Non bisogna utilizzare gli antipsicotici di routine, per il trattamento di agitazione e aggressività, nei pazienti affetti da demenza

logo BMJUna revisione aggiornata della letteratura valuta il rischio specifico attribuibile a eventi avversi chiave, associati al risperidone, nelle persone con malattia di Alzheimer.

 

L’uso degli antipsicotici nei pazienti affetti da demenza è aumentato in tutto il mondo, nell’ultimo decennio ed è, per lo più, non autorizzato, sia per quanto riguarda antipsicotici come quetiapina, olanzapina, aripiprazolo e aloperidolo che non sono autorizzati per quest’uso, che per quanto riguarda il risperidone, al di fuori delle indicazioni d’uso autorizzate.

Nonostante l’uso continuato di antipsicotici per il trattamento di agitazione e aggressività in persone affette da demenza, vi è una evidenza limitata di un beneficio clinicamente significativo.

I potenziali danni derivanti dall’uso di antipsicotici (compreso un aumento degli eventi cerebrovascolari e della mortalità) sono superiori ai benefici.

Il risperidone è l’unico antipsicotico raccomandato e deve essere utilizzato solo in persone affette da demenza che hanno disturbi psicotici preesistenti o aggressività grave e deve essere prescritto per non più di 12 settimane.

I  sintomi psicologici e comportamentali della demenza, come l’agitazione e l’aggressività, sono comunemente trattati con farmaci antipsicotici atipici, che sono associati a gravi effetti collaterali. Vi è una crescente evidenza di potenziali danni associati all’uso di questi farmaci in persone affette da demenza e le linee guida consigliano sempre di limitarne l’uso.

In Europa, solo il risperidone è, attualmente, autorizzato per l’uso nella demenza e solo per un massimo di sei settimane nei pazienti con aggressività grave, definita come causa di rischio o grave sofferenza e che non abbia risposto ad altri trattamenti. Negli Stati Uniti, non ci sono antipsicotici approvati per questo gruppo di pazienti.

Le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence della gran Bretagna e della American Psychiatric Association sono simili: non distinguono tra i singoli antipsicotici atipici e raccomandano un periodo massimo di trattamento di 12 settimane, tranne in casi eccezionali.

Materiali e Metodi

Questo articolo è basato su una revisione aggiornata della letteratura pubblicata in revisioni sistematiche. Gli autori hanno consultato le banche dati elettroniche PubMed, Embase e Cochrane Library e hanno valutato i singoli studi randomizzati e controllati delle revisioni sistematiche, per calcolare il rischio specifico attribuibile a eventi avversi chiave, associati al risperidone, nelle persone con malattia di Alzheimer.

Conclusioni

Gli autori concludono, in linea con le indicazioni d’uso europee, che il riperidone vada usato solo nei pazienti con aggressività severa, che non risponde ad altri trattamenti e per 6 settimane e, in casi eccezionali come consigliano le linee guida internazionali di buona pratica, per un massimo di 12 settimane. Gli altri antipsicotici non devono essere prescritti ai pazienti con demenza, perché i rischi superano i benefici. Dopo 12 settimane, la terapia deve essere valutata e sospesa, a meno che almeno due  tentativi di sospensione non abbiano portato al peggioramento dei sintomi, ma nel 70% dei pazienti questo non accade. Nelle prime 4 settimane dopo la sospensione, il medico deve dare supporto al paziente, che è in ansia perché teme il ritorno dei sintomi. È, inoltre,  raccomandato un monitoraggio fino a tre mesi.

Trattamenti non farmacologici e terapia del dolore costituiscono soluzioni efficaci, per molte persone, sebbene non siano alternative dirette agli antipsicotici.  Se così non fosse, gli autori suggeriscono di indirizzare il paziente ad una clinica psichiatrica perché siano attentamente valutati i rischi e i benefici di una prescrizione di antipsicotici a breve termine.

 

A. Corbett, A. Burns, C. Ballard,

Don’t use antipsychotics routinely to treat agitation and aggression in people with dementia,

BMJ 2014; 349 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g6420 (Published 03 November 2014)

 

Link:   http://www.bmj.com/content/349/bmj.g6420

 

 

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