Gestione degli eventi avversi associati agli antibiotici

Scopo

Gli eventi avversi da farmaco (ADE) associati agli antibiotici sono comuni e variabili nella pratica clinica. Tuttavia, gli operatori sanitari spesso non ne hanno una conoscenza adeguata. Un passaggio non ponderato a un antibiotico alternativo in presenza di sintomi di sospetti ADE può portare a un uso eccessivo e improprio degli antibiotici. La corretta gestione degli ADE fa parte della gestione della terapia antibiotica.

Aree trattate

Questa revisione descrive le caratteristiche cliniche, la diagnosi e la gestione degli ADE, tra cui febbre da farmaco, rash, nefrotossicità, danno epatico, polmonite interstiziale, rabdomiolisi, encefalopatia, prolungamento dell’intervallo QT, trombocitopenia e neutropenia.

Riepilogo

Gli operatori sanitari devono avere maggiore conoscenza dei sintomi tipici, della correlazione temporale e del probabile agente causale di ciascuna reazione avversa. La diagnosi precoce e una valutazione appropriata sono importanti. Nei casi gravi, è necessaria l’interruzione tempestiva dell’agente causale e un trattamento adeguato. Se l’esito non è fatale, la continuazione della terapia con l’agente sospetto e un attento monitoraggio dei sintomi possono aiutare a identificare il reale agente causale. Soprattutto nelle allergie alla penicillina, è importante ricordare che la maggior parte dei pazienti etichettati come allergici sono, in realtà, lo sono erroneamente.

Parole chiave: Evento avverso; Antibiotico; Gestione.

J Infect Chemother. 2025 Jul;31(7):102735. Management of antibiotic adverse events. Toshiharu Urakami, Takashi Matono

Leggi qui la review in lingua inglese

Reazioni avverse ai farmaci negli anziani in seguito a ricovero ospedaliero: un’analisi qualitativa delle opinioni dei medici di medicina generale

Contesto

Gli anziani presentano una maggiore comorbilità e assumono un elevato numero di farmaci. Le reazioni avverse ai farmaci si verificano fino al 30% degli anziani entro un mese dalla dimissione dall’ospedale. I medici di medicina generale (MMG) sono figure chiave nella continuità delle cure dall’ospedale alla comunità.

Obiettivo

 Lo studio mirava a esplorare il punto di vista dei MMG sulle reazioni avverse ai farmaci negli anziani dopo il ricovero in ospedale, indagando sul riscontro di eventi avversi associati ai farmaci e sui possibili approcci per ridurne il rischio.

Metodo

È stato inviato un invito a partecipare allo studio ai MMG in una regione dell’Australia. È stata condotta un’intervista semi-strutturata in presenza presso il loro studio oppure online. Le domande vertevano sulle esperienze relative alla gestione dei farmaci negli anziani dopo la dimissione dall’ospedale, sulle sfide e sui rischi legati alle reazioni avverse ai farmaci e sui suggerimenti per prevenirle. Le interviste sono state trascritte e analizzate attraverso un’analisi tematica.

Risultati

Le interviste hanno evidenziato quattro temi relativi alle criticità da affrontare:

-pazienti complessi e accettazione del rischio;

-confusione dei pazienti e declino cognitivo in ospedale;

– tempo necessario per gestire i pazienti anziani;

– difficoltà di comunicazione.

Sono stati identificati tre temi relativi alle raccomandazioni:

– comunicazione chiara al momento della dimissione;

– coinvolgimento dei pazienti;

– ruolo dei farmacisti.

Conclusione

La prevenzione delle reazioni avverse ai farmaci dopo la dimissione dall’ospedale può richiedere una comunicazione chiara e tempestiva ai medici di MG, ai pazienti e alle famiglie, affinché siano informati e messi in grado di gestire la propria salute e i rischi, nonché ai farmacisti, affinché possano supportare sia i pazienti che i MMG nella gestione dei rischi.

Int J Clin Pharm. 2025 Feb;47(1):60-67. Adverse drug reactions in older people following hospitalisation: a qualitative exploration of general practitioners’ perspectives. J M Cousins, B Bereznicki, N Parameswaran Nair, E Webber, C Curtain

Leggi qui l’abstract dello studio

Una analisi di farmacovigilanza sulla sicurezza post-marketing di Tezepelumab

Contesto

Tezepelumab ha mostrato un’efficacia promettente nei pazienti adulti con asma grave sin dalla sua approvazione. Tuttavia, la valutazione della sicurezza post-marketing di tezepelumab è attualmente carente.

