Valutazione delle reazioni avverse agli anticoagulanti orali diretti registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza mediante un indice di rischio.

L’introduzione degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) nella pratica clinica ha aperto nuovi scenari nella prevenzione e nel trattamento del tromboembolismo, tuttavia mancano studi comparativi tra i vari farmaci.

I DOAC presentano un rapporto rischio/beneficio complessivamente più vantaggioso rispetto a quello della terapia con antagonisti della vitamina K e permettono di superare molte limitazioni associate alla terapia anticoagulante orale tradizionale. Tuttavia, il bilancio tra rischio trombotico ed emorragico resta uno snodo clinico delicato nella scelta della terapia anticoagulante. Non esistendo studi di confronto tra i diversi DOAC, ma solo studi di comparazione tra i singoli DOAC e warfarin, sono state condotte numerose metanalisi e network metanalisi nel tentativo di confrontare tra loro in modo indiretto i quattro nuovi anticoagulanti.

In generale, in merito all’efficacia, i DOAC risultano non inferiori e talvolta superiori rispetto alla terapia anticoagulante tradizionale con warfarin, mentre per quanto riguarda la sicurezza, a fronte di una comune riduzione altamente significativa del rischio di emorragia intracranica, i dati forniscono riscontri non omogenei, probabilmente legati alle differenze farmacologiche delle singole molecole e alle differenti modalità di somministrazione. Alla luce delle limitazioni e della variabilità negli aspetti metodologici dei trial di fase III sui DOAC, risulta in sostanza particolarmente importante la valutazione della robustezza delle metanalisi relative a questi studi.

La farmacovigilanza è effettuata in Italia per mezzo della Rete Nazionale di Farmacovigilanza. La disponibilità dei dati per ciascuna delle quattro molecole classificate come DOAC (dabigatran, rivaroxaban, apixaban, edoxaban) ha permesso di effettuare un’analisi della situazione di “real-life” delle segnalazioni di ADR registrate per ciascun principio attivo. Il lavoro successivo è stato quello di incrociare il dato AIFA con le quantità di dosi giornaliere normalizzate (fonte IQVIA) utilizzate nel medesimo periodo di tempo, con l’obiettivo di interpretare il dato alla luce degli studi registrativi.

L’analisi delle rilevazioni di sospette ADR registrate nella RNF per ciascuno dei DOAC, per tutte le indicazioni per le quali sono approvati, ha incluso il periodo compreso tra gli anni 2013-2017. In questo arco temporale sono state registrate 5850 segnalazioni di ADR per i quattro DOAC considerati complessivamente.

Concentrandosi sulle segnalazioni di ADR gravi riportate negli anni 2016-2017, i dati descrivono una situazione interessante. Si evidenzia un marcato aumento del tasso di ADR gravi per apixaban (dal 53% nel 2016 al 65% nel 2017) e dabigatran (dal 34% nel 2016 al 52% nel 2017) e un più modesto incremento per rivaroxaban (dal 47% nel 2016 al 53% nel 2017).

Il tasso di segnalazioni di ADR gravi rispetto al totale è un valore correlato al tasso di impiego di ciascun DOAC, a partire dai dati IQVIA. Disponendo dei tassi di ADR segnalate per ciascun principio attivo e dei tassi di impiego di ciascun principio attivo, è stato possibile determinare un indice di rischio (IR), ottenuto dal rapporto tra il tasso di ADR gravi e il tasso di impiego relativo del DOAC.

Bibliografia

Valutazione delle reazioni avverse agli anticoagulanti orali diretti registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza mediante uno specifico indice di rischio. M Uguccioni, A. Terranova, L. Di Lullo, G Ital Cardiol 2018;19(10 Suppl 1):3S-11S. Leggi l’articolo completo qui.

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