La terapia con statine nelle persone anziane

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Una meta-analisi, pubblicata di recente su The Lancet, ha analizzato 28 studi clinici per confrontare i dati di efficacia e sicurezza del loro uso in tutte le fasce d’età e in particolare nella popolazione anziana (over 75).

 

 

Per ipercolesterolemia si intende l’aumento nel sangue dei livelli di colesterolo, il quale, depositandosi lungo le pareti delle arterie, ne determina il progressivo ispessimento e indurimento (aterosclerosi), portando in certi casi alla formazione di vere e proprie placche che ostacolano il regolare flusso sanguigno, fino a bloccarlo. Le conseguenze più gravi di questo processo sono l’ infarto del miocardio (a livello cardiaco) e l’ictus (a livello cerebrale).

Una delle terapie farmacologiche più utilizzate, quando i livelli di colesterolo nel sangue sono elevati e non si riesce a tenerli sotto-controllo con una dieta adeguata e l’attività fisica, è quella con le statine. Esse agiscono bloccando la produzione del colesterolo endogeno, riducendone di conseguenza i livelli nel sangue.
Negli anni la terapia con statine ha dimostrato di ridurre i principali eventi vascolari e la mortalità vascolare in una popolazione vasta ed eterogenea, ma vi è incertezza sulla sua efficacia e sicurezza tra le persone di età particolarmente avanzata (over 75).

Un’articolo pubblicato sul The Lancet ha confrontato 28 studi randomizzati con statine nei quali venivano arruolati complessivamente 186.854 individui stratificati in base all’età. L’8% (14 483) dei partecipanti aveva più di 75 anni.
Attraverso una meta-analisi gli autori hanno valutato gli effetti delle statine sui principali eventi vascolari (eventi coronarici maggiori, ictus e rivascolarizzazione coronarica), la mortalità causa-specifica e l’incidenza del cancro, stimando il grado di riduzione del rischio nelle diverse fasce d’età associato all’abbassamento dei livelli di LDL (il “colesterolo cattivo) nel sangue.

Complessivamente, la terapia con statine da sole o in associazione ha determinato una riduzione del 21% di probabilità di sviluppare un primo evento cardiovascolare maggiore, rispetto al braccio di controllo, in tutte le fasce di età; si è osservata inoltre una diminuzione, con l’aumentare dell’età, del numero di eventi cardiovascolari, tuttavia questo dato non è risultato statisticamente significativo.

Si è notato che la riduzione del rischio cardiovascolare è massima nei pazienti con una storia di malattia cardiovascolare (statine usate nella prevenzione secondaria), mentre invece nella popolazione sana (prevenzione primaria) il vantaggio tende a ridursi con l’aumentare dell’età.
Ridotto del 25% anche il rischio di andare incontro a procedure di rivascolarizzazione coronarica. Per quel che riguarda la mortalità da cause cardiovascolari si è notata una riduzione del 12%, con una tendenza verso minori riduzioni proporzionali all’aumentare dell’età.
Non è stata osservata alcuna differenza sull’incidenza di mortalità per eventi non vascolari o per lo sviluppo di neoplasie.

Tra i principali eventi avversi noti delle statine vi è la miopatia (definita come dolore o debolezza muscolare dovuta all’aumento delle concentrazioni ematiche dell’enzima creatina chinasi); la stima è di circa 1 caso ogni 10.000 pz/anno trattati con statine, tuttavia questo rischio potrebbe aumentare a causa delle interazioni farmacologiche nei soggetti con comorbidità. I dati della meta-analisi evidenziano come tra i pazienti più anziani (in questo caso dai 65 anni in su) non è stato registrato un aumento del rischio di eventi avversi muscolari.

In conclusione la terapia con le statine determina una significativa riduzione del rischio di andare incontro ad eventi vascolari maggiori, sia in prevenzione primaria che secondaria, indipendentemente dall’età.

 

Armitage, Jane et al. “Efficacy and safety of statin therapy in older people: a meta-analysis of individual participant data from 28 randomised controlled trials”
The Lancet , Volume 393 , Issue 10170 , 407 – 415. doi: 10.1016/S0140-6736(18)31942-1.

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