La sicurezza dei farmaci biologici per la psoriasi

I dati sulla sicurezza dei farmaci biologici per il trattamento della psoriasi (etanercept, infliximab, adalimumab, ustekinumab) sono piuttosto rassicuranti. Passati quasi 10 anni dall’approvazione di alcune terapie, possiamo adesso cominciare a tirare le somme anche riguardo alla sicurezza a lungo termine.

 

 

La psoriasi è un disturbo cronico e disabilitante caratterizzato da un’infiammazione immuno-mediata che coinvolge la pelle e/o le articolazioni, spesso accompagnato da problematiche di carattere metabolico e non.

Le terapie convenzionali (ciclosporina, metotressato, retinoidi) sono associate ad effetti collaterali abbastanza importanti, soprattutto nel lungo periodo, a fronte di una efficacia tutt’altro che impeccabile, e spesso non duratura.

I farmaci biologici hanno modificato radicalmente la gestione della psoriasi, soprattutto nelle forme da moderate a gravi, e già rappresentano uno strumento terapeutico eccellente per il controllo a lungo termine di questi pazienti.

Purtroppo, le statistiche indicano che ogni anno dal 10% al 30% dei pazienti va incontro ad una perdita di efficacia del farmaco. Più che l’insorgenza di eventi avverso da farmaco, si tratta della ragione principale per cui questi farmaci vengono interrotti.

Alcuni ricercatori del Politecnico delle Marche hanno effettuato una meta analisi dei dati presenti in letteratura riguardo ai farmaci biologici etanerceptinfliximabadalimumabustekinumab, con particolare riguardo alla sicurezza a lungo termine.

 

  • Etanercept
    Gli eventi avversi più segnalati riguardano le infezioni, per la grande maggioranza classificate come non gravi, a carico delle vie respiratorie e meno spesso dell’intestino. Possiamo per ora concludere che questo farmaco è sicuro all’interno di un lasso di tempo di 4 anni. Si tratta dell’unica molecola approvata per la psoriasi nell’età giovanile.
  • Infliximab
    Anche in questo caso le infezioni rappresentano un evento avverso molto comune, ma raramente di grave entità. Nella maggior parte dei casi si tratta di una nasofaringite. Si possono osservare anche: dolore lombare, artralgie, micosi del piede, alterazioni della funzionalità epatica e cefalea. Dalla letteratura possiamo desumere che un trattamento fino a 78 settimane è generalmente ben tollerato.
  • Adalimumab
    L’associazione con le infezioni è più bassa rispetto ai farmaci precedenti: circa una persona su 10 va incontro ad infezioni delle vie aeree superiori e 1 su 8 a nasofaringite. D’altro canto, però, si ritiene opportuna una valutazione dermatologica periodica per ricercare la possibile insorgenza di carcinomi della pelle (non melanomi), seppur nel complesso rari. Riassumendo i dati si può affermare che il profilo di sicurezza di adalimumab rimane stabile per almeno 3 anni di terapia.
  • Ustekinumab
    Nella terapia di mantenimento con questa molecola, le ADR più frequenti sono state: infezioni delle vie aeree superiori (13.7%), nasofaringite (9.9%), cefalea (3.7%) e artralgia (1.9%); con la prosecuzione della terapia il numero di eventi avversi sembra ridursi negli anni. Si può concludere sulla base dei dati a disposizione che ustekinumab è ben tollerato per almeno 4 anni di terapia.

In conclusione, dato che la psoriasi è una malattia cronica, la sicurezza a lungo termine dei farmaci è una variabile che guida necessariamente le decisioni terapeutiche. Per il momento, nel caso di pazienti affetti da psoriasi da moderata a severa che non rispondono alle terapie convenzionali, gli inibitori del TNF-alfa rappresentano i farmaci biologici di prima linea. Per adesso i dati sono incoraggianti, con il passare del tempo non tarderemo ad aggiornare i dettagli sulla sicurezza a lungo termine.

 

Campanati A. et al. “Biologic Therapy in Psoriasis: Safety Profile”
Current Drug Safety, 2016. http://www.eurekaselect.com/135784/article

LinkedIn
Share
Instagram
WhatsApp