei bambini. Risultati. Sono state raccolte un totale di 223 schede di sospetta reazione avversa AEFI, la maggior parte delle quali è stata giudicata non grave (76.7%). Le schede di segnalazione erano principalmente correlate ad un vaccino, e con una media da due a cinque tossoidi. Il numero totali di tossoidi somministrati simultaneamente e la presenza di allergeni non correlava con la gravità degli AEFI. Considerando I vaccini con un alto numero di dosi somministrate (≥60,000 dosi), il tasso stimato di segnalazioni per gravi AEFI era sempre molto basso, oscillando tra 0.01 e 0.2/1,000 dosi. 24 vaccini (8,993 dosi) non era correlato a nessun AEFI. Conclusioni I risultati del presente studio hanno mostrato che gli AEFI erano molto rari. La maggior parte di essi è stato classificato non grave e, nonostante le preoccupazioni dei movimenti contrari alle vaccinazioni, la somministrazione simultanea di vaccini è risultata sicura e non influenzava il rischio di manifestare un evento avverso AEFI grave, in modo particolare nei bambini. BibliografiaLombardi N, Crescioli G, Bettiol A, Tuccori M, Rossi M, Bonaiuti R, Ravaldi C, Levi M, Mugelli A, Ricci S, Lippi F, Azzari C, Bonanni P, Vannacci A. Vaccines Safety in Children and in General Population: A Pharmacovigilance Study on Adverse Events Following Anti-Infective Vaccination in Italy. Front Pharmacol. 2019 Aug 30; 10:948.E’ possibile leggere l’articolo liberamente al seguente link. - 08/01/2021
- Position paper dell’Accademia Europea di Allergologia sulle reazioni allergiche a vaccino Pfizer/BioNTech per COVID-19 Il vaccino Pfizer/BioNTech BNT162b2 contro la malattia da Coronavirus 2019 ha ricevuto l’approvazione in Europa a fine dicembre e nel corso dei primi giorni di vaccinazione pubblica si sono verificati vari casi di grave anafilassi. È in corso uno studio per approfondire i singoli casi e i fattori scatenanti. Il vaccino sarà somministrato ad un gran numero di individui nel mondo e sono insorte delle preoccupazioni sul fatto che possano verificarsi gravi eventi avversi. Con le informazioni al momento disponibili, l’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI) rende pubblica la sua posizione con delle raccomandazioni preliminari che saranno aggiornate non appena saranno disponibili nuovi dati. Per minimizzare il rischio di gravi reazioni allergiche negli individui che devono essere vaccinati è urgente comprendere la natura specifica delle gravi reazioni allergiche riportate. Le informazioni da conoscere includono la storia medica precedente degli individui affetti e il meccanismo implicato. Per raggiungere tale obiettivo tutte le informazioni cliniche e di laboratorio dovrebbero essere raccolte e riportate. I pazienti allergici di grado lieve e moderato non dovrebbero essere esclusi dalla vaccinazione poiché l’esclusione di tutti questi pazienti dalla somministrazione del vaccino potrebbe avere un impatto significativo per raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge (di popolazione). Gli operatori sanitari che vaccinano contro il COVID-19 devono essere sufficientemente preparati a riconoscere e trattare l’anafilassi in maniera appropriata ed avere la capacità di somministrare adrenalina. È indispensabile che venga effettuato un periodo di osservazione di almeno 15 minuti dopo la somministrazione del vaccino per tutti gli individui I dati al momento disponibili non hanno dimostrato un più alto rischio per i pazienti che soffrono di rinite allergica o asma e tale messaggio dovrebbe essere chiaramente riportato dai medici ai propri pazienti per incoraggiarli alla vaccinazione. Il beneficio della vaccinazione supera chiaramente il rischio nei confronti dello sviluppo di una forma grave di COVID-19 che riguarda anche il 30% della popolazione che soffre di malattie allergiche. Bibliografia Klimek L, Jutel M, Akdis CA, Bousquet J, Akdis M, Torres-Jaen M, Agache I, Canonica GW, Del Giacco S, O’Mahony L, Shamji MH, Pawankar R, Untersmayr E, Ring J, Bedbrook A, Worm M, Zuberbier T. ARIA-EAACI statement on severe allergic reactions to COVID-19 vaccines – an EAACI-ARIA position paper. Allergy. 2020 Dec 30. È possibile leggere liberamente l’articolo qui. - 08/01/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE di COVID-19 Vaccine Moderna – 6 gennaio 2021 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine Moderna per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni. Si tratta del secondo vaccino COVID-19 a cui l’EMA ha raccomandato il rilascio di una AIC. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha condotto una rigorosa valutazione dei dati sulla qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino e ha raccomandato, per consenso, il rilascio di una formale autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni da parte della Commissione europea. Ciò assicurerà ai cittadini dell’UE che il vaccino rispetta gli standard europei e introduce le garanzie, i controlli e gli obblighi su cui fondare le campagne di vaccinazione a livello dell’Unione. Secondo quanto dichiarato da Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA, “Questo vaccino rappresenta un nuovo strumento per superare l’emergenza in corso. La raccomandazione positiva del secondo vaccino ad appena un anno da quando l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia testimonia gli sforzi e l’impegno profusi da tutte le parti coinvolte”. “Come per tutti i medicinali, monitoreremo attentamente i dati sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino per garantire la protezione costante di tutte le persone. Il nostro lavoro sarà sempre fondato su prove scientifiche e sull’impegno a salvaguardare la salute dei cittadini dell’UE”. Uno studio clinico di dimensioni molto ampie ha dimostrato che COVID-19 Vaccine Moderna è efficace nella prevenzione di COVID-19 nei soggetti a partire dai 18 anni di età. Lo studio ha coinvolto un totale di circa 30.000 persone, metà delle quali ha ricevuto il vaccino, mentre l’altra metà ha ricevuto un’iniezione fittizia. Ai soggetti non è stato comunicato se avevano ricevuto il vaccino o un’iniezione fittizia. L’efficacia è stata calcolata su circa 28.000 persone di età compresa tra 18 e 94 anni, che non presentavano segni di precedente infezione. Lo studio ha mostrato che il numero dei casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 94,1% nei soggetti che avevano ricevuto il vaccino (su 14.134 persone vaccinate 11 presentavano COVID-19 con sintomi), rispetto a quelli che avevano ricevuto un’iniezione fittizia (su 14.073 persone a cui era stata somministrata un’iniezione fittizia 185 presentavano COVID-19 con sintomi). Ciò significa che il vaccino ha dimostrato di essere efficace al 94,1% nello studio. È stata altresì dimostrata un’efficacia del 90.9% nei partecipanti a rischio di COVID-19 grave, compresi i soggetti affetti da malattia polmonare cronica, cardiopatia, obesità, malattia del fegato, diabete o infezione da HIV. L’efficacia si è mantenuta elevata a prescindere dal sesso, dalla popolazione e dall’etnia. COVID-19 Vaccine Moderna è somministrato come ciclo di due iniezioni, solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di 28 giorni l’una dall’altra. Gli effetti indesiderati di COVID-19 Vaccine Moderna osservati più frequentemente sono stati in genere di entità lieve o moderata e si sono risolti entro pochi giorni dalla vaccinazione. Gli effetti indesiderati più comuni sono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, brividi, febbre, gonfiore o dolorabilità dei linfonodi delle ascelle, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, nausea e vomito. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno ad essere monitorate durante l’utilizzo in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE nonché gli ulteriori studi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per COVID-19 Vaccine Moderna contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione di COVID-19 Vaccine Moderna, condotta dall’EMA, e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati entro pochi giorni. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical datadell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, compresa una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Qual è il meccanismo d’azione di COVID-19 Vaccine Moderna COVID-19 Vaccine Moderna predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata mRNA che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T (globuli bianchi). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non rimane nell’organismo, ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni La Commissione europea accelererà il proprio processo decisionale in modo da emettere una decisione sull’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine Moderna, in modo da consentire l’avvio delle campagne vaccinali nell’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni è uno degli strumenti regolatori dell’UE per agevolare l’accesso precoce ai medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta, comprese situazioni di emergenza come la pandemia in corso. Un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni rappresenta un’autorizzazione formale del vaccino che riguarda tutti i lotti prodotti per l’Unione europea e fornisce una solida valutazione su cui fondare le campagne vaccinali. Poiché per COVID-19 Vaccine Moderna è stato raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino continuerà a fornire i risultati dello studio principale, che è in corso, per i prossimi 2 anni. Questo studio clinico e altri studi aggiuntivi forniranno informazioni sulla durata della protezione, sulla capacità del vaccino di prevenire la forma grave di COVID-19, sulla misura in cui il vaccino protegge le persone immunocompromesse, i bambini e le donne in gravidanza, e sulla capacità di prevenire i casi asintomatici. L’azienda condurrà inoltre studi per fornire ulteriori garanzie sulla qualità farmaceutica del vaccino, man mano che la produzione continuerà ad aumentare. Monitoraggio della sicurezza di COVID-19 Vaccine Moderna In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, COVID-19 Vaccine Moderna sarà sottoposto ad attento monitoraggio e sarà oggetto di attività relative specificamente ai vaccini COVID19. Sebbene nell’ambito degli studi clinici un numero elevato di persone abbia ricevuto i vaccini COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono emergere solo quando si saranno vaccinate milioni di persone. Le aziende dovranno forniranno relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e condurranno studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. In aggiunta, studi indipendenti sui vaccini COVID-19, coordinati dalle autorità dell’UE, forniranno informazioni aggiuntive sulla sicurezza a lungo termine e sui benefici del vaccino per la popolazione in generale. Queste misure consentiranno alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Valutazione di COVID-19 Vaccine Moderna Durante la valutazione di COVID-19 Vaccine Moderna, il CHMP ha ricevuto il supporto del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, che ha esaminato il piano di gestione del rischio di COVID-19 Vaccine Moderna, e della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 06/01/2021
- Aggiornamento sulla revisione ciclica del vaccino COVID-19 di AstraZeneca – 31 dicembre 2020 La valutazione, da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), del vaccino COVID-19 sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford ha fatto registrare progressi nelle ultime settimane. Al momento, l’EMA sta esaminando i dati sul vaccino nell’ambito di una revisione ciclica. Finora sono state valutate alcune evidenze su sicurezza ed efficacia derivanti da un’analisi aggregata dei dati clinici provvisori tratti da quattro studi clinici in corso nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica. L’ultimo pacchetto clinico è stato ricevuto il 21 dicembre ed è in fase di valutazione. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha già esaminato di dati provenienti da studi di laboratorio (dati preclinici) e ora è passato ai dati sulla qualità del vaccino (componenti e processo di produzione). Sono necessarie ulteriori informazioni scientifiche su questioni legate a qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino per sostenere il rigore previsto per un’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni. Pertanto, all’azienda è stato chiesto di fornire tali informazioni. Ulteriori dati provenienti dagli studi clinici in corso sono attesi a partire da gennaio. Analogamente, i dati provvisori di un ampio studio in corso negli Stati Uniti sono attesi nel primo trimestre del 2021. L’EMA è a conoscenza che l’Agenzia per i medicinali del Regno Unito (MHRA) ha concesso un’autorizzazione temporanea per la fornitura del vaccino nell’ambito dell’uso di emergenza, che è diversa da una AIC. L’EMA, gli esperti europei e la Commissione europea stanno lavorando affinché si giunga all’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni dei vaccini COVID-19, nel rispetto delle garanzie, dei controlli e degli obblighi previsti. Essa garantisce che i vaccini soddisfino i rigorosi standard europei in materia di sicurezza, efficacia e qualità, e prevede: informazioni complete sulla prescrizione e foglio illustrativo con istruzioni dettagliate per un uso sicuro;un solido piano di gestione del rischio e di monitoraggio della sicurezza;controlli sui processi di produzione, compresi i controlli sui lotti dei vaccini e le condizioni di conservazione;un piano di investigazione per l’uso pediatrico;obblighi giuridicamente vincolanti dopo l’approvazione (ossia, le condizioni) e un quadro giuridico chiaro per la valutazione dei dati emergenti di efficacia e sicurezza. L’EMA completerà la propria valutazione in conformità degli usuali standard di qualità, sicurezza ed efficacia. L’AIC garantisce che i vaccini COVID-19 soddisfino gli stessi elevati standard europei di tutti gli altri vaccini e medicinali. Maggiori informazioni sul vaccino Il vaccino, denominato COVID-19 Vaccine AstraZeneca, dovrebbe predisporre l’organismo a difendersi contro l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il virus si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia. COVID-19 Vaccine AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del SARS-CoV-2. L’adenovirus di per sé non è in grado di replicarsi e non provoca la malattia. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzano il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo: anticorpi e cellule T possono lavorare insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette, contribuendo pertanto a proteggere la persona contro COVID-19. Maggiori informazioni sulla revisione ciclica La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori di cui EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutti i documenti richiesti devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima che venga presentata la domanda completa. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda deve essere presentare la domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare il proprio parere sull’eventuale autorizzazione di un medicinale o di un vaccino in tempi più brevi. Visualizza il documento in formato PDF. - 31/12/2020
- Nota Informativa Importante su Epaclob (clobazam) – 30 dicembre 2020 Aggiornamento sul rischio di depressione respiratoria e sedazione associato a Epaclob 1 mg/ml e 2 mg/ml sospensione orale® (clobazam). Epaclob 1 mg/ml e 2 mg/ml sospensione orale non sono bioequivalenti alle compresse di clobazam (una delle forme farmaceutiche di riferimento nell’Unione Europea). Con l’assunzione di Epaclob, clobazam raggiunge concentrazioni plasmatiche più elevate rispetto alla stessa dose assunta sotto forma dicompresse. Quindi deve essere esercitata cautela nel passaggio da una forma farmaceutica all’altra. La stessa cautela deve essere esercitata nell’eventuale passaggio tra la forma farmaceutica in capsule disponibile sul mercato italiano (per una differente indicazione) ed EpaclobCiò può portare a un aumentato rischio di depressione respiratoria e sedazione, che può essere più evidente nel passaggio dalla formulazione in compresse alla sospensione orale. L’assenza di dati di bioequivalenza tra Epaclob e clobazam capsule rigide porta a prendere le stesse precauzioni nel passaggio tra le capsule e la sospensione orale. Visualizza il documento in formato PDF. - 30/12/2020
- Nota Informativa Importante su Kaletra (lopinavir/ritonavir) – 23 dicembre 2020 Kaletra (lopinavir/ritonavir) (80 mg+ 20mg)/ml soluzione orale, 2 flaconi contenenti due siringhe per uso orale da 2 ml: presenza di particelle di natura ammidica nelle siringhe per uso orale da 2 ml. Sintesi del difetto di qualità identificato Nel mese di Novembre 2020 sono state osservate particelle/flocculi di piccole dimensioni nelle siringhe per uso orale da 2 ml utilizzate per la somministrazione di Kaletra (80+20) mg soluzione orale.Il materiale identificato è stato l’erucamide, che è classificato e certificato come additivo alimentare ed è stato accertato durante una valutazione tossicologica. Queste raccomandazioni sono finalizzate a rimuovere queste particelle nel modo più completo possibile.Le particelle/flocculi osservati sono liberi nelle siringhe e potrebbero potenzialmente disperdersi nella soluzione orale.Le particelle/flocculi sono troppo piccoli per bloccare la siringa e causare lesioni fisiche o ostruzioni interne anche se ingerite da bambini molto piccoli.Il rischio di danni derivanti dall’ingestione delle particelle/flocculi con la soluzione orale è trascurabile, pertanto il prodotto è sicuro da usare per somministrazione orale.Questo difetto di qualità riguarda esclusivamente le siringhe per uso orale da 2 ml; la qualità e la sicurezza di Kaletra soluzione orale non sono impattate.In Italia, alla data del 23 dicembre 2020 non sono presenti sul canale distributivo unità di medicinale interessati dal Difetto di Qualità oggetto della presente comunicazione.AbbVie consiglia di lavare la siringa prima del primo utilizzo. Le informazioni riportate nel foglio illustrativo e le istruzioni nel riquadro sottostante raccomandano il lavaggio dopo ogni utilizzo. La stessa istruzione deve essere seguita per lavare la siringa prima del primo utilizzo. E’ importante lasciar asciugare la siringa completamente prima di utilizzarla per il dosaggio. Visualizza il documento in formato PDF. - 23/12/2020
- Nota Informativa Importante su Zerbaxa – 23 dicembre 2020 Richiamo volontario globale: Zerbaxa 1 g/0,5 g polvere per concentrato per soluzione per infusione a base di ceftolozano solfato / tazobactam sodico. Elementi chiave Sette lotti di Zerbaxa (ceftolozano / tazobactam) non hanno superato i test di sterilità. In base alle analisi effettuate da MSD, cinque di questi lotti sono risultati positivi per Ralstonia pickettii. Nessuno di questi lotti è stato rilasciato sul mercato.Tutti i lotti di prodotto distribuiti sul mercato hanno soddisfatto le specifiche per il rilascio autorizzate, inclusa la sterilità.Tuttavia, in via precauzionale, MSD sta effettuando un richiamo di tutti i lotti di Zerbaxa, in corso di validità. Si tratta di un richiamo volontario condotto a livello delle farmacie ospedaliere. È stato richiesto ai farmacisti ospedalieri di porre immediatamente in quarantena tutte le unità di prodotto disponibili, che saranno poi ritirate da MSD entro 6 mesi.Gli operatori sanitari devono immediatamente interrompere l’uso di Zerbaxa e considerare un piano di trattamento alternativo per i loro pazienti. Visualizza il documento in formato PDF. - 23/12/2020
- Nota Informativa Importante su Nubriveo (brivaracetam) – 22 dicembre 2020 AIFA rende disponibili nuove e importanti informazioni su Nubriveo (brivaracetam). Un numero esiguo di flaconi di vetro appartenenti a lotti diversi di Nubriveo®10mg/mL (brivaracetam) soluzione orale, 300 mL, hanno un diametro del collo leggermente più stretto, rendendo così difficile l’inserimento dell’adattatore per estrarre la soluzione tramite l’utilizzo della siringa per somministrazione orale.Informi il paziente/chi si prende cura del paziente di tale problema quando dispensa il medicinale e, se possibile, verifichi con il paziente/chi si prende cura del paziente se l’adattatore si inserisce nel flacone dispensato. Se l’adattatore non si inserisce nel flacone dispensato e ci sono difficoltà nell’estrarre la dose, il flacone deve essere sostituito.Il difetto del collo del flacone non impatta la sicurezza di Nubriveo® soluzione orale. Tuttavia, un minimo rischio di errore nel dosaggio dovuto all’utilizzo di un flacone difettoso o all’utilizzo della siringa senza adattatore non può essere escluso.UCB sta lavorando con il produttore dei flaconi di vetro per risolvere tale difetto. I numeri dei lotti potenzialmente coinvolti sono riportati di seguito. Alcuni flaconi appartenenti a tali lotti potrebbero avere periodo di validità fino al 2025. Pertanto, i reclami potrebbero essere ricevuti fino a tale data. I lotti potenzialmente coinvolti sono 296954, 299727, 299736, 299738, 299914, 300505, 301008, 301010, 301918, 302346, 302874, 302960, 302961, 303261, 304171, 304173, 304224, 305150, 305151, 305657, 305708, 306231, 306232, 306233, 306234, 306235, 306236, e 308284 dei quali solamente il lotto 299727 è stato distribuito in Italia. Visualizza il documento in formato PDF. - 22/12/2020
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del primo vaccino COVID-19 – 21 dicembre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per il vaccino Comirnaty, sviluppato da BioNTech and Pfizer, destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti a partire dai 16 anni di età. Il parere scientifico dell’EMA apre la strada alla prima autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino COVID-19 nell’UE da parte della Commissione europea, nel rispetto delle garanzie, dei controlli e degli obblighi da essa derivanti. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la rigorosa valutazione di Comirnaty e ha stabilito per consenso che sono ora disponibili dati sufficientemente solidi di qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino per raccomandare una formale autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni. In tal modo si disporrà di un quadro controllato e solido su cui fondare le campagne di vaccinazione nell’UE e grazie al quale proteggere i cittadini dell’Unione. Visualizza il documento in formato PDF. Visualizza caratteristiche del vaccino Comirnaty. - 21/12/2020