Obiettivo

 Valutare la sicurezza post-marketing di tezepelumab sulla base del database del Sistema di Segnalazione degli Eventi Avversi della Food and Drug Administration (FDA) statunitense.

Metodi

Gli eventi avversi (EA) segnalati da Gennaio 2022 a Dicembre 2023 sono stati estrapolati dal database del Sistema di Segnalazione degli Eventi Avversi della Food and Drug Administration (FDA) statunitense. È stata eseguita un’analisi di disproporzionalità mediante odds ratio e media geometrica empirica per individuare potenziali EA correlati a tezepelumab. Abbiamo inoltre valutato le caratteristiche cliniche e il tempo di insorgenza degli EA.

Risultati

Durante il periodo di studio sono state identificate 1.699 segnalazioni di EA correlati a tezepelumab. Abbiamo rilevato 30 segnali di EA correlati a tezepelumab applicando simultaneamente i due algoritmi. A livello di classificazione per sistemi e organi, la più comune correlata a tezepelumab è risultata essere quella relativa a patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Sono stati rilevati eventi avversi comuni, tra cui artralgia e mal di schiena, documentati anche nel foglietto illustrativo di tezepelumab e negli studi clinici. Sono stati inoltre identificati nuovi eventi avversi inattesi, come dolore toracico e mialgia. Il tempo mediano di insorgenza degli eventi avversi correlati a tezepelumab è stato di 7,5 giorni e la maggior parte degli eventi avversi si è verificata entro il primo mese dall’inizio del trattamento con tezepelumab.

Conclusioni

Questo studio presenta una valutazione completa della sicurezza post-marketing di tezepelumab nel real-world. I nostri risultati forniranno preziose evidenze per futuri studi clinici e per la gestione dei problemi di sicurezza di tezepelumab.

Parole chiave: Eventi avversi; Asma; FAERS; Farmacovigilanza; Tezepelumab.

J Allergy Clin Immunol Pract. 2025 Mar;13(3):551-558.e6. A Pharmacovigilance Analysis of Post-Marketing Safety of Tezepelumab.  Huqun Li, Chongshu Wang, Cuilian Guo

Leggi qui l’abstract dello studio

Torsione di Punta da interazione farmacologica: una analisi di sproporzionalità del sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA

La torsione di punta (TdP) è una aritmia cardiaca rara ma potenzialmente fatale, spesso indotta da farmaci. Le interazioni farmaco-farmaco (DDI= Drug-Drug Interaction) rappresentano un importante fattore di rischio per lo sviluppo di TdP, ma le specifiche combinazioni di farmaci che aumentano questo rischio non sono state ancora sufficientemente studiate.

Obiettivo

Questo studio mira a identificare le DDI clinicamente significative e ad alta priorità per fornire una base per minimizzare il rischio di TdP e gestire efficacemente i rischi di DDI in futuro.

Metodi

Abbiamo utilizzato i seguenti modelli statistici sulla frequenza per rilevare i segnali di DDI utilizzando il database del Food and Drug Administration Adverse Event Reporting System (FAERS): misura di riduzione del rapporto di rischio combinato, statistica del chi-quadrato e modello additivo. L’evento avverso di interesse era la TdP e i farmaci target sono stati tutti registrati e classificati come “sospetti”, “interagenti” o “farmaci concomitanti” nel FAERS. I segnali di DDI sono stati identificati e valutati utilizzando i database Lexicomp e Drugs.com, integrati con dati reali tratti dalla letteratura.

Risultati

 A settembre 2023, questo studio includeva 4313 casi di TdP, con 721 farmaci e 4230 combinazioni di farmaci segnalati per almeno 3 casi. Il modello di misura di restringimento del rapporto di rischio combinato, ha dimostrato la rilevazione del segnale più conservativa, mentre il modello statistico del chi-quadrato ha mostrato la somiglianza più vicina nella tendenza alla rilevazione del segnale al modello di misura di restringimento del rapporto di rischio combinato. Abbiamo rilevato 2158 combinazioni utilizzando i  modelli statistici di frequenza, di cui 241 combinazioni erano indicizzate da Drugs.com o Lexicomp e 105 erano indicizzate da entrambi.

