Reazioni avverse ai farmaci nei bambini: confronto tra le segnalazioni raccolte in un progetto di farmacovigilanza attiva e le segnalazioni di ADR raccolte spontaneamente.

La segnalazione delle ADR nella popolazione pediatrica è importante al fine di aumentare la quantità e qualità di dati sulla sicurezza dei farmaci. Per raccogliere e analizzare le ADR vengono utilizzati approcci metodologici diversi. Vi proponiamo un articolo che confrota le segnalazioni provenienti da un progetto di farmacovigilanza attiva e le segnalazioni di ADR spontanee.

Introduzione. Le reazioni avverse ai farmaci (ADR) e gli errori terapeutici nei bambini possono derivare dalla mancanza di farmaci, dosaggi e forme farmaceutiche specifiche per l’età pediatrica. I bambini possono anche rispondere ai farmaci in modo diverso rispetto agli adulti. La segnalazione delle ADR nella popolazione pediatrica è quindi importante al fine di aumentare la quantità e qualità di dati sulla sicurezza. Inoltre, per raccogliere le ADR vengono utilizzati approcci metodologici diversi.

Obiettivi. Lo scopo del presente studio era di analizzare se vi fossero differenze tra le ADR raccolte nel progetto KiDSafe (un ampio progetto multicentrico di farmacovigilanza attiva volto a migliorare la sicurezza dei farmaci pediatrici) (845 segnalazioni di ADR) rispetto alle segnalazioni di ADR spontanee inviate a EudraVigilance (697 segnalazioni) nello stesso periodo di tempo. Saranno discussi i punti di forza e i limiti di questi due diversi approcci.

Metodi. Gli stessi criteri di inclusione sono stati applicati per le ADR raccolte sistematicamente sia nel progetto KiDSafe che per le segnalazioni spontanee di EudraVigilance. Sono state prese in considerazione solo le segnalazioni di ADR con ricovero. In entrambi i database, sono stati analizzati in modo descrittivo il numero di segnalazioni (correlato al numero di ospedali), la qualità della documentazione (VigiGrade), la relazione causale (criteri World Health Organization-Uppsala Monitoring Centre [WHO-UMC], i farmaci e le ADR segnalate più frequentemente, i parametri demografici dei pazienti, le storie cliniche e la gravità delle ADR. I risultati ottenuti sono stati poi confrontati.

Risultati. Si è riscontrata una notevole sottosegnalazione delle ADR tramite le segnalazioni spontanee (0,4 segnalazioni per ospedale; 697/1902) rispetto alle 70,4 segnalazioni per ospedale (845/12) nelle segnalazioni KiDSafe raccolte sistematicamente. La valutazione della qualità della documentazione ha prodotto risultati simili in entrambi i database. Tra i primi 10 farmaci evidenziati, gli anticonvulsivanti come levetiracetam (6,6%), acido valproico (5,6%), oxcarbazepina (3,6%) e lamotrigina (3,4%) sono stati segnalati principalmente nei rapporti KiDSafe, mentre nei rapporti EudraVigilance, sono stati segnalati preferenzialmente l’estratto allergenico dell’acaro (4,4%) e gli allergeni (3,6%). Le convulsioni sono state le ADR clinicamente specifiche più frequentemente segnalate nelle segnalazioni KiDSafe, mentre le reazioni anafilattiche e l’orticaria sono state prominenti nelle segnalazioni spontanee di EudraVigilance. In particolare, la percentuale di segnalazioni riferite a errori terapeutici e ad altri problemi legati alla sicurezza dei farmaci era più evidente nello studio KiDSafe rispetto alle segnalazioni spontanee (rispettivamente 27,8% contro 12,6% e 46,0% contro 29,0%).