- Aggiornamento sulla valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino a mRNA-1273 per COVID-19 di Moderna – 18 dicembre 2020 Nelle ultime settimane l’EMA ha portato avanti speditamente la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) per il vaccino a mRNA-1273 per COVID-19 di Moderna. Grazie al dialogo continuo, l’azienda ha potuto approfondire e gestire in modo rapido le questioni sorte durante la valutazione. L’ulteriore avanzamento della procedura dipenderà dalla solidità dei dati come pure dalla disponibilità di informazioni aggiuntive fornite dall’azienda per rispondere alle domande sollevate durante la valutazione. Il CHMP concluderà la propria valutazione quanto prima e solo se le evidenze dimostreranno in modo convincente che i benefici del vaccino superano i potenziali rischi. In data odierna e prima del previsto, l’azienda ha presentato l’ultimo pacchetto di dati necessario per la valutazione della domanda e contenente informazioni relative al processo di produzione del vaccino per il mercato dell’UE. Tenuto conto dei progressi compiuti, il comitato ha fissato una riunione straordinaria per il 6 gennaio 2021 per concludere, se possibile, la propria valutazione. La riunione prevista per il 12 gennaio 2021 sarà mantenuta, qualora necessario. Le due riunioni si svolgeranno a distanza poiché i locali di EMA sono chiusi al pubblico e il personale lavora da remoto a causa della pandemia. Secondo quanto dichiarato da Emer Cooke, direttore esecutivo di EMA, è stato possibile rivedere il calendario della valutazione dei vaccini per COVID-19 grazie all’enorme impegno profuso da tutti i soggetti coinvolti nelle valutazioni: i presidenti dei comitati scientifici, i rapporteur e i loro team di valutazione, gli esperti scientifici in tutti gli Stati membri dell’UE e lo staff di EMA. Inoltre, ha sottolineato che, come avviene per tutti i medicinali, i calendari sono provvisori. La pianificazione è stata costantemente rivista al fine di razionalizzare ulteriormente tutti gli aspetti procedurali necessari per una solida valutazione scientifica che porti ad un’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti i paesi dell’UE. Poiché il numero di contagi è in aumento in tutta Europa, vi è consapevolezza dell’enorme responsabilità di commercializzare un vaccino il più rapidamente possibile, garantendo nel contempo la solidità della revisione scientifica. Una volta che il CHMP avrà raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio, la Commissione europea velocizzerà il proprio processo decisionale in modo da rilasciare un’autorizzazione all’immissione in commercio valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE entro pochi giorni. EMA, gli esperti europei e la Commissione europea stanno lavorando perché si giunga alla prima autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino COVID-19 che sia immediatamente valida in tutti gli Stati membri dell’UE e rispetti le garanzie, i controlli e gli obblighi imposti, tra cui: informazioni complete sulla prescrizione e foglio illustrativo con istruzioni dettagliate per un uso sicuro;solido piano di gestione del rischio e di monitoraggio della sicurezza;controlli sui processi di produzione, compresi i controlli sui lotti dei vaccini e le condizioni di conservazione;piano di investigazione per l’uso pediatrico;obblighi giuridicamente vincolanti dopo l’approvazione (ossia, le condizioni) e un quadro giuridico chiaro per la valutazione dei dati emergenti di efficacia e sicurezza. L’autorizzazione all’immissione in commercio garantisce che i vaccini COVID-19 soddisfino gli stessi elevati standard europei di tutti gli altri vaccini e medicinali. L’AIC sarà valida contemporaneamente in tutti gli Stati membri dell’UE e consentirà ad essi di beneficiare di un lavoro congiunto svolto a livello europeo e di avviare le rispettive campagne vaccinali nello stesso momento. L’EMA si occupa della valutazione regolatoria indipendente delle evidenze prodotte per i vaccini per COVID-19 e formula raccomandazioni sulla loro autorizzazione e sul loro uso nell’UE. La valutazione scientifica alla base della raccomandazione per l’approvazione dei vaccini sarà indipendente e orientata alle esigenze dei pazienti e della salute pubblica. La raccomandazione dipenderà esclusivamente dalla solidità delle evidenze scientifiche relative alla sicurezza, alla qualità e all’efficacia di un vaccino. Visualizza il documento in formato PDF. - 18/12/2020
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2019 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Rapporto Vaccini 2019 che descrive le attività di vaccinovigilanza condotte in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Gruppo di Lavoro per la Vaccinovigilanza. Le attività di vaccinovigilanza comprendono il monitoraggio e la valutazione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini, compresa l’analisi riguardante il nesso di causalità. Le segnalazioni possono provenire in modo spontaneo da qualunque operatore sanitario o da cittadino. Inoltre le segnalazioni possono essere stimolate da progetti di farmacovigilanza attiva condotti nelle strutture sanitarie. Tutte le segnalazioni raccolte vengono registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza. Nell’immagine vengono riassunti i principali risultati della vaccinovigilanza per il 2019. Qui è possibile scaricare il documento completo. - 18/12/2020
- Nota Informativa Importante su Epaclob – 17 dicembre 2020 Epaclob 1 mg/ml e 2 mg/ml sospensione orale non sono bioequivalenti alle compresse di clobazam e deve essere esercitata cautela nella prescrizione di questi medicinali. Con l’assunzione di Epaclob sospensione orale, clobazam raggiunge concentrazioni plasmatiche più elevate rispetto alla stessa dose assunta sotto forma di compresse. Ciò può portare a un aumentato rischio di depressione respiratoria e sedazione, che può essere più evidente nel passaggio dalla formulazione in compresse alla sospensione orale. Visualizza il documento in formato PDF. - 17/12/2020
- Nota Informativa Importante su Metamizolo – 15 dicembre 2020 Sono stati riportati casi di danno epatico farmaco indotto (DILI drug -induced liver injury) con l’uso del metamizolo. E’ necessario informare i pazienti: Su come riconoscere precocemente i sintomi suggestivi di danno epatico farmaco indotto;di interrompere il trattamento con metamizolo in caso di comparsa di sintomi, e contattare il medico, in modo da valutare e monitorare la funzionalità epatica. Il metamizolo non deve essere ri-somministrato in pazienti con episodi di danno epatico in corso di trattamento con metamizolo, per cui non sia stato possibile determinare altra causa di danno epatico. Visualizza il documento in formato PDF. - 15/12/2020
- Aggiornamento sulla valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino BNT162b2 di BioNTech e Pfizer – 15 dicembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e i suoi esperti hanno lavorato intensamente nelle ultime settimane per valutare i dati presentati da BioNTech e Pfizer nel contesto della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni. Lo stato di avanzamento dipende da una valutazione solida e completa dei dati di qualità, sicurezza ed efficacia ed è determinato dalla disponibilità di informazioni aggiuntive fornite dall’azienda per rispondere alle domande sollevate durante la valutazione. Dopo che il CHMP ha ricevuto ieri sera dall’azienda i dati supplementari richiesti e in attesa dell’esito della relativa valutazione, è stata fissata una riunione eccezionale del comitato per il 21 dicembre, per giungere a una conclusione ove possibile. Se necessario, sarà mantenuta la riunione prevista per il 29 dicembre. Il CHMP concluderà la propria valutazione quanto prima e solo nel momento in cui i dati di qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino saranno sufficientemente solidi e completi per stabilire se i benefici superano i rischi. Una volta che il CHMP avrà raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio, la Commissione europea velocizzerà il proprio processo decisionale in modo da rilasciare un’autorizzazione all’immissione in commercio valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE entro pochi giorni. EMA, gli esperti europei e la Commissione europea stanno lavorando perché si giunga alla prima autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino COVID-19 che rispetti tutte le garanzie, i controlli e gli obblighi che una AIC subordinata a condizioni impone, tra cui: informazioni complete sulla prescrizione e foglio illustrativo con istruzioni dettagliate per un uso sicuro;solido piano di gestione del rischio e di monitoraggio della sicurezza;controlli sui processi di produzione, compresi i controlli sui lotti dei vaccini e le condizioni di conservazione;piano di investigazione per l’uso pediatrico;obblighi giuridicamente vincolanti dopo l’approvazione (ossia, le condizioni) e un quadro giuridico chiaro per la valutazione dei dati emergenti di efficacia e sicurezza. L’autorizzazione all’immissione in commercio garantisce che i vaccini COVID-19 soddisfino gli stessi elevati standard europei di tutti gli altri vaccini e medicinali. L’AIC sarà valida contemporaneamente in tutti gli Stati membri dell’UE e consentirà ad essi di beneficiare di un lavoro congiunto svolto a livello europeo e di avviare le rispettive campagne vaccinali nello stesso momento. Visualizza il documento in formato PDF. - 15/12/2020
- Esketamina: una revisione sui dati di efficacia e sicurezza. L’Esketamina è l’enantiomero S della ketamina racemica. Si tratta di un antagonista non selettivo e non competitivo del recettore N-metil-D-aspartato (NMDA), un recettore ionotropico glutammatergico. L’esketamina è stata approvata per l’uso nella “depressione resistente al trattamento” (definizione che comprende quei pazienti che non hanno risposto a due diversi trattamenti antidepressivi) negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito nel 2019. Una notizia che da alcuni è stata accolta con cautela, mentre altri ne hanno elogiato il nuovo impiego. D’altra parte, il National Institute for Health del Regno Unito e Care Excellence (NICE) ha pubblicato una bozza di linee guida nel gennaio 2020 raccomandando di non utilizzare l’esketamina per la depressione resistente al trattamento a causa della mancanza di prove di efficacia clinica e in termini di costi. Per questo è stata condotta una revisione sulle prove di efficacia e di sicurezza dell’esketamina negli studi presentati alla Food and Drug Administration (FDA) e ad altre agenzie regolatorie. Complessivamente cinque studi sono stati presentati dall’azienda farmaceutica Janssen alla FDA per chiedere l’approvazione dell’esketamina come trattamento aggiuntivo per la ” depressione resistente alle terapie “: tre studi di efficacia, ciascuno della durata di 4 settimane, un discontinuation trial e uno studio di sicurezza della durata di 60 settimane. La FDA normalmente richiede due trials di efficacia positiva per concedere in licenza un farmaco, “ciascuno convincente da solo”. Tuttavia, l’esketamina non ha soddisfatto nemmeno questo standard. Dei tre studi a breve termine condotti da Janssen solo uno ha mostrato una differenza statisticamente significativa tra esketamina e placebo. Questo studio ha rilevato una differenza di 4 punti sulla Montgomery – Åsberg Depression Rating Scale (MADRS) – che va da 0 a 60- favore dell’esketamina rispetto al placebo; tuttavia è stato riscontrato che una differenza di 4 punti corrisponde a un cambiamento inferiore al “minimo” sulla scala Clinical Global Impression (CGI) ed è un quarto della dimensione della risposta al placebo, suggerendo una dubbia rilevanza clinica. Poiché la Janssen non è stata in grado di fornire due studi di efficacia positivi, la FDA ha allentato le sue regole e ha consentito un discontinuation trial per fornire prove di efficacia. Questo studio ha assegnato in modo casuale i pazienti che hanno dimostrato una “ remissione stabile ” dopo un trattamento con esketamina di 16 settimane (un gruppo altamente selezionato dei partecipanti) per continuare o interrompere l’esketamina e misurare la successiva ricaduta. Questo disegno di studio ha rilevato notevoli problemi, in primis perché gli effetti di astinenza dal farmaco (da tempo noti) possono essere scambiati per ricaduta della depressione; in secondo luogo il fatto che lo studio non sia stato condotto in cieco; in terzo luogo la presenza di risultati definiti come “non robusti” a supporto di questo studio. Infine, alcuni autori hanno sostenuto che siano stati minimizzati i segnali sulla sicurezza – decessi (inclusi i suicidi), eventi avversi quali dissociazione, vertigini, aumento della pressione sanguigna, ipoestesia, nausea e sedazione, e segni di irritazione della vescica, quali infezioni del tratto urinario, dolore, disagio, cistite e nicturia -. Poiché storicamente non era infrequente che un noto farmaco di uso improprio, associato a danni significativi, venisse sempre più promosso nonostante le scarse prove di efficacia e senza adeguati studi di sicurezza a lungo termine, gli autori concludono augurandosi che non si ripetano gli stessi errori del passato, e che vengano richiesti ulteriori studi di efficacia, che si presti adeguata attenzione ai danni dell’esketamina, e vengano richiesti dati di efficacia a lungo termine e solidi studi di sicurezza. Bibliografia Mark A. Horowitz and Joanna Moncrieff, Are we repeating mistakes of the past? A review of the evidence for esketamine. Br J Psychiatry. 2020 May 27;1-4. doi: 10.1192/bjp.2020.89 - 11/12/2020
- Segnalazione di sospette reazioni avverse ai medicinali nei pazienti con COVID-19. L’Agenzia Italiana del Farmaco di concerto con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e le altre agenzie europee ricordano a tutti gli operatori sanitari e ai pazienti che è necessario segnalare qualsiasi reazione avversa a farmaco, in particolare per quanto concerne i medicinali utilizzati nei pazienti con COVID-19. La segnalazione spontanea può essere fatta in pochi minuti, inserendo le informazioni essenziali richieste, ma è importante per conoscere il profilo di sicurezza dei farmaci. Nel corso della pandemia da COVID-19 sono stati usati e vengono tuttora usati farmaci non approvati specificamente per il trattamento della patologia, così come farmaci sperimentali nel contesto di studi clinici. I farmaci usati in tale contesto possono causare nei pazienti reazioni avverse già note ma anche reazioni avverse inaspettate. Solo con la segnalazione spontanea è possibile ottenere con rapidità e in modo preciso tali informazioni. E’ possibile leggere la notizia originale nel sito dell’AIFA al seguente link. - 10/12/2020
- Nota Informativa Importante su medicinali a base di suxametonio cloruro – 9 dicembre 2020 MUSRELAN (suxametonio cloruro anidro in soluzione iniettabile per uso endovenoso) è indicato come rilassante muscolare per facilitare l’intubazione endotracheale durante l’induzione di anestesia generale o situazioni di emergenza, in adulti e popolazione pediatrica al di sopra dei 12 anni di età. Tale medicinale sarà disponibile a breve sul mercato italiano. In Italia vi è un altro medicinale in commercio a base di suxametonio cloruro (MIDARINE, soluzione iniettabile per uso endovenoso) ma il dosaggio è riferito a suxametonio cloruro nella forma diidrata. Ciò significa che tra le due formulazioni vi è una differenza del 10% nella effettiva quantità di suxametonio somministrata, pertanto la somministrazione di una dose di MUSRELAN pari a 1 mg/kg di peso corporeo comporta una quantità di suxametonio somministrato maggiore del 10 % rispetto a una dose di 1 mg/kg di MIDARINE. Questa differenza non dovrebbe, in linea teorica, influire sulla sicurezza e sull’efficacia, tuttavia non sono stati condotti studi comparativi tra le due formulazioni. Visualizza il documento in formato PDF. - 09/12/2020
- Cardiotossicità associata alla gemcitabina: revisione della letteratura e studio di farmacovigilanza La gemcitabina è un analogo nucleosidico, ampiamente utilizzato da solo o in combinazione, per il trattamento di più tumori. La gemcitabina è generalmente preferita nei pazienti anziani o fragili a causa del profilo di tossicità inferiore rispetto ad altri farmaci antitumorali. Tuttavia, la gemcitabina può anche essere associata a reazioni avverse cardiovascolari (CV-ADR). Infatti, oltre alla mielosoppressione, sono emerse molte altre ADR da quando la gemcitabina è stata approvata dalla Food and Drug Administration (FDA), inclusa la microangiopatia trombotica, polmonite interstiziale e sindrome da perdita capillare (CLS). Un articolo pubblicato recentemente su Pharmaceuticals, fornisce una revisione della letteratura e racconta uno studio di farmacovigilanza osservazionale, retrospettivo, effettuato attraverso Vigibase. Revisione in letteratura È stata effettuata una ricerca dei casi di cardiotossicità associati alla gemcitabina, pubblicati su MEDLINE fino al 30 maggio 2019. Gli autori hanno individuato 23 casi di reazioni avverse cardiovascolari associate a gemcitabina. Di questi: 4 erano casi di infarto del miocardio, 10 casi di insufficienza cardiaca, 6 casi di aritmie sopraventricolari, 8 casi di disturbi associati al pericardio. I pazienti avevano assunto gemcitabina per il trattamento di: cancro al pancreas (12 casi, 52%), cancro al polmone (5 casi, 22%), linfoma (5 casi, 22%). La gemcitabina è stata sospesa definitivamente in 16/23 casi (70%) e in 7 è stata ripresa. La ricomparsa dei sintomi in seguito alla riassunzione del farmaco (rechallenge positivo) si è verificata in 4/7 casi (57%). In questa revisione sono stati esaminati anche i trials clinici sulla gemcitabina. Di 106 studi (per un totale di 14015 pazienti coinvolti), in 17 (pazienti totali 2386) sono state segnalati 33 casi di reazioni avverse cardiovascolari. Da questi dati, sono stati stimati dei tassi di incidenza: 0,24% (33/14015) per tutti i pazienti che hanno ricevuto gemcitabina nei trials clinici e 1,38% (33/2386) per i pazienti che hanno partecipato agli studi nei quali sono state segnalate le ADR cardiovascolari. Delle 33 reazioni cardiovascolari segnalate per gemcitabina, 27 erano gravi e hanno incluso: 8 casi di infarto del miocardio, 2 casi di versamento pericardico, 7 casi di insufficienza cardiaca e 1 caso di aritmia. Studio di farmacovigilanza Tramite VigiBase, il database globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dei rapporti sulla sicurezza dei singoli casi, sono state confrontate le segnalazioni di ADR cardiovascolari associate alla gemcitabina rispetto alla totalità delle segnalazioni presenti nell’intero database fino al 1 aprile 2019. Questo studio ha permesso di caratterizzare meglio le reazioni avverse cardiovascolari associate a gemcitabina, in particolare le caratteristiche cliniche tra cui il tempo di insorgenza e la gravità di circa 1000 segnalazioni. Al 1 aprile 2019 il numero totale di ADR in VigiBase era 18.908.940, mentre quelle da gemcitabina erano 46.898. La gemcitabina è stata associata a segnalazioni più elevate di ischemia miocardica (IM, n: 119), malattie pericardiche (n: 164), aritmie sopraventricolari (SVA, n: 308) e insufficienza cardiaca (HF, n: 484) rispetto alla totalità delle segnalazioni presenti nell’intero database con IC 025 compreso tra 0,40 e 2,81. Le ADR cardiovascolari segnalate sono state associate a morte fino al 17% dei casi. Il trattamento con gemcitabina è significativamente associato a reazioni avverse cardiovascolari potenzialmente letali, inclusi infarto del miocardio, malattie pericardiche, aritmie sopraventricolari, e insufficienza cardiaca. Questi eventi devono essere considerati nella cura del paziente e nella progettazione degli studi clinici. Leggi l’articolo intero qui. - 04/12/2020
- Raccomandazioni del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) dell’EMA per il mese di novembre. Durante la riunione che si è svolta tra il 23 e il 26 novembre 2020 sono stati valutati i segnali di sicurezza periodici dei farmaci. Il comitato ha raccomandato un aggiornamento delle informazioni dei prodotti per tutti i medicinali che contengono clorochina e idrossiclorochina. In seguito alla revisione di tutti i dati disponibili è stato confermato un legame tra l’uso di questi farmaci e il rischio di disturbi psichiatrici e comportamento suicida. Tale revisione è stata iniziata nel maggio 2020 dopo che l’EMA era stata informata dall’agenzia spagnola per i medicinali (AEMPS) del verificarsi di 6 casi di disturbi psichiatrici in pazienti con COVID-19 a cui era stata data una dose di idrossiclorochina più alta di quella autorizzata. La clorochina e l’idrossiclorochina sono autorizzati nell’Unione Europea per il trattamento di alcune malattie autoimmuni quali artrite reumatoide e lupus, così come per la profilassi ed il trattamento della malaria. Tali farmaci non sono autorizzati per il trattamento del COVID-19 ma entrambi sono stati utilizzati al di fuori dell’indicazione terapeutica (uso off-label) per la terapia della malattia. In ogni caso sia la clorochina che l’idrossiclorochina non hanno dimostrato nessun effetto benefico nel trattamento della malattia da COVID-19 in ampi studi clinici randomizzati. In considerazione dell’uso di tali farmaci durante la pandemia, l’EMA ne ha ricordato i rischi ai professionisti sanitari in primavera. In ogni caso è già noto che la clorochina e l’idrossiclorochina, persino alle dosi approvate per le indicazioni autorizzate possano causare un ampio spettro di disturbi psichiatrici. Infatti, nel riassunto delle caratteristiche del prodotto delle specialità medicinali che contengono clorochina o idrossiclorochina sono indicati disturbi psichiatrici e comportamenti suicidi come effetti avversi rari o con frequenza sconosciuta. La revisione ha confermato che i disturbi psichiatrici si sono verificati e possono essere talvolta gravi, in pazienti sia con precedenti problemi mentali che senza precedenti anamnestici. Sulla base dei dati disponibili la revisione ha mostrato che per quanto riguarda l’idrossiclorochina, gli effetti avversi possono verificarsi nel primo mese dopo l’inizio del trattamento. Per la clorochina non c’erano dati a sufficienza per stabilire un chiaro tempo d’insorgenza. Il PRAC raccomanda di aggiornare le schede informative per questi medicinali per fornire migliori informazioni ai professionisti sanitari e ai pazienti dei rischi di comportamenti suicidari e disturbi psichiatrici. I pazienti che utilizzano clorochina e idrossiclorochina che sperimentano disturbi mentali (per esempio pensieri irrazionali, ansia, allucinazioni, confusione mentale o umore depresso, inclusi pensieri autolesivi o autosoppressivi) o di altro genere correlati ad essi dovrebbero contattare tempestivamente il proprio medico di fiducia. E’ possibile leggere la notizia originale sul sito dell’EMA, cliccando qui. - 04/12/2020
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per BNT162b2, vaccino per COVID-19 basato su mRNA – 1 dicembre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per BNT162b2, un vaccino per COVID‑19 basato su mRNA, sviluppato da BioNTech e Pfizer. La valutazione di BNT162b2 si svolgerà secondo una tempistica più breve. Il parere sull’AIC potrebbe essere formulato entro qualche settimana, a seconda che i dati presentati siano sufficientemente solidi e completi da dimostrare la qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati sulla qualità del vaccino (come ad esempio le informazioni sui componenti e il processo di produzione) nonché i risultati degli studi di laboratorio. A questo punto, l’EMA valuterà i dati presentati nell’ambito della domanda formale di AIC subordinata a condizioni. L’Agenzia e i propri comitati scientifici proseguiranno l’attività di valutazione durante il periodo natalizio. Se i dati presentati sono sufficientemente solidi da consentire di trarre conclusioni sulla qualità, sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA perfezionerà la propria valutazione nel corso di una riunione straordinaria prevista per il 29 dicembre, al più tardi. Le tempistiche indicate dipendono dal tipo di dati valutati finora nell’ambito della revisione ciclica e possono subire variazioni con il procedere della revisione. L’EMA renderà noti gli esiti della propria valutazione di conseguenza. Durante la revisione e nel corso della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici hanno ricevuto il sostegno da parte della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che raccoglie gli esperti della rete di agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 01/12/2020
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Moderna – 1 dicembre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per il vaccino per COVID‑19 basato su mRNA sviluppato da Moderna Biotech Spain, S.L. (una controllata di Moderna, Inc.). La valutazione del vaccino COVID-19 Moderna, conosciuto anche come mRNA1273, si svolgerà secondo una tempistica più breve. Il parere sull’AIC potrebbe essere formulato entro qualche settimana, a seconda che i dati presentati siano sufficientemente solidi e completi da dimostrare la qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati derivanti da studi di laboratorio e ha anche iniziato a valutare quelli di immunogenicità (ossia il livello di capacità del vaccino di innescare una risposta contro il virus) e di sicurezza provenienti da uno studio preliminare. A questo punto, l’EMA valuterà i dati presentati nell’ambito della domanda formale di AIC subordinata a condizioni. L’Agenzia e i propri comitati scientifici proseguiranno l’attività di valutazione durante il periodo natalizio. Se i dati presentati sono sufficientemente solidi da consentire di trarre conclusioni sulla qualità, sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA perfezionerà la propria valutazione nel corso di una riunione straordinaria prevista per il 12 gennaio, al più tardi. Le tempistiche indicate dipendono dal tipo di dati valutati finora nell’ambito della revisione ciclica e possono subire variazioni con il procedere della revisione. L’EMA renderà noti gli esiti della propria valutazione di conseguenza. Durante la revisione e nel corso della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici hanno ricevuto il sostegno da parte della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che raccoglie gli esperti della rete di agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 01/12/2020