 I farmaci più comunemente interagenti sono stati amiodarone, citalopram, quetiapina, ondansetron, ciprofloxacina, metadone, escitalopram, sotalolo e voriconazolo. Le combinazioni più comuni sono state citalopram e quetiapina, amiodarone e ciprofloxacina, amiodarone ed escitalopram, amiodarone e fluoxetina, ciprofloxacina e sotalolo e amiodarone e citalopram. Sebbene Drugs.com e Lexicomp abbiano indicizzato 38 DDI, nessuno dei modelli li ha rilevati.

Conclusioni

 Le evidenze cliniche sulle interazioni farmacologiche (DDI) sono limitate e non tutte le combinazioni di farmaci che prolungano l’intervallo QT (QTc) corretto per la frequenza cardiaca determinano TdP, anche quando si tratta di farmaci ad alto rischio o con un rischio noto di TdP. Questo studio fornisce una panoramica completa e realistica della TdP indotta da farmaci, delimitando sia le DDI clinicamente significative che quelle negative, fornendo preziose informazioni sui profili di sicurezza di vari farmaci e guidando l’ottimizzazione della pratica clinica.

J Med Internet Res. 2025 Mar 25:27:e65872. Detection of Clinically Significant Drug-Drug Interactions in Fatal Torsades de Pointes: Disproportionality Analysis of the Food and Drug Administration Adverse Event Reporting System. Huanhuan Ji, Meiling Gong, Li Gong, Ni Zhang , Ruiou Zhou, Dongmei Deng , Ya Yang, Lin Song , Yuntao Jia.

Il link dove leggere lo studio completo in lingua inglese

Seconda campagna di informazione dedicata alla sicurezza degli antibiotici fluorochinolonici.

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha introdotto nel 2019 importanti restrizioni d’uso per gli antibiotici fluorochinolonici a seguito di una revisione dei dati di sicurezza ed efficacia da cui è emerso il rischio di effetti indesiderati molto rari ma invalidanti, di lunga durata e potenzialmente irreversibili in particolare a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso.

Una successiva rivalutazione delle reazioni avverse associate ai fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio, conclusa a ottobre 2024, ha permesso di identificare nuovi aspetti di sicurezza invalidanti e potenzialmente irreversibili a carico del Sistema Nervoso Centrale, come ansia, ideazione suicidaria, attacco di panico, nevralgia e disturbo dell’attenzione.
I Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto dei medicinali fluorochinoloni sono attualmente in corso di aggiornamento per implementare le conclusioni derivanti dalla recente rivalutazione.

L’Ufficio di Farmacovigilanza dell’AIFA, in collaborazione con l’Ufficio Stampa, ha realizzato una seconda campagna di informazione dedicata alla sicurezza degli antibiotici fluorochinolonici.

Pubblicato un documento informativo rivolto ai pazienti e una guida per gli operatori sanitari

La notizia nel sito dell’Aifa

La metformina è sicura in gravidanza? Un focus sugli effetti nella prole

Introduzione

 La metformina è parte integrante degli algoritmi di trattamento del diabete mellito di tipo 2 (T2DM) da decenni. Sebbene abbia ottenuto l’approvazione formale negli Stati Uniti per il trattamento del T2DM, è stata utilizzata off-label nel diabete mellito gestazionale (GDM), nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e nella prevenzione dell’iperstimolazione ovarica. Il suo ruolo di insulino-sensibilizzante l’ha resa un farmaco interessante per affrontare l’insulino-resistenza osservata in queste sindromi. Nel 2022, l’Unione Europea ha approvato la metformina come unico farmaco antidiabetico orale per il diabete gestazionale. Sebbene la sua sicurezza e i suoi benefici per la madre siano ben documentati, si sa che, al momento del parto, attraversa la placenta con concentrazioni plasmatiche simili tra madre e figlio.

Aree studiate

Questa revisione si concentrerà sui principali studi clinici randomizzati e controllati che hanno valutato l’uso di metformina in gravidanza in donne affette da PCOS, GDM, T2DM e obesità, e sui relativi studi di follow-up sulla prole.

