I farmaci oppiacei possono peggiorare l’esito di un infarto miocardico acuto?

Drug Safety

 

Una recente review su Drug Safety mette in guardia sul possibile aumento di eventi avversi nei pazienti affetti da Infarto Miocardico Acuto (STEMI) in seguito alla somministrazione di farmaci oppiacei per il controllo del dolore.

fonte: Drug Safety

 

 

 

 

Le linee guida Europee raccomandano l’utilizzo di farmaci oppiacei per il controllo del dolore nei pazienti affetti da infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI).

Negli anni sono emerse evidenze riguardo alla possibilità che questa associazione sia in grado di provocare un aumento di eventi avversi, sia durante le procedure di riperfusione che nel periodo post-operatorio.
Sottesi a questi fenomeni troviamo gli stessi meccanismi che danno origine agli eventi avversi tipici di questa classe di farmaci:

  • a livello cardiovascolare: riduzione della contrattilità miocardica, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa;
  • a livello respiratorio: induzione di ipoventilazione ovvero riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue (ipossiemia);
  • a livello gastro-intestinale: rallentamento della motilità, che determina vomito, costipazione, nonché riduzione dell’assorbimento di altri farmaci (tra cui gli antiaggreganti piastrinici, indicati sin dai primi minuti nell’infarto miocardico acuto);
  • rischio di overdose.

Uno studio osservazionale, non randomizzato, su 276 pazienti in corso di STEMI riceventi farmaci oppiacei, ha evidenziato un aumento dell’area infartuata, un maggior grado di ostruzione a livello micro-vascolare coronarico, uno score più basso (calcolato con risonanza magnetica) indice dello stato del tessuto cardiaco in seguito a riperfusione. Tuttavia, esistono anche articoli che non confermano questi dati; inoltre i limiti tecnici di suddetti studi ovvero la mancanza di trial randomizzati su larga scala ci impongono di considerare il dibattito ancora aperto:

non sappiamo se la morfina riduce il successo delle procedure di riperfusione cardiaca.

 

Tavenier, A.H., Hermanides, R.S., Ottervanger, J.P. et al. Drug Safety (2018) 41: 1303.
https://doi.org/10.1007/s40264-018-0710-y

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