Clorochina e idrossiclorochina nel trattamento di COVID-19: evidenze a sfavore

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Clrorochina e Idrossiclorochina sono entrate hanno ricevuto particolari attenzioni per una presunta efficacia come terapia di COVID-19. Non esistono attualmente dati definitivi a riguardo; al contrario, recentemente uno studio di coorte internazionale ha messo in luce un possibile aumento della mortalità intraospedaliera nei pazienti trattati con questi farmaci.

 

 

L’idrossiclorochina e la clorochina, somministrate spesso in combinazione con un macrolide di seconda generazione, vengono oramai utilizzate ampiamente in tutto il mondo per il trattamento di COVID-19, nonostante la sostanziale assenza, ad oggi, di evidenze conclusive circa l’efficacia terapeutica, a fronte del rischio inerente all’assunzione di questi farmaci. Un’anomalia probabilmente dovuta alla sostanziale assenza di strategie terapeutiche efficaci allo stato attuale delle conoscenze.

E’ proprio in questo ambito che si colloca un lavoro recentemente pubblicato su The Lancet, sulla base del quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di sospendere temporaneamente la sperimentazione clinica di clorochina e idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19.

Lo studio in questione è basato su un’analisi dei registri di malattia di un campione di pazienti trattati fino ad oggi in 671 ospedali sparsi in 6 continenti, tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020. Sono stati inclusi pazienti che avevano assunto una delle terapie di interesse (clorochina, clorochina+macrolide, idrossiclorochina, idrossiclorochina+macrolide) entro le 48h dalla diagnosi, ed è stato impostato un gruppo di controllo formato da pazienti che non avevano ricevuto alcuna di queste sostanze.
Risultati:
Un totale di 96032 pazienti sono stati ospedalizzati nel periodo di studio; di questi, 14888 rispettavano i criteri del gruppo di trattamento, mentre 81144 rientravano nel gruppo di controllo. 10698 risultavano deceduti in ospedale.
Rispetto alla mortalità nel gruppo di controllo (9.3%), tutti i trattamenti sono risultati associati ad una più alta mortalità intraospedaliera e un aumento del rischio di aritmia ventricolare de novo.

Gli autori concludono quindi che lo studio non ha trovato un beneficio di clorochina e idrossiclorochina, utilizzati da soli o in associazione ad un macrolide, nel trattamento di pazienti ospedalizzati per COVID-19, rilevando invece un incremento del rischio di mortalità intraospedaliera e aritmie ventricolari.

 

Mehra MR et al. Hydroxychloroquine or chloroquine with or without a macrolide for treatment of COVID-19: a multinational registry analysis
The Lancet, May 22 2020, DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31180-6

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