- EMA avvia la revisione ciclica di Ad26.COV2.S, vaccino per COVID-19 di Janssen – 1 dicembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di Ad26.COV2.S, il vaccino per COVID-19 sviluppato da Janssen Vaccines & Prevention B.V. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2. Al momento, l’azienda sta conducendo studi clinici per valutare la sicurezza e l’immunogenicità (ossia il livello di capacità del vaccino di innescare una risposta contro il virus) e di efficacia. L’EMA esaminerà i dati provenienti da questi e da altri studi clinici nel momento in cui diventano disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA stabilirà inoltre se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Visualizza il documento in formato PDF. - 01/12/2020
- Nota Informativa Importante su Gliolan (acido 5-aminolevulinico, 5-ALA) – 1 dicembre 2020 Informazioni importanti su Gliolan (acido 5-aminolevulinico, 5-ALA): cosa fare in caso di intervento chirurgico ritardato e informazioni sulla fluorescenza nel glioma non di grado elevato. In alcune occasioni possono verificarsi ritardi e rinvii dell’intervento chirurgico nonostante 5-ALA sia stato già somministrato. In pratica, non è noto per quanto tempo la fluorescenza utile persista nelle cellule tumorali oltre la finestra definita di contrasto chiaro. Se l’intervento chirurgico viene rimandato di oltre 12 ore, deve essere riprogrammato per il giorno successivo o più tardi. Si può assumere un’altra dose di questo medicinale 2 – 4 ore prima dell’anestesia. La somministrazione ripetuta di 5-ALA nello stesso giorno deve essere evitata perché non sono disponibili dati sulla sicurezza di una dose ripetuta di 5-ALA, o sulla specificità della fluorescenza con somministrazione ripetuta nello stesso giorno. Si ricorda ai neurochirurghi che la fluorescenza può essere riscontrata in metastasi, infiammazioni, infezioni del SNC (ascesso fungino o batterico), linfomi, alterazioni reattive o tessuti necrotici, il che non indica la presenza di cellule di glioma. D’altra parte, il tessuto non fluorescente nel campo chirurgico non esclude la presenza del tumore nella zona di infiltrazione a bassa densità dei pazienti con glioma. Visualizza il documento in PDF. - 01/12/2020
- Impurità di nitrosamina in sartani, ranitidina, nizatidina e metformina: aggiornamenti normativi e metodologie analitiche per il rilevamento Recentemente sono state rilevate impurità di nitrosamina in vari prodotti farmaceutici. Vari sartani, ranitidina, nizatidina e metformina sono stati ritirati dai mercati a causa dell’alto livello di impurità della nitrosamina. Una revisione pubblicata su Critical Reviews in Analytical Chemistry fornisce una breve panoramica sulle impurità nitrosamina: i metodi di rilevamento in dettaglio, il meccanismo d’azione, le tecniche di preparazione del campione e i limiti normativi. Per essere commercializzati, i principi attivi farmaceutici devono contenere meno dello 0,05% di impurità. Le impurità di nitrosamine si possono trovare in tracce in numerosi prodotti finiti, anche nei prodotti alimentari. Diverse autorità regolatorie, come Central Drugs Standard Control Organization (CDSCO), United States Food and Drug Administration (USFDA), e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) monitorano le impurità più comuni e ne fissano il limite massimo, basandosi sui livelli di tossicità. Recentemente, diverse Agenzie regolatorie in tutto il mondo hanno confermato la presenza di impurità di nitrosamina (come la nitroso dimetilamina NDMA) in alcuni farmaci a base di ranitidina, metformina, nizatidina. Inoltre, è emerso che la maggior parte delle nitrosamine sono tossiche e cancerogene e si trovano naturalmente nel cibo, nell’acqua potabile e nel fumo. È stata rilevata la presenza di impurità sopra i livelli consentiti in diversi prodotti finiti. La nitrosodimetilamina (NDMA) e la nitrosodietilamina (NDEA) si trovano in diversi farmaci a base di sartani, ranitidina, metformina, nizatidina. Metodi analitici per identificare e quantificare le impurità di nitrosamine. Per separare proteine/farmaci dalle impurità, la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) può essere una tecnica efficace e versatile, basata sulla separazione dei soluti in due fasi. Altre tecniche per l’identificazione e la quantificazione delle nitrosamine sono: la cromatografia liquida associata alla spettrometria di massa LC/MS, che separa le componenti da una miscela complessa e le quantifica con lo spettrometro di massa; e la gascromatografia associata alla spettrometria di massa GC/MS. Meccanismo di formazione delle nitrosamine nella ranitidina e meccanismo di azione delle nitrosamine. L’origine delle nitrosamine può essere esogena o/e endogena. La via endogena è la predominante. Le nitrosamine si possono formare in diversi organi umani: nello stomaco, con la nitrosazione favorita dal pH acido, nel fegato e nelle urine. Un altro percorso importante è dove la nitrosazione catalizzata biologicamente introduce impurità di nitrosamine in distretti corporei come: intestino, vescica, cavità orale, sangue e altri tessuti periferici. La nitrosazione catalizzata produce una serie di metaboliti attivi: nitroso tioli, ferro nitrosili, nitrosamine. Sono due le reazioni della ranitidina che portano alla formazione di nitrosodimetilamina (NDMA): il trasferimento di cloro, attraverso una sostituzione nucleofila, dalla monoclorammina alla ranitidina, e la sostituzione elettrofila sulla porzione amminica della ranitidina. Le nitrosamine sono in grado di reagire con numerose macromolecole cellulari e con il DNA. Da questa interazione si formano prodotti di addizione (alchilazione) in vari siti specifici del DNA. Il sito e la relativa percentuale di alchilazione del DNA varia a seconda della molecola e del tipo di agente alchilante (nistrosammine, nitrosammidi, nitrosamidine). Linee guida regolatorie. Le agenzie regolatorie Central Drugs Standard Control Organization (CDSCO), United States Food and Drug Administration (USFDA), e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), hanno stabilito il limite di esposizione giornaliera di 96ng/die per nitrosodimetilamina (NDMA) e acido nitrosometilaminobutirrico (NMBA), e di 25ng/die per nitrosodietilamina (NDEA). Il limite accettabile per NDMA e NMBA nei diversi farmaci ha un range di 0,3- 1,2 ppm (per valsartan 0,3 ppm). Per NDEA il range è tra 0,083 e 0,66 ppm tra i vari farmaci (per valsartan 0,083). Le nitrosamine sono molecole polari, idrofiliche, neutre, con alta pressione di vapore, e un’altissima solubilità in acqua. Diversi studi si sono occupati delle tecniche di rimozione delle nitrosamine e in particolare della NDMA. La tecnica più efficace si è rivelata la fotolisi atmosferica tramite l’irradiazione di raggi UV. La tecnica più fruttuosa per eliminare le nitrosamine è l’osmosi inversa, con la quale anche il precursore delle nitrosamine (NDMA) può essere efficacemente eliminato. Tecniche di separazione delle impurità di nitrosamine. Nell’articolo sono descritti i diversi metodi di separazione delle nitrosamine: estrazione su fase solida (SPE), estrazione liquido-liquido (LLE), estrazione liquida diretta (DLE), distillazione, estrazione accelerata da solvente (ASE) o estrazione con acqua calda, estrazione con fluidi supercritici. Le più utilizzate sono l’estrazione su fase solida, l’estrazione liquido-liquido e la distillazione. Conclusioni Le nitrosamine sono impurità genotossiche e a causa della loro cancerogenicità, rappresentano una minaccia allarmante per tutti gli esseri viventi. Per alleviare questo problema globale, le agenzie regolatorie si sono impegnate nella determinazione quantitativa delle impurità di nitrosamine presenti negli alimenti e in vari intermedi nella sintesi organica. Tuttavia, esplorare tecniche e metodi innovativi per una stima precisa delle impurità di nitrosamine in vari prodotti farmaceutici è un compito impegnativo per ricercatori e industriali. Il problema principale è il loro basso peso molecolare e l’alta idrofilia. Leggi l’articolo intero qui. - 27/11/2020
- La psicofarmacologia nella gestione dei pazienti con COVID-19 Con la rapida diffusione globale di “Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARS-CoV-2)”, gli ospedali sono stati inondati di pazienti affetti da infezione da COVID-19. Il diffondersi della pandemia ha visto emergere tra le varie complicanze dei soggetti con COVID-19 anche quelle psichiatriche, cosicché gli psichiatri sono frequentemente chiamati in causa per la gestione delle condizioni di questi pazienti, trovandosi spesso ad affrontare scenari clinici impegnativi di molteplici comorbidità mediche e farmaci sconosciuti. L’unico farmaco approvato dalla agenzia regolatoria americana (Food and Drug Administration, FDA) per il trattamento del COVID-19 è il remdesivir, e altri farmaci off-label usati includono clorochina e idrossiclorochina, tocilizumab, lopinavir / ritonavir, favipiravir, terapia plasmatica di convalescenza, azitromicina, vitamina C, corticosteroidi, interferone, e colchicina. Data la letteratura limitata in questo settore, è stata eseguita una revisione mirata, in cui sono state condotte ricerche di letteratura strutturata su PubMed per identificare articoli che descrivono l’impatto di COVID-19 su diversi sistemi di organi, gli effetti avversi neuropsichiatrici dei trattamenti e qualsiasi potenziale interazione farmacologica con psicotropi, con l’obiettivo di fornire una panoramica delle principali considerazioni sulla sicurezza rilevanti per i medici che prescrivono psicotropi a pazienti con COVID-19, sia in relazione alla malattia che ai trattamenti proposti. Da tale ricerca è emerso che COVID-19 influisce su più organi, inclusi fegato, reni, polmoni e cuore, nonché sui sistemi immunitario ed ematologico. Il danno a questi organi o sistemi può portare a cambiamenti farmacocinetici che influenzano l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e / o l’escrezione di farmaci psicotropi, nonché una maggiore sensibilità a determinati effetti avversi psicotropi. Inoltre, diversi trattamenti proposti per COVID-19 hanno effetti neuropsichiatrici e potenziali interazioni con psicotropi comunemente usati. Ciò può avere implicazioni sulla sicurezza per l’uso di psicotropi, che sono altamente metabolizzati dal sistema epatico del citocromo p450 e portano il loro potenziale di interazioni farmacologiche ed effetti avversi sugli organi terminali. Pertanto, gli psichiatri dovrebbero familiarizzare con il meccanismo d’azione di questi trattamenti, gli effetti collaterali neuropsichiatrici e le possibili interazioni con gli psicotropi. Inoltre, poiché COVID-19 colpisce più sistemi d’organo, gli psichiatri dovranno essere consapevoli dei problemi di sicurezza inerenti alla prescrizione di psicotropi a questi pazienti. Sebbene non ci siano controindicazioni assolute all’uso di psicotropi nei pazienti con COVID-19, gli psichiatri devono tenere conto dei potenziali effetti avversi, nonché della potenziale necessità di apportare modifiche ai regimi terapeutici esistenti o evitare di utilizzare determinati agenti psicotropi se sorgono tali problemi di sicurezza, e condurre un’analisi ponderata del rapporto rischio-beneficio come parte del loro processo decisionale clinico. Altri compiti importanti per lo psichiatra che tratta un paziente con COVID-19 includono la revisione di tutti i farmaci, il monitoraggio degli effetti collaterali neuropsichiatrici di farmaci come l’idrossiclorochina o i corticosteroidi e la differenziazione tra sintomi psichiatrici primari rispetto a quelli secondari a COVID-19 o altri farmaci. È interessante notare che diversi psicotropi, tra cui aloperidolo e acido valproico, sono stati recentemente nominati in un elenco di farmaci approvati dalla FDA con un potenziale di azione in vitro contro SARS-CoV-2. La fluvoxamina è anche oggetto di studio per la sua capacità di ridurre la risposta infiammatoria durante la sepsi inibendo la produzione di citochine e la melatonina per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Se saranno disponibili più dati, gli psichiatri potrebbero considerare l’utilizzo preferenziale di questi agenti se clinicamente appropriato. L’articolo illustra nello specifico le possibili complicanze da COVID-19 a livello dei vari organi e apparati, e gli effetti neuropsichiatrici dei vari trattamenti proposti per contrastare l’infezione da SARS-CoV-2, nonchè gli agenti psicotropi su cui occorre prestare cautela nell’eventuale somministrazione in considerazione di tali effetti. In conclusione, i medici dovrebbero essere consapevoli della necessità di aggiustare i dosaggi dei farmaci psicotropi quando presenti in terapia o di evitare l’uso di determinati farmaci in alcuni pazienti con COVID-19, e, d’altra parte, avere familiarità con gli effetti neuropsichiatrici dei farmaci usati per trattare questa malattia. Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare strategie per gestire i problemi psichiatrici in questa popolazione. Bibliografia Melanie Bilbul, M.D., C.M., F.R.C.P.(C), Patricia Paparone, M.D., Anna M. Kim, M.D., Shruti Mutalik, M.D., Carrie L. Ernst, M.D., Psychopharmacology of COVID-19. Psychosomatics 2020 September/October, 61(5): 411–427. doi: 10.1016/j.psym.2020.05.006 - 27/11/2020
- Aggiornamento della comunicazione ai CRFV/RLFV sulla gestione delle segnalazioni di Sospette Reazioni Avverse relative a medicinali utilizzati nella terapia del Covid-19 – 27 novembre 2020 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in seguito all’aggiornamento da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) della Detailed guidance on ICSRs in the context of COVID-19: Validity and coding of ICSRs del 30 ottobre 2020, conseguente il rilascio della versione 23.1 del dizionario MedDRA, intende integrare l’allegato 1 alla “Comunicazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco ai CRFV /RLFV sulla gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse relative a medicinali utilizzati nella terapia del COVID-19”, pubblicata sul portale istituzionale in data 4 maggio 2020, con l’aggiunta di ulteriori 61 termini relativi all’infezione da COVID-19. Si rappresenta inoltre che, con la pubblicazione della versione 23.1 del dizionario MedDRA, è stata introdotta un nuova Standard MedDRA Query (SMQ) relativa a COVID-19. Maggiori informazioni sono disponibili nel documento allegato. - 27/11/2020
- Aggiornamento su remdesivir – EMA valuterà i nuovi dati dello studio “Solidarity” – 23 novembre 2020 L’EMA è consapevole che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiornato le sue linee guida sconsigliando l’uso di remdesivir nei pazienti ospedalizzati con COVID-19, indipendentemente dalla severità della malattia sulla base di una recente meta-analisi. Remdesivir è stato autorizzato nell’UE nel luglio 2020 con il nome di Veklury per il trattamento di COVID-19 in adulti e adolescenti a partire da 12 anni di età con polmonite che necessitano di ossigeno supplementare. Veklury è stato autorizzato sulla base dei risultati dello studio NIAID-ACTT-1, uno studio randomizzato controllato che ha coinvolto 1.063 pazienti ospedalizzati con COVID-19 che ha dimostrato un miglioramento dei tempi di recupero, riducendo il tempo trascorso in ospedale o in trattamento. Il resoconto dei dati è stato pubblicato sul sito web dei dati clinici dell’EMA. Visualizza il documento in formato PDF. - 23/11/2020
- Utilizzo di nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza e rischio di malformazioni congenite: uno studio di popolazione italiano. Introduzione. Nimesulide è l’antinfiammatorio non-steroideo più prescritto in Italia ed è al momento in commercio in circa 50 paesi nel mondo. L’associazione tra l’uso di nimesulide nella prima fase della gravidanza e il rischio di difetti alla nascita è stata oggetto di un’indagine che ha considerato un’ampia coorte di donne italiane in gravidanza. Metodi. I dati che sono stati raccolti provenivano dai database sanitari di utilizzazione dei farmaci in possesso della Regione Lombardia. In particolare, sono stati utilizzati i dati contenuti nei database regionali che includevano: (1) dati amministrativi-demografici, (2) schede di dimissione ospedaliera con i codici ICD-9 sulla diagnosi primaria, le malattie concomitanti e le procedure eseguite, (3) le prescrizioni di farmaci ai pazienti esterni all’ospedale che includevano la classificazione ATC per i farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, (4) certificati di assistenza al parto che contenevano una dettagliata descrizione delle informazioni mediche riguardanti la gravidanza, la nascita e la presentazione del bambino al parto. È stato usato un codice identificativo unico per tutti i database: la connessione dei registri ha consentito di avere a disposizione un’ampia e non-predeterminata coorte di nascite e di poter così stabilire tratti rilevanti di madri e bambini. È stata analizzata una coorte di 353,081 neonati nati in Lombardia tra il 2005 e il 2010. Sono stati presi in considerazione un’esposizione alla nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza così come le malformazioni congenite rinvenute alla nascita e durante i primi 90 giorni dopo il parto (esiti). È stata quindi misurata l’associazione tra esposizione ed esito mediante il rapporto tra la prevalenza delle malformazioni congenite tra le utilizzatrici e le non utilizzatrici di nimesulide in gravidanza. La stratificazione del punteggio di tendenza (propensity score) è stata usata per controllare le potenziali variabili di confondimento che includono le comorbidità mediche materne, i farmaci concomitanti e le caratteristiche sociodemografiche. Risultati. Non è stata trovata un’associazione tra l’uso della nimesulide e malformazioni congenite globalmente considerate, o il verificarsi di malformazioni circolatorie, respiratorie, muscolo-scheletriche, genitali, digestive, del sistema nervoso centrale, dell’occhio, dell’orecchio, della faccia e del collo. L’evidenza era debole e non significativa per le malformazioni congenite nel complesso (rapporto di prevalenza aggiustato 1.2, 95% CI 0.9–1.6). Le 627 (0.18%) donne che ricevevano prescrizioni per nimesulide nel primo trimestre di gravidanza avevano un rischio 2.6 volte più elevato di avere un figlio con anomalie congenite del tratto urinario in paragone a coloro che non ricevevano il farmaco (rapporto di prevalenza aggiustato 2.6; 95% CI 1.2–5.7). Conclusioni Lo studio degli autori suggerisce che l’uso di nimesulide nel primo trimestre di gravidanza potrebbe essere associato ad un maggiore rischio di avere figli con anomalie congenite del tratto urinario. Bibliografia Cantarutti A, et al., Use of Nimesulide During Early Pregnancy and the Risk of Congenital Malformations: A Population-Based Study from Italy. Adv Ther. 2018 Jul;35(7):981-992. È possibile leggere l’abstract dello studio qui. - 20/11/2020
- Considerazioni EMA sull’approvazione dei vaccini per Covid-19 – 19 novembre 2020 L’attuale pandemia da SARS-CoV-2 è ancora lungi dall’essere sotto controllo, avendo già fatto registrare oltre 1 milione di morti. Se da un lato lo scenario senza precedenti della pandemia richiede considerazioni specifiche sui requisiti regolatori per l’approvazione dei vaccini, dall’altro, i benefici e i rischi dei vaccini per COVID-19 devono essere adeguatamente valutati sulla base di informazioni dettagliate su produzione, dati non clinici e sperimentazioni cliniche ben designate. Data la natura globale della pandemia e la necessità di garantire che gli sviluppatori di vaccini generino prove solide che soddisfino i requisiti regolatori a livello globale, l’EMA e le agenzie regolatorie internazionali (ICMRA) hanno concordato i principi chiave per il disegno degli studi per COVID-19. Sono state adottate procedure che consentono la revisione ciclica dei dati sulla qualità come pure dei dati non clinici e clinici presentati alle autorità regolatorie dell’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) nell’UE può essere concessa ove sia dimostrato che i benefici del vaccino superano i rischi noti o potenziali. Visualizza il documento in formato PDF. - 19/11/2020
- Settimana mondiale di consapevolezza sugli antibiotici. World Antimicrobial Awareness Week (WAAW) 2020: 18-24 November L’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove anche quest’anno la Settimana mondiale di consapevolezza sugli antibiotici (World Antimicrobial Awareness Week). L’obiettivo principale di tale iniziativa di comunicazione è quello di aumentare nei cittadini e negli operatori sanitari la conoscenza delle problema della resistenza ai farmaci antimicrobici. La resistenza agli antibiotici è un rilevante problema di salute pubblica causato dall’uso eccessivo e spesso inappropriato dei farmaci contro i batteri, i virus, i funghi e i parassiti. I batteri e altri patogeni cambiano e sviluppano una resistenza alle terapie che rende le infezioni difficili da trattare con i principi attivi al momento disponibili. In tal modo, infezioni che sarebbero invece responsive agli antibiotici presenti nella pratica clinica diventano gravi e intrattabili, talvolta letali. World Antibiotic Awareness Week 2020 social tiles E’ possibile leggere la pagina dell’iniziativa nel sito dell’OMS: clicca qui. - 18/11/2020
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino a base di mRNA per COVID-19 di Moderna Biotech Spain, S.L. – 16 novembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati sul vaccino per COVID-19, noto come mRNA-1273, sviluppato da Moderna Biotech Spain, S.L. (una controllata di Moderna, Inc.). La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica del vaccino mRNA-1273 si basa sui risultati preliminari di studi non clinici e di studi clinici negli adulti che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, ossia le difese naturali dell’organismo) che colpiscono il virus. Il comitato ha intrapreso la valutazione del primo set di dati sul vaccino provenienti da studi di laboratorio (dati non clinici). Al momento sono in corso studi clinici di grandi dimensioni che coinvolgono diverse migliaia di persone e i cui risultati dovrebbero essere disponibili in tempi brevi. Questi risultati forniranno informazioni sull’efficacia del vaccino in termini di protezione contro COVID-19 e saranno valutati nel momento in cui saranno presentati all’Agenzia. Saranno inoltre esaminati tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino e sulla sua qualità (come la composizione, il processo di produzione, la stabilità e le condizioni di conservazione). La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nell’ambito della sua valutazione, EMA stabilirà se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Visualizza il documento in formato PDF. - 16/11/2020
- Nitrosammine: EMA allinea le raccomandazioni per i sartani a quelle per le altre classi di medicinali – 13 novembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha allineato le raccomandazioni per limitare le impurezze nitrosamminiche nei sartani alle recenti raccomandazioni formulate per le altre classi di medicinali. La modifica principale riguarda i limiti per le nitrosammine che in precedenza venivano applicati ai principi attivi ma che ora si applicheranno ai prodotti finiti (ad es. compresse). Tali limiti, sulla base di norme concordate a livello internazionale (lineaguida ICH M7(R1)), assicurano che l’aumento del rischio di cancro da nitrosammine in qualsiasi sartano sia inferiore a 1 su 100.000 per una persona che assume il medicinale per tutta la vita. Conformemente alle raccomandazioni precedenti, le aziende devono disporre di adeguate strategie di controllo per prevenire o limitare al massimo la presenza di impurezze nitrosamminiche e, se necessario, migliorare i propri processi produttivi. Devono inoltre valutare il rischio di presenza di nitrosammine nei propri medicinali ed effettuare test adeguati. Le nitrosammine sono classificate come probabili agenti cancerogeni per l’uomo (ossia sostanze in grado di provocare il cancro) sulla base di studi condotti sugli animali. Nella maggior parte dei sartani queste impurezze non sono state riscontrate o erano presenti a livelli molto bassi. Il CHMP ha concluso la propria revisione dei sartani nel gennaio 2019 e, successivamente, ha condotto una revisione più ampia, tenendo conto dell’esperienza acquisita con i sartani e altri medicinali in cui è stata rilevata la presenza di nitrosammine. Le nuove condizioni che le aziende devono rispettare per i sartani sono allineate a quelle valide per le altre categorie di medicinali decise nel giugno 2020. L’EMA continuerà a collaborare con le autorità nazionali e con la Commissione europea per garantire che le aziende adottino tutte le misure necessarie. Inoltre, continuerà a lavorare a stretto contatto con la Direzione europea per la qualità dei medicinali e cura della salute (EDQM) e con le agenzie partner a livello internazionale. Visualizza il documento in formato PDF. - 13/11/2020