Conclusioni. In generale, le segnalazioni provenienti da entrambe le fonti di dati hanno contribuito all’identificazione delle ADR e di problematiche specifiche legate alla terapia farmacologica. Sono state osservate differenze nei farmaci e nelle reazioni avverse ai farmaci (ADR) segnalate più frequentemente tra le ADR raccolte sistematicamente nel progetto KiDSafe e le segnalazioni spontanee di EudraVigilance, che possono essere correlate alle caratteristiche di ciascun singolo metodo. La raccolta sistematica delle ADR nel progetto KiDSafe ha identificato in particolare errori terapeutici e problemi legati alla sicurezza dei farmaci rispetto alla raccolta spontanea delle ADR. Un approccio combinato potrebbe probabilmente compensare le limitazioni inerenti ai singoli approcci specifici. Negli studi di farmacovigilanza relativa alla popolazione pediatrica sarà di importanza fondamentale l’uso di schede di segnalazione ADR specifiche.

Paediatr Drugs. 2023 Mar;25(2):203-215. Adverse Drug Reactions in Children: Comparison of Reports Collected in a Pharmacovigilance Project Versus Spontaneously Collected ADR Reports Sarah Leitzen , Diana Dubrall , Irmgard Toni , Julia Stingl , Patrick Christ , Ursula Köberle , Matthias Schmid , Antje Neubert , Bernhardt Sachs

Leggi qui l’articolo completo.

Scale di valutazione della causalità, gravità, prevenzione e prevedibilità delle reazioni avverse ai farmaci (ADR): una Review.

Conoscere e applicare gli strumenti per la valutazione del nesso di causalità tra ADR/Eventi avversi (EA) e farmaci è fondamentale per ridurre l’incidenza di tali eventi e minimizzare l’esposizione dei pazienti a potenziali rischi terapeutici. Una Review sui metodi attualmente utilizzati.

Il programma di farmacovigilanza dell’India (PvPI), dal suo inizio ad oggi, ha acquisito la forza e la capacità di portare alla luce le problematiche legate alle reazioni avverse ai farmaci tra la popolazione, gli operatori sanitari, l’industria farmaceutica e il personale medico ospedaliero.

Le reazioni avverse ai farmaci ADR (Adverse Drug Reactions) sono eventi inattesi che si verificano dopo l’esposizione a un farmaco, un prodotto biologico o un dispositivo medico e possono provocare un aumento della morbilità e della mortalità. È fondamentale, quindi, monitorare a lungo termine la sicurezza dei farmaci durante la fase post-marketing per rilevare sia eventi rari che ADR in popolazioni speciali e in pazienti con co-morbidità che di solito non sono inclusi negli studi clinici prima dell’immissione in commercio del farmaco.

L’obiettivo generale della farmacovigilanza è quindi quello di raccogliere tutti i dati di sicurezza e analizzarli. Valutare il nesso di causalità tra ADR e farmaci è necessario per ridurre sia l’insorgenza di nuove ADR che il rischio di sviluppare ADR correlate al farmaco.

Le ADR possono portare ad un aumento della morbilità, aumento delle degenze ospedaliere e aumento del costo del trattamento, con conseguente compromissione della sicurezza del paziente.

La valutazione del nesso di causalità tra evento e farmaco studia la probabilità che un particolare trattamento sia la causa di un evento avverso osservato e stabilire un’associazione causale tra un farmaco e una reazione avversa al farmaco è un passo decisivo per la prevenzione.

I numerosi metodi attualmente disponibili per stabilire una associazione causale tra il farmaco e gli eventi avversi sono stati classificati in giudizio clinico o giudizio degli esperti, algoritmi operativi e metodi probabilistici.

Questi includono il metodo Svedese, la scala del Centro di monitoraggio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità-Uppsala (OMS-UMC), l’algoritmo di Naranjo, l’algoritmo di Kramer, l’algoritmo di Jones, l’algoritmo di Karch, l’algoritmo di Bégaud, le linee guida del Comitato Consultivo sulle ADR, lo strumento diagnostico Bayesiano delle reazioni avverse e così via.

Nonostante i vari metodi disponibili, nessuno degli strumenti di valutazione del nesso di causalità è stato universalmente accettato come Gold Standard.

Tuttavia, l’algoritmo di Naranjo e le scale OMS-UMC sono attualmente i più comunemente utilizzati. Allo stesso modo, per la valutazione della prevenibilità e della gravità delle ADR, le scale più comunemente utilizzate sono quella di Schumock e Thornton e quella di Hartwig e Siegel.

