Gli eccipienti “inattivi” dei farmaci orali

I farmaci assunti per via orale contengono eccipienti di varia natura necessari per alterare le caratteristiche chimico-fisiche dei principi attivi. Un’alta percentuale di tali sostanze non è affatto “inerte”, essendo in grado di causare eventi avversi.

 

Ogni prodotto farmaceutico contiene uno o più principi attivi associati ad una miscela di eccipienti; ci si aspetta che questi ultimi non abbiano alcun effetto biologico o terapeutico se non quello di alterare le proprietà fisico-chimiche del farmaco per migliorarne l’assorbimento, la stabilità, la palatabilità, oppure l’aspetto.

Le case farmaceutiche hanno a disposizione una lunga lista di sostanze inerti per mettere a punto le formulazioni dei propri medicinali; d’altronde il processo per chiedere l’approvazione di nuovi eccipienti richiederebbe tutta una serie di prove tossicologiche molto stringenti e onerose. Ciò nonostante, alcuni effetti sulla salute che possono essere indotti da queste sostanze non sempre emergono dagli screening tossicologici imposti dalle autorità regolatorie.

Sono sempre più numerose le segnalazioni di evento avverso attribuite agli ingredienti inattivi dei farmaci. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme di allergia, es. orticaria, angioedema, broncospasmo e reazione anafilattica, oppure di intolleranza, es. sindromi gastrointestinali da malassorbimento.

Analizzando nel dettaglio la composizione chimica dei farmaci in commercio, emerge subito una questione banale quanto importante: gli eccipienti rappresentano nella maggior parte dei casi la percentuale in peso più significativa di ciò che viene ingerito.
In termini di massa, mediamente una capsula contiene 280 mg di ingredienti inattivi e 164 mg di principio attivo. Il 41.3% di tutti i farmaci orali in commercio contengono più di 250 mg di eccipienti. Se si considera poi che molti pazienti assumono diverse tipologie di farmaci anche più volte al giorno, si capisce che la quantità di ingredienti supplementari aumenta rapidamente. In effetti, un paziente in politerapia con 10 farmaci ne ingerisce mediamente 2.8 grammi. La questione si fa ancora più interessante se si considera poi che ogni singola compressa contiene una media di 8.8 sostanze distinte.

Dal punto di vista tossicologico, tra gli eccipienti approvati, esistono 38 sostanze note per causare razioni allergiche in seguito ad assunzione orale, sia per un potenziale allergenico diretto, sia per una possibile contaminazione introdotta da suddetti ingredienti. Di fatto, solo il 12% dei farmaci in circolazione è privo di sostanze che causano reazioni allergiche.

Tra i più comuni allergeni troviamo:

  • Lattosio: Usato comunemente nel 45% delle formulazioni orali, con un contenuto per singola compressa che può raggiungere anche i 600 mg.
    • Si può facilmente calcolare che un paziente affetto da ipertensione e ipercolesterolemia, in terapia con farmaci molto comuni quali amlodipina, simvastatina e losartan, arriva ad assumere 1 g di lattosio al giorno. Questa dose è sufficiente per determinare in alcuni soggetti effetti che riducono la compliance oppure portano alla sospensione della terapia, cosa che spesso finirebbe per essere attribuita erroneamente ai principi attivi.
  • Olio di arachidi: Data l’elevata prevalenza di allergia agli arachidi (negli USA intorno al 4%) farmaci importanti quali ad esempio progesterone o alcune formulazioni di acido valproico non sono accessibili a una certa fetta di popolazione.
  • Glutine: Può causare reazioni gravi nei pazienti celiaci anche in basse quantità, se assunte cronicamente.
  • Coloranti artificiali: il 33% dei medicinali contiene almeno un colorante che causa reazioni allergiche; un esempio è la tartrazina, che si sospetta sia associata a reazioni atopiche anche gravi, soprattutto in pazienti allergici o asmatici.

Conclusioni

Con l’accumulo delle conoscenze e delle informazioni sui pazienti, si dovrebbero ideare in futuro studi che vadano ad allineare oltre al giusto principio attivo anche il giusto eccipiente con la specifica tipologia di paziente, da un lato migliorando il profilo di sicurezza dei farmaci, dall’altro tarando al meglio la terapia in un ottica di medicina personalizzata.

 

Reker D et al. “Inactive ingredients in oral medications”
Science Translational Medicine, 2019. https://stm.sciencemag.org/content/11/483/eaau6753

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