Uso di inibitori di pompa protonica e rischio di malattia renale cronica

logo jama 2014

 

Uno studio basato sulla popolazione degli Stati Uniti.

 

 

 

 

La malattia renale cronica (MRC) colpisce circa il 13,6% degli adulti, negli Stati Uniti ed è associata ad un sostanziale aumento del rischio di morte e di eventi cardiovascolari.

La crescente prevalenza di MRC tra le comunità non può essere spiegata completamente dai trend dei fattori di rischio noti, come il diabete mellito e l’ipertensione, il che suggerisce che possano esistere altre cause concomitanti.

L’uso di farmaci può essere un potenziale fattore di rischio, soprattutto in considerazione della tendenza alla politerapia.

Individuare i fattori di rischio iatrogeni per la MRC può aiutare a promuovere il corretto uso dei farmaci e ridurre il carico della malattia nel mondo. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono trai farmaci più comunemente prescritti negli Stati Uniti, ed è stato stimato che tra il 25% e il 70% di tali prescrizioni è  inappropriato. La durata di utilizzo si estende spesso al di là di quella consigliata dalle linee guida e c’è anche una tendenza all’uso degli IPP nei bambini.

Fin dall’introduzione degli IPP nel mercato statunitense, nel 1990, diversi studi osservazionali hanno messo in correlazione il loro uso ad esiti negativi per la salute, non comuni, ma gravi, tra cui la frattura dell’anca, la polmonite acquisita in comunità, l’infezione da Clostridium difficile, la nefrite interstiziale acuta e il danno renale acuto. È plausibile che l’uso di IPP possa anche essere un fattore di rischio per l’insufficienza renale cronica, potenzialmente mediata da danno renale acuto ricorrente o ipomagnesiemia, che è stata associata all’uso di IPP e a MRC incidente.

Non risultano studi basati sulla popolazione, che valutino l’associazione tra uso di IPP e rischio di malattia renale cronica.

Obiettivi

Quantificare l’associazione tra l’uso di IPP e MRC incidente, in una coorte basata sulla popolazione.

Metodi

Dalla Atherosclerosis Risk in Communities study (ARIC), una coorte di lunga durata basata sulla popolazione, sono stati arruolati 10.482 partecipanti con una velocità di filtrazione glomerulare stimata di almeno 60 ml/min/1,73 m2 e sono stati seguiti da una visita basale, tra il 1 Febbraio 1996 ed il 30 gennaio 1999, fino al 31 dicembre 2011. I dati sono stati analizzati da maggio a ottobre 2015.

I risultati sono stati replicati in una coorte amministrativa di 248.751 pazienti con velocità di filtrazione glomerulare stimata di almeno 60 ml/min/1,73 m2, estratta dal Geisinger Health System, un sistema sanitario integrato della Pennsylvania.

Esposizioni

L’uso auto-riferito di IPP nella coorte dell’Atherosclerosis Risk in Communities study o una prescrizione ambulatoriale di IPP nella coorte replica dello Geisinger Health System. L’uso di H2 antagonisti era considerato un controllo negativo e confronto attivo.

Principali risultati e misure

La malattia renale cronica incidente è stata definita utilizzando i codici diagnostici di dimissione o morte nell’Atherosclerosis Risk in Communities Study e da un tasso di filtrazione glomerulare stimato inferiore a 60 ml/min/1,73 m2 nella coorte replica dello Geisinger Health System.

Risultati

L’età media dei 10.482 partecipanti dell’Atherosclerosis Risk in Communities study era di 63 anni, il 43,9% era di sesso maschile.

Rispetto ai non utilizzatori, gli utilizzatori di IPP erano più frequentemente di razza bianca, obesi e utilizzatori anche di farmaci antipertensivi. L’uso di inibitori della pompa protonica è stata associato a MRC incidente in un’analisi non aggiustata (hazard ratio HR 1,45; IC 95% 1,11-1,90); nell’analisi aggiustata per le variabili demografiche, socio-economiche e cliniche (HR 1,50; IC 95% 1,14-1,96) e in analisi con l’uso di IPPI modellato come una variabile tempo-dipendente (HR aggiustato 1.35; IC 95% 1,17-1,55).

L’associazione persisteva anche quando gli utenti di IPP al basale sono stati confrontati direttamente con gli utenti di H2 antagonisti (HR aggiustato 1.39; IC 95% 1,01-1,91) e appaiati per propensity score a non utilizzatori (HR 1,76; IC 95% 1,13-2,74).

Nella coorte replica dello Geisinger Health System, l’uso di IPP è risultato associato a MRC in tutte le analisi, tra cui un disegno variabile nel tempo (HR aggiustato, 1.24; IC 95% 1,20-1,28). Il dosaggio di IPP due volte al giorno (HR aggiustato 1,46; IC 95% 1,28-1,67) era associato ad un rischio più elevato rispetto al dosaggio una volta al giorno (HR aggiustato 1.15; IC 95% 1,09-1,21).

Conclusioni

L’uso di inibitori della pompa protonica è associato ad un più alto rischio di malattia renale cronica incidente.

Ulteriori ricerche dovrebbero valutare se, limitando l’uso di IPP, si riduce l’incidenza di MRC.

 

 

B Lazarus, Y Chen, FP Wilson, Y Sang, AR Chang, J Coresh, ME Grams,

Proton Pump Inhibitor Use and the Risk of Chronic Kidney Disease

JAMA Intern Med. 2016;176(2):238-246. doi:10.1001/jamainternmed.2015.7193

Published online January 11, 2016. Corrected on February 29, 2016.

 

Link: http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2481157

LinkedIn
Share
Instagram
WhatsApp