Utilizzo di nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza e rischio di malformazioni congenite: uno studio di popolazione italiano.

https://link.springer.com/article/10.1007/s12325-018-0735-8

Uno studio farmaco-epidemiologico italiano ha analizzato l’esposizione alla nimesulide in un’ampia coorte di gravidanze e nascite per valutare l’occorrenza di malformazioni congenite.

Introduzione.

Nimesulide è l’antinfiammatorio non-steroideo più prescritto in Italia ed è al momento in commercio in circa 50 paesi nel mondo. L’associazione tra l’uso di nimesulide nella prima fase della gravidanza e il rischio di difetti alla nascita è stata oggetto di un’indagine che ha considerato un’ampia coorte di donne italiane in gravidanza.

Metodi.

I dati che sono stati raccolti provenivano dai database sanitari di utilizzazione dei farmaci in possesso della Regione Lombardia. In particolare, sono stati utilizzati i dati contenuti nei database regionali che includevano: (1) dati amministrativi-demografici, (2) schede di dimissione ospedaliera con i codici ICD-9 sulla diagnosi primaria, le malattie concomitanti e le procedure eseguite, (3) le prescrizioni di farmaci ai pazienti esterni all’ospedale che includevano la classificazione ATC per i farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, (4) certificati di assistenza al parto che contenevano una dettagliata descrizione delle informazioni mediche riguardanti la gravidanza, la nascita e la presentazione del bambino al parto. È stato usato un codice identificativo unico per tutti i database: la connessione dei registri ha consentito di avere a disposizione un’ampia e non-predeterminata coorte di nascite e di poter così stabilire tratti rilevanti di madri e bambini.

È stata analizzata una coorte di 353,081 neonati nati in Lombardia tra il 2005 e il 2010. Sono stati presi in considerazione un’esposizione alla nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza così come le malformazioni congenite rinvenute alla nascita e durante i primi 90 giorni dopo il parto (esiti). È stata quindi misurata l’associazione tra esposizione ed esito mediante il rapporto tra la prevalenza delle malformazioni congenite tra le utilizzatrici e le non utilizzatrici di nimesulide in gravidanza.

La stratificazione del punteggio di tendenza (propensity score) è stata usata per controllare le potenziali variabili di confondimento che includono le comorbidità mediche materne, i farmaci concomitanti e le caratteristiche sociodemografiche.

Risultati.

Non è stata trovata un’associazione tra l’uso della nimesulide e malformazioni congenite globalmente considerate, o il verificarsi di malformazioni circolatorie, respiratorie, muscolo-scheletriche, genitali, digestive, del sistema nervoso centrale, dell’occhio, dell’orecchio, della faccia e del collo. L’evidenza era debole e non significativa per le malformazioni congenite nel complesso (rapporto di prevalenza aggiustato 1.2, 95% CI 0.9–1.6).

Le 627 (0.18%) donne che ricevevano prescrizioni per nimesulide nel primo trimestre di gravidanza avevano un rischio 2.6 volte più elevato di avere un figlio con anomalie congenite del tratto urinario in paragone a coloro che non ricevevano il farmaco (rapporto di prevalenza aggiustato 2.6; 95% CI 1.2–5.7).

Conclusioni

Lo studio degli autori suggerisce che l’uso di nimesulide nel primo trimestre di gravidanza potrebbe essere associato ad un maggiore rischio di avere figli con anomalie congenite del tratto urinario.

Bibliografia

Cantarutti A, et al., Use of Nimesulide During Early Pregnancy and the Risk of Congenital Malformations: A Population-Based Study from Italy. Adv Ther. 2018 Jul;35(7):981-992. È possibile leggere l’abstract dello studio qui.

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