Possibile associazione tra contraccettivi orali e rischio di suicidio

Un’analisi sul registro del sistema sanitario nazionale Danese mette in evidenza un’associazione tra l’utilizzo di farmaci contraccettivi e il rischio di suicidio o tentato suicidio nelle donne più giovani.

 

 

Alcuni studi in letteratura mettono in relazione l’utilizzo di farmaci contraccettivi con i disturbi dell’umore, in particolare la depressione. Tuttavia, data la sostanziale assenza di sperimentazioni cliniche progettate specificamente per indagare questo aspetto, non possiamo trarre vere e proprie conclusioni a riguardo.

Il sistema sanitario della Danimarca è stato uno dei primi ad ultimare un processo sistematico di informatizzazione e registrazione delle informazioni cliniche dei propri cittadini. Grazie a ciò, i ricercatori danesi hanno a disposizione una grande mole di informazioni facilmente accessibili e analizzabili, che non mancano di scandagliare alla ricerca di associazioni statisticamente significative.

Lo studio in oggetto ha preso in esame i dati di mezzo milione di giovani donne (età media 21 anni, età minima 15 anni), seguite per una media di 8 anni tra il 1996 e il 2013, che avevano fatto uso di farmaci contraccettivi, andando a contare il numero di tentati suicidi e suicidi per porli in rapporto alla frequenza nella popolazione generale. Gli autori fanno notare che in letteratura esiste una piccola serie di studi che hanno cercato una relazione tra uso di farmaci contraccettivi e morte per tutte le cause, suicidi inclusi, senza però evidenziare alcuna associazione.

Risultati
Dalla popolazione in esame sono state escluse donne con una storia passata di tentato suicidio, utilizzo di farmaci antidepressivi, diagnosi psichiatriche, diagnosi di cancro, diagnosi di trombosi venose, in quanto fattori che possono influenzare sia l’utilizzo dei contraccettivi sia il rischio di suicidio. I soggetti sono quindi stati stratificati per età, durata dell’esposizione ai farmaci, grado di istruzione.

475,802 donne sono state incluse nello studio, totalizzando 3,920,818 di anni-persona. Globalmente, si sono verificati 6999 tentati suicidi e 71 suicidi.

In confronto a donne che non hanno mai fatto uso di contraccettivi, il rischio relativo (RR) è risultato di 1.97 per il tentativo di suicidio e 3.08 per il suicidio. Il rischio appare massimo un mese dopo l’inizio della terapia, quindi tende a decadere dopo un anno.
In generale, il rischio è più marcato nelle adolescenti, tuttavia sappiamo che si tratta della fascia d’età più suscettibile a tutta una serie di fattori di rischio per suicidio estranei all’utilizzo di farmaci, fatto che potrebbe da solo giustificare questi risultati.
Il cerotto, l’anello vaginale e i prodotti a base di solo progestinici hanno mostrato un rischio più alto rispetto alle formulazioni orali combinate.
Un dato insolito riguarda le donne che hanno assunto farmaci contraccettivi nel proprio passato, che presentano il rischio relativo più alto. Gli autori ipotizzano che all’interno di questa categoria rientrano pazienti che di fatto hanno interrotto la terapia in seguito allo sviluppo di disturbi dell’umore: queste donne, in quanto costituzionalmente suscettibili nei confronti della depressione, rappresentano un bias, in quanto aumentano sistematicamente il rischio di suicidio nella popolazione in studio.

In conclusione, l’aumento in termini assoluti di eventi nella popolazione in studio è stato di 1400 primi tentativi di suicidio e 12 suicidi per un milione di anni-persona. Si tratta quindi di un effetto non del tutto marginale, che dovrebbe essere preso in considerazione nel momento in cui una donna, soprattutto se particolarmente giovane, decide di intraprendere una terapia contraccettiva.

 

Skovlund et al.  “Association of Hormonal Contraception With Suicide Attempts and Suicides”
American Journal of Psychiatry, aprile 2018; https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2017.17060616

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