- Comunicazione EMA su ulipristal acetato – 13 novembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato di limitare l’uso di medicinali contenenti ulipristal acetato 5 mg (Esmya e medicinali generici) in seguito a casi di grave danno epatico. Questi medicinali possono quindi essere utilizzati soltanto per il trattamento dei fibromi uterini in donne in pre-menopausa per le quali l’intervento chirurgico (compresa l’embolizzazione dei fibromi uterini) non è adeguato o non si è rivelato efficace. I medicinali non devono essere utilizzati per controllare i sintomi dei fibromi uterini in attesa del trattamento chirurgico. Visualizza il documento in formato PDF. - 13/11/2020
- Ipotensione ortostatica correlata ai farmaci: oltre i farmaci antipertensivi L’ipotensione ortostatica (OH) è una anormale caduta della pressione arteriosa in posizione eretta, definita da un calo della pressione arteriosa sistolica ≥ 20 mmHg o da un valore assoluto della pressione arteriosa sistolica ≤ 90 mmHg e / o da un calo della pressione arteriosa diastolica ≥ 10 mmHg entro 3 minuti in ortostatismo. L’OH è associata a un aumentato rischio di esiti avversi come sincope, cadute, deterioramento cognitivo e mortalità. Numerosi farmaci cardiovascolari possono predisporre all’ ipotensione ortostatica, ed è stato dimostrato che la sospensione dei farmaci antipertensivi può ridurre la caduta della pressione arteriosa associata al cambiamento posturale. Tuttavia, i farmaci potenzialmente ipotensivi includono anche farmaci psicoattivi e oppioidi, che sono frequentemente prescritti negli anziani. I farmaci ipotensivi spesso si sovrappongono ad altri fattori di rischio come età avanzata, disfunzione autonomica neurogena e comorbidità, aumentando così il rischio di sintomi e complicanze. Nei pazienti con ipertensione ortostatica, la revisione della terapia farmacologica dovrebbe essere finalizzata a identificare tutti i farmaci che potenzialmente compromettono la pressione arteriosa ortostatica e rivalutare le loro indicazioni e benefici, al fine di valutare la sospensione o la riduzione della dose. Recentemente è stata pubblicata una revisione narrativa sulla rivista Drugs & Aging, in cui è stata presentata una panoramica dei farmaci che agiscono sul sistema cardiovascolare e nervoso centrale che possono potenzialmente compromettere la risposta ortostatica della pressione arteriosa e fornisce suggerimenti pratici potenzialmente utili per guidare l’ottimizzazione della terapia medica nei pazienti con ipotensione ortostatica (OH). Inoltre, riassume le strategie disponibili per il trattamento farmacologico dell’OH in pazienti con sintomi persistenti nonostante gli interventi non farmacologici. Tra i farmaci che agiscono sul sistema cardiovascolare, esaminati in questa revisione, troviamo: -diuretici, considerati uno dei principali determinanti dell’ipotensione ortostatica correlata al farmaco e per i quali è riportata in diversi studi un’associazione significativa con questa reazione avversa; -bloccanti dei recettori α, noto fattore di rischio per ipotensione ortostatica, che varia in base all’affinità delle singole molecole appartenenti a questa classe per i recettori α1B; -nitrati; -bloccanti dei recettori β, per i quali è dimostrato (in seguito all’analisi dei dati dell’Irish Longitudinal Study on Aging TILDA) un aumento del rischio di ipotensione ortostatica in monoterapia; -clonidina, i cui effetti sulla pressione ortostatica sono finora poco studiati; -calcio antagonisti, per i quali sono disponibili dati contrastanti riguardo all’ipotensione ortostatica, probabilmente a causa della eterogeneità delle molecole appartenenti a questa classe; – inibitori ACE e bloccanti del recettore dell’angiotensina II, per i quali alcuni studi riportano un effetto protettivo. L’articolo ha preso in considerazione i farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale predisponenti all’OH. Per gli antidepressivi, sono stati distinti gli effetti sull’ipotensione ortostatica dei triciclici, per i quali l’OH rappresenta l’effetto avverso cardiovascolare più comune; gli SSRI; i quali causano OH meno frequentemente rispetto ai TCA; gli SNRI e il trazodone, per il quale l’OH è maggiormente associata in pazienti con età avanzata o malattie cardiache. Per le benzodiazepine, le prove sugli effetti emodinamici sono principalmente limitate ai contesti di terapia intensiva, riferendosi alla somministrazione endovenosa di BDZ nel contesto della sedazione o dell’anestesia. È stato dimostrato che le BDZ hanno un impatto significativo sulla risposta ortostatica della PA. Tra gli altri farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale per cui è noto un aumento del rischio di OH sono stati esaminati: antipsicotici, oppioidi, antagonisti NMDA (memantina). Trattamento farmacologico dell’ipotensione ortostatica. Oltre a una revisione della terapia medica, la strategia di prima linea per la gestione dell’OH è rappresentata da interventi non farmacologici tra cui l’idratazione, l’evitamento di fattori precipitanti per la bassa pressione sanguigna, l’applicazione di calze compressive o leganti addominali e il condizionamento fisico. Tra le terapie farmacologiche disponibili, la droxidopa e la midodrina hanno mostrato risultati positivi in studi clinici controllati randomizzati e rappresentano le uniche molecole approvate dalla Food and Drug Administration per il trattamento dell’OH. Il fludrocortisone è comunemente prescritto a pazienti con OH neurogena, poiché è stato dimostrato che migliora la pressione arteriosa in ortostatismo e in clinostatismo. Tra le opzioni di trattamento emergenti gli autori si soffermano su ocreotide, atomoxetina, desmopressina ed eritropoietina. Visualizza l’articolo intero qui. - 13/11/2020
- Terapie avanzate CAR-T: dal laboratorio al paziente. Il primo report realizzato nell’ambito del progetto “Cell Therapy Open Source” frutto della collaborazione tra Osservatorio Terapie Avanzate e l’azienda Gilead Sciences è l’ebook “Le Terapie CAR-T, dal laboratorio al paziente”. Si tratta di un approfondimento tematico che ha coinvolto i maggiori esperti italiani del settore. Viene illustrato che cosa sono le terapie avanzate e numerosi altri aspetti ad essi correlati. Le cellule CAR-T rappresentano una grande opportunità di innovazione sul piano terapeutico: esse rappresentano l’ultima frontiera dell’immunoterapia oncologica. Le terapie CAR-T sono una grande e sostanziale evoluzione nell’ambito della cura ai tumori, tuttavia numerose sono ancora le sfide da affrontare e superare per inserirle stabilmente nella pratica clinica: la complessità nella produzione e nella somministrazione, gli aspetti regolatori, il problema dei costi e la sostenibilità della spesa per il Servizio Sanitario Nazionale senza dimenticare gli aspetti logistici e gestionali. Le CAR-T spingono la medicina oncologica verso approcci sempre più personalizzati, per cogliere l’opportunità di fornire il miglior farmaco al giusto paziente. E’ possibile leggere la notizia completa qui. Per scaricare direttamente l’e-book cliccare qui. - 13/11/2020
- Nota Informativa Importante su Tecfidera® (dimetilfumarato) – 12 novembre 2020 Tecfidera® (dimetilfumarato): Raccomandazioni aggiornate sulla base dei casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) nell’ambito della linfopenia lieve. Riepilogo: Sono stati riportati casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) nell’ambito di linfopenia lieve (conta linfocitaria ≥0,8×109/L e al di sotto del limite inferiore di normalità) in pazienti trattati con Tecfidera; in precedenza, la PML era stata confermata solo nell’ambito di una linfopenia da moderata a severa.Tecfidera è controindicato nei pazienti con PML sospetta o confermata.La terapia con Tecfidera non deve essere iniziata in pazienti con linfopenia grave (conte linfocitarie <0,5×109/L).Se la conta linfocitaria è inferiore all’intervallo di normalità, prima di iniziare il trattamento con Tecfidera deve essere condotta un’approfondita valutazione delle possibili cause.Il trattamento con Tecfidera deve essere interrotto in pazienti con linfopenia grave (conte linfocitarie <0,5 × 109/L) che persiste da più di 6 mesi.Se un paziente sviluppa la PML, la terapia con Tecfidera deve essere interrotta definitivamente.È necessario raccomandare ai pazienti di informare chi vive con lui o chi lo assiste riguardo al loro trattamento e ai sintomi indicativi di PML, poiché potrebbero notare dei sintomi di cui il paziente non è consapevole. Visualizza il documento in formato PDF. - 12/11/2020
- Monitoraggio terapeutico di bambini e adolescenti trattati con aripiprazolo L’aripiprazolo, un antipsicotico di terza generazione che agisce come agonista parziale dei recettori dopaminergici D2 e 5-idrossitriptamina (5-HT) 1A, è approvato in Europa per il trattamento di pazienti con schizofrenia di età superiore ai 15 anni, così come per episodi maniacali negli adolescenti di età superiore ai 13 anni. Nella pratica clinica quotidiana, l’aripiprazolo è anche usato in pazienti con vari altri disturbi psichiatrici come disturbi da tic e sindrome di Tourette, disturbi dello spettro autistico e disturbi dirompenti con spiccato fenotipo comportamentale impulsivo. Sebbene l’aripiprazolo sia uno degli antipsicotici più utilizzati, la conoscenza delle concentrazioni sieriche nei bambini e negli adolescenti è scarsa e non sono stati ancora stabiliti intervalli terapeutici specifici per età. A causa di queste incertezze, il monitoraggio terapeutico dei farmaci (TDM) è fortemente consigliato per il trattamento di bambini e adolescenti con farmaci psicotropi come l’aripiprazolo A tal fine sono stati analizzati i dati di un servizio di monitoraggio di farmaci terapeutici di routine per valutare la relazione tra dose e concentrazione sierica di aripiprazolo in bambini e adolescenti, nonché le caratteristiche dei pazienti che possono influenzarla. Lo studio mirava anche a valutare se l’intervallo terapeutico di riferimento definito per gli adulti con schizofrenia (100–350 ng / ml) fosse valido e applicabile per bambini e adolescenti. Tutti i pazienti che avevano una valutazione TDM durante il trattamento farmacologico con aripiprazolo sono stati inclusi indipendentemente dalla diagnosi o dall’impostazione del trattamento (pazienti ricoverati, ambulatoriali, in unità diurna). I pazienti sono stati esclusi dallo studio se le condizioni allo stato stazionario per il prelievo di sangue non erano soddisfatte, mancavano dati rilevanti (ad es. dosaggio di aripiprazolo, informazioni rilevanti sul paziente) o se sono stati rilevati o non è stato possibile escludere problemi di compliance. Sono stati valutati i dati di 130 pazienti (di età compresa tra 7 e 19 anni) trattati con aripiprazolo per indicazioni diverse a dosi di 2-30 mg / die. Le caratteristiche del paziente, le dosi, le concentrazioni sieriche e il risultato terapeutico sono stati valutati mediante misure standardizzate. È stata trovata una correlazione media positiva tra la dose giornaliera corretta in base al peso corporeo e la concentrazione di aripiprazolo, con un’elevata variabilità interindividuale nei livelli sierici. Le analisi di regressione lineare hanno rivelato che i livelli sierici di aripiprazolo influenzati in modo significativo dal sesso, con concentrazioni sostanzialmente maggiori nelle ragazze rispetto ai ragazzi (244,9 contro 173,4 mg / l). Le concentrazioni sieriche del presente campione pediatrico sono state quindi confrontate con il livello di riferimento per gli adulti. Circa il 70% di tutte le concentrazioni sieriche misurate rientrava nell’intervallo terapeutico raccomandato per gli adulti. Infine, calcolando un intervallo di riferimento terapeutico preliminare di aripiprazolo per bambini e adolescenti, i nostri dati suggeriscono una concentrazione terapeutica simile a quella stabilita per i pazienti adulti con schizofrenia. Le reazioni avverse erano molto comuni e sono state osservate in quasi un paziente su due (48,8%). Tuttavia, la maggior parte delle ADR (55,9%) è stata classificata come “lieve” e solo il 3,4% come “grave”. Sedazione e sonnolenza sono state le reazioni avverse segnalate più frequentemente osservate nel 25,4% dei pazienti e costituivano il 40,7% di tutti i sintomi di ADR segnalati. Altre ADR come l’aumento di peso sono state documentate nel 17,3%, seguite da una sensazione interiore di tensione e agitazione nel 13,6% e sintomi extrapiramidali nel 7,7% dei pazienti affetti da ADR. L’ipersalivazione è stata segnalata nel 6,2%, problemi di adattamento nel 4,9%, disturbi gastrointestinali nel 2,5%, disturbi cardiovascolari e dermatologici nell’1,2% dei pazienti affetti. Nel gruppo di pazienti con ADR, il 55,9% delle ADR è stato classificato come “lieve”, il 40,7% come “moderato” e il 3,4% come “grave”. In conclusione, considerando i parametri farmacocinetici individuali, il TDM fornisce uno strumento di farmacovigilanza efficace nella popolazione pediatrica. Se confermati in campioni più grandi e disegni di studio più controllati, questi dati possono contribuire alla definizione di un intervallo terapeutico delle concentrazioni di aripiprazolo nei bambini e negli adolescenti. Bibliografia Karin Egberts, Su‑Yin Reuter‑Dang, Stefanie Fekete, Christine Kulpok, Claudia Mehler‑Wex, Christoph Wewetzer, Andreas Karwautz, Michaela Mitterer, Kristian Holtkamp, Isabel BoegeRainer Burger, Marcel Romanos, Manfred Gerlach, Regina Taurines, Therapeutic drug monitoring of children and adolescents treate with aripiprazole: observational results from routine patient care. Journal of Neural Transmission, 2020 Sep 30. doi: 10.1007/s00702-020-02253-4 - 11/11/2020
- Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) – 10 novembre 2020 Gilenya (fingolimod) – Aggiornamento delle raccomandazioni per minimizzare il rischio di danno epatico indotto da farmaci (DILI). Sintesi: Sono stati riportati casi di insufficienza epatica acuta che hanno richiesto trapianto di fegato e di danno epatico clinicamente significativo in pazienti trattati con fingolimod.Per minimizzare il rischio di DILI sono state aggiornate le istruzioni per il monitoraggio della funzionalità epatica e i criteri per l’interruzione del trattamento con dettagli aggiuntivi:Gli esami di funzionalità epatica, incluso quello della bilirubina sierica, devono essere effettuati prima di iniziare il trattamento e ai mesi 1, 3, 6, 9 e 12 durante il trattamento e in seguito periodicamente fino a 2 mesi dopo l’interruzione di fingolimod.In assenza di sintomi clinici, se i livelli di transaminasi epatiche sono:maggiori di 3 volte il limite superiore della normalità (ULN) ma inferiori di 5 volte l’ULN senza un aumento della bilirubina sierica, si deve istituire un monitoraggio più frequente, comprendente la bilirubina sierica e la fosfatasi alcalina (ALP).almeno 5 volte l’ULN, o almeno 3 volte l’ULN, se associato ad un qualsiasi aumento della bilirubina sierica, fingolimod deve essere interrotto. Se i livelli sierici ritornano alla norma, il trattamento con fingolimod può essere ripreso sulla base di una valutazione attenta del profilo beneficio-rischio del paziente.In presenza di sintomi clinici indicativi di disfunzione epatica:gli enzimi epatici e la bilirubina devono essere controllati prontamente e il trattamento con fingolimod deve essere interrotto se si conferma il significativo danno epatico. Visualuzza il documento in PDF. - 10/11/2020
- Ototossicità come reazione avversa a farmaci: un’analisi del segnale basata sui dati italiani. Introduzione. Il panorama dell’ototossicità indotta da farmaci si è ampliato negli ultimi decenni. In più, i dati di sorveglianza post-marketing sono necessari per ottenere un più ampio sguardo sulle reazioni avverse di ototossicità. Lo scopo di questo studio era di condurre un’analisi delle segnalazioni di reazione avverse a farmaco (ADR) provenienti dal sistema italiano di segnalazione spontanea descrivendo l’ototossicità farmaco-indotta. Metodi. Come misura di disproporzionalità è stato calcolato il reporting odds ratios (RORs) e il rispettivo intervallo di confidenza al 95% (CI) con una metodologia caso/non caso. I casi erano tutte le schede di segnalazione di sospette ADR che riguardavano l’ototossicità farmaco-indotta raccolte nella rete di sorveglianza spontanea italiana tra il 2001 e il 2017. I non-casi includevano tutte le altre ADR segnalate nello stesso periodo. Risultati. Su un totale di 325,980 segnalazioni, 652 includevano almeno un’ADR di ototossicità, confrontate con 325,328 non-casi. ROR statisticamente significativi sono stati trovati per farmaci dell’apparato cardiovascolare, urologici, teriparatide, amikacina, prulifloxacina, rifampicina, isoniazide, cisplatino, antagonisti ormonali, tacrolimus, pomalidomide, tramadolo, e antidepressivi. ROR significativi in relazioni al tinnito sono stati osservati per doxazosina (ROR 5.55, 95% CI 2.06–14.93), bisoprololo (4.28, 1.59–11.53), nebivololo (8.06, 3.32–19.56), ramipril (3.96, 2.17–7.23), irbesartan (19.60, 9.19–41.80), betametasone (4.01, 1.28–12.52), moxifloxacina (4.56, 1.71–12.34), etambutolo (12.25, 3.89–38.57), efavirenz (16.82, 5.34–52.96), sofosbuvir/ledipasvir (5.95, 1.90–18.61), etoposide (7.09, 2.63–19.12), abatacept (6.51, 2.42–17.53), indometacina (6.30, 2.02–19.72), etoricoxib (5.00, 2.23–11.23), tapentadolo (4.37, 1.09–17.62), e combinazioni di timololo (23.29, 9.53–56.95). In aggiunta, ROR significative per l’ipoacusia riguardavano claritromicina (3.95, 1.86–8.40), azitromicina (10.23, 5.03–20.79), vancomicina (6.72, 2.14–21.11), methotrexate (3.13, 1.00–9.81), pemetrexed (4.38, 1.40–13.76), vincristina (5.93, 1.88–18.70), vinorelbina (21.60, 8.83–52.82), paclitaxel (2.34, 1.03–5.30), rituximab (3.20, 1.19–8.63), interferon alfa-2b (17.44, 8.56–35.53), talidomide (16.92, 6.92–41.38), e deferasirox (41.06, 20.07–84.01). Conclusioni. Questo studio è ampiamente concordante con i dati presenti in letteratura. Nonostante ciò, sono stati rinvenuti farmaci che non erano noti per essere ototossici, in particolare propafenone, antitubercolari, antagonisti ormonali, teriparatide, tramadolo e pomalidomide. Inoltre, l’ipoacusia in seguito all’uso di vinorelbine, methotrexate, e pemetrexed era inaspettata. Allo stesso modo il tinnito correlato con etoposide, nebivololo, betametasone, abatacept, sofosbuvir/ledipasvir, e tapentadolo, ma tali associazioni richiedono ulteriori analisi per definirne meglio il rischio a causa della scarsità dei dati. Infine, i medici dovrebbero essere maggiormente consapevoli della significatività clinica dell’ototossicità e della necessità del loro contributo per la segnalazione spontanea. Bibliografia. Barbieri MA et al., Ototoxic Adverse Drug Reactions: A Disproportionality Analysis Using the Italian Spontaneous Reporting Database. Frontiers in Pharmacology, 10, 2019; 1161. E’ possibile leggere liberamente l’articolo qui. - 06/11/2020
- Segnalazione di eventi di sicurezza durante il trattamento anti-VEGF: farmacovigilanza in uno studio non interventistico Uno studio prospettico non interventistico OCEAN, pubblicato recentemente sulla rivista Journal of Ophtalmology, ha valutato la sicurezza delle iniezioni intravitreali di ranibizumab per il trattamento della degenerazione maculare neovascolare legata all’età, dell’edema maculare diabetico e dell’occlusione della vena retinica in condizioni reali in Germania. Sebbene i farmaci anti-VEGF per il trattamento delle condizioni retiniche siano in generale ben tollerati, è noto che dopo iniezioni intravitreali si verificano una serie di eventi avversi oculari (EA). Lo studio OCEAN prospettico, multicentrico e non interventistico è stato progettato per valutare i risultati delle iniezioni intravitreali di ranibizumab negli adulti con degenerazione maculare neovascolare (nAMD), edema maculare diabetico (DME), occlusione della vena retinica (RVO) o neovascolarizzazione coroideale miope (mCNV) nella pratica clinica di routine in Germania. Lo studio è stato condotto tra dicembre 2011 e dicembre 2016, con un periodo di osservazione fino a 24 mesi per paziente. Gli eventi avversi e le reazioni avverse sono stati differenziati in eventi avversi gravi (SAE) o ADR gravi (sADR) e eventi avversi non gravi (nsAE) o ADR non gravi (nsADR). Il set di valutazione della sicurezza (SES) includeva pazienti con documentazione di almeno un’iniezione di ranibizumab 0,5 mg durante lo studio e per i quali erano disponibili informazioni di follow-up sulla sicurezza (≥1 visita di follow-up o insorgenza di eventi avversi o interruzione prematura). Un totale di 369 oftalmologi (siti di studio) hanno partecipato allo studio OCEAN. Tutti i 5.781 pazienti trattati nello studio sono stati inclusi nel SES per l’analisi corrente. Il SES includeva 3.726 pazienti con nAMD, 1.250 pazienti con DME, 764 pazienti con RVO e 40 pazienti con mCNV. Durante lo studio, sono stati segnalati un totale di 2.687 eventi avversi (non gravi o gravi) per 1.176 dei 5.781 pazienti nella popolazione di sicurezza (20,3%). Di questi, il 27,4% erano eventi avversi non gravi (nsAE), il 30,3% erano eventi avversi gravi (SAE), il 27,3% erano reazioni avverse non gravi (nsADR) e il 15,0% erano reazioni avverse gravi (sADR). Da una prospettiva basata sul paziente, il 7,8% ha riportato eventi avversi non gravi (nsAE), il 7,2% eventi avversi gravi (SAE), l’8,6% ha riportato reazioni avverse non gravi (nsADR) e il 3,7% reazioni avverse gravi (sADR). Nel complesso, la maggior parte dei pazienti non ha riportato eventi avversi (79,7%) o solo 1 evento avverso (10,3%). Sono state somministrate 32.621 iniezioni. Il numero di AE, SAE e nsADR differiva leggermente tra le tre indicazioni principali trattate nello studio. Gli eventi avversi sono stati inoltre analizzati in base al numero di iniezioni di ranibizumab somministrate al rispettivo paziente prima dell’inizio dell’AE. In generale, gli eventi avversi si sono verificati più frequentemente dopo 3 o 4 iniezioni (1.129 eventi avversi su 2.687 per 5.114 pazienti), seguiti da 5 o più iniezioni (859 eventi avversi per 2.912 pazienti) e 1 o 2 iniezioni (596 eventi avversi per 5.781 pazienti). Nel corso dello studio è stata osservata una diminuzione dei tassi complessivi di EA. Il tasso di incidenza di eventi avversi nel SOC MedDRA Disturbi oculari è stato più alto nei primi tre mesi dello studio, ma è rimasto abbastanza costante nel restante periodo di osservazione. I risultati non hanno sollevato nuovi problemi di sicurezza per ranibizumab. I risultati consentono di trarre conclusioni su come raccogliere i dati di farmacovigilanza in modo ancora più efficace negli studi del mondo reale per facilitare la discussione sul rapporto rischio-beneficio. Visualizza l’articolo qui. - 29/10/2020