In questa review abbiamo esaminato diversi strumenti e metodi attualmente disponibili per valutare la causalità, la prevenibilità e la gravità delle ADR.

Causality, Severity, Preventability and Predictability Assessments Scales for Adverse Drug Reactions: A Review. Manjhi PK, Singh MP, Kumar M. Cureus. 2024 May 9;16(5):e59975. doi: 10.7759/cureus.59975. eCollection 2024 May. PMID: 38854273 Free PMC article. Review.

Leggi qui l’articolo.

Un approccio innovativo alla farmacovigilanza: scoperta e verifica dei segnali utilizzando dati sanitari elettronici

Questo è uno studio che propone un approccio innovativo alla farmacovigilanza, utilizzando dati sanitari elettronici per migliorare la rilevazione dei segnali di sicurezza dei farmaci.

Introduzione

La farmacovigilanza è fondamentale per la sicurezza dei farmaci. Il processo tipico coinvolge due fasi principali: la generazione iniziale di segnali dai sistemi di segnalazione spontanea (SRS) e la successiva revisione da parte di esperti per valutare la causalità (potenziale) dei segnali e decidere le azioni appropriate.

Metodi

Proponiamo un nuovo approccio di scoperta e verifica per la farmacovigilanza basato sui dati sanitari elettronici. Miglioriamo la fase di rilevamento dei segnali introducendo un insieme di metodi, i cui segnali generati vengono combinati utilizzando il ranking Borda count; un metodo progettato per enfatizzare il consenso. I metodi ensemble tendono a funzionare meglio quando i dati sono rumorosi, sfruttando i punti di forza dei classificatori individuali, cercando al contempo di mitigare alcune delle loro limitazioni. Inoltre, offriamo al comitato di esperti medici la possibilità di eseguire un’indagine approfondita dei segnali selezionati attraverso studi farmacoepidemiologici mirati per valutarne la plausibilità o la falsità. Per illustrare il nostro approccio, utilizziamo i dati della German Pharmacoepidemiological Research Database, concentrandoci sulle reazioni ai farmaci del anticoagulante orale diretto rivaroxaban.

Risultati

In questo esempio, il metodo ensemble si basa sulla rete neurale di propagazione della fiducia bayesiana, sul Gamma Poisson shrinker longitudinale, sulla regressione penalizzata e sulle foreste casuali. Conduciamo anche uno studio di verifica farmacoepidemiologico sotto forma di uno studio caso-controllo comparativo attivo annidato, coinvolgendo pazienti diagnosticati con fibrillazione atriale che hanno iniziato il trattamento anticoagulante tra il 2011 e il 2017.

Discussione

Lo studio di caso rivela la nostra capacità di rilevare reazioni avverse ai farmaci note e scoprire nuovi segnali. È importante notare che il metodo ensemble è computazionalmente efficiente. Conclusioni affrettate e false possono essere evitate attraverso uno studio di verifica, che tuttavia è un processo lungo da realizzare.

Leggi qui l’articolo completo.

Sicurezza a lungo termine di Teriflunomide nei pazienti con sclerosi multipla: risultati di studi comparativi prospettici in tre paesi europei.

Vi proponiamo uno studio che ha esaminato la sicurezza a lungo termine di teriflunomide, una terapia modificante la malattia per la sclerosi multipla, utilizzando dati provenienti da registri sanitari di tre paesi europei (Danimarca, Francia e Belgio).

Background e obiettivi: Teriflunomide è una terapia modificante la malattia (DMT) per la sclerosi multipla (SM). Questo studio di sicurezza post-autorizzazione ha valutato i rischi di eventi avversi di interesse speciale (AESI) associati all’uso di teriflunomide.