Conclusioni

Per la madre, la metformina può essere benefica, con una riduzione terapeutica del carico insulinico, dell’aumento di peso, dell’ipoglicemia e, in determinate situazioni, della pre-eclampsia. Per il neonato, i benefici possono includere una riduzione dell’ipoglicemia e nessun aumento del rischio di anomalie congenite. Sono i dati a lungo termine nella prole a rimanere sconosciuti, con alcune aree di criticità (SGA, alterazioni antropometriche) che richiedono ancora una ulteriore ricerca.

Parole chiave: Diabete mellito; diabete mellito gestazionale; metformina; obesità; sindrome dell’ovaio policistico.

Expert Opin Drug Saf. 2025 Jan;24(1):5-8. Is metformin safe in pregnancy: a focus on offspring outcomes. Rana Malek Stephen N Davis

Leggi qui l’abstract dello studio

Effetti sulla gravidanza e sul neonato in donne con sclerosi multipla trattate con Ocrelizumab

Contesto e obiettivi

Il foglietto illustrativo di ocrelizumab consiglia la contraccezione per le donne durante il trattamento e per 6-12 mesi successivi. Poiché durante questo periodo possono verificarsi gravidanze, è fondamentale comprendere gli effetti sulla gravidanza e sul neonato nelle donne con sclerosi multipla (SM) dopo l’esposizione a ocrelizumab.

Metodi

Sono stati analizzati i casi di gravidanza segnalati alla farmacovigilanza globale di Roche fino al 12 luglio 2023. L’esposizione in utero è stata definita se l’ultima infusione di ocrelizumab si è verificata nei 3 mesi precedenti l’ultima mestruazione o durante la gravidanza. L’esposizione durante l’allattamento è stata definita se almeno un’infusione si è verificata durante l’allattamento. La morte fetale è stata definita aborto spontaneo (AS) se < 22 settimane di gestazione complete (SG) e morte fetale se successiva. I nati vivi (NV) sono stati considerati pretermine se < 37 SG complete. Sono stati inoltre analizzati le anomalie congenite maggiori (ACM), gli esiti neonatali e le complicazioni materne.

Risultati

In totale, sono state segnalate 3.244 gravidanze in donne con SM trattate con ocrelizumab. L’età materna mediana era di 32 anni (Q1-Q3: 29-35 anni) e la maggior parte delle donne presentava SM recidivante (65,6%). Delle 2.444 gravidanze segnalate prospetticamente, 855 erano state esposte a ocrelizumab in utero (512 con esito noto), 574 non erano esposte e le restanti 1.015 avevano un momento di esposizione sconosciuto. La maggior parte (83,6%; 956/1.144) delle gravidanze con esito noto ha portato a NV (esposte, 84,2%; non esposte, 88,3%). I gruppi esposti e non esposti presentavano percentuali simili di altri esiti gravidici importanti (nascite pretermine, 9,5% vs 8,7%; AS, 7,4% vs 9,1%). Gli aborti elettivi sono stati più frequenti nel gruppo esposto (7,4%, contro l’1,7% nel gruppo non esposto). La percentuale di NV con ACM è risultata simile tra i gruppi esposti e non esposti (2,1% contro l’1,9%) e all’interno dei tassi epidemiologici di base. Nel gruppo esposto, sono stati segnalati prospetticamente un caso di morte fetale e un caso di morte neonatale.

Discussione

In questa analisi di un ampio set di dati sugli esiti della gravidanza per un anti-CD20 nella SM, l’esposizione in utero a ocrelizumab non è stata associata a un aumento del rischio di esiti avversi in gravidanza o nel neonato. Questi dati consentiranno ai neurologi e alle donne con SM di prendere decisioni più consapevoli sulla pianificazione familiare, bilanciando i rischi per la sicurezza del feto/neonato con l’importanza del controllo della malattia nella madre.

Neurol Neuroimmunol Neuroinflamm. 2024 Dec 17;12(1). Pregnancy and Infant Outcomes in Women With Multiple Sclerosis Treated With Ocrelizumab. S Vukusic, R Bove, R Dobson , et al.

Parole chiave: Ocrelizumab; Gravidanza; Sclerosi Multipla.