- Approccio diagnostico alle reazioni da ipersensibilità a mezzi di contrasto iodato: esperienza di un centro italiano. Le reazioni avverse ai mezzi di contrasto iodato sono un problema medico rilevante, sia per i numeri dei pazienti che le sperimentano, sia per la potenziale morbosità di tali gravi eventi. Inoltre, esse rappresentano un costo per i sistemi sanitari. I pazienti con anamnesi positiva per reazioni allergiche sono correntemente sottoposti a una premedicazione con farmaci antistaminici e corticosteroidi, tuttavia le evidenze riguardo alla loro efficacia sono carenti. C’è poi la possibilità che il rischio venga sottostimato nei pazienti sottoposti a premedicazione. Lo studio che viene qui presentato è basato sull’esperienza di un singolo centro allergologico italiano, a Firenze, il quale ha valutato in modo consecutivo 98 pazienti tra il 2015 e il 2018. I dati dei pazienti sono stati revisionati retrospettivamente. Essi sono stati sottoposti ad una valutazione allergologica complessiva che comprendeva test cutanei e test di provocazione con il farmaco (drug provocation tests – DPT), che riguardavano mezzi di contrasto iodato. Nella popolazione considerata il test cutaneo è risultato essere positivo in 10 pazienti, di cui 7 hanno manifestato una reazione di ipersensibilità immediata (IHR) e 3 una reazione di ipersensibilità ritardata (DHR). La scelta del mezzo di contrasto iodato per il test di provocazione col farmaco è stata fatta sulla base dei risultatati del test cutaneo. Dopo aver avuto un risultato negativo al primo test DPT, 7 pazienti hanno accettato di essere sottoposti a un secondo DPT con un differente mezzo di contrasto: la reazione nella maggior parte dei casi risultava in un test di ipersensibilità ritardata. Tutti questi pazienti eccetto uno, hanno tollerato il DPT con un secondo differente mezzo di contrasto. Complessivamente il protocollo allergologico è stato completato da 94 pazienti (95.9%). Il test DPT è stato assunto come gold standard. I test cutanei hanno mostrato un valore predittivo negativo molto alto (NPV) in paragone ai test di provocazione DPT, applicati in pazienti che avevano sperimentato una precedente reazione avversa immediata. Inoltre il valore predittivo negativo per i pazienti che avevano avuto in precedenza una reazione avversa ritardata era più basso. (NVP, 96.2% in IHR vs 58.8% in DHR , rispettivamente; p < 0.0001, test di Fisher). Infine, 90 pazienti sono stati contattati telefonicamente per sapere se essi fossero stati esposti nuovamente a mezzi di contrasto per procedure radiologiche. 39 pazienti sono stati riesposti, senza alcuna premedicazione in 13 casi, 12 dei quali avevano tollerato il mezzo di contrasto iodato e uno ha avuto nuovamente una reazione nonostante un test DPT negativo per lo stesso mezzo di contrasto. Complessivamente, il valore predittivo negativo di questo protocollo era elevato (92.3%) per i pazienti che erano sottoposti a DPT e successivamente esposti allo stesso mezzo di contrasto in un constesto di vita reale. E’ auspicabile una collaborazione tra tutti i sanitari implicati in tali procedure e in particolare un accurato check-up allergologico per assicurare al massimo la sicurezza di tali pazienti e prevenire reazioni avverse evitabili. Bibliografia. Meucci E, Radice A, Fassio F, Sibilio M, Iorno MLC, Testi S, Severino M, Macchia D. Diagnostic approach to hypersensitivity reactions to iodinated contrast media: a single-center experience on 98 patients. Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2020 Sep;52(5):220-229. Leggi l’articolo completo qui. - 29/10/2020
- Nota Informativa Importante su Fluorochinoloni ad uso sistemico ed inalatorio – 29 ottobre 2020 Rischio di rigurgito/insufficienza della valvola cardiaca associato ai fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio. Riassunto: I fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio possono aumentare il rischio di rigurgito/insufficienza delle valvole cardiache.Le condizioni che predispongono al rigurgito/insufficienza delle valvole cardiache includono patologie congenite o preesistenti delle valvole cardiache, malattie del tessuto connettivo (ad esempio la sindrome di Marfan e la sindrome di Ehlers-Danlos), la sindrome di Turner, la malattia di Behçet’s, l’ipertensione, l’artrite reumatoide e l’endocardite infettiva.Nei pazienti a rischio di rigurgito/insufficienza delle valvole cardiache, i fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio devono essere utilizzati solo dopo attenta valutazione del rapporto beneficio/rischio e dopo aver preso in considerazione altre opzioni terapeutiche.I pazienti devono essere avvisati di rivolgersi immediatamente al medico in caso di dispnea acuta, insorgenza de novo di palpitazioni, o comparsa di edema addominale o degli arti inferiori. Scarica il documento in formato PDF. - 29/10/2020
- Nota Informativa Importante su Esbriet (pirfenidone) – 29 ottobre 2020 Esbriet (pirfenidone): importante aggiornamento di sicurezza e nuove raccomandazioni per prevenire il danno epatico farmaco-indotto (DILI) con Esbriet (pirfenidone). Sintesi: Di recente, sono stati segnalati casi severi di danno epatico farmaco-indotto (DILI), anche a esito fatale con Esbriet (pirfenidone)Prima di iniziare il trattamento con Esbriet (pirfenidone) devono essere effettuati test di funzionalità epatica (alanina aminotransferasi [ALT], aspartato aminotransferasi [AST], bilirubina), successivamente ogni mese per i primi 6 mesi e quindi ogni 3 mesi per l’intera durata del trattamento.Devono essere prontamente effettuati una valutazione clinica e test di funzionalità epatica nei pazienti con sintomi indicanti danno epatico farmaco-indotto, quali affaticamento, anoressia, fastidio nella parte superiore destra dell’addome, colorazione scura delle urine o ittero.Livelli elevati delle transaminasi possono richiedere una riduzione della dose, la sospensione del trattamento con Esbriet (pirfenidone) o la sua interruzione definitiva. In caso di innalzamento significativo dei livelli delle aminotransferasi epatiche con iperbilirubinemia o di segni e sintomi clinici di danno epatico farmaco-indotto, il trattamento con Esbriet (pirfenidone) deve essere interrotto definitivamente. La checklist di sicurezza per i medici prescrittori è stata aggiornata di conseguenza. Scarica il documento in formato PDF. - 29/10/2020
- Valutazione della sicurezza cardiovascolare dei farmaci anti-osteoporosi L’osteoporosi è caratterizzata da una riduzione della densità minerale ossea e da un aumento del rischio di fratture. Come per le malattie cardiovascolari, la prevalenza aumenta in età avanzata, cosicché l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari (e i fattori di rischio cardiovascolare) spesso coesistono nello stesso paziente. È quindi molto importante comprendere le implicazioni cardiovascolari dei farmaci per l’osteoporosi. Una recensione narrativa pubblicata su Drugs le ha presentate con un gruppo di lavoro di esperti provenienti dalla European Society for Clinical and Economic Aspects of Osteoporosis, Osteoarthritis and Musculoskeletal Disorders (ESCEO) e dalla International Osteoporosis Foundation (IOF). Un consumo inadeguato di calcio è associato a un aumentato rischio di fratture da fragilità e deterioramento della densità minerale ossea. Spesso per questo motivo vengono utilizzati integratori di calcio. Tuttavia, la supplementazione di calcio potrebbe indurre la formazione di ateroma attraverso la deposizione di calcio. In questa recensione sono stati analizzati 15 studi, ed è stato osservato un rischio significativamente aumentato di infarto del miocardio, ma questo dato non è stato replicato. Per concludere, gli integratori di calcio e l’assunzione orale di calcio di 1000 mg al giorno sembrano ridurre il rischio di fratture, in particolare negli individui istituzionalizzati rispetto a quelli che vivono in comunità, ma non ci sono prove di eventi avversi cardiovascolari. Vi è incertezza riguardo al rischio cardiovascolare di un’elevata assunzione giornaliera di calcio. Gli effetti cardiovascolari dell’integrazione di vitamina D è stata ampiamente studiata. Nel sistema cardiovascolare, la vitamina D ha effetti sulla parete vascolare, sul sistema renina-angiotensina e sul muscolo cardiaco. Nel contesto dell’osteoporosi, le attuali linee guida raccomandano la sostituzione della vitamina D di 800 unità internazionali (UI) al giorno nelle donne in postmenopausa a maggior rischio di fratture da fragilità ossea, quelle a maggior rischio di carenza di vitamina D e quelle sintomatiche di bassa vitamina D. Nonostante i risultati all’inizio del 21 ° secolo che la terapia ormonale sostitutiva fosse associata a malattia coronarica e tromboembolia venosa (TEV), questa terapia è ora considerata potenzialmente sicura (dal punto di vista cardiaco) se iniziata entro i primi 10 anni dalla menopausa. Il rapporto rischio / beneficio per la terapia ormonale sostitutiva in menopausa è più favorevole nelle donne più giovani, in menopausa recente (quelle che hanno meno di 60 anni o entro 10 anni dall’inizio della menopausa), relativamente ai i sintomi menopausali , basso rischio di cancro al seno, eventi cardiovascolari e cerebrovascolari e malattia tromboembolica venosa. Gli effetti positivi di questa terapia sulla salute ossea sono da considerarsi un ulteriore e gradito beneficio. I modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM) sono associati ad un aumentato rischio di TEV e possono essere correlati a ictus fatali (un sottoinsieme degli ictus totali). I bifosfonati potrebbero teoricamente fornire protezione contro l’ateroma. Tuttavia, i dati provenienti da studi randomizzati e studi osservazionali non hanno supportato in modo sostanziale ciò né dimostrato in modo coerente la potenziale associazione con la fibrillazione atriale. Denosumab, anticorpo monoclonale completamente umano e inibitore dell’attivatore del recettore del ligando del fattore nucleare κB, impedisce la maturazione e l’attività degli osteoclasti e quindi agisce per ridurre il riassorbimento osseo. Questo farmaco non sembra essere associato a malattie cardiovascolari e, sebbene gli analoghi dell’ormone paratiroideo siano associati a palpitazioni e vertigini, non è stata dimostrata alcuna associazione con una patologia cardiovascolare definita. Romosozumab è un anticorpo monoclonale umanizzato, approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) e dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), che inibisce la sclerostina. Romosozumab agisce come un agente anabolizzante per la formazione dell’osso e come un inibitore del riassorbimento osseo. Esiste una controversia per quanto riguarda la sicurezza cardiovascolare di questo farmaco. Le attuali linee guida (in alcune regioni) sconsigliano l’uso in quelli con una storia di IM e ictus ischemico e raccomanda un approccio giudizioso in quelli con un alto rischio di base di malattie cardiovascolari. Visualizza l’articolo qui. - 23/10/2020
- Efficacia e sicurezza di glecaprevir / pibrentasvir per il trattamento di pazienti con infezione cronica da HCV: una meta-analisi. Glecaprevir / pibrentasvir è un regime farmacologico antivirale pangenotipico ad azione diretta (DAA), recentemente approvato per il trattamento di adulti con infezione da genotipi 1–6 di HCV. Negli studi clinici multinazionali di fase II e III, il trattamento con glecaprevir / pibrentasvir ha prodotto tassi elevati di risposta virologica sostenuta al post-trattamento alla settimana 12 (SVR12) ed è stato ben tollerato e con un profilo di sicurezza favorevole in un’ampia gamma di pazienti con infezione cronica da HCV. È importante, tuttavia, valutare i trattamenti per il virus dell’epatite C (HCV) nel mondo reale, poiché le popolazioni di pazienti tendono ad essere più diversificate e potenzialmente meno aderenti al trattamento rispetto a quelle negli studi clinici. Per molti regimi DAA, è già stata confermata un’efficacia simile in contesti reali a quella osservata negli studi clinici. Tuttavia, poiché glecaprevir / pibrentasvir è stato approvato per il trattamento di pazienti con HCV cronico nell’ultima parte del 2017, i dati pubblicati sul suo utilizzo nella pratica clinica sono attualmente limitati a un piccolo numero di coorti del mondo reale. Inoltre, attualmente mancano analisi di contesti distinti e un’analisi più ampia che combini contesti e paesi diversi. Per risolvere questo problema, è stata intrapresa una revisione sistematica e una meta-analisi dei dati disponibili nel mondo reale che riportano l’efficacia e / o la sicurezza di glecaprevir / pibrentasvir per il trattamento di adulti con infezione cronica da HCV. I risultati di 18 studi condotti in real life identificati nelle pubblicazioni di riviste dal 1 ° gennaio 2017 al 25 febbraio 2019 e nelle presentazioni al congresso fino al 14 aprile 2019 sono stati raccolti e analizzati per indagare l’efficacia e la sicurezza di una combinazione antivirale ad azione diretta (glecaprevir / pibrentasvir) nella pratica clinica di routine. Sono stati esclusi gli studi clinici, i casi clinici e gli studi che non hanno distinto i pazienti trattati con glecaprevir / pibrentasvir da altri pazienti, ed è stata condotta una meta-analisi random-effects degli outcomes per determinare i tassi di SVR12 utilizzando i dati d i≥ 2 coorti. Gli outcomes di efficacia erano il tasso complessivo di SVR12 nella popolazione ITT (cioè, tutti i pazienti trattati con almeno una dose di glecaprevir / pibrentasvir che avevano dati SVR12 disponibili, interrotti precocemente o persi al follow-up). Queste analisi sono state condotte anche nella popolazione ITT modificata (mITT) (cioè, la popolazione ITT esclusi i pazienti che non hanno raggiunto SVR12 per ragioni diverse dal fallimento virologico). Gli outcomes di sicurezza erano le percentuali di pazienti con eventi avversi (EA; qualsiasi grado), eventi avversi comuni, eventi avversi gravi (SAE), eventi avversi di particolare interesse (scompenso epatico o insufficienza epatica) e interruzione a causa di eventi avversi Complessivamente, 12.531 adulti sono stati trattati con glecaprevir / pibrentasvir, per un totale di 18 coorti. Tra i pazienti con dati post-trattamento alla settimana 12, i tassi di SVR12 erano del 96,7% (95% CI 95,4-98,1) nella popolazione ITT (n = 8.583, 15 coorti) e del 98,1% (95% CI 97,1-99,2) nella popolazione mITT (n = 7.001, 14 coorti). I tassi di SVR12 erano> −95% nei sottogruppi (genotipo HCV, stato di cirrosi, storia del trattamento, durata del trattamento, trattamento su indicazione e sottogruppi di interesse). Gli eventi avversi sono stati riportati nel 17,7% (1.271 / 7.199) dei pazienti (8 coorti). Eventi avversi gravi sono stati riportati nell’1,0% (55 / 5.522) dei pazienti (6 coorti). Gli eventi avversi più frequenti sono stati prurito, affaticamento e mal di testa. Interruzioni del trattamento correlate a eventi avversi sono state riportate nello 0,6% (33 / 5.595) dei pazienti (6 coorti). In conclusione, questa analisi ha mostrato che la combinazione glecaprevir / pibrentasvir è altamente efficace e ben tollerata in tutti i genotipi di HCV e nei gruppi di pazienti studiati, coerentemente con i risultati osservati negli studi clinici, anche nei pazienti storicamente considerati più difficili da trattare. Bibliografia: Pietro Lampertico , Jose A Carrión , Michael Curry , Juan Turnes , Markus Cornberg , Francesco Negro, Ashley Brown, Marcello Persico, Nicole Wick, Ariel Porcalla, Andreas Pangerl, Eric Crown, Lois Larsen, Yao Yu, Heiner Wedemeyer , Real-world effectiveness and safety of glecaprevir/pibrentasvir for the treatment of patients with chronic HCV infection: A meta-analysis. J Hepatol. 2020 Jun;72(6):1112-1121. doi: 10.1016/j.jhep.2020.01.025 - 23/10/2020
- Comunicazione su medicinali contenenti rifampicina – 23 ottobre 2020 Le Autorità dell’Unione Europea stanno indagando in merito alla presenza di un’impurezza nitrosamminica, la 1-nitroso-4 metil piperazina (MeNP), in alcuni lotti di principi attivi usati nei medicinali a base di rifampicina. Il CMDh, che rappresenta gli Stati Membri dell’ Unione Europea, sta lavorando per garantire adeguate analisi dei principi attivi e sta collaborando con le aziende coinvolte. La Rifampicina è un trattamento di prima linea per la tubercolosi. E’ anche utilizzato per trattare diverse altre infezioni gravi, incluse infezioni del sangue e lebbra. Per i pazienti il rischio di non assumere i loro medicinali a base di rifampicina supera di gran lunga qualsiasi possibile rischio da MeNP. Gli operatori sanitari devono quindi continuare a prescrivere i medicinali a base di rifampicina come di norma, in linea con il riassunto delle caratteristiche del prodotto. Le autorità forniranno aggiornamenti, quando necessari. - 23/10/2020
- Le autorità regolatorie dell’UE richiedono di testare le quantità di nitrosammine per i farmaci a base di metformina – 16 ottobre 2020 L’EMA e le autorità nazionali competenti dell’UE contatteranno tutti i titolari di autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti metformina, utilizzati per il trattamento del diabete, per chiedere loro di effettuare analisi per verificare la presenza di nitrosammine prima della loro immissione in commercio. Si tratta di una misura precauzionale per garantire la sicurezza del paziente durante il completamento delle indagini in corso su questi medicinali. La richiesta è in linea con il referral di quest’anno secondo l’articolo 5, paragrafo 3, che ha introdotto le misure richieste alle aziende per limitare la presenza di nitrosammine nei medicinali. Le autorità regolatorie controlleranno attentamente le risposte a questa richiesta e prenderanno le misure appropriate, se necessario. La presenza di nitrosammine nei medicinali a base di metformina è in corso di verifica, poiché all’inizio di quest’anno è stata trovata una nitrosammina chiamata N-nitrosodimetilammina (NDMA) in alcuni lotti dell’UE. Per ulteriori informazioni, consultare il sito web EMA. L’EMA consiglia ai pazienti dell’UE di continuare ad assumere farmaci a base di metformina, poiché i rischi di non trattare il diabete superano di gran lunga i possibili effetti dei bassi livelli di NDMA riscontrati nei test. Sebbene l’NDMA sia classificata come probabile sostanza cancerogena per l’uomo (una sostanza che potrebbe causare il cancro) sulla base di studi su animali, non si prevede che possa causare danni se ingerita a livelli molto bassi. L’EMA continuerà a fornire aggiornamenti, se necessario. - 16/10/2020
- Interazioni farmaco-farmaco tra anticoagulanti orali diretti e agenti antivirali ad azione diretta dell’epatite C, una revisione sistematica. Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC), come substrati del citocromo P450 (CYP) 3A4 e / o della P-glicoproteina, sono suscettibili alle interazioni farmaco-farmaco (DDI). Gli agenti antivirali ad azione diretta (DAA) dell’epatite C (HCV), tramite l’inibizione della glicoproteina P o del CYP3A4, possono aumentare l’esposizione a DOAC con un rilevante rischio di sanguinamento. In questo studio è stata eseguita una revisione sistematica sui DDI tra DOAC e DAA. Due revisori hanno identificato in modo indipendente gli studi tramite database elettronici, fino al 7 luglio 2020, integrando la ricerca esaminando gli abstract del congresso EASL (Associazione europea per gli studi sul fegato) e il sito Web ClinicalTrials.gov. Sono stati identificati 1385 riferimenti attraverso una ricerca sistematica nel database. Dopo aver applicato i criteri di inclusione, tre studi erano eleggibili per l’inclusione. Un ulteriore studio è stato identificato attraverso la ricerca manuale degli abstract del congresso EASL. Tre studi clinici di fase I su volontari sani hanno valutato le interazioni tra dabigatran e glecaprevir/pibrentasvir, odalasvir/simeprevir o sofosbuvir/velpatasvir/voxilaprevir, mostrando un aumento dell’area sotto la curva concentrazione-tempo (AUC) di dabigatran del 138%, 103% e 161%, rispettivamente. Nel complesso, la scarsità di dati richiede urgentemente studi dedicati nel mondo reale per verificare l’effettiva rilevanza clinica delle interazioni farmacocinetiche con dabigatran e indagare il rischio reale negli utilizzatori di farmaci anti-fattore Xa, sia in termini di rischio di sanguinamento che di insorgenza di danno al fegato. Infatti, sia rivaroxaban che apixaban sono substrati di P-gp e BCRP, mentre il substrato attivo di edoxaban è anche un substrato di OATP1B1, rendendo così altamente probabili interazioni farmacologiche clinicamente importanti. I nuovi farmaci orali per l’epatite C sono esempi in cui l’interpretazione di una potenziale interazione può essere particolarmente complessa a causa di più farmaci con diversi profili farmacocinetici somministrati contemporaneamente. Conclusioni DOAC e DAA sono sotto-studiati per il rischio di DDI. Sono necessari studi sul mondo reale per valutare la rilevanza clinica delle interazioni farmacocinetiche con dabigatran e descrivere l’effettivo spettro di possibili interazioni farmacologiche tra DAA e altri DOAC. Questa è la prima revisione sistematica che valuta le prove sulle interazioni tra anticoagulanti orali diretti / agenti antivirali ad azione diretta (DOAC / DAA). I DAA aumentano la concentrazione di dabigatran, mentre non erano disponibili studi per altri DOAC. Sono necessari studi nel mondo reale per valutare la rilevanza clinica di questa interazione e per descrivere l’effettivo spettro di possibili interazioni farmacologiche tra agenti ad azione antivirale diretta e altri anticoagulanti orali diretti. Bellesini, M., Bianchin, M., Corradi, C. et al. Drug–Drug Interactions between Direct Oral Anticoagulants and Hepatitis C Direct-Acting Antiviral Agents: Looking for Evidence Through a Systematic ReviewClin Drug Investig (2020). https://doi.org/10.1007/s40261-020-00962-y Visualizza l’articolo intero qui. - 16/10/2020
- La valutazione della sicurezza dei vaccini per il COVID-19: metodologia. I vaccini contro il COVID-19 sono in fase di sviluppo ad una velocità mai vista in precedenza. Ciò pone particolari sfide, che non hanno precedenti, ai sistemi di monitoraggio post-marketing dalla sicurezza. Inoltre, anche la comunicazione sulla sicurezza vaccinale dovrà essere gestita in modo appropriato. Per impiegare velocemente tali nuovi vaccini in popolazioni diverse è essenziale disporre di un robusto sistema di farmacovigilanza e un sistema di sorveglianza attiva. Non tutti i paesi del mondo hanno la capacità o le risorse per mettere in atto un’adeguata sorveglianza e riceveranno i dati da coloro che invece possiedono tali sistemi. Gli strumenti per valutare i vaccini per il COVID-19 esistono già e verranno impiegati così come attualmente viene fatto: si tratta dei sistemi di sorveglianza nazionale, dei dati provenienti da fonti amministrative e la definizione dei casi come eventi avversi di speciale interesse. Tuttavia, tenere insieme tutti questi strumenti e usarli in modo efficace è una sfida che richiede investimenti e collaborazione tra tutti gli attori in gioco. Il presente articolo fornisce una panoramica di alto livello di tutte le sfaccettature della moderna metodologia di valutazione della sicurezza dei vaccini e fornisce indicazioni sul modo con cui questi metodi sono o possono essere applicati ai vaccini nei confronti del COVID-19. Lo sviluppo di un potenziale candidato vaccino deve essere in primo luogo valutato negli animali per quanto riguarda la sicurezza, l’immunogenicità e l’efficacia. Le problematiche di sicurezza identificate in precedenza nei primi vaccini per la SARS non sono state finora osservate negli studi sull’uomo ma sottolineano l’importanza di scegliere degli approcci vaccinali e degli adiuvanti che producano le risposte desiderate. Le tre fasi di sviluppo clinico nell’uomo sono attentamente condotte in modo tale che solamente con la dimostrazione di risultati favorevoli in una fase è possibile passare a quella successiva. Inoltre, le sperimentazioni cliniche sono sottoposte ad un comitato di esperti indipendente. Dal punto di vista regolatorio esiste dal 1999 un Comitato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la sicurezza dei vaccini (World Health Organization Global Advisory Committee on Vaccine Safety) così come un gruppo di esperti (Strategic Advisory Group of Experts) che riceve i risultati portati dall’altro comitato e formula le raccomandazioni. La Brighton Collaboration è una collaborazione internazionale lanciata nel 1999 che ha come compito quello di sviluppare le definizioni e le linee guida per i potenziali eventi avversi successivi ad immunizzazione. Tali strumenti includono anche la definizione degli eventi avversi di speciale interesse, che devono essere rapidamente comunicati alle parti regolatorie. Un ruolo fondamentale di tutela dei consumatori è svolto dalle Agenzie Regolatorie, tra cui l’americana Food and Drug Administration e l’Agenzia Europea del Farmaco. Inoltre, un compito centrale è assegnato ai sistemi nazionali di sorveglianza passiva che riportano in ultima istanza al WHO Pharmacovigilance Centre in Uppsala, Svezia. Esistono poi dei programmi di sorveglianza attiva e studi di fase IV che sono in grado di monitorare in tempo quasi reale la popolazione di interesse oltre che mappare l’esposizione ai vaccini. Esistono numerose sfide in tal senso, per esempio il fatto che ad oggi ancora troppo pochi paesi del mondo possiedono dei sistemi di farmacovigilanza altamente funzionanti. Infine è necessario un forte supporto e una stretta collaborazione tra tutti gli attori implicati nella sfida di monitorare attivamente i vaccini contro il COVID-19 Bibliografia. Petousis-Harris, H. Assessing the Safety of COVID-19 Vaccines: A Primer. Drug Saf (2020). E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 16/10/2020
