Farmaci nella donna che allatta al seno: un approccio senza pregiudizi

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Un documento del Ministero della Salute rivolto ai medici e alle donne, che allattano.  

 

 

Il 21 gennaio, il Ministero della Salute ha pubblicato sul suo sito il documento: Farmaci nella donna che allatta al seno: un approccio senza pregiudizi, curato dal Ministero della Salute-Tavolo tecnico operativo interministeriale sulla promozione dell’allattamento al seno.

Il documento fornisce consigli e informazioni di base, rivolti sia alla donna che allatta al seno e che può trovarsi nella condizione di dover assumere farmaci senza nuocere alla salute del bambino, che ai medici curanti.

Alla donna che allatta al seno, il documento ricorda che:

·         Curarsi è suo diritto, ma bisogna chiedere il parere del medico ed evitare le cure “fai da te”, perché alcuni farmaci a basso rischio durante la gravidanza, potrebbero non esserlo durante l’allattamento.

·         Le donne, che devono assumere farmaci per patologie croniche, come l’insulina per il diabete o gli ormoni tiroidei sostitutivi per l’ipotiroidismo, possono continuare a farlo, ma seguendo  i consigli del medico, riguardo alle modalità e alle dosi corrette.

·         È, comunque, consigliabile assumere i farmaci dopo la poppata, in modo che l’organismo abbia il tempo di metabolizzarli.

·         A seconda del tipo di farmaco, il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o lo specialista valuterà l’eventuale sospensione dell’allattamento, in base alle indicazioni e avvertenze riportate nel foglietto illustrativo del farmaco e ai dati della letteratura, consultando, se necessario, i centri di riferimento per l’informazione sul farmaco.

·         Una donna, che sa di dover iniziare la terapia con un farmaco incompatibile con l’allattamento, può eventualmente decidere di tirare e conservare il proprio latte: il latte materno può essere conservato in frigo a temperatura di 4 °C per 4 giorni oppure in freezer a -20°C per 6 mesi.

Per gli operatori sanitari:

·         Il medico, nel dare il suo parere deve considerare i benefici derivanti al bambino dall’allattamento al seno e chiedersi se vi siano reali motivi clinico-scientifici per definire come “assolutamente controindicato” un farmaco in corso di allattamento.  Il giudizio professionale non deve  basarsi  su un approccio difensivo, cioè sul timore medico-legale indotto, per esempio, dalla lettura di gran parte dei foglietti illustrativi dei farmaci e deve tener presente che una sospensione può facilmente diventare un’interruzione definitiva.

·         È bene spiegare alla madre, che allatta i dati disponibili nella letteratura scientifica.

·         Bisogna tener presente che, ad eccezione dei farmaci antitumorali, delle droghe (street drugs), dell’assunzione acuta di farmaci a dosi elevate (tentativo di suicidio) e delle allergie, quasi tutti i farmaci, per poter avere effetti collaterali rilevanti nel neonato allattato al seno, devono essere assunti dalla madre in maniera prolungata.

·         L’eventuale rischio derivante al lattante dall’uso materno di farmaci in corso di allattamento al seno, è un problema che si pone soprattutto nei primi 2 mesi di vita.

·         Nel caso in cui la madre sia in terapia con un farmaco psicotropo, che agisce sul sistema nervoso centrale, l’allattamento al seno non è automaticamente controindicato, perché  la quota di farmaco che passa nel latte e l’effetto sul lattante dipendono sia dalle caratteristiche farmacocinetiche del farmaco specifico, sia dal metabolismo della madre e del bambino. È, comunque, necessaria un’attenta sorveglianza  clinica.

Il documento del Ministero mette a disposizione i contatti di Centri TIS (Servizio di Informazione Teratologica o Teratology Information Service) ai quali rivolgersi per consulti e i link di siti dedicati all’argomento.

 

Link: http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2272

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