Modesta associazione tra finasteride/dutasteride e diabete mellito tipo II

La terapia anti-ormonale basata sugli inibitori della 5α-reduttasi (finasteride, dutasteride) per l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) sembra avere conseguenze anche sul metabolismo glucidico. Un articolo pubblicato sul British Medical Journal rileva un modesto aumento dell’incidenza di diabete tipo II rispetto alla terapia con tamsulosina, farmaco di prima linea nel trattamento dell’IPB.

 

 

I farmaci inibitori della 5α-reduttasi, un enzima coinvolto nella conversione dal testosterone al più potente diidrotestosterone, sono utili nell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) quando il trattamento di prima linea a base di tamsulosina, un antagonista dei recettori adrenergici α2, risulta inefficace o parzialmente efficace. Il razionale della terapia risiede nel fatto che gli ormoni androgeni stimolano l’ingrossamento della prostata, pertanto la riduzione dei livelli circolanti di diidrotestosterone determina un blocco della stimolazione e quindi l’arresto della proliferazione cellulare.

Esistono attualmente due molecole in commercio: finasteride e dutasteride. Una sottile ma importante differenza tra i due farmaci risiede in una diversa selettività per le due isoforme di 5α reduttasi attualmente note: finasteride inibisce esclusivamente l’isoforma 2, presente maggiormente nel tessuto prostatico e nella cute, mentre dutasteride inibisce sia la forma 2 che la forma 1, attiva metabolicamente anche a livello del fegato, del tessuto adiposo e della muscolatura scheletrica.

Questa diversa specificità del meccanismo d’azione rende conto del fatto che dutasteride ha mostrato di indurre da un lato insulino-resistenza, uno dei processi alla base del diabete mellito di tipo II, dall’altro steatosi epatica, cioè l’accumulo di grasso nel fegato.

Lo studio osservazionale di coorte in oggetto ha esaminato un database sanitario di più di 4 milioni di pazienti inglesi, prendendo in considerazione soggetti sopra i 40 anni di età con diagnosi di IPB e una prescrizione di tamsulosina o finasteride o dutasteride.
Gli autori hanno suddiviso il campione in 3 coorti:

  1. Almeno 2 prescrizioni di dutasteride, n=8231;
  2. Almeno due prescrizioni di finasteride in associazione o meno a tamsulosina, n=30774;
  3. Almeno 2 prescrizioni di tamsulosina, n=16270.

Hanno quindi studiato l’incidenza delle nuove diagnosi di diabete mellito tipo II in ognuna delle popolazioni in studio.

Risultati

  • A livello basale, i pazienti in terapia con dutasteride o finasteride risultavano mediamente più anziani, con maggiori comorbidità, facevano più uso di corticosteroidi orali e farmaci per l’apparato cardiovascolare;
  • Con una media di follow-up di circa 5.2 anni, il tasso di incidenza è stato:
    • 76.2/10000 anni-persona per dutasteride,
    • 76.6/10000 anni-persona per finasteride,
    • 60.3/10000 anni-persona per tamsulosina;
  • Tassi di incidenza analoghi sono stati riscontrati dagli stessi autori, parallelamente, in una coorte di pazienti con le stesse caratteristiche prelevati da un database Taiwanese;

Conclusioni

I pazienti trattati con inibitori della 5α-reduttasi per l’ipertrofia prostatica benigna presentano un moderato aumento del rischio di sviluppare diabete mellito di tipo II. Ciò impone una attenta valutazione dei fattori di rischio per diabete mellito al momento della prescrizione di questi farmaci, seguito eventualmente da un monitoraggio della glicemia.

 

Wei Li et al. “Incidence of type 2 diabetes mellitus in men receiving steroid 5α-reductase inhibitors: population based cohort study”
British Medical Journal, aprile 2019. http://dx.doi.org/10.1136/bmj.l1204

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