- Sospensione di farmaci per motivi di sicurezza: una revisione dei dati che supportano la decisione di sospensione. Metodi. Gli autori hanno analizzato i farmaci sospesi dal mercato tra il 1990 e il 2010. Tutte le Agenzie Regolatorie dei farmaci che fanno parte del programma per Monitoraggio Internazionale dei Farmaci (Program for International Drug Monitoring) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono state contattate. Per avere una maggiore completezza dei dati, sono stati analizzati Medline, libri di riferimento e database dei farmaci. Le fonti di informazione sulle quali le autorità basano i motivi della sospensione sono state categorizzate ed è stato poi calcolato il tempo medio tra la data della prima esposizione dei soggetti al farmaco e il momento della sospensione. Risultati. Un totale di 133 farmaci che rispondevano ai criteri di inclusione e di esclusione sono stati sospesi dal mercato per ragioni di sicurezza nel periodo oggetto della presente revisione (1990 – 2010). Le ragioni principali responsabili della sospensione del 69,2 % di tutti i farmaci sono state le seguenti: epatotossicità (n=36, 27.1%), disordini cardiaci (n=25, 18.8%), ipersensibilità (n=17, 12.8%) e nefrotossicità (n=14, 9.8%). Nella maggior parte dei casi, le fonti di informazione determinanti per la sospensione dei farmaci consistevano in segnalazioni spontanee e/o in case reports (n=86, 64.7%), seguite da segnalazioni provenienti da studi clinici (n=24, 18.0%). Il tempo medio tra l’introduzione di un farmaco nel mercato e la sua sospensione definitiva per motivi di sicurezza è stata di circa 20.3 anni (SD±13.8). Discussione e conclusioni. Sulla base delle evidenze disponibili e pubblicate, non esiste un metodo gold standard per identificare i rischi associati all’esposizione ai farmaci. I dati riportati dagli autori sottolineano il ruolo che le differenti fonti di informazione giocano nel contribuire al processo di revisione della sicurezza dei farmaci. Un ruolo fondamentale è rivestito chiaramente dalla segnalazione spontanea e dai case report che contribuiscono alla comunicazione delle informazioni di sicurezza per quasi i 2/3 di tutte le fonti disponibili. Ciò attribuisce nuovamente un ruolo essenziale ai sistemi di farmacovigilanza nazionali nel reperimento di tali informazioni sulla sicurezza dei farmaci. Le principali 10 ragioni di ritiro dei farmaci dal mercato: Bibliografia. Nuno Sales Craveiro*, Bruno Silva Lopes, Lara Tomás and Sofia Fraga Almeida, “Drug Withdrawal Due to Safety: A Review of the Data Supporting Withdrawal Decision”, Current Drug Safety (2020) 15: 4. E’ possibile leggere l’articolo completo qui - 16/10/2020
- Adozione definitiva della Nota 97 su terapia anticoagulante nei pazienti con FANV – 15 ottobre 2020 Si rende noto che in data 15 ottobre 2020, l’AIFA ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana la Determinazione n. 1034 del 14 ottobre 2020, dal titolo “Adozione definitiva della Nota 97 relativa alla prescrivibilità dei nuovi anticoagulanti orali ai pazienti con Fibrillazione Atriale Non Valvolare (FANV)”. Tale provvedimento, efficace a partire dal 16 ottobre 2020, è stato adottato in quanto i procedimenti di rinegoziazione avviati dall’AIFA, aventi ad oggetto le specialità medicinali a base di apixaban, dabigatran, edoxaban, rivaroxaban, si sono conclusi col raggiungimento dei relativi accordi negoziali che prevedono nuove condizioni economiche di ammissione alla rimborsabilità, tali da garantire la sostenibilità del sistema. Ne consegue che la Nota 97, avente dapprima validità temporanea di 120 giorni per effetto della Determinazione AIFA del 12 giugno 2020, n. 653, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 152 del 17 giugno 2020, a partire dal 16 ottobre 2020 assume natura definitiva. Pertanto, i medici specialisti e i medici di medicina generale potranno continuare a prescrivere i nuovi anticoagulanti orali ad azione diretta (NAO/DOAC: apixaban, dabigatran, edoxaban, rivaroxaban) e gli antagonisti della vitamina K (AVK: warfarin e acenocumarolo) nei pazienti con FANV secondo le modalità previste dalla summenzionata Nota 97. Il regime di fornitura dei NAO/DOAC passa quindi definitivamente, solo per l’indicazione FANV, da Ricetta Ripetibile Limitativa (RRL) a Ricetta Ripetibile (RR). La scheda di prescrizione cartacea, che ha sostituito il Piano Terapeutico web AIFA, sarà informatizzata dal 1° dicembre 2020 e, pertanto, a partire da questa data, il monitoraggio attraverso il suddetto Piano Terapeutico non sarà più disponibile. La Determinazione AIFA n. 1034/2020, comprensiva del testo della Nota 97 e dei relativi allegati, è disponibile sul sito istituzionale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, nella sezione “Nota 97”, raggiungibile dal box “Link correlati”. Scarica il file in formato PDF. - 15/10/2020
- Esposizione intrauterina ai farmaci biologici, una revisione sistematica sulla sicurezza Le malattie autoimmuni infiammatorie sono malattie croniche che spesso colpiscono le donne in età fertile. Pertanto, è importante una conoscenza dettagliata del profilo di sicurezza dei farmaci utilizzati per la gestione delle malattie autoimmuni infiammatorie durante la gravidanza. Tuttavia, in molti casi i potenziali effetti dannosi dei farmaci (soprattutto biologici) durante la gravidanza (e l’allattamento) su madre e bambino non sono stati completamente identificati. Obiettivo: Lo scopo dello studio era aggiornare i dati sul verificarsi di aborti spontanei e malformazioni congenite (maggiori) quando si utilizzano farmaci biologici durante la gravidanza sulla base di articoli di recente pubblicazione. Inoltre, sono stati selezionati diversi endpoint secondari che potrebbero essere di interesse per i medici, in particolare le informazioni sugli eventi avversi nell’uso di uno specifico biologico durante la gravidanza. Materiale e metodi: è stata condotta una ricerca dal 1 ° gennaio 2015 al 4 luglio 2019 in Embase.com, Medline Ovid, Web of Science, Cochrane CENTRAL e Google Scholar con termini di ricerca specifici per ciascun database. La selezione delle pubblicazioni era basata sul titolo / abstract e seguita dal testo completo (in doppio cieco, due ricercatori). Risultati: sono state incluse 143 pubblicazioni in totale. Il numero totale di casi variava da 9 per Canakinumab a 4276 per Infliximab. Le percentuali di aborti spontanei e malformazioni congenite maggiori non hanno mostrato differenze rilevanti da quelle percentuali nella popolazione generale (stimate nello studio come 10–20% e 2–5.5% nella popolazione generale). Conclusione: nonostante i limiti dello studio, non sono stati segnalati problemi di sicurezza importanti e non è stato possibile identificare alcuna tendenza nelle malformazioni riportate. È probabile che adalimumab, certolizumab ed etanercept possano essere presumibilmente prescritti in modo sicuro durante la gravidanza, soprattutto considerando gli effetti negativi della malattia attiva sulle madri, gli esiti della gravidanza, e i bambini. Per quanto riguarda infliximab, sono stati rilevati tassi elevati di infezioni nei bambini, principalmente da uno studio, ed è raccomandato un approccio più conservatore, in particolare una terapia di combinazione con le tiopurine. L’interruzione prima del terzo trimestre può ridurre la possibilità di infezioni nella prole. Inoltre, i rischi dell’utilizzo di abatacept, anakinra, canakinumab, golimumab, rituximab, tocilizumab, ustekinumab e vedolizumab non sono ben conosciuti e i dati noti disponibili a riguardo sono scarsi. Questo studio conferma le precedenti revisioni della letteratura effettuate sull’ uso e la sicurezza dei farmaci biologici durante la gravidanza nelle malattie autoimmuni. Leggi l’articolo completo qui. - 09/10/2020
- Il ruolo dei media nella diffusione di fake news sui farmaci I media rappresentano una strada potenzialmente efficace per diffondere l’educazione al benessere. Ad esempio, possono essere utilizzati per la gestione del rischio basata sulla comunità, inclusa la preparazione per eventi pandemici. Un sondaggio dell’Ufficio per la prevenzione e la promozione della salute del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti ha rivelato che nessun singolo tipo di materiale cartaceo sulla salute era efficace quanto le fonti non stampate, comprese TV e radio. Sfortunatamente, non tutte le informazioni fornite dai media radiotelevisivi sono supportate da dati scientifici e, in alcuni casi, vengono fornite informazioni fuorvianti o non fattuali per rendere una particolare storia più attraente o per creare sensazione. Ad esempio, è pratica comune per i media presentare immagini incredibilmente drammatiche e distorte di malattie mentali che enfatizzano la pericolosità, la criminalità e l’imprevedibilità. D’altra parte, studi scientifici mal progettati o valutati possono contribuire alla diffusione di informazioni errate nei mass media, come evidenziato dalla visione pervasiva che i vaccini siano associati all’autismo, una convinzione che da allora è stata confutata molte volte. Con l’aumento del numero di spettacoli medici di fantasia in TV, questo problema ha assunto particolare rilevanza. Molti drammi medici statunitensi e britannici vengono esportati e trasmessi in streaming in tutto il mondo e i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli di farmaci specifici e dei loro usi. Per evitare errori nei drammi medici, è stato istituito nel 1994 il programma Hollywood, Health & Society, fornendo consulenza medica gratuita a sceneggiatori e produttori attraverso brevi fatti e suggerimenti. Tuttavia, non sono incluse informazioni specifiche su indicazioni, dosaggi o punti di forza dei farmaci, che portano a raccomandazioni incomplete e forse errate presentate agli spettatori. Per valutare se le informazioni potenzialmente influenti fornite attraverso i media sono accurate, è stata analizzata l’accuratezza delle prescrizioni di farmaci mostrati in spettacoli televisivi fittizi a tema medico trasmessi tra il 1989 e il 2014. Di tutte queste, l’88,1% è stato considerata accurata, con la dose errata come motivo più comune di inesattezza, (44,6% degli errori), seguito da un’indicazione inappropriata (43%). Di recente, un team di ricercatori australiani ha esplorato ulteriormente questo argomento. Dopo aver studiato una serie di episodi casuali dei famosi drammi medici, tra cui dr. House, Grey’s Anatomy, Royal Pains, Doc Martin e Nurse Jackie per l’appropriatezza dei loro consigli sui farmaci, sono state rivelate alcune statistiche interessanti. Sebbene l’indicazione del farmaco fosse corretta nel 71% delle volte per tutti gli spettacoli combinati, l’aderenza alle linee guida basate sull’evidenza era generalmente scarsa, con differenze interessanti tra i diversi programmi TV, omettendo spesso importanti controlli di sicurezza, come la conferma dello stato di allergia ai farmaci e il corretto dosaggio del farmaco; in particolare, Doc Martin e Dr. House hanno dimostrato una migliore aderenza alle linee guida cliniche (41% e 40%, rispettivamente) rispetto a Grey’s Anatomy (25%). Anche per quanto riguarda i media online, l’analisi di più di 300 video su Youtube ha rivelato che per la maggior parte dei farmaci i contenuti spesso non riflettono adeguatamente ciò che si sa sulla sicurezza del loro uso. In conclusione , sebbene nei film e nei drammi televisivi prodotti esclusivamente a scopo di intrattenimento possa non essere richiesto di presentare informazioni accurate, molte persone utilizzano le informazioni presentate nei media per prendere decisioni sulla propria salute; pertanto occorre maturare negli spettatori la consapevolezza che le informazioni mediche e farmaceutiche fornite nei programmi TV potrebbero non essere esatte o pertinenti alla loro situazione personale e dovrebbero essere interpretate con cautela, invitandoli, tramite i loro medici, a confermare qualsiasi informazione sui farmaci in TV utilizzando pubblicazioni, siti Web e professionisti sanitari affidabili. D’altra parte, vista l’entità del problema, si suggerisce una maggiore partecipazione dei professionisti sanitari più qualificati nello spazio dei media, il che impone la necessità di sviluppo da parte delle associazioni mediche professionali e degli organismi di regolamentazione di linee guida e codici di condotta per tutti i contenuti dei media. Bibliografia: 1. Jackson Thomas, Gregory M. Peterson, Erin Walker, Julia K. Christenson, Melissa Cowley, Sam Kosari, Kavya E. Baby and Mark Naunton, Fake News: Medicines Misinformation by the Media. CLINICAL PHARMACOLOGY & THERAPEUTICS 2018 Dec;104(6):1059-1061. doi: 10.1002/cpt.1199 - 09/10/2020
- EMA avvia la seconda revisione ciclica di un vaccino anti COVID-19 nell’UE – 6 ottobre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato una revisione ciclica (rolling review) dei dati sul vaccino per COVID-19, noto come BNT162b2, sviluppato da BioNTech in collaborazione con Pfizer. L’avvio della revisione ciclica rappresenta l’inizio della valutazione scientifica, da parte del comitato, del primo set di dati sul vaccino provenienti da studi di laboratorio (dati non clinici). Tuttavia, ciò non significa che si possano già trarre conclusioni sulla sua sicurezza ed efficacia, dal momento che gran parte dei dati deve ancora essere presentata. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica di BNT162b2o si basa sui risultati preliminari di studi non clinici e di studi clinici preliminari negli adulti che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, ossia le difese naturali dell’organismo) che colpiscono il virus. Al momento sono in corso studi clinici di grandi dimensioni che coinvolgono diverse migliaia di persone e i cui risultati saranno disponibili nelle settimane e nei mesi a venire. Questi risultati forniranno informazioni sull’efficacia del vaccino in termini di protezione contro il COVID-19 e saranno valutati nel momento in cui sono disponibili. Saranno inoltre esaminati tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino derivanti dagli studi, nonché i dati sulla sua qualità (come i componenti e il processo di produzione). La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di AIC. EMA completerà la valutazione nel rispetto dei propri usuali standard di qualità, sicurezza ed efficacia. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Scarica il documento in formato PDF. - 06/10/2020
- I regolatori EU ribadiscono pienamente gli standard di trasparenza ed per i trattamenti ed i vaccini anti-COVID-19 – 5 ottobre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ribadito oggi che manterrà il suo impegno pluriennale per garantire indipendenza e trasparenza nella valutazione dei trattamenti e dei vaccini anti- COVID-19. In una lettera aperta inviata al Mediatore europeo Emily O’Reilly in riposta ad un’interrogazione sul ruolo dell’Agenzia europea per i medicinali e della sua task force pandemica durante la crisi del Covid-19, l’Agenzia chiarisce che sta applicando ai propri esperti le stesse misure di indipendenza sia che si occupino di trattamenti e vaccini anti-Covid-19 sia che si occupino di tutti gli altri farmaci. Questo include sia gli esperti coinvolti nel fornire pareri sullo sviluppo di questi farmaci, sia gli esperti che li valutano. Queste misure consolidate garantiscono che le raccomandazioni dell’EMA siano guidate solo da esigenze scientifiche e di salute pubblica, e non da altri interessi. La lettera definisce anche i piani di trasparenza dell’Agenzia per i trattamenti e i vaccini anti-COVID-19. L’EMA pubblicherà i dati clinici che costituiscono la base scientifica per le raccomandazioni per tutti i medicinali anti-COVID-19. Ciò rientra nell’ambito della politica di riferimento dell’EMA che garantisce la pubblicazione proattiva dei dati clinici, che l’Agenzia sta reintegrando – al momento esclusivamente per i medicinali anti-COVID-19 – in seguito alla sua sospensione avvenuta nell’agosto 2018 per consentire all’Agenzia di concentrare le risorse sul suo trasferimento dal Regno Unito ai Paesi Bassi. Poiché l’EMA considera la massima trasparenza come una condizione preliminare per promuovere la fiducia nel sistema regolatorio dell’UE, sta anche pianificando una serie di ulteriori misure per fornire al pubblico informazioni immediate sui suoi processi di sviluppo e di monitoraggio della sicurezza. Ciò include, ad esempio, la pubblicazione delle Informazioni sul Prodotto con i dettagli delle condizioni di utilizzo anche prima che sia concessa l’autorizzazione formale all’immissione in commercio, la pubblicazione rapida del Report Pubblico Completo di Valutazione Europea (EPAR) e, per farmaci autorizzati anti-COVID -19, la pubblicazione integrale del piano di gestione del rischio, anziché il solo sommario. L’entità della crisi della salute pubblica del COVID-19 ha portato a sforzi senza precedenti da parte di tutti coloro che sono coinvolti nello sviluppo di farmaci per il trattamento e la prevenzione del COVID-19, comprimendo un processo che in genere richiede svariati anni in uno che dura solo alcuni mesi. L’EMA e le autorità nazionali competenti hanno risposto a queste sfide mobilitando interamente le loro risorse per accelerare gli iter di consulenza scientifica (advice) e valutazione, mantenendo al contempo gli standard di sicurezza ed efficacia e applicando regole di indipendenza e trasparenza consolidate. Scarica il documento in formato PDF. - 05/10/2020
- Apixaban: una revisione sistematica sulle interazioni farmacologiche. Apixaban, un anticoagulante orale diretto, è un farmaco ormai ampiamente prescritto negli ultimi anni. Esso è considerato di interesse in quanto si ritiene sia a basso rischio di interazioni farmaco-farmaco rispetto agli antagonisti della vitamina K. Per caratterizzare meglio queste interazioni, sono stati riesaminati sistematicamente gli studi che valutavano le interazioni farmaco-farmaco che coinvolgono apixaban e sono state analizzate le interazioni farmaco-farmaco risultanti in una reazione avversa sulla base dei casi clinici e dei dati presenti in VigiBase. Gli autori hanno cercato in modo sistematico in Medline, Embase e Google Scholar fino al 20 agosto 2018, articoli che indagassero il verificarsi di una reazione avversa dovuta a un potenziale farmaco che interagisse con apixaban. I dati di VigiBase provenivano da case report recuperati fino al 2 gennaio 2018. In particolare l’identificazione delle potenziali interazioni è stata eseguita considerando due farmaci e almeno tre reazioni avverse, mentre il rilevamento del potenziale segnale è avvenuta utilizzando Omega, una misura di disproporzionalità a tre vie. Sono stati identificati 15 studi e 10 case report. Gli studi hanno mostrato variazioni significative nell’area sotto la curva per apixaban mentre i case report hanno evidenziato un aumento del rischio di emorragia o eventi tromboembolici a causa di un’interazione farmaco-farmaco. Da VigiBase, sono stati analizzati un totale di 1617 farmaci e una tripletta di reazioni avverse ai farmaci. La tripletta più segnalata era apixaban-aspirina-emorragia gastrointestinale. Il 67% delle interazioni farmaco-farmaco riportate in VigiBase non sono state descritte o comprese. Nel restante 34%, la maggior parte erano interazioni farmacodinamiche tra farmaci. Questi dati suggeriscono che Apixaban ha un potenziale significativo di interazioni farmaco-farmaco, sia con modulatori CYP3A / P-gp che con farmaci che possono alterare l’emostasi. Le reazioni avverse a farmaco più descritte sono state reazioni avverse correlate a emorragia o trombosi, principalmente attraverso interazioni farmacodinamiche. Le interazioni farmacocinetiche farmaco-farmaco sembrano essere scarsamente rilevate. Sintesi dei risultati riguardanti la gravità riportati nei case report estratti da VigiBase. Metodologia adottata dagli autori per selezionare gli studi e i case report. Bibliografia. Fernandez S, Lenoir C, Samer C, Rollason V. Drug interactions with apixaban: A systematic review of the literature and an analysis of VigiBase, the World Health Organization database of spontaneous safety reports. Pharmacol Res Perspect. 2020 Oct;8(5):e00647. E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 02/10/2020
- Anticoagulanti orali diretti e malattia polmonare interstiziale: dati emergenti di Farmacovigilanza Vi è interesse ad analizzare gli effetti avversi degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) che non implicano sanguinamento. Tali reazioni avverse sono in genere rare e imprevedibili., riguardanti di solito il danno epatico e cutaneo. A tal proposito è stata pubblicata su Drug Safety una lettera all’editore. Vi sono alcune evidenze che i DOAC, dal punto di vista della sicurezza possono essere considerate una classe farmacologica eterogenea. Sono stati descritti casi di malattia polmonare interstiziale (ILD), in particolare in soggetti giapponesi, sebbene non siano stati condotti studi osservazionali di sorveglianza post-marketing sulla tossicità polmonare da DOAC. Gli autori hanno condotto un’analisi del segnale sul database americano di farmacovigilanza (Food and Drug Administration Adverse Event Reporting System; FDA-FAERS) per indagare il tasso di segnalazione di ILD nei confronti dei DOAC nel periodo 2004–2019. L’analisi è stata condotta calcolando il reporting odds ratio (ROR), ritenendo un segnale significativo se erano presenti almeno 3 casi. ILD è stato definita in base ai preferred term rilevanti presenti come terminologia nel Medical Dictionary for Regulatory Activity (MedDRA). Il farmaco Amiodarone essendo nota la sua capacità di causare ILD è stato usato come controllo positivo. L’analsi principale è stata condotta senza criteri restrittivi specifici, considerando tutti le segnalazioni e paragonando i DOAC con altri farmaci presenti nel database FAERS. L’analisi di disproporzione ha evidenziato le seguenti associazioni, in base al numero di segnali statisticamente significativi emersi nella valutazione complessiva: DOACs: Solida (7/8) Factor-Xa inhibitors: Solida (7/8) Apixaban: Forte (8/8) Edoxaban: Forte (8/8) Rivaroxaban: Moderata (5/8) Dabigatran: Debole (3/8) Warfarin: Solida (6/8) Amiodarone: Forte (3/3) Tale studio pilota ha identificato nuovi segnali che collegano DOAC con ILD, in particolare per quanto riguarda gli inibitori del fattore Xa. Sono necessarie nuove evidenze, in particolare per chiarire la relazione tra fibrosi polmonare e trombosi. Considerando i limiti di tale tipo di analisi, è auspicabile la realizzazione di ampi studi osservazionali e l’implementazione di registri di pratica clinica nella vita reale. Bibliografia: Raschi, E., Fusaroli, M., Diemberger, I. et al. Direct Oral Anticoagulants and Interstitial Lung Disease: Emerging Clues from Pharmacovigilance. Drug Saf (2020). E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 02/10/2020
