L’uso del litio in gravidanza

Teratogenicità, complicanze alla mamma e al nascituro, sono le principali limitazioni sull’utilizzo del litio in gravidanza per il trattamento dei disturbi dell’umore

 

Una meta-analisi pubblicata su The Lancet Psychiatry ha valutato l’associazione tra assunzione di litio durante la gravidanza e rischio di complicanze sia della gravidanza stessa sia per il nascituro in termini di morbilità neonatale e malformazioni congenite.

Il litio è un efficace trattamento farmacologico di prima linea per i pazienti con disturbo bipolare, essendo in grado di agire sia sulla fase acuta che sul mantenimento, sui sintomi depressivi e maniacali, riducendo inoltre il rischio di suicidio; è usato anche come terapia aggiuntiva nei pazienti con depressione unipolare, perché in grado di ridurre i sintomi affettivi nella schizofrenia e nel disturbo schizo-affettivo.

Il disturbo bipolare colpisce circa il 2% della popolazione, comprese le donne in età riproduttiva, pertanto è fondamentale conoscere i benefici e i rischi del trattamento con litio durante la gravidanza. Mantenere la terapia in questo momento delicato riduce il rischio di recidiva sia durante la gestazione stessa sia nel post-partum; tuttavia la possibile teratogenicità (sopratutto durante il primo trimestre, periodo in cui l’embrione è più vulnerabile agli agenti chimici) e le complicanze che possono svilupparsi sia sulla madre che sul nascituro (es. problemi renali, problemi tiroidei, nascita pretermine ecc.) ne limitano il suo uso.

La meta-analisi in oggetto ha analizzato i dati di 6 studi internazionali in cui venivano arruolate donne affette da un disturbo dell’umore (disturbo bipolare o disturbo depressivo maggiore) che tra il 1 gennaio 1997 al 31 dicembre 2015 avevano una gravidanza concomitante a terapia con sali litio.

I risultati ottenuti sono stati divisi in quattro sottocategorie:

  1. complicanze della gravidanza, sia durante la gravidanza (diagnosi di pre-eclampsia, diabete durante la gravidanza), sia subito dopo il parto (emorragia post-partum e sofferenza fetale) che nei 42 giorni successivi;
  2. complicanze del parto quali taglio cesareo, parto pretermine (<37 settimane di gestazione), basso peso alla nascita (<2500 g) e piccolo per l’età gestazionale (cioè, un peso alla nascita inferiore al 10 ° percentile del peso alla nascita per età gestazionale e sesso);
  3. ricovero del neonato entro 28 giorni dalla nascita;
  4. malformazioni congenite nel bambino, escluse le anomalie cromosomiche.

Risultati

22 124 gravidanze, avvenute tra il 1 gennaio 1997 al 31 dicembre 2015, sono risultate idonee allo studio, di queste 727 sono state identificate per il gruppo di donne esposte al litio.

L’esposizione al litio durante la gravidanza non è risultata associata a una maggiore incidenza né di complicanze durante la gravidanza stessa né durante il parto. Tuttavia sono state considerate solo gravidanze che hanno portato alla nascita di un neonato vivo, escludendo per mancanza di dati sia gli aborti che la nascita di bambini morti in utero, elementi che di fatto rappresentano dei possibili bias per gli outcome relativi alla gestazione.

Per quanto riguarda gli outcome relativi ai nescituri è stato registrato un aumento del rischio di ricovero del neonato entro le prime 4 settimane dopo il parto.

Entro il primo anno di vita sono state diagnosticate delle malformazioni congenite nel 7,2% dei bambini del gruppo esposto al litio vs il 4,3% del gruppo non esposto; tuttavia l’esposizione al litio non è stata associata all’aumento del rischio di malformazioni gravi.
Di 727 bambini esposti al litio in utero, 654 (90%) lo erano già dal primo trimestre; 47 di questi sono andati incontro ad una malformazione congenita.

In conclusione i dati raccolti evidenziano quanto segue:

  1. l’esposizione del feto al litio durante la gravidanza determina un aumento della probabilità di ricovero dello stesso entro 28 giorni dal parto;
  2. l’esposizione nel primo trimestre aumenta la probabilità di indurre malformazioni congenite.

Pertanto è importante da parte del clinico valutare attentamente, caso per caso, la terapia con il litio nelle donne in età fertile che intendono iniziare una gravidanza, essendo il primo trimestre di gestazione quello più “ad alto rischio” per lo sviluppo di malformazioni congenite.

link: .https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(18)30180-9/fulltext

 

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