Problemi cardiaci associati al ranelato di stronzio

logo expert opinion on drug safetyUno studio valuta le evidenze del rischio di problemi cardiaci in trial clinici, studi osservazionali e di sorveglianza post-marketing.

 

Il ranelato di stronzio è stato autorizzato in Europa nel 2004, per il trattamento dell’osteoporosi e ha dimostrato di ridurre il rischio di fratture (vertebrali e non) dovute all’osteoporosi. Recentemente, preoccupazioni circa la sicurezza cardiaca hanno portato l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) alla controindicazione del ranelato di stronzio nei pazienti con ipertensione non controllata e/o una storia attuale o pregressa di cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica e/o malattia cerebrovascolare.

La fonte delle preoccupazioni riguardo ai rischi cardiaci associati al ranelato di stronzio è il 13° PSUR (rapporto periodico aggiornato sulla sicurezza) presentato all’EMA nel novembre 2012, che teneva conto delle più recenti acquisizioni e, in particolare, dell’analisi dei dati aggregati di un RCT di oltre 7.000 donne in post-menopausa con osteoporosi.

Tali risultati  indicano una maggiore incidenza di infarto miocardico con ranelato di stronzio rispetto al placebo (1,7 vs 1,1%; odds ratio Mantel-Haenzel (OR): 1,6, IC 95%: 1,07-2,38; p = 0,020 ). Non è risultato alcun aumento della mortalità cardiovascolare. Il rischio di infarto miocardico è stato mitigato escludendo i pazienti con controindicazioni cardiovascolari (OR: 0,99, IC 95%: 0,48-2,04; p = 0,988).

Il potenziale impatto delle nuove indicazioni e controindicazioni sull’efficacia anti fratture del ranelato di stronzio è stato recentemente valutato in due studi (SOTI, Spinal Osteoporosis Therapeutic Intervention, 826 pazienti trattati con ranelato di stronzio e 814 con placebo e TROPOS, trial and Treatment Of Peripheral OSteoporosis, 2.526 pazienti trattati e 2.503 placebo). Nell’intera popolazione dei due studi, il trattamento con ranelato di stronzio è risultato associato alla diminuzione del 20% (IC 95%: 9-29%) delle fratture cliniche osteoporotiche e al 40% (IC 95%: 31-48%) delle fratture vertebrali.

La sorveglianza post-marketing su, approssimativamente, 3.4 milioni di pazienti-anno, condotta dal settembre 2004 al settembre 2012 non ha rilevato alcun segnale di problemi cardiaci associati all’uso del ranelato di stronzio.

Neanche uno studio osservazionale prospettico condotto per 32 mesi su 12.046 pazienti, precedente il PSUR, ha segnalato alcun rischio cardiaco.

Le cartelle cliniche elettroniche di Gran Bretagna e Danimarca sono state analizzate da tre gruppi indipendenti, in tre studi osservazionali retropspettivi sulla sicurezza cardiaca del ranelato di stronzio e non hanno trovato alcuna evidenza di un aumentato rischio di eventi cardiaci, correlato al ranelato di stronzio.

L’opinione dell’esperto

L’autore osserva che l’aumento del rischio di eventi cardiaci con il ranelato di stronzio è stato rilevato nel trial clinico randomizzato, ma non negli studi osservazionali condotti nella vita reale e  conclude che l’esclusione dei pazienti con controindicazioni cardiovascolari può essere una misura efficace per  tenere sotto controllo il rischio di infarto miocardico.

Il ranelato di stronzio rimane, quindi, una valida opzione terapeutica per i pazienti con osteoporosi grave, senza controindicazioni cardiovascolari e ai quali non possa essere prescritto un trattamento alternativo per l’osteoporosi.

[È la linea suggerita da EMA e AIFA, si veda la Nota Informativa Importante su Protelos/Osseor del 10/03/2014 al link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-protelososseor-10032014

oppure, sul nostro sito: http://www.farmaci-fc.it/2014/03/11/aifa-misure-per-la-sicurezza-dei-farmaci-protelososseor-domperidone-diacereina-zolpidem-e-metisergide/  (NdR)]

 

Jean-Yves Reginster,  Cardiac concerns associated with strontium ranelate,

Expert Opin Drug Saf. 2014 Sep;13(9):1209-13. doi: 10.1517/14740338.2014.939169. Epub 2014 Jul 14.

link: http://informahealthcare.com/doi/abs/10.1517/14740338.2014.939169

http://informahealthcare.com/doi/pdf/10.1517/14740338.2014.939169

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25020233

 

 

LinkedIn
Share
Instagram
WhatsApp