- Presentato il Rapporto AIFA sull’uso dei Farmaci in Gravidanza “Mi fa molto piacere introdurre questo Rapporto – commenta in apertura il Direttore Generale dell’AIFA Magrini – l’ultimo nuovo arrivato nella storica collana dei rapporti OsMed, l’Osservatorio AIFA sull’impiego dei medicinali che da ormai venti anni rappresenta il principale strumento di monitoraggio dei consumi e della spesa dei medicinali sul territorio nazionale. Il Rapporto sull’uso dei Farmaci in gravidanza – continua il DG – è speciale e segna una svolta nell’utilizzo dei dati, perché interroga e lega database di diversa natura sfruttando un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni, gruppi di lavoro e ricercatori. Un’interazione che auspico possa crescere da questa prima esperienza di successo, per favorire l’evoluzione di un modello standard che grazie all’integrazione e al rafforzamento delle banche dati nazionali e regionali possa consentire studi di esito grazie a dati incrociati e di qualità”. “Gli obiettivi del Rapporto – ha affermato Francesco Trotta, dirigente del settore HTA ed economia del farmaco e dell’Ufficio Monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni di AIFA– sono il monitoraggio e l’analisi delle prescrizioni in gravidanza e della varietà delle pratiche prescrittive tra regioni e in sottogruppi di popolazione. Grazie al Rapporto è nata una rete tra istituzioni centrali, Regioni, accademia e clinici, una infrastruttura che è adesso a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale. Lo studio costituisce inoltre un patrimonio informativo da utilizzare sul territorio per modificare pratiche cliniche inappropriate”. I dati del Rapporto sono stati presentati e commentati da Valeria Belleudi (Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio), Filomena Fortinguerra (AIFA), Renata Bortolus (Ministero della Salute), Serena Donati (Istituto Superiore di Sanità), Anna Locatelli (Università Milano Bicocca), Antonio Clavenna (IRCCS Mario Negri) e Antonio Addis (Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio). Gli interventi sono stati moderati da Marina Davoli (Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio) e Anna Rosa Marra (dirigente Area Vigilanza Post-marketing dell’AIFA). Principali dati del rapporto: I farmaci più prescritti in gravidanza appartengono alla categoria terapeutica del sangue e degli organi emopoietici, seguiti dagli antimicrobici per uso sistemico e dai farmaci del sistema genito-urinario e ormoni sessuali.I quattro principi attivi maggiormente utilizzati sono:– l’acido folico (34,6%)– il progesterone (19%)– il solfato ferroso (18,8%)– l’amoxicillina/acido clavulanico (11,5%).Le prescrizioni risultano tendenzialmente in linea con la scelta di principi attivi compatibili con la gravidanza.L’impiego di acido folico è ancora al di sotto dei livelli raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali.I farmaci a maggior rischio di inappropriatezza sono i progestinici per la prevenzione dell’aborto spontaneo e gli antibiotici.Lombardia e Veneto mostrano le percentuali minori di prescrizioni in gravidanza in tutti i trimestri, e per tutte le Regioni si osserva un trend prescrittivo crescente all’aumentare dell’età materna.Nelle donne con parti plurimi acido folico, preparati a base di ferro ed eparinici, insieme agli ormoni sessuali e agli antimicrobici, sono le prime categorie per frequenza prescrittiva.Le cittadine straniere hanno complessivamente una prevalenza d’uso di farmaci minore rispetto alle italiane, mentre il maggior numero di prescrizioni riguardano le donne del continente africano, indiano e sudamericano. Sul Portale AIFA sono disponibili le presentazioni, il link per rivedere l’evento e il Rapporto completo. Clicca qui. - 01/10/2020
- EMA avvia la prima revisione ciclica di un vaccino anti COVID-19 nell’UE – 1 ottobre 2020 Il Comitato per i Medicinali per uso Umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la prima revisione ciclica (rolling review) di un vaccino anti COVID-19, sviluppato dall’azienda farmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford. L’avvio della revisione ciclica rappresenta l’inizio della valutazione scientifica, da parte del comitato, del primo set di dati sul vaccino provenienti da studi di laboratorio (dati non clinici). Tuttavia, ciò non significa che si possano già trarre conclusioni sulla sua sicurezza ed efficacia, dal momento che gran parte dei dati deve ancora essere presentata. La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori di cui l’Agenzia si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutti i documenti richiesti devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Nel caso della revisione ciclica, il CHMP provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima di stabilire se la domanda completa di AIC possa essere presentata dall’azienda. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica del vaccino si basa sui risultati preliminari di studi non clinici e di studi clinici preliminari che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, ossia le difese naturali dell’organismo) che colpiscono il virus. Al momento sono in corso studi clinici di grandi dimensioni che coinvolgono diverse migliaia di persone e i cui risultati saranno disponibili nelle settimane e nei mesi a venire. Questi risultati forniranno informazioni sull’efficacia del vaccino in termini di protezione contro il COVID-19 e saranno valutati in cicli successivi di revisione. Saranno inoltre esaminati tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino derivanti dagli studi clinici, nonché i dati sulla sua qualità (come i componenti e il processo di produzione). La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno della domanda formale di AIC. EMA completerà la valutazione nel rispetto dei propri usuali standard di qualità, sicurezza ed efficacia. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Recentemente, è stato fatto ricorso alla revisione ciclica per la valutazione di Veklury (remdesivir), un farmaco per il trattamento del COVID-19. Scarica il documento in formato PDF. - 01/10/2020
- EMA ricorda ai medici di usare Tecentriq con nab-paclitaxel per il trattamento del cancro al seno – 1 ottobre 2020 EMA ricorda ai medici di usare Tecentriq (atezolizumab) esclusivamente in associazione con nab-paclitaxel e non con paclitaxel convenzionale per il trattamento di pazienti con cancro al seno triplo-negativo localmente avanzato o metastatico che non può essere rimosso chirurgicamente. Questo richiamo da parte di EMA fa seguito ai risultati dello studio clinico IMpassion131 che non ha mostrato che l’associazione di Tecentriq con paclitaxel convenzionale in queste pazienti rallenti la progressione del cancro o riduca la mortalità. Tecentriq è autorizzato esclusivamente per il trattamento del cancro al seno triplo-negativo in associazione con nab-paclitaxel. Nab-paclitaxel è una formulazione di paclitaxel legato ad una proteina (albumina) che modula l’azione del medicinale nell’organismo. Sebbene non esistano evidenze nell’Unione Europea che i medici usino Tecentriq con paclitaxel anzichè con nab-paclitaxel, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA coglie l’opportunità di ricordare agli operatori sanitari di seguire le raccomandazioni approvate nel riassunto delle caratteristiche del prodotto di Tecentriq. Tecentriq è stato approvato nell’Unione Europea per il trattamento del cancro al seno tripo-negativo ad Agosto 2019. Uno studio clinico valutato dal CHMP in quella fase, ha mostrato che le pazienti il cui cancro produceva un certo livello di una proteina chiamata PD-L1, vivevano in media 25 mesi se trattate con Tecentriq somministrato insieme a nab-paclitaxel, rispetto a 18 mesi se trattate con placebo somministrato insieme a nab-paclitaxel. Inoltre, le pazienti trattate con Tecentriq vivevano più a lungo senza peggioramento della patologia (7,5 mesi rispetto a 5,3 mesi). Il cancro al seno triplo-negativo è un tipo di cancro che non esprime i recettori (bersagli) più comuni su cui agiscono altri medicinali antitumorali. Perciò, è a disposizione un numero limitato di medicinali che possono essere utilizzati per trattare pazienti con questo tipo di cancro. EMA valuterà i dati provenienti dallo studio IMpassion131 e deciderà se saranno necessarie modifiche all’uso approvato di Tecentriq con nab-paclitaxel. Scarica in formato PDF. - 01/10/2020
- Segnalazione delle reazioni avverse in Africa Le reazioni avverse da farmaco (ADR, Adverse Drug Reactions) hanno un peso estremamente rilevante sui sistemi sanitari: secondo un sondaggio del 2007 condotto in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti, una percentuale variabile tra il 2.5% e il 30% degli accessi al Pronto Soccorso sono ascrivibili ad ADR, mentre uno studio svolto nel Regno Unito ha mostrato un aumento dagli 8 ai 20 giorni dei tempi medi di degenza in ospedale. Le politiche di farmacovigilanza a livello internazionale sono coordinate dal Programme for International Drug Monitoring (PIDM) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui centro operativo è l’Uppsala Monitoring Centre, in Svezia, che ha la responsabilità di gestire il database internazionale (VigiBase) sulle segnalazioni di ADR inoltrate dalle autorità nazionali. Uno dei parametri chiave del monitoraggio della sicurezza dei farmaci è rappresentato dalla partecipazione attiva dei governi, delle aziende farmaceutiche, degli operatori sanitari, degli ambienti accademici, dei consumatori e dei media. Tuttavia, i tassi di segnalazione di moltissimi paesi rimangono estremamente bassi, con percentuali di sotto-segnalazione che rasentano il 94%. La situazione è ancora più drammatica se si prendono in considerazione i paesi in via di sviluppo: di fatto meno dell’1% delle segnalazioni tra il 1992 e il 2015 ha avuto origine nel continente africano, il che non stupisce, se si prendono in considerazione i numerosi fattori in gioco: la mancanza di un’infrastruttura di base, l’inadeguatezza e la scarsa preparazione del personale sanitario, la scarsa conoscenza delle norme di farmacovigilanza e farmacoepidemiologia, gli errori medici e la paura di conseguenze legali, ma anche l’ignoranza dei pazienti, con le rispettive differenze etniche e culturali, e la tendenza a non rivolgersi alle istituzioni sanitarie, l’auto-medicazione, e ancora problemi riguardo la qualità dei prodotti medicali, la contraffazione, la debolezza della struttura amministrativa, delle politiche statali e del contesto legale in genere. La segnalazione da parte dei cittadini/pazienti si è dimostrata un valido strumento per migliorare la sicurezza dei farmaci, perlomeno nei paesi più sviluppati che hanno saputo implementare politiche sanitarie adeguate. Uno studio pubblicato recentemente sull’International Journal of Clinical Pharmacy, è andato a identificare le attuali informazioni disponibili riguardo alla segnalazione di ADR da parte dei “consumatori” in Africa (tassi di segnalazione, confronto con operatori sanitari e aziende farmaceutiche, criticità e opportunità), attraverso una revisione della letteratura e delle linee guida, dal 1992 al 2019. In sintesi, solo 16 Paesi africani hanno implementato politiche sanitarie che accettano segnalazioni da parte dei consumatori, tra cui Algeria, Botswana, Egitto, Etiopia, Gambia, Ghana, Kenya, Liberia, Marocco, Namibia, Nigeria, Ruanda, Sierra Leone, Tanzania, Zambia e Zimbabwe. In Sud Africa il segnalatore deve necessariamente passare attraverso un operatore sanitario (medico, farmacista, infermiere, dentista, veterinario), mentre in Botswana la segnalazione è permessa ma richiede ulteriori informazioni fornite da un medico. Di fatto, dei 36 stati africani membri del PIDM solo 8 permettono la segnalazione diretta da parte dei cittadini, ovvero il 14.2% del totale C’è una scarsa consapevolezza da parte dei consumatori per quel che riguarda il sistema di farmacovigilanza e la segnalazione; consapevolezza che è aumentata, solo marginalmente, negli ultimi anni. C’è infatti una netta differenza tra il tasso di segnalazione da parte del consumatore nei paesi africani rispetto ai paesi più sviluppati, in rapporto al tasso di segnalazione da parte degli operatori sanitari. Eppure, come dimostra uno studio effettuato in Danimarca, in confronto ai sanitari, i consumatori tendono ad effettuare un maggior numero di segnalazioni quando le ADR riguardano il Sistema Nervoso Centrale, i disturbi psichiatrici, il sistema riproduttivo e mammario. Essi includono inoltre maggiori informazioni riguardo al grado di severità della reazione e l’impatto sulle attività quotidiane come salire le scale, il sonno, il peso corporeo ed altre problematiche generali. Si tratta pertanto di una risorsa di fondamentale importanza. Purtroppo, però, ciò si scontra con la scarsa tendenza delle politiche sanitarie di molti paesi africani ad investire nella farmacovigilanza e nella promozione della partecipazione dei cittadini al buon uso del farmaco. Adedeji-Adenola, H., Nlooto, M. Direct reporting of adverse drug reactions by healthcare consumers in Africa: a narrative review. Int J Clin Pharm (2020). https://doi.org/10.1007/s11096-020-01141-x - 25/09/2020
- Nota Informativa Importante su Nulojix (belatacept)- 23 settembre 2020 A partire dall’11 marzo 2019, Nulojix potrà essere prescritto a nuovi pazienti se verranno soddisfatti i due seguenti criteri: che Nulojix sia la migliore scelta terapeutica per il paziente.dopo conferma della disponibilità delle scorte da parte dell’azienda sia per i nuovi pazienti che per quelli già in trattamento. Si prevede che il requisito di richiedere la conferma della disponibilità prima di iniziare il trattamento per i nuovi pazienti rimarrà valido fino al 4° trimestre 2021. La carenza di prodotto è correlata a un problema temporaneo di capacità produttiva e non ad un difetto di qualità del prodotto o a un problema di sicurezza. Scarica in formato PDF. - 23/09/2020
- Comunicazione EMA sull’uso del desametasone nei pazienti COVID-19- 18 settembre 2020 Il Comitato per i Medicinali per uso Umano dell’EMA ha completato la revisione dei risultati del braccio dello studio RECOVERY che includeva l’uso del corticosteroide desametasone nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 ricoverati in ospedale, e ha concluso che il desametasone può essere considerato un’opzione di trattamento in adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni e con un peso corporeo di almeno 40 kg) che richiedono ossigenoterapia. Scarica in formato PDF. - 18/09/2020
- Vaccino per l’influenza stagionale e rischio sindrome di Guillain-Barré Sono stati analizzati i dati provenienti da una database nazionale francese per stimare il rischio di sindrome di Guillain-Barré (GBS) in seguito alla vaccinazione nei confronti dell’influenza stagionale. Metodi. Sono stati identificati tutti i casi di GBS che si sono verificati in Francia tra il 1 settembre e il 31 marzo dal 2010 al 2014, sulla base di dati provenienti da un database sanitario nazionale. I dati sono stati analizzati secondo il metodo delle serie di casi auto-controllate. Il periodo di rischio iniziava il giorno 1 dopo che il paziente aveva ricevuto il vaccino (D1) fino a 42 giorni dopo la vaccinazione (D42). L’incidenza di GBS durante tale periodo di rischio era comparato al periodo di controllo (D43-31 Marzo). Il tasso di rischio di incidenza (IRR) è stato stimato dopo aver aggiustato per la stagionalità e per la presenza o no di infezioni acute. Risultati. Sono stati inclusi nello studio tutti i casi di GBS (3523 casi) che si sono verificati in Francia tra settembre e marzo, nelle stagioni di vaccinazione anti-influenzale dal 2010/2011 al 2013/2014. Tra questi 3523 casi, il 15% dei pazienti (527) aveva ricevuto una vaccinazione per l’influenza. Un totale di 140 pazienti ha sviluppato la GBS durante i 42 giorni che seguono la vaccinazione per l’influenza. Il rischio globale di sviluppare la GBS non era significativamente aumentato durante i 42 giorni che seguivano la vaccinazione per l’influenza (IRR, 1.02; 95% intervallo di confidenza [CI], 0.83–1.25; p = 0.85). Questo risultato rimaneva non significativo dopo aver aggiustato per i mesi del calendario e l’incidenza di infezioni acute gastroenteriche e del tratto respiratorio (IRR, 1.10; 95% CI, 0.89–1.37; p = 0.38). In contrasto, il rischio di GBS era 4 volte più alto dopo un’infezione del tratto respiratorio (IRR, 3.89; 95% CI, 3.52–4.30; p < 0.0001) o in seguito ad un’infezione gastrointestinale (IRR, 3.64; 95% CI, 3.01–4.40; p < 0.0001). Conclusioni. Non sono state rinvenute associazioni tra la vaccinazione per l’influenza stagionale e la GBS durante i 42 giorni successivi alla vaccinazione. Il rischio di GBS era invece più alto in soggetti che avevano avuto un’infezione del tratto respiratorio o gastrointestinale. Bibliografia.Seasonal influenza vaccine and Guillain-Barré syndrome A self-controlled case series studyClémence G. et al., Neurology May 2020, 94 (20) e2168-e2179. E’ possibile leggere gratuitamente l’articolo qui. - 18/09/2020
- Rischio di ospedalizzazione associato con benzodiazepine e z-drugs in Italia: studio multicentrico nei dipartimenti di emergenza. Introduzione. L’uso inappropriato di benzodiazepine e z-drugs può causare l’insorgenza di eventi avversi che richiedono visite nei dipartimenti di emergenza. Il presente studio ha avuto come obiettivo quello di descrivere le caratteristiche degli eventi avversi correlati all’uso dei BDZ e ZD che hanno condotto a visite e ospedalizzazioni in Italia. Metodi. Sono stati monitorati 92 dipartimenti di emergenza italiani prendendo in considerazione un periodo tra il 2007 e il 2018. E’ stato calcolato il tasso di visita nei dipartimenti di Emergenza e di ospedalizzazione. La regressione logistica multi-variata è stata usata per stimare l’odd ratio di segnalazione (Reporting odds ratios – RORs) riguardante l’ospedalizzazione. La regressione univariata lineare è stata condotta per valutare il ROR di ospedalizzazione secondo l’emivita plasmatica dei farmaci sospetti. Risultati. Sono state raccolte un totale di 3203 schede di segnalazione di eventi avversi. Complessivamente, la regressione logistica multivariata ha mostrato che il rischio di ospedalizzazione era più alto per prazepam (3.26 [1.31–8.11]), flurazepam (1.62 [1.15–2.27]) e lorazepam (1.36 [1.15–1.61]). Tra gli anziani, questo rischio era più alto per il prazepam (3.98 [1.03–15.3]) e lorazepam (1.58 [1.19–2.11]). Formulazioni parenterali e rettali erano associate con un più basso rischio di ospedalizzazione paragonato a formulazioni orali. Conclusioni. I risultati trovati sottolineano il rischio dell’uso di BDZ e ZD in Italia, in particolare in donne e adulti anziani. I clinici dei dipartimenti di emergenza devono sempre tenere in considerazione il più alto rischio in termini di ospedalizzazione correlati all’uso di BDZ e ZD. Il maggior rischio riguarda sopratutto le formulazioni orali, i soggetti esposti a più di un sedativo ipnotico e i pazienti esposti a composti con emivita plasmatica intermedia o lunga. Bibliografia. Lombardi N, Bettiol A, Crescioli G, et al. Risk of hospitalisation associated with benzodiazepines and z-drugs in Italy: a nationwide multicentre study in emergency departments [published online ahead of print, 2020 Apr 24]. Intern Emerg Med. L’abstract dell’articolo è presente qui. - 18/09/2020
- Evidenza attuale sull’abuso e il misuso dei gabapentinoidi. La presente revisione della letteratura riassume l’evidenza attuale riguardo al potenziale di abuso e misuso dei gabapentinoidi, pregabalin e gabapentin.
Sono stati raccolti dati provenienti da studi di farmacovigilanza, studi basati sui registri, questionari, studi di tossicologia clinica. Sono stati analizzati con l’obiettivo di definire il problema dell’abuso e misuso dei gabapentinoidi, identificare i fattori di rischio e discutere i possibili metodi per ridurre il potenziale di abuso e misuso. Vi sono studi che hanno trovato che i gabapentinoidi possiedono un potenziale di abuso e misuso e che individui con una storia di disturbo psichiatrico o un disturbo da uso di sostanza sembrano essere ad alto rischio.
Inoltre, alcune evidenze supportano la nozione che i pazienti che presentano uno disturbo da uso di oppioidi potrebbero essere a maggior rischio di abusare dei gabapentinoidi. Le evidenze disponibili suggeriscono inoltre che l’abuso o il misuso sono più frequenti in coloro che utilizzano il pregabalin rispetto a quelli che usano gabapentin. I professionisti sanitari e i prescrittori dovrebbero essere consapevoli del rischio di misuso del pregabalin e del gabapentin, che potrebbe portare ad abuso di sostanza, dipendenza da sostanza e intossicazione.
I medici prescrittori che trattano pazienti che appartengono a popolazioni a rischio in particolare quelle con disturbi psichiatrici, disturbo da uso di sostanze dovrebbero evitare per quanto possibile di prescrivere pragabalin e gabapentin, e se dovessero prescriverli, dovrebbero monitorare attentamente gli eventuali segni di abuso e misuso in modo da intervenire prontamente per evitare ulteriori danni.
Bigliografia.
Hägg, S., Jönsson, A.K. & Ahlner, J. Current Evidence on Abuse and Misuse of Gabapentinoids. Drug Saf (2020). Leggi l’articolo completo qui. - 11/09/2020
- Impatto di basse dosi di litio in un contesto di trattamento delle dipendenze. Lo studio ha analizzato l’efficacia di basse dosi di Litio Carbonato (150 mg) in aggiunta o come sostituto dei farmaci antidepressivi e antiansiosi di sintesi in un centro residenziale di trattamento delle dipendenze.
L’ipotesi dello studio era che l’aggiunta o l’utilizzo di basse dosi di litio (4.1 mmol/150 mg) potessero migliorare l’esito del trattamento di pazienti con dipendenza su molteplici aspetti misurabili. La logica che sta alla base è che se dosi standard di litio sono così efficaci nel ridurre il comportamento suicidario imminente allora è possibile che dosi sub-terapeutiche di litio possano promuovere un comportamento costruttivo, ridurre un comportamento auto-lesivo quale la dipendenza e avere utilità neuroprotettiva.
Vari studi hanno investigato le potenzialità di basse dosi di litio in svariati contesti terapeutici e ciascuno ha tentato di rispondere alla domanda: quanto si può scendere con la dose di litio in modo tale da poter ancora sperimentarne gli effetti benefici evitando allo stesso tempo gli effetti avversi?
Risultati. Sono stati registrati gli effetti in termini di uso da parte dei pazienti dei farmaci, sicurezza e progressi insieme al funzionamento clinico. La dose di oppioidi MAT (Medication assisted treatment, buprenorfina-naloxone) è stata ridotta del 50%, l’utilizzo dei benzodiazepine è stato ridotto del 99%, gli antipsicotici atipici sono scesi del 70%, le politerapie si sono ridotte del 79% e la cessazione dal fumo è incrementata del 300 . Dal punto di vista clinico il mantenimento dei pazienti è migliorato del 25%, il tasso di occupazione e di prontezza sono raddoppiati. Il programma complessivo è migliorato del 20% mentre il tasso di completamento di coloro che assumevano basse dosi di litio è migliorato quasi del 100%. Non c’è stato nessun significativo cambiamento nei dati di laboratorio standard indicando la sicurezza dell’uso di basse dosi di litio.
Conclusioni. L’introduzione di basse dosi di litio in un contesto di trattamento delle dipendenze dove il trauma, l’ADHD non trattato e le condizioni mediche sono comuni è stato utile nell’aiutare i pazienti a raggiungere e a mantenere i progressi nelle loro vite. Se ulteriori studi randomizzati confermeranno ciò che abbiamo osservato, potrebbero esserci delle implicazioni per un cambiamento di paradigma.
Bibliografia.
Sudhir Gadh, Low-dose lithium impact in an addiction treatment setting. Personalized Medicine in Psychiatry, Volumes 21–22, 2020, 100059. E’ possibile leggere l’articolo qui. - 11/09/2020
- Nota Informativa Importante su Diosmectal (diosmectite)- 10 settembre 2020 La Nota intende richiamare l’attenzione relativamente ad una importante nuova informazione riguardante l’utilizzo pediatrico di Diosmectal (diosmectite) nella diarrea acuta: il trattamento della diarrea acuta nei neonati e nei bambini di età inferiore ai due anni non è più indicato. Inoltre, Diosmectal non è raccomandato durante la gravidanza e l’allattamento con latte materno. Scarica in formato PDF. - 10/09/2020
- Comunicazione EMA su ulipristal acetato- 4 settembre 2020 Una revisione del comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha confermato che ulipristal acetato da 5 mg (Esmya e medicinali generici), utilizzato per il trattamento dei sintomi dei fibromi uterini, può causare danni al fegato, compresa la necessità di trapianto di fegato. Pertanto, il PRAC ha raccomandato la revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio di questi medicinali. Scarica in formato PDF. - 04/09/2020
- Associazione tra la somministrazione di corticosteroidi sistemici e mortalità nei pazienti critici malati di COVID-19. Il gruppo di lavoro WHO Rapid Evidence Appraisal for COVID-19 Therapies (REACT) ha appena pubblicato una meta-analisi su JAMA in cui si dimostra un risultato importante per la lotta alla malattia da coronavirus 2019 (COVID-19): la somministrazione di corticosteroidi sistemici, paragonata alla terapia standard o al placebo, è risultata associata con una minore mortalità per tutte le cause a 28 giorni nei pazienti critici affetti da COVID-19.