Leggi l’articolo completo in lingua inglese

Effetti sulla gravidanza e sul bambino in donne, con sclerosi multipla, esposte alla terapia con Glatiramer Acetato: uno studio sulla sicurezza esteso a 4 anni

Contesto e obiettivi

Sebbene il Glatiramer Acetato (GA) sia generalmente considerato sicuro durante la gravidanza e l’allattamento, i dati a lungo termine, in particolare per la dose di 40 mg/mL, sono limitati. Ricerche precedenti hanno riscontrato tassi di esposizione al GA ed esiti in gravidanza paragonabili a quelli della popolazione generale. Questo studio valuta gli esiti in gravidanza, fetali e neonatali a seguito di esposizione materna a GA 20 e 40 mg/mL per fornire un aggiornamento cumulativo di quattro anni.

Metodi

I dati post-marketing relativi alla gravidanza, riportati tra il 1° aprile 2019 e il 31 marzo 2023, sono stati ricercati nel database di sicurezza globale di Teva e integrati con questionari a 1 e 12 mesi dal parto. I dati prospettici sulla gravidanza, raccolti prima della conoscenza degli esiti della gravidanza o delle malformazioni congenite, sono stati utilizzati per stimare gli esiti in gravidanza e neonatali in caso di esposizione a GA 20 e 40 mg/mL. Sono stati stimati i tassi di malformazioni congenite maggiori (MCM) e altri esiti in gravidanza e neonatali.

Risultati

Tra 3514 gravidanze, la sclerosi multipla (SM) è stata l’indicazione primaria (62,4%), con la maggior parte dell’esposizione a GA 40 mg/mL (72,2%), nel primo trimestre (94,9%).

Di queste, 2455 (69,9%) avevano esiti di gravidanza noti. Delle 1211 gravidanze potenziali (1239 feti) con esiti noti, 1138 (91,8%) hanno portato a nati vivi. La perdita del feto si è verificata in 101 casi (8,2%), inclusi aborto spontaneo (6,7%), interruzione volontaria di gravidanza (0,8%), gravidanza ectopica (0,3%), morte fetale (0,2%) e altro (0,2%).

La prevalenza di MCM è stata dell’1,5% in generale (IC 95%, 0,9-2,4) e dell’1,9% durante l’organogenesi (IC 95%, 1,1-3,1), paragonabile ai tassi basali.

Le malformazioni congenite minori sono state meno frequenti (0,7%). Le gravidanze prospettiche con questionari compilati (n = 539) hanno riportato parto pretermine (9,8%), peso alla nascita basso/molto basso (7,3%), ricovero in terapia intensiva neonatale (UTIN) (8,8%) ed eventi avversi (17,4%). La crescita del neonato è rimasta entro i limiti della norma. Delle 384 donne che hanno compilato il questionario a 12 mesi, 146 hanno riferito di allattare al seno con GA (media 8 mesi). Tra queste, 14/125 (11,2%) intervistate hanno riferito di essere state ricoverate in ospedale per il neonato. I parametri di crescita di 55 neonati allattati al seno erano entro i limiti della norma. Nel complesso, gli esiti relativi alla gravidanza e al neonato sono stati simili per tutte le dosi di GA.

Discussione

Nonostante i limiti dei dati post-marketing, questo studio quadriennale non ha rilevato alcun aumento del rischio di esiti avversi in gravidanza, feto o neonato associati all’esposizione a GA. I tassi di MCM erano in linea con quelli della popolazione generale e gli esiti neonatali durante l’allattamento erano nella norma. Questi risultati supportano la sicurezza di GA sia a 20 che a 40 mg/mL durante la gravidanza e l’allattamento.

Drug Saf. 2025 Mar 19. Pregnancy and Infant Outcomes in Women with Multiple Sclerosis Exposed to Glatiramer Acetate Therapy: An Extended 4-Year Safety Update Sigal KaplanAndra Ghimpeteanu Claudia Florentina Dragut

Leggi qui l’abstract dello studio in lingua inglese

Deficit cognitivo indotto da farmaci

Il deterioramento cognitivo indotto da farmaci (DICI = Drug-Induced Cognitive Impairment) è una complicanza consolidata, ma poco riconosciuta, di molti tipi di trattamento farmacologico.

Sebbene esista un’ampia letteratura scientifica sul DICI, la maggior parte degli articoli riguarda la demenza indotta da farmaci negli anziani e una specifica classe di farmaci. Tuttavia, il DICI comprende anche sintomi subclinici, forme di deterioramento cognitivo dominio-specifiche, nonché deterioramento cognitivo lieve (MCI) e delirium.