Metodi: Uso secondario dei dati individuali dal Registro Danese della SM (DMSR), dal Sistema Nazionale di Dati Sanitari Francese (SNDS), dal database nazionale belga delle richieste sanitarie (AIM-IMA) e dal Registro dei Trattamenti nella SM del Belgio (Beltrims). Sono stati inclusi pazienti trattati con una DMT alla data di rimborso di teriflunomide o all’inizio di un altro DMT. I tassi di rischio aggiustati (aHR) e gli intervalli di confidenza al 95% sono stati derivati dai modelli di Cox con esposizione dipendente dal tempo, confrontando il trattamento con teriflunomide con un altro DMT.

Risultati: Dei 81.620 pazienti (72% donne) inclusi nella coorte, 22.324 (27%) sono stati trattati con teriflunomide. Dopo un follow-up mediano di 4 anni, l’uso di teriflunomide rispetto ad altri DMT non è stato associato a un rischio di mortalità per tutte le cause, infezioni gravi, polmonite, riattivazione dell’herpes zoster, pancreatite, malattie cardiovascolari e tumori. Per le infezioni opportunistiche, l’aHR per teriflunomide rispetto ad altri DMT è stato 2,4 (1,2-4,8) nel SNDS, senza associazione con un particolare agente opportunistico. L’aHR è stato 2,0 (1,1-3,7) per insufficienza renale nel SNDS, ma non è stata trovata alcuna associazione in altre fonti di dati. Un totale di 187 pazienti del SNDS aveva una storia di insufficienza renale prima dell’ingresso nella coorte. Nessuno di questi pazienti (0%) ha avuto una recidiva di insufficienza renale quando trattato con teriflunomide, rispetto alle 19 (13%) recidive riportate per i pazienti trattati con un altro DMT.

Discussione: Non sono emerse prove che l’uso di teriflunomide sia associato a un aumento del rischio di AESI

Errori di somministrazione dei farmaci nei reparti pediatrici

Vi presentiamo uno studio che ha esaminato i fattori associati agli errori di somministrazione dei farmaci (MAEs) nei reparti pediatrici ospedalieri, concentrandosi su infermieri, farmaci e ambiente di lavoro.

Introduzione: Esistono poche evidenze riguardo agli errori di somministrazione dei farmaci (MAEs) nei reparti pediatrici generali o sui fattori di rischio ad essi associati.

Obiettivo: L’obiettivo di questo studio è stato identificare i fattori legati agli infermieri, ai farmaci e all’ambiente di lavoro associati agli errori di somministrazione dei farmaci nei pazienti pediatrici ricoverati.

Metodi: Si è trattato di uno studio prospettico e osservazionale diretto su 298 infermieri in un ospedale pediatrico di riferimento a Sydney, in Australia. Osservatori formati hanno registrato i dettagli di 5137 dosi preparate e somministrate a 1530 bambini tra le 07:00 e le 22:00 nei giorni feriali e nel fine settimana. I dati delle osservazioni sono stati confrontati con le cartelle dei farmaci per identificare gli errori. Sono stati valutati gli errori clinici, la gravità potenziale e il danno effettivo. Sono state raccolte anche informazioni sulle caratteristiche degli infermieri (ad esempio, età, sesso, esperienza), sul tipo di farmaco (via di somministrazione, farmaci ad alto rischio, uso di solventi/diluenti) e sulle variabili legate al lavoro (ad esempio, orario di somministrazione, giorni feriali/fine settimana, uso di un sistema elettronico di gestione dei farmaci [eMM], presenza di un genitore/caregiver). I modelli multivariati hanno valutato i fattori di rischio per gli errori di somministrazione, gli errori per via di somministrazione, gli errori potenzialmente gravi e gli errori che coinvolgono farmaci ad alto rischio o che causano danni effettivi.