La necessità di terapie efficaci per i pazienti con malattia COVID-19 ha portato a sperimentare la somministrazione di basse dosi di dexamethasone dimostrando una ridotta mortalità nei pazienti ospedalizzati che richiedono un supporto respiratorio. E’ stata stimata l’associazione tra la somministrazione di corticosteroidi in paragone alla terapia standard o al placebo per la mortalità per tutte le cause a 28 giorni.
Metodi. E’ stata condotta una meta-analisi con dati provenienti da 7 trials randomizzati controllati xche ha valutato l’efficacia dei corticosteroidi in 1703 pazienti critici affetti da COVID-19. Gli studi clinici sono stati condotti in 12 paesi tra il 26 febbraio e il 9 giugno 2020, con un follow-up finale alla data del 6 di lugio 2020. I dati sono stati aggregati da ciascuno studio complessivamente ed in sottogruppi predefiniti. Il rischio di bias è stato valutato usando il Cochrane Risk of Bias Assessment Tool. L’inconsistenza tra i risultati dei trial è stata effettuata usando la statistica I2.
L’analisi primaria consisteva in una meta-analisi pesata sulla varianza inversa della mortalità complessiva, con l’associazione tra l’intervento e la mortalità quantificata usando gli odds ratios (ORs). E’ stata anche condotta una meta-analisi random-effects e un’analisi usando il risk ratios. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere desametasone sistemico, idrocortisone o metilprednisolone (678 pazienti) o a ricevere uno standard di cura o placebo (1025 pazienti).
La misura dell’esito primario era la mortalità per tutte le cause a 28 giorni dopo la randomizzazione. Un esito secondario era rappresentato dagli eventi avversi gravi definiti dagli sperimentatori.
Risultati. Un totale di 1703 pazienti (età media 60 anni; 52-68 anni. 488 – 29% – donne) sono stati inclusi nell’analisi. I rischio di bias è stato valutato essere basso per 6 su 7 studi e “con alcune problemi” in 1 studio a causa del metodo di randomizzazione. 5 studi hanno riportato una mortalità a 28 giorni, 1 studio a 21 giorni e 1 studio a 30 giorni. Ci sono state 222 decessi tra i 678 pazienti randomizzati ai corticosteroidi e 425 decessi tra i 1025 pazienti randomizzati allo standard di cura o al placebo (OR, 0.66 [95% CI, 0.53-0.82]; P < .001). Vi era poca inconsistenza tra i risultati dei trial (I2 = 15.6%; P = .31) e il OR sommario era 0.70 (95% CI, 0.48-1.01; P = .053) sulla base di una meta-analisi random-effects. L’OR sommario fixed-effect per l’associazione con la mortalità era 0.64 (95% CI, 0.50-0.82; P < .001) per il dexamethasone comparato allo standard di cura o al placebo (3 trials, 1282 pz., e 527 decessi), l’OR era 0.69 (95% CI, 0.43-1.12; P = .13) per hydrocortisone (3 trials, 374 pz., e 94 decessi), e l’OR era 0.91 (95% CI, 0.29-2.87; P = .87) per methylprednisolone (1 trial, 47 pz., e 26 decessi). Tra i 6 studi che hanno riportato eventi avversi gravi, 64 eventi si sono verificati tra i 354 pazienti randomizzati ai corticosteroidi e 80 eventi si sono verificati tra i 342 pazienti randomizzati allo standard di cura o al placebo.
Conclusioni. In questa meta-analisi prospettica di studi clinici di pazienti critici con COVID-19, la somministrazione di corticosteroidi sistemici, paragonata alla terapia standard o al placebo era associata ad una riduzione della mortalità a 28 giorni per tutte le cause.
Figura. Associazione tra i corticosteroidi e la mortalità a 28 giorni per tutte le cause in ciascun trial. Bibliografia.
The WHO Rapid Evidence Appraisal for COVID-19 Therapies (REACT) Working Group. Association Between Administration of Systemic Corticosteroids and Mortality Among Critically Ill Patients With COVID-19: A Meta-analysis. JAMA. Published online September 02, 2020. E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 04/09/2020
- Dieci anni di vaccinovigilanza in Italia: uno sguardo sui dati di farmacovigilanza dal 2008 al 2017 Un gruppo di ricercatori italiani afferenti all’Università di Verona in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco ha utilizzato il Sistema Italiano di Farmacovigilanza per analizzare le reazioni avverse ai vaccini riportate in un periodo di 10 anni (2008 – 2017).
La sorveglianza sulla sicurezza dei vaccini considera tutti gli Eventi Avversi conseguenti ad immunizzazione (Adverse Events Following Immunization – AEFIs) che vengono riportati in Italia e implica la loro analisi mediante la valutazione del nesso di causalità e la rilevazione del segnale. In questo studio è stato calcolato il tasso di segnalazione (reporting rate – RR) per tutte le dosi distribuite. Sono stati descritti tutti gli eventi AEFIs gravi ed è stato effettuato per essi la valutazione del nesso di causalità. Sono qui riportati i risultati principali rivenuti mediante il processo di rilevazione del segnale.
Durante il periodo di studio sono stati riportati 46.430 AEFIs con un tasso complessivo di RR pari a 17.2 per 100,000 per dosi distribuite. L’Italia mostra il più alto numero di reports tra i paesi Europei. Solo il 4.4% delle schede di segnalazione proviene dai cittadini. Considerando il totale, 12.7% sono state classificate come gravi con un RR in rapporto al periodo di studio di 2.20 per 100,000 dosi distribuite. La maggior parte delle segnalazioni erano correlate all’iperpiressia e hanno avuto un esito positivo. Gli esiti fatali sono stati riportato nel 0.3% dei casi ed erano primariamente associati con il vaccino per l’influenza nei pazienti anziani. Nessuno di tali esiti aveva un’associazione causale consistente con la vaccinazione. Le convulsioni febbrili associate ai vaccini contro morbillo, parotite, rosolia e varicella e l’intussuscezione associata al vaccino per il rotavirus erano tra i segnali quelli maggiormente evidenziati. Il tasso di segnalazione (RR) e l’analisi degli eventi gravi riportati in un periodo temporale di 10 anni supportano il buon profilo di rischio/beneficio dei vaccini.
Figura 1. Distribuzione delle segnalazioni e Reporting Rate di AEFIs per dose distribuita all’anno.
Figura 2. Tasso di segnalazione (RR) per 1 milione di abitanti per paese UE nel periodo di studio.
Bibliografia.
Moretti, F., Gonella, L., Gironi, S. et al. Ten years of vaccinovigilance in Italy: an overview of the pharmacovigilance data from 2008 to 2017. Sci Rep 10, 14122 (2020).
E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 04/09/2020
- Percezione del paziente delle reazioni avverse ai farmaci biologici per le malattie infiammatorie immuno-mediate. Sebbene il carico delle reazioni avverse ai farmaci (ADR) abbia un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, manca una conoscenza approfondita delle prospettive dei pazienti sul peso delle ADR attribuite ai biologici.
Questo studio è stato condotto per ottenere informazioni sul carico percepito dal paziente delle ADR sperimentate con l’uso dei farmaci biologici.
Metodi.
Il Dutch Biologic Monitor è un sistema di coorte prospettico, multicentrico, per il monitoraggio degli eventi, che include le informazioni raccolte da questionari basati sul web da pazienti che utilizzano farmaci biologici, principalmente per malattie infiammatorie immuno-mediate (IMID). Ai pazienti è stato chiesto di completare questionari bimestrali sui farmaci biologici utilizzati, indicazioni per cui il farmaco biologico è stato utilizzato, ADR sperimentate, conseguenze delle reazioni avverse e carico su una scala di tipo Likert a cinque punti, che varia da 1 (nessun peso) a 5 (peso molto elevato). Sono stati valutati i potenziali fattori associati al carico di ADR segnalato dal paziente.
Risultati
Un totale di 1355 pazienti ha completato 6293 questionari tra il 1 ° gennaio 2017 e il 1 ° maggio 2019. Quasi la metà dei pazienti (665 pazienti, 49%), di cui il 69% con malattie reumatiche e il 31% con altre malattie, hanno riportato collettivamente 1720 ADR uniche. Infezioni e disturbi muscoloscheletrici erano le ADR più gravose e le reazioni al sito di iniezione erano le meno gravose. Le reazioni avverse che hanno portato al contatto con gli operatori sanitari erano più gravose delle reazioni avverse per cui non è stato necessario il contatto con gli operatori sanitari. Il fumo, le comorbidità respiratorie e psichiatriche sono state associate a un maggior carico di ADR. La malattia di Crohn, l’uso di adalimumab e l’uso di sulfasalazina come terapia di associazione sono stati associati a un minor carico di ADR.
Conclusioni
La prospettiva del paziente fornisce informazioni importanti sul peso delle ADR sperimentate dai soggetti in trattamento con i farmaci biologici. Queste informazioni potrebbero essere utilizzate dagli operatori sanitari per ottimizzare il trattamento con farmaci biologici.
Bibliografia
van Lint, J.A., Jessurun, N.T., Hebing, R.C.F. et al. Patient-Reported Burden of Adverse Drug Reactions Attributed to Biologics Used for Immune-Mediated Inflammatory Diseases. Drug Saf 43, 917–925 (2020). L’abstract dell’articolo è disponibile qui.
- 04/09/2020
- Comunicazione EMA su Dexamethasone Taw – 02 settembre 2020 EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio di Dexamethasone Taw (a base di desametasone per uso iniettabile) nel trattamento di pazienti adulti ospedalizzati affetti da COVID-19. La domanda sarà valutata dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA, tramite una procedura che prevede una tempistica di valutazione accelerata. I risultati dello studio clinico RECOVERY pubblicati a luglio 2020 hanno mostrato che in pazienti ospedalizzati per gravi complicazioni respiratorie da COVID-19 e sottoposti a ventilazione meccanica invasiva è stato osservato un numero inferiore di casi di morte nel gruppo trattato con desametasone. Scarica il documento in formato PDF. - 02/09/2020
- Associazione tra esposizione a inibitori del Tumor Necrosis Factor ed eventi infiammatori del Sistema Nervoso Centrale. Gli inibitori del Tumor necrosis factor (TNF) sono terapie comuni per alcune malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide. E’ stata postulata un’associazione tra l’esposizione agli inibitori del TNF e l’insorgenza di eventi infiammatori del Sistema Nervoso Centrale (SNC), che tuttavia è poco compresa.
Obiettivo. È stato valutato se l’esposizione agli inibitori del TNF sia associata con eventi infiammatori demielinizzanti e non demielinizzanti del SNC in pazienti con un’indicazione all’uso di tali farmaci e sono stati descritti tali eventi.
Metodi. È stato condotto uno studio caso-controllo usando le cartelle cliniche dei pazienti con malattie autoimmuni trattati presso le strutture della Mayo Clinic (Rochester, Minnesota; Scottsdale, Arizona; and Jacksonville, Florida) tra il 1° gennaio 2003 e il 20 febbraio 2019. I pazienti sono stati inclusi se le loro cartelle riportavano l’International Classification of Diseases (ICD-10), i codici diagnostici per l’indicazione approvata dall’US FDA per l’uso degli inibitori del TNF nelle malattie autoimmuni (artrite reumatoide, spondilite anchilosante, psoriasi, artrite psoriasica, malattia di Crohn e colite ulcerosa) e i codici diagnostici per gli eventi del SNC di interesse. I pazienti sono stati abbinati 1:1 con partecipanti di controllo per età di nascita, tipo di malattia autoimmune e sesso. L’esposizione agli inibitori del TNF è stata derivata dalle cartelle cliniche insieme al tipo di farmaco, la durata cumulativa di esposizione e il tempo di esposizione.
Misure di esito principali. L’esito principale era costituito da un evento del SNC infiammatorio demielinizzante (sclerosi multipla e altre malattie come la neurite ottica) o non demielinizzante (meningite, meningo-encefalite, encefalite, neurosarcoidosi e vasculiti del SNC. L’associazione tra gli inibitori del TNF è stata valutata con la regressione logistica e aggiustata per la durata di malattia per determinare gli odds ratios (ORs) e gli intervalli di confidenza (CIs) al 95%. Analisi secondarie includevano la stratificazione degli esiti in base agli eventi del SNC demielinizzanti e non demielinizzanti e in base alla malattia autoimmune (artrite reumatoide e artrite non reumatoide)
Risultati. Sono stati inclusi un totale di 212 individui: 106 pazienti con eventi infiammatori del SNC e 106 partecipanti di controllo senza tali eventi. Sul totale, 136 erano femmine (64%); l’età mediana all’esordio della malattia per i pazienti era di 52 (43-62) anni. L’esposizione agli inibitori del TNF si era verificata in 64 pazienti (60%) e in 42 partecipanti di controllo (40%) ed era associata con un maggiore rischio di qualunque evento infiammatorio del SNC (OR aggiustato, 3.01; 95%CI, 1.55-5.82; P = .001). Questi risultati erano simili quando l’esito veniva stratificato per eventi del SNC demielinizzanti e non demielinizzanti. Le analisi secondarie hanno trovato che l’associazione era prevalentemente osservata in pazienti con artrite reumatoide (OR aggiustato, 4.82; 95% CI, 1.62-14.36; P = .005)
Conclusioni e rilevanza. Tale studio dimostra che l’esposizione ai farmaci inibitori del TNF in pazienti con malattie autoimmuni sembra essere associata con un maggiore rischio di eventi infiammatori del SNC. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare se tale associazione rappresenti un meccanismo di insorgenza de novo o se invece agisca esacerbando l’attività infiammatoria.
Bibliografia
Kunchok A, Aksamit AJ Jr, Davis JM 3rd, et al. Association Between Tumor Necrosis Factor Inhibitor Exposure and Inflammatory Central Nervous System Events [published online ahead of print, 2020 May 18]. JAMA Neurol. 2020;77(8):1-11. Leggi l’articolo qui.
- 28/08/2020
- E-Learning in Farmacovigilanza: buona ricezione dei moduli sviluppati dall’Uppsala Monitoring Centre Vi è attualmente una crescente necessità globale di formazione in farmacovigilanza che non può essere soddisfatta con i tradizionali corsi in presenza. Per tale motivo l’Uppsala Monitoring Centre (UMC) dell’OMS ha sviluppato vari moduli di e-learning. Lo scopo di tale studio era di valutare come è stato recepito il corso gratuito di e-learning sviluppato dall’Uppsala Monitoring Centre (UMC), centro collaborativo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (OMS-WHO) per il monitoraggio internazionale delle reazioni avverse a farmaci. A causa della distanza fisica dei discenti sono state tenute in considerazione alcune sfide tecnologiche, per esempio lo scarso accesso alla banda larga. Per raggiungere tale obiettivo, l’UMC ha adottato un approccio cosiddetto di microlearning basato su brevi lezioni connesse a specifici obiettivi di apprendimento. Il corso è sviluppato in più moduli: 1 modulo dedicato all’introduzione alla farmacovigilanza, 4 moduli focalizzati sull’analisi del segnale e la valutazione del nesso di causalità e 1 modulo rivolto al ragionamento statistico e agli algoritmi in farmacovigilanza. Metodi.
Il corso è stato valutato attraverso i dati di utilizzo e i risultati di 2 questionari agli utenti, uno per i moduli 1-4, rilevamento del segnale e causality assessment e un altro per il modulo 5, rivolto a statistiche e algoritmi in farmacovigilanza. La valutazione del modello è stata basata sulla teoria “Unified Theory of Acceptance and Use of Technology” (UTAUT), un modello universalmente riconosciuto per predire la ricezione tecnologica e pedagogica. Il questionario sviluppato era diviso più sezioni comprendenti i dati demografici, l’aspettativa di performance, l’aspettativa sullo sforzo, la compatibilità educativa e l’intenzione di comportamento. I 2 questionari sono stati sottoposti a 2067 allievi per i moduli 1-4 e 1685 allievi per il modulo 5.
Risultati.
Hanno partecipato al corso allievi provenienti da 137 paesi del mondo, provenienti prevalentemente dall’industria (36.6%), dai centri nazionali di farmacovigilanza (22.6%) e dal mondo accademico (16.3%). Il livello di soddisfazione complessiva è stato molto alto per tutti i moduli, con più del 90% dei discenti che li ha valutati “eccellenti” o “buoni. La maggior parte era soddisfatta della piattaforma di apprendimento, del contenuto del corso e dalla durata della lezione. La maggior parte dei discenti hanno ritenuto di essere in grado di applicare le conoscenze nella pratica. Quasi il 100% degli allievi avrebbe raccomandato i moduli ad altri e sarebbe disposta a studiare ulteriori moduli. Sono stati suggeriti miglioramenti con un forum interattivo e più esempi pratici nelle lezioni ed esercizi concreti.
Conclusioni.
Tale corso e-learning in farmacovigilanza basato sul metodo del microlearning è stato ben recepito con alti livelli di soddisfazione e una copertura globale che spaziava tra discipline professionali diverse. Sono stati proposti suggerimenti per il suo miglioramento.
Bibliografia Il corso e-learning di Farmacovigilanza dell’Uppsala Monitoring Centre (UMC) è accessibile qui.
Hegerius, A., Caduff-Janosa, P., Savage, R. et al. E-Learning in Pharmacovigilance: An Evaluation of Microlearning-Based Modules Developed by Uppsala Monitoring Centre. Drug Saf (2020). L’articolo può essere letto qui. - 28/08/2020
- Farmacovigilanza News Sardegna – Bollettino Luglio 2020 Pubblicato online il Bollettino News del Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna di luglio 2020, in cui si descrive lo stato dell’arte sulla ricerca in corso nell’ambito del COVID-19 in quanto a sperimentazioni cliniche e vaccini.
Covid-19 e sperimentazioni cliniche: stato dell’arte
Durante la pandemia da COVID-19, AIFA si è occupata di garantire l’accesso alle cure al maggior numero possibile di pazienti e allo stesso tempo di prevenire un uso inappropriato dei farmaci e ridurre il rischio di effetti avversi.
Diversi farmaci autorizzati per altre patologie sono entrati in uso off-label nella pratica clinica per trattare i pazienti colpiti da Covid-19, fino a diventarne lo standard di cura, nonostante la scarsità di dati a favore della loro efficacia. Tra questi: l’antireumatico idrossilammina,
gli antivirali lopinavir/ritonavir e darunavir/cobicistat,
l’antibiotico azitromicina, e
le eparine a basso peso molecolare. Tra i farmaci oggetto di studio l’idrossiclorochina ha riscosso molto successo al punto da essere inclusa in ben 5 sperimentazioni in Italia. Tuttavia, nonostante i risultati promettenti in vitro, non ha finora dimostrato maggiore efficacia rispetto al placebo nel ridurre il rischio di ospedalizzazione nei pazienti con sintomi moderati o nell’abbreviare il tempo di risoluzione dei sintomi.
Oltre a farmaci che contrastano direttamente l’infezione virale, particolare attenzione è stata posta sulla flogosi, che nell’infezione da SARS-CoV-2 sembra svolgere un ruolo fondamentale. Il virus induce infatti una risposta immunitaria dell’ospite eccessiva e aberrante associata ad una grave polmonite interstiziale potenzialmente letale. In molti pazienti, soprattutto nelle forme gravi di malattia, l’infezione è associata ad una “tempesta citochinica”, un incremento delle concentrazioni plasmatiche di numerose citochine che sembra rappresentare uno dei più importanti fattori prognostici negativi.
Fin da subito l’attenzione si è concentrata sul tocilizumab, anticorpo monoclonale diretto contro il recettore umano dell’interleuchina 6 (IL-6), già in uso in ambito reumatologico. Altre potenziali strategie terapeutiche si basano sulla modulazione su più punti delle diverse tappe della cascata citochinica responsabile della tempesta infiammatoria, quali la via dell’interleuchina-1, quella dell’interferone-ɤ e molti altri siti di azione (per una disamina più approfondita si rimanda al testo completo).
Covid-19 e vaccini: una nuova sfida per regolatorio e industria
La recente pandemia da Covid-19 ha attivato sforzi senza precedenti da parte di istituzioni e aziende per velocizzare la ricerca di un possibile vaccino e sostenerne i costi. Dalla bozza pubblicata dall’OMS il 15 luglio 2020, a pochi mesi dall’isolamento di Covid-19, sono già oltre 140 i vaccini in fase preclinica e ben 23 quelli già arrivati, in tempi record, alla fase clinica. Si tratta di progetti di grandi e piccole industrie, ma anche, per circa un terzo, di gruppi di ricerca no-profit.
La corsa ai vaccini anti SARS-CoV-2 ha posto una serie di sfide alla sperimentazione clinica. Problemi etici sono emersi, ad esempio, dai cosiddetti Human Challenge Trials, ossia la strategia di inoculare il virus in volontari sani in seguito alla somministrazione del vaccino, e di cui l’OMS aveva già predisposto linee guida.
Inoltre, il percorso che porta alla approvazione di un vaccino è lungo e tortuoso: come ricorda il CEO di Merck, sono solo 7 i veri nuovi vaccini sviluppati negli ultimi 25 anni da aziende private, e tutti hanno richiesto un lungo periodo di tempo prima della approvazione. Il più recente vaccino contro il virus Ebola ha richiesto ben 5 anni e mezzo.
L’urgenza di avere un’arma efficace non può prescindere da una rigorosa raccolta e valutazione dei dati: un opinion paper pubblicato su JAMA ci ricorda amaramente come nel 1955, in seguito alle pressioni per un rilascio tempestivo del vaccino anti-polio Salk, la sua produzione accelerata e non supervisionata ha portato alla distribuzione di un vaccino contaminato con poliovirus vivo e alla paralisi di oltre 100 bambini.
È inoltre necessario garantire una sufficiente efficacia e una durata dell’immunizzazione nel tempo quando sono ancora poche le conoscenze sul funzionamento di SARS-CoV-2.
Se la sfida di sviluppare un vaccino efficace e sicuro entro il 2021 sarà vinta, questo segnerà un traguardo inedito nella sperimentazione clinica, per tempistiche, sforzi e sinergie messe in campo da pubblico e privato.
Scarica il Bollettino formato PDF, oppure consulta la pagina con i tutti i bollettini. - 21/08/2020
- Differenze di genere nella farmacocinetica correlano con le reazioni avverse da farmaco nelle donne Le donne vanno incontro a reazioni avverse da farmaco più frequentemente degli uomini. Oltre a differenze fisiologiche nel metabolismo dei farmaci, una spiegazione sta nel fatto che le sperimentazioni cliniche sui farmaci sono state effettuate generalmente prendendo come campione la popolazione maschile.
Storicamente, soggetti di sesso femminile sono stati esclusi dalle sperimentazioni cliniche, per via dei rischi potenziali legati ad eventuali gravidanze.
Negli ultimi anni, questa problematica è stata effettivamente affrontata dalle agenzie regolatorie, con un conseguente aumento del reclutamento di donne. Purtroppo, però, non sempre questo si è tradotto in articoli che studiassero le differenze di genere. Su questo tema, una revisione di letteratura del 2018 ha preso in considerazione 107 studi sponsorizzati dal National Institutes of Health statunitense, riscontrando che solo il 26% ha riportato risultati basati sulle differenze di genere, mentre nel 72% dei casi l’analisi statistica non ha preso in considerazione alcun parametro che riguardasse il sesso.
Le conseguenze di questa inegualità di genere nella ricerca scientifica sono visibili ogni giorno: la maggior parte dei farmaci viene prescritta a uomini e donne con lo stesso dosaggio.
Studi statistici dimostrano che le donne hanno un rischio due volte più elevato di andare inco