Anche le forme lievi di DICI, se non riconosciute come tali, possono avere conseguenze deleterie e permanenti. Inoltre, il DICI si verifica anche nei giovani adulti e nei bambini ed è stato segnalato con molte diverse classi di farmaci.

Lo scopo di questa revisione è quello di aumentare la conoscenza sulla DICI fornendo una panoramica sui tipi e sui sintomi della DICI osservata e sui presunti meccanismi sottostanti per varie classi di farmaci:  anticonvulsivanti, antidepressivi, farmaci antiparkinsoniani, antipsicotici, litio, benzodiazepine/ipnoinducenti non-benzodiazepinici, oppioidi, antistaminici di prima generazione, farmaci per l’incontinenza urinaria, inibitori della pompa protonica, glucocorticoidi, FANS, statine, antipertensivi e agenti chemioterapici.

Drug Saf. 2024 Dec 24;48(4):339–361.Drug-Induced Cognitive Impairment  Arne ReimersPer Odin Hanna Ljung

L’articolo in lingua inglese

Incidenza del danno epatico indotto da farmaci comunemente prescritti

Contesto

L’incidenza del danno epatico indotto da farmaci (DILI= Drug-Induced Liver Injury) non è nota per la maggior parte dei farmaci da prescrizione. In questo lavoro si è stimata l’incidenza del DILI per i farmaci ambulatoriali comunemente prescritti.

Metodi

Per stabilire una stima di base dell’incidenza di DILI, abbiamo utilizzato l’incidenza stimata (EI) di DILI da amoxicillina/clavulanato da un precedente studio di popolazione in Islanda. Questa è stata combinata con la coorte multicentrica prospettica del DILI Network (DILIN) e con il Medical Expenditure Panel Survey (MEPS) basato sulla popolazione statunitense. Dal 2005 al 2019, sono stati inclusi i farmaci da prescrizione con almeno cinque casi di DILIN bona fide e i dati di almeno 10 dei 15 anni del MEPS durante tale periodo. L’EI per il “farmaco A” è stato calcolato come segue: EI (farmaco A)=EI(AC)×#casi DILIN del farmaco A#nuove prescrizioni annuali del farmaco A×#nuove prescrizioni annuali di AC#casi DILIN di AC

Risultati

In totale, 30 farmaci soddisfacevano i criteri di inclusione, di cui 11 antibiotici, 4 farmaci antiepilettici (FAE), 4 statine e 11 altri tipi di farmaci. L’EI più elevato è stato osservato con azatioprina e FAE più vecchi, con un caso di DILI ogni 349-2329 nuove prescrizioni. L’EI degli antibiotici variava notevolmente, con il rischio più elevato osservato per minociclina, amoxicillina/clavulanato e nitrofurantoina (circa 1:1000-2400 nuove prescrizioni) e il rischio più basso per clindamicina, doxiciclina, azitromicina e amoxicillina (circa 1:40.000-170.000 nuove prescrizioni).

L’EI per le statine comunemente prescritte era circa 1:10.000-50.000. Importanti classi di farmaci con > 5 milioni di nuove prescrizioni dal 2005 al 2019 ma meno di cinque casi di DILIN includevano beta-bloccanti, diuretici tiazidici, inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, bloccanti del recettore dell’angiotensina, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e metformina, che presumibilmente hanno un’incidenza di DILI molto bassa.

Conclusioni

L’incidenza stimata più elevata è stata riscontrata per azatioprina, antiepilettici di vecchia generazione e minociclina. Al contrario, molti farmaci ampiamente utilizzati sono cause rare di DILI. Questi risultati possono aiutare i medici a valutare meglio i potenziali benefici dei farmaci rispetto al rischio di epatotossicità.

Drug Saf. 2025 Feb;48(2):151-160.Incidence of Idiosyncratic Drug-Induced Liver Injury Caused by Prescription Drugs. Vincent L ChenDon C Rockey Einar S Bjornsson Huiman BarnhartJay H Hoofnagle Drug-Induced Liver Injury Network Investigators

Parole chiave: Danno Epatico Indotto da Farmaci; Farmaci Prescritti

L’abstract dello studio in lingua inglese

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Centro Regionale FarmacoVigilanza Sardegna

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