Risultati: Gli errori si sono verificati nel 37,0% (n = 1899; intervallo di confidenza [IC] 95% 35,7–38,3) delle somministrazioni, di cui il 25,8% (n = 489; IC 95% 23,8–27,9) è stato classificato come potenzialmente grave. Le infusione e le iniezioni endovenose hanno avuto tassi elevati di errore (64,7% [n = 514], IC 95% 61,3–68,0; e 77,4% [n = 188], IC 95% 71,7–82,2, rispettivamente). Per le iniezioni endovenose, il 59,7% (IC 95% 53,4–65,6) ha avuto errori potenzialmente gravi. Nessuna caratteristica dell’infermiere è stata associata agli errori di somministrazione. La via endovenosa, le somministrazioni al mattino presto e nei fine settimana, l’età del paziente ≥ 11 anni, i farmaci orali che richiedono solventi/diluenti e l’uso di eMM sono stati tutti fattori di rischio significativi. Gli errori di somministrazione che causano danni effettivi sono stati inferiori del 45% con l’uso di un eMM rispetto alle cartelle cartacee.

Conclusione: Le strategie di prevenzione degli errori di somministrazione dei farmaci dovrebbero concentrarsi sulle somministrazioni endovenose e non trascurare i bambini più grandi in ospedale. È necessario prestare attenzione all’ambiente di lavoro degli infermieri, incluso il miglioramento del design e l’integrazione delle tecnologie di gestione dei farmaci.

Leggi qui l’articolo completo.

Revisione della terapia farmacologica e riduzione dei farmaci inappropriati: una posizione del Consorzio Scientifico Italiano

I recenti progressi medici hanno aumentato l’aspettativa di vita, portando a un incremento dei pazienti affetti da malattie croniche multiple e conseguente polifarmacoterapia, in particolare tra gli anziani. Questa situazione aumenta il rischio di interazioni farmacologiche e reazioni avverse ai farmaci, mettendo in evidenza la necessità di una revisione dei farmaci e della deprescrizione per ridurre l’uso di farmaci inappropriati e ottimizzare i regimi terapeutici, con l’obiettivo finale di migliorare la salute e la qualità della vita dei pazienti.

Vi riportiamo la dichiarazione di posizione del Consorzio Scientifico Italiano sulla revisione dei farmaci e la deprescrizione, che si propone di descrivere gli aspetti fondamentali, le strategie, gli strumenti, i tempi e i professionisti sanitari da coinvolgere nell’implementazione della revisione dei farmaci e della deprescrizione nei vari contesti sanitari (come assistenza primaria, ospedale, strutture di assistenza a lungo termine e cure palliative). Vengono inoltre analizzate le sfide e le possibili soluzioni per l’attuazione di queste pratiche.

Leggi qui l’articolo completo.

Miopericardite Post-Vaccinazione: Incidenza nei Vaccini COVID-19 e Non-COVID-19

Vi riportiamo uno studio, pubblicato nella rivista The Lancet, che mira a esaminare l’incidenza di miopericardite dopo la vaccinazione contro il COVID-19, confrontandola con quella delle vaccinazioni non COVID-19.

Background: La miopericardite è una complicanza rara della vaccinazione. Tuttavia, sono aumentati i casi di miopericardite dopo la vaccinazione contro il COVID-19, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti. L’obiettivo di questo studio era caratterizzare l’incidenza di miopericardite dopo la vaccinazione contro il COVID-19 e confrontarla con quella delle vaccinazioni non COVID-19.

Metodi: Abbiamo condotto una revisione sistematica e una meta-analisi, esaminando quattro banche dati internazionali dal 1° gennaio 1947 al 31 dicembre 2021 per studi in inglese che riportavano sull’incidenza di miopericardite dopo la vaccinazione (esito primario). Abbiamo incluso studi che riportavano casi di miopericardite in popolazioni generali, escludendo studi su sottogruppi specifici, studi non umani e studi in cui non veniva riportato il numero di dosi. Sono state condotte meta-analisi a effetti casuali (DerSimonian e Laird) e sono stati valutati il rischio di bias intra-studio (checklist del Joanna Briggs Institute) e la certezza delle evidenze (approccio Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluations). Abbiamo analizzato la differenza nell’incidenza di miopericardite tra i sottogruppi, stratificando per tipo di vaccino (COVID-19 vs non COVID-19) e gruppo di età (adulti vs pediatrici). Tra i vaccinati contro il COVID-19, abbiamo esaminato l’effetto del tipo di vaccino (mRNA o non mRNA), del sesso, dell’età e della dose sull’incidenza di miopericardite. Lo studio è stato registrato su PROSPERO (CRD42021275477).

