Prima autorizzazione della FDA per l’utilizzo dei sequenziatori di nuova generazione a scopo clinico

La nuova tecnologia permetterà di spostarsi da un approccio di ricerca di mutazioni specifiche all’utilizzo diffuso di piattaforme in grado di analizzare l’intero genoma.

 

In un editoriale pubblicato sul New England Journal of Medicine, Francis Collins e Margaret Hamburg hanno espresso il proprio parere sul fatto che la Food and Drug Administration (FDA) abbia concesso per la prima volta l’autorizzazione all’utilizzo dei sequenziatori di nuova generazione Illumina MiSeqDx per lo sviluppo di test basati sul genoma da utilizzare in un setting clinico. Il sequenziamento del primo genoma umano, completato nel 2003, aveva richiesto dieci anni di lavoro e centinaia di milioni di dollari, mentre oggi i grandi progressi della tecnologia consentono di sequenziare un intero genoma umano in 24 ore con meno di 5.000 dollari. Oltre all’abbattimento dei costi e dei tempi, i progressi tecnologici hanno comportato un notevole miglioramento dell’accuratezza della metodica. L’autorizzazione dell’FDA comporterà la possibilità per i medici di avere a disposizione informazioni riguardanti un numero elevatissimo di modificazioni genetiche riguardanti i propri pazienti, tramite una piattaforma il cui sviluppo ha richiesto dieci anni ed è partito da un iniziale progetto di ricerca finanziato dal National Institutes of Health (NIH).

In oncologia, l’analisi della sequenza genomica di alcuni tipi di tumori ha già aiutato a far luce sulle mutazioni specifiche che contribuiscono alla trasformazione maligna, consentendo l’identificazione di nuovi target terapeutici e aumentando le opportunità di scegliere il trattamento ottimale per ogni paziente. Ad esempio, oggi l’adenocarcinoma del polmone viene classificato in sottotipi con impronte genomiche specifiche, associate a differenti outcome e risposte ai farmaci. Inoltre, un recente lavoro del Cancer Genome Atlas ha dimostrato che il tessuto di origine di un particolare tumore può essere molto meno rilevante ai fini della prognosi e della terapia rispetto al pannello di mutazioni che lo hanno causato.

Come risultato, pazienti affetti da tumori per i quali esistono poche opzioni terapeutiche potrebbero trarre sempre maggiori benefici da farmaci inizialmente concepiti per altre forme tumorali che condividono determinate mutazioni. La nuova tecnologia permetterà di spostarsi da un approccio di ricerca di mutazioni specifiche all’utilizzo diffuso di piattaforme in grado di analizzare l’intero genoma. In quest’ottica, aumenterà sempre più l’importanza della farmacogenomica, che utilizza le informazioni genomiche per identificare il giusto farmaco, alla giusta dose, per il singolo paziente. Oltre 120 farmaci approvati dalla FDA presentano già nella propria scheda tecnica informazioni farmacogenomiche che documentano differenze nella risposta al farmaco e, in alcuni casi, raccomandano un test genetico prima della prescrizione (http://www.fda.gov/%20drugs/scienceresearch/researchareas/pharmacogenetics/ucm083378.htm).

In futuro, avere a disposizione le informazioni genomiche nel fascicolo sanitario di ogni paziente potrebbe permettere di superare alcuni limiti logistici che hanno fino ad ora ostacolato la realizzazione del pieno potenziale della farmacogenomica. Ciononostante, l’utilità delle informazioni genomiche per la prescrizione di un determinato farmaco dovrà essere documentata da solide evidenze e i test eseguiti dai singoli laboratori mediante i sequenziatori di nuova generazione dovranno superare rigorosi standard di qualità. Inoltre, i medici avranno bisogno di un adeguato supporto per l’interpretazione dei dati genomici e del loro significato per il singolo paziente, che avrà ulteriori strumenti a disposizione per prendere decisioni consapevoli.

 

Collins FS, Hamburg MA., First FDA authorization for next-generation sequencer,
N Engl J Med. 2013 Dec 19;369(25):2369-71. doi: 10.1056/NEJMp1314561.
Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1314561

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