Prodotti a base di Cannabidiolo (CBD): possono davvero essere assunti in sicurezza?

JAMADagli estratti oleosi, alle tisane e ai sali da bagno, i prodotti a base di Cannabidiolo (CBD) stanno lentamente entrando nell’uso comune, senza però la dovuta base di studi sulla sicurezza e appropriatezza d’uso nell’uomo.

 

 

Sono tante le persone che per ogni sorta di disturbo cercano rimedi a base di Cannabidiolo, o CBD, data la facile reperibilità di questi prodotti, sia online che nei negozi specializzati nel settore, sulla base di una sostanziale assenza di regolamentazione da parte delle autorità competenti. Per avere un’idea dell’entità del fenomeno, le statistiche dicono che negli Stati Uniti la vendita di prodotti a base di CBD nel 2018 è triplicata rispetto all’anno precedente.

La cannabis contiene più di 500 principi attivi, di cui circa 100 appartengono alla categoria dei cannabinoidi. Il cannabidiolo, in particolare, e al contrario del più noto tetra-idro-cannabinolo (THC), non ha specifici effetti psicoattivi, ciò nonostante chi ne usufruisce sostiene che aiuti a ridurre il dolore, dormire meglio e calmare gli stati d’ansia.

Al di là delle mode e delle prese di posizione, alcune domande dovrebbero guidare un sano dibattito sul tema:

  1. È una sostanza sicura?
  2. È efficace?
  3. È davvero legale?
  4. Si tratta di un farmaco o di un integratore alimentare?

 

Sicurezza del CBD

È necessario fare innanzitutto una netta distinzione tra a) gli innumerevoli prodotti da banco e b) i farmaci ufficiali prodotti dalle case farmaceutiche.

Nel caso dei prodotti in commercio senza regolamentazione, gli eventi avversi non sono prevedibili, spesso anche perché gli ingredienti effettivamente presenti non sono quelli dichiarati sull’etichetta. Un caso clinico ci può aiutare a comprendere rapidamente la questione:

 

Bambino di 8 anni, affetto da una forma di epilessia, viene trattato dai genitori con un olio a base di CBD comprato online. Dopo 9 settimane senza crisi epilettiche, accede in pronto soccorso in seguito a 14 crisi tonico-cloniche avvenute nell’arco di 24 ore. L’analisi dell’olio dimostra tra gli altri la presenza di AB-FUBINACA, un cannabinoide sintetico i cui eventi avversi riportati sono compatibili con la sindrome clinica manifestata dal bambino.

 

Ancora, una azienda Californiana di analisi laboratoristiche ha testato 20 prodotti a base di CBD in commercio negli Stati Uniti: solo 3 di questi contenevano effettivamente quello che veniva riportato in etichetta. 8 su 20 contenevano meno del 20% del quantitativo dichiarato di principio attivo, tra cui un paio che non ne contenevano affatto. Come se non bastasse, le analisi hanno riportato anche alti livelli di solventi e gas dannosi in alcuni dei prodotti.

C’è da dire che in linea di massima la regolamentazione all’interno dell’Unione Europea è più stringente rispetto agli Stati Uniti, sia per quel che riguarda i limiti massimi di THC accettabili, sia per la produzione delle piante di canapa industriale.

Venendo ai prodotti dell’industria farmaceutica, un farmaco come Epidiolex, approvato recentemente dall’Agenzia Europea del Farmaco e indicato in alcune forme rare di epilessia, tra gli eventi avversi ha mostrato un innalzamento degli enzimi epatici, diarrea, sonnolenza e ridotto appetito, il che ha peraltro indotto la Food and Drug Administration a richiedere studi ulteriori per definire il grado di compromissione epatica indotta dal farmaco. Detto questo, i pazienti che ne fanno uso sanno a cosa vanno incontro, data la qualità di livello industriale con cui viene prodotto il farmaco: ogni pillola è identica alla precedente.

 

Efficacia del CBD

Sarebbe auspicabile avere a disposizione studi clinici sull’efficacia del CBD: purtroppo, il mercato in questo settore è avanti di anni rispetto alla scienza. La maggior parte della letteratura è basata su ricerche pre-cliniche, ovvero su animali, tessuti o cellule. Gli studi clinici randomizzati su esseri umani sono scarsi e in genere su campioni di piccole dimensioni. Una meta-analisi che ha preso in considerazione 40 piccoli studi randomizzati nell’ambito di diversi disturbi psichici ha concluso che l’evidenza sull’efficacia è tuttalpiù scarsa.

Dovrebbe risultare ovvio è che i bambini, le donne incinte e gli anziani (che assumono numerosi farmaci) dovrebbero stare alla larga dal cannabidiolo.

 

Non resta che attendere che la scienza possa fare maggiore chiarezza sulle proprietà del cannabidiolo. Fino ad allora, l’atteggiamento più prudente è certamente evitare di assumere questa sostanza ovvero alimentare al contempo un mercato poco regolamentato.

 

Rubin R. “Cannabidiol Products Are Everywhere, but Should People Be Using Them?”
JAMA, Medical News and Perspectives, nov 2019. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2756099

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