Risultati: L’incidenza complessiva di miopericardite in 22 studi (405.272.721 dosi di vaccino) è stata di 33,3 casi (IC 95% 15,3–72,6) per milione di dosi, senza differenze significative tra le persone che hanno ricevuto vaccini contro il COVID-19 (18,2 [10,9–30,3], 11 studi [395.361.933 dosi], alta certezza) e quelle che hanno ricevuto vaccini non COVID-19 (56,0 [10,7–293,7], 11 studi [9.910.788 dosi], certezza moderata, p=0,20). Rispetto alla vaccinazione contro il COVID-19, l’incidenza di miopericardite è risultata significativamente più alta dopo la vaccinazione contro il vaiolo (132,1 [81,3–214,6], p<0,0001), ma non significativamente diversa dopo la vaccinazione contro l’influenza (1,3 [0,0–884,1], p=0,43) o in studi che riportano vaccinazioni varie non legate al vaiolo (57,0 [1,1–3036,6], p=0,58). Tra le persone vaccinate contro il COVID-19, l’incidenza di miopericardite è risultata significativamente più alta nei maschi (rispetto alle femmine), nelle persone sotto i 30 anni (rispetto a quelle di 30 anni o più), dopo aver ricevuto un vaccino mRNA (rispetto a un vaccino non mRNA), e dopo la seconda dose di vaccino (rispetto alla prima o alla terza dose).

Conclusioni:
Il rischio complessivo di miopericardite dopo la vaccinazione contro il COVID-19 è basso. Tuttavia, i maschi più giovani hanno un’incidenza maggiore di miopericardite, in particolare dopo aver ricevuto un vaccino mRNA. Tuttavia, i rischi di tali eventi avversi rari devono essere bilanciati con i rischi di infezione da COVID-19 (inclusa la miopericardite).

Leggi qui l’articolo completo

Vaccinazione materna contro il Virus Respiratorio Sinciziale: efficacia e rischi.

Vi presentiamo uno studio che indaga sull’efficacia e sicurezza del vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), somministrato durante la gravidanza per proteggere i neonati.

Background: La vaccinazione contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) durante la gravidanza potrebbe proteggere i neonati dalle malattie associate all’RSV. Sono necessari dati sull’efficacia e sicurezza di un vaccino materno candidato basato sulla proteina F prefusionale di RSV (RSVPreF3-Mat).

Metodi: È stato condotto uno studio di fase 3 su donne in gravidanza di età compresa tra 18 e 49 anni per valutare efficacia e sicurezza del RSVPreF3-Mat. Le partecipanti sono state assegnate casualmente in rapporto 2:1 a ricevere RSVPreF3-Mat o un placebo tra la 24ª e la 34ª settimana di gestazione. Gli esiti primari includevano qualsiasi o grave malattia delle basse vie respiratorie associata all’RSV nei neonati fino a 6 mesi di età e la sicurezza nei neonati fino a 12 mesi di età. Dopo l’osservazione di un rischio maggiore di parto pretermine nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo, l’arruolamento e la vaccinazione sono stati interrotti anticipatamente, con successive analisi esplorative del segnale di sicurezza relativo al parto pretermine.

Risultati: Le analisi hanno coinvolto 5328 donne in gravidanza e 5233 neonati; non è stato raggiunto l’obiettivo di arruolamento di circa 10.000 donne e neonati. Tra i 3426 neonati del gruppo vaccino e i 1711 del gruppo placebo seguiti fino a 6 mesi di età, 16 e 24 neonati, rispettivamente, hanno sviluppato una malattia delle basse vie respiratorie associata all’RSV (efficacia del vaccino: 65,5%; intervallo credibile al 95%, 37,5-82,0); 8 e 14 neonati hanno sviluppato forme gravi della malattia (efficacia del vaccino: 69,0%; intervallo credibile al 95%, 33,0-87,6). Il parto pretermine si è verificato nel 6,8% dei neonati (237 su 3494) del gruppo vaccino rispetto al 4,9% (86 su 1739) del gruppo placebo (rischio relativo: 1,37; intervallo di confidenza al 95%, 1,08-1,74; P = 0,01). Non sono stati osservati altri segnali di sicurezza rilevanti.

