COVID-19: trattamento con idrossiclorochina e azitromicina associato ad anomalie elettrocardiografiche

In questo momento storico caratterizzato dalla pandemia di COVID-19, prosegue a passo spedito la ricerca su farmaci attivi contro l’infezione, siano essi nuovi così come già approvati per altre patologie. La clorochina, un antimalarico, e l’azitromicina, un antibiotico, sembrano avere un ruolo benefico, ma portano inevitabilmente con sé problematiche di sicurezza legate, tra le altre cose, alla potenziale tossicità cardiaca.

La pandemia da SARS-CoV-2 ha causato ad oggi circa 3,2 milioni di casi positivi e circa 230 mila morti accertate a livello mondiale. Non esistono attualmente farmaci approvati per la prevenzione o il trattamento di questa infezione, ma esistono elementi che mostrano una possibile efficacia della combinazione basata su idrossiclorochina e azitromicina (HY/AZ) sugli esiti clinici e il carico virale nei pazienti infetti. Ciò ha portato ad un utilizzo massiccio di questi farmaci in tutto il mondo.

Il problema sorge nel momento in cui sappiamo che entrambi i farmaci, singolarmente, hanno dimostrato di aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT, di torsioni di punta nonché di morte improvvisa, fattori cioè associati ad aritmie cardiache fatali.

Un recente studio basato sui dati di 84 pazienti trattati in un centro COVID-19 facente capo all’Università di New York, che avevano assunto la terapia combinata HY/AZ per 5 giorni (HY: 400mg 2 volte al giorno il primo giorno, poi 200mg due volte al giorno per 4 giorni; AZ 500mg al giorno) ha mostrato un prolungamento del tratto QTc da una valore baseline di 435 ± 24 ms (media ± deviazione standard) a un valore di 463 ± 32 ms tra il secondo e il quinto giorno di terapia. Nell’11% dei casi (9 pazienti) il prolungamento ha portato a valori superiori a 500ms, che rappresentano un noto marker di un alto rischio di aritmie maligne e morte improvvisa.

In questa coorte di pazienti, al momento della pubblicazione, non si sono registrate morti dovute a cause cardiache. In ogni caso, questo studio dimostra che in pazienti affetti da COVID-19 la terapia combinata HY/AZ è in grado di aumentare significativamente l’intervallo QTc, laddove studi precedenti su volontari sani avevano mostrato un aumento lieve. Gli autori giustificano questa discrepanza ammettendo che possa essere legata alle caratteristiche di questa categoria di pazienti, quali presenza di comorbidità e gravità dell’infezione.

Attualmente, è consigliato eseguire un ECG per lo screening della funzionalità cardiaca e in particolare dell’intervallo QT prima di iniziare terapie sperimentali. Gli autori aggiungono che sarebbe importante continuare il monitoraggio elettrocardiografico anche durante la terapia, in quanto 5 pazienti dei 9 che hanno presentato un prolungamento grave partivano con valori perfettamente nella norma.

Tradotto da: https://www.nature.com/articles/s41591-020-0888-2
Chorin, E., Dai, M., Shulman, E. et al. The QT interval in patients with COVID-19 treated with hydroxychloroquine and azithromycin.
Nat Med (2020). https://doi.org/10.1038/s41591-020-0888-2

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