Un lavoro analizza gli accessi ad un reparto di pronto soccorso, dovuti a questa grave Reazione Avversa a Farmaco (ADR).
Metodi
Nel corso di un periodo di tre anni (2012-2014) sono stati identificati pazienti di età superiore ai 16 anni, per sintomi emorragici, attraverso ricerche computerizzate. Sono stati selezionati i pazienti che rispondevano ad almeno uno dei seguenti criteri, che definiscono l’emorragia grave: shock emorragico, emodinamica instabile, necessità di trasfusioni o procedura emostatica o pericolo di vita.
Risultati
Sono stati inclusi 54 pazienti (23 trattati con dabigatran, 30 con rivaroxaban e 1 con apixaban) 2 nel 2012, 35 nel 2013 e 17 nel 2014. L’età media era 84 anni (range 63-99) con un sex ratio di 1.16.
Le complicanze emorragiche sono state gastrointestinali (n = 27), intracraniche (n = 12) o varie (n = 15). L’indicazione degli anticoagulanti orali diretti era per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale in 49 casi e trombosi venosa profonda in 5 casi.
L’ospedalizzazione è stata richiesta per 45 pazienti (83%), con una durata media della degenza di 8,5 giorni. Per 16 pazienti è stata necessaria la terapia intensiva. La terapia di inversione è stata prescritta in 11 pazienti.
Ad 1 mese, la mortalità complessiva è stata del 24%, raggiungendo il 41,7% per l’emorragia intracranica. Trai pazienti sopravvissuti, la terapia con anticoagulanti orali diretti è stata interrotta in 10 casi, continuata in 17 e sostituita con altri antitrombotici in 17.
Conclusioni
Questo studio contribuisce alla sorveglianza post-marketing delle complicanze emorragiche maggiori associate all’uso di anticoagulanti orali diretti e aumenta la conoscenza su questa ADR grave nei reparti d’emergenza. È necessaria particolare attenzione nella valutazione di rischi e benefici, soprattutto negli anziani.
J Bouget, E Oger.
Emergency admissions for major haemorrhage associated with direct oral anticoagulants.
Thromb Res. 2015 Dec;136(6):1190-4. doi: 10.1016/j.thromres.2015.10.036. Epub 2015 Oct 29.
Link: http://www.thrombosisresearch.com/article/S0049-3848(15)30168-7/abstract