Conclusioni: I risultati di questo studio, interrotto anticipatamente per motivi di sicurezza, suggeriscono che il vaccino materno candidato contro l’RSV riduce il rischio di malattie respiratorie nei neonati, ma aumenta il rischio di parto pretermine.

Leggi qui l’articolo completo.

Fattori predittivi di reazioni avverse ai farmaci correlate ad ospedalizzazione nelle persone con demenza.

Questo articolo, pubblicato su Durg Safety (Volume 47, Isuue 8 – August 2024), analizza il fenomeno delle ospedalizzazioni causate da reazioni avverse ai farmaci (ADR) nelle persone con demenza. Attraverso uno studio caso-controllo retrospettivo, vengono identificati la frequenza, i tipi di ADR, i farmaci coinvolti e i principali fattori predittivi, con l’obiettivo di migliorare la gestione clinica e prevenire ospedalizzazioni evitabili.

Introduzione
Le reazioni avverse ai farmaci (ADR) sono comuni tra le persone con demenza; tuttavia, si sa poco sulla loro entità e sui fattori predittivi associati alle ospedalizzazioni legate alle ADR in questi individui. Questo studio mira a determinare la frequenza, i tipi, i farmaci coinvolti e i predittori delle ADR associate alle ospedalizzazioni nelle persone con demenza.

Metodi
Questo studio caso-controllo retrospettivo ha analizzato le cartelle cliniche di individui di età ≥ 65 anni con demenza ricoverati in ospedali pubblici principali in Tasmania, Australia, tra luglio 2010 e luglio 2021. Le reazioni avverse ai farmaci e i farmaci implicati sono stati identificati utilizzando dati amministrativi e verificati con le cartelle mediche ospedaliere, raggiungendo il consenso tra i membri del team di ricerca.

Risultati
Dei 7928 pazienti ricoverati almeno una volta durante il periodo di studio, 1876 (23,7%) hanno subito almeno un ricovero legato ad ADR. Di questi, sono stati selezionati casualmente 300 pazienti del gruppo caso con 311 ADR e 300 pazienti del gruppo controllo. Le tipologie più comuni di ADR erano renali (insufficienza renale acuta, AKI) (36,0%), seguite da neuropsichiatriche (17,6%), cardiovascolari (16,0%) ed ematologiche (13,1%). I principali farmaci implicati appartenevano alle classi di diuretici, inibitori del sistema renina-angiotensina (RAS) e antitrombotici. L’ospedalizzazione legata alle ADR era associata a: malattia renale cronica (CKD) (OR 8,00, IC 95% 2,63–24,28, p < 0,001), nascita in Australia (OR 1,62, IC 95% 1,08–2,43, p = 0,019), ipertensione (OR 1,48, IC 95% 1,01–2,17, p = 0,044) e numero di farmaci assunti (OR 1,06, IC 95% 1,00–1,12, p = 0,022). L’uso di farmaci potenzialmente inappropriati e il carico anticolinergico non predicevano le ospedalizzazioni legate alle ADR.

Conclusioni
Questi predittori possono aiutare a identificare le persone a più alto rischio, consentendo di progettare interventi mirati per ridurre le ospedalizzazioni legate alle ADR nelle persone con demenza.

Leggi qui l’articolo completo.

Farmacovigilanza in gravidanza nei paesi a basso e medio reddito: esposizioni, esiti e risultati.

Questo articolo, pubblicato su Drug Safety (Volume 47, Issue 10 – October 2024), esamina la farmacovigilanza in gravidanza nei paesi a basso e medio reddito (LMIC), dove esiste una carenza sproporzionata di dati, ma un alto tasso di esiti avversi della gravidanza. L’analisi identifica modalità di misurazione delle esposizioni a farmaci o vaccini e degli esiti correlati, offrendo spunti per il miglioramento della ricerca e della sicurezza sanitaria in queste regioni.

Introduzione
La farmacovigilanza (FV), ovvero il monitoraggio continuo della sicurezza dopo l’autorizzazione di un farmaco, riveste un ruolo cruciale in gravidanza, poiché gli studi clinici escludono spesso le donne in gravidanza. È fondamentale comprendere il funzionamento dei progetti di FV in gravidanza nei paesi a basso e medio reddito (LMIC), dove si registra una carenza di dati FV e un’elevata incidenza di esiti avversi della gravidanza. Abbiamo condotto una revisione esplorativa per valutare come esposizioni ed esiti siano misurati nei progetti FV in gravidanza recentemente pubblicati in LMIC.

Metodi
Abbiamo utilizzato una stringa di ricerca, una revisione secondaria e la conoscenza del team per analizzare le pubblicazioni sui farmaci o vaccini somministrati a donne in gravidanza in LMIC. Dopo aver selezionato gli abstract rilevanti, abbiamo condotto una revisione completa dei testi, documentando le modalità di misurazione di esposizioni ed esiti (classificati come materni, alla nascita o neonatali/infantili) e altri fattori come argomento dello studio, contesto, disegno dello studio, gruppi di confronto e fonti di finanziamento.

Risultati
Abbiamo identificato 31 pubblicazioni FV relative ad almeno 24 LMIC, tutte focalizzate su farmaci o vaccini per malattie infettive, inclusi HIV (n = 17), tubercolosi (TB; n = 9), malaria (n = 7), pertosse, tetano e difterite (n = 1) e influenza (n = 3). Per quanto riguarda gli esiti, n = 15, n = 31 e n = 20 delle pubblicazioni hanno trattato rispettivamente esiti materni, alla nascita e neonatali/infantili. Nelle pubblicazioni specifiche sull’HIV, la principale relazione esposizione-esito studiata era l’esposizione alla terapia antiretrovirale materna e gli esiti avversi. Nelle pubblicazioni sulla TB, le principali esposizioni studiate riguardavano i farmaci di seconda linea per la TB resistente e i trattamenti profilattici a base di isoniazide per donne in gravidanza con HIV. Nelle pubblicazioni sulla malaria, la relazione principale era l’esposizione ai farmaci antimalarici in gravidanza e gli esiti avversi. Per i vaccini, l’esposizione era valutata in periodi specifici della gravidanza, con particolare attenzione alla sicurezza e/o efficacia del vaccino. Gli studi si svolgevano principalmente in Africa, con disegni variabili (coorti, studi trasversali e trial clinici) e finanziamenti prevalentemente provenienti da paesi ad alto reddito.

Conclusioni
I progetti FV pubblicati in gravidanza si concentravano principalmente sull’Africa e sulle malattie infettive. Questo riflette sia il carico di malattia nei LMIC che le priorità di finanziamento dei paesi ad alto reddito. Con l’aumento delle malattie non trasmissibili nei LMIC, i progetti FV dovranno ampliare il loro campo d’azione. Gli esiti alla nascita e neonatali/infantili erano più frequentemente riportati, mentre erano meno documentati quelli materni e nessuno si concentrava sugli esiti a lungo termine nei bambini. Inoltre, esisteva eterogeneità nelle definizioni e modalità di raccolta delle misure specifiche. Quasi tutti i progetti riguardavano un’unica esposizione terapeutica, mancando l’opportunità di coprire esposizioni aggiuntive, aumentare il rigore scientifico, creare uniformità nei servizi sanitari e rafforzare i sistemi sanitari esistenti. Per molte pubblicazioni, il momento dell’esposizione, specificamente per trimestre, era cruciale per la sicurezza materna e neonatale. Sebbene la letteratura FV in gravidanza attualmente pubblicata offra informazioni sul panorama FV nei LMIC, sono necessari ulteriori sforzi per standardizzare definizioni e misurazioni, integrare i progetti FV nei servizi sanitari e stabilire un monitoraggio a lungo termine.

Leggi qui l’articolo completo.

LinkedIn
Share
Instagram
WhatsApp