Farmaci e suicidio: quali aumentano e quali riducono il rischio di suicidalità

Una recente analisi ha confermato alcune delle associazioni tra farmaci e suicidio già note, scoprendone al contempo di nuove, ma anche una sostanza che, sorprendentemente, sembra avere un ruolo protettivo.

 

 

La maggior parte dei suicidi avviene nel contesto di malattie psichiatriche, perciò si tratta spesso di persone che assumono terapie farmacologiche di vario genere, motivo per cui c’è un dibattito sempre aperto sul rischio di suicidalità eventualmente indotto, o altrimenti ridotto, dal i farmaci in uso.

La Food and Drug Administration degli Stati Uniti richiede per circa 130 farmaci in commercio che sia presente nell’etichettatura un paragrafo riguardo al rischio di suicidalità, lasciando però l’onere ai medici, ai pazienti e ai familiari di fare le opportune valutazioni riguardo ai possibili rischi associati a suddette terapie, data la sostanziale carenza di evidenze definitive riguardo alla effettiva magnitudine del problema.

La sorveglianza post-marketing di stampo tradizionale si basa su studi di farmacovigilanza che si avvalgono delle segnalazioni spontanee di eventi avversi presentate alle agenzie regolatorie o alle case farmaceutiche.  Nonostante l’utilizzo di approcci statistici anche creativi per l’analisi di questi dati, permane tutta una serie di limitazioni:

  1. La popolazione a rischio è sconosciuta, perciò non è possibile stimare precisamente il tasso di eventi avversi
  2. Si conoscono in genere pochi elementi riguardo alle diagnosi, le indicazioni del trattamento, i trattamenti precedenti e quelli concomitanti
  3. Effetto confondente legato all’indicazione: il suicidio è più frequente nei malati di depressione, i malati di depressione fanno uso di antidepressivi, quindi risulta un’associazione non causale tra antidepressivi e suicidio.
  4. Altri elementi quali il basso tasso di segnalazione, scarsa rappresentatività dei pazienti, influenze da parte dei media, segnalazioni duplicate, segnalazioni incomplete.

Come se non bastasse, gli studi di farmacovigilanza non danno alcuna informazione sull’eventuale abilità di un farmaco di ridurre il rischio di suicidio.

Cercando di ovviare a questi problemi, un team di ricercatori ha preso in rassegna un database contenente i dati di 922 farmaci prescritti e ritirati in farmacia perlomeno 3000 volte nell’anno 2014 negli Stati Uniti, andando ad analizzare simultaneamente i rischi e benefici in termini di eventi suicidali, intesi come suicidio fatale e non, o autolesionismo intenzionale (codici ICD-9 dal E950 al E959).

Come affermano gli autori, si tratta pur sempre di un’analisi osservazionale, utile per identificare potenziali segnali di sicurezza (o efficacia), ciascuno dei quali deve però essere confermato attraverso studi clinici randomizzati o altre metodiche in grado di stabilire un nesso causale.

Farmaci associati ad aumento significativo di suicidio
10 sono i farmaci che hanno superato la soglia di significatività:

  • Due ansiolitici benzodiazepinici, alprazolam diazepam;
  • La combinazione di oppioide/analgesico paracetamolo/idrocodone e oppioide/narcotico-antistaminico codeina/prometazina;
  • La combinazione barbiturico/stimolante paracetamolo/butalbital/caffeina;
  • I miorilassanti ciclobenzaprina carisoprodol (non in commercio in Europa);
  • Il corticosteroide prednisone;
  • La prometazina;
  • L’antibiotico azitromicina.

Farmaci associati a riduzione significativa di suicidio
44 farmaci hanno superato la prova.

Un grosso gruppo è rappresentato da:

  • Antidepressivi
    • Selective Serotonine Reuptake Inhibitors (SSRIs): citalopram, escitalopram, fluoxetina, sertralina;
    • Serotonine-Norepinephrine Reuptake Inhibitors (SNRIs): venlafaxina, desvelafaxina, duloxetina;
    • Bupropione, mirtazapina, trazodone, doxepina;
  • Antipsicotici: aloperidolo, perfenazina, aripiprazolo, asenapina, clozapina, quetiapina, risperidone, lurasidone, paliperidone, ziprasidone, olanzapina.
  • Stabilizzanti dell’umore, inclusi alcuni antiepilettici (utilizzati per il disturbo bipolare o per il dolore cronico): litio, carbamazepina, gabapentin, lamotrigina, oxcarbazepina, acido valproico;

Altri farmaci includono:

  • Terapie per il trattamento dell’abuso di alcool: acamprosato, buprenorfina/naloxone, naltrexone, disulfiram;
  • Guanfacina idrocloride, un farmaco per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività;
  • Benzatropina mesilato, usato nel Morbo di Parkinson;
  • Idrossizina, un antistaminico;
  • Buspirone, un ansiolitico;
  • Antipertensivi: amlodipina, clonidina, prazosina, lisinopril;
  • Pantoprazolo, un inibitore di pompa protonica (cd. gastroprotettori);
  • Propranololo, un beta-bloccante.
  • La vitamina acido folico.

La riduzione maggiore del rischio è stata riscontrata con la mirtazapina, che potrebbe rivelarsi uno dei migliori candidati nella terapia dei pazienti con ideazione suicidaria, vista anche la sua nota capacità di innescare una risposta piuttosto rapida, al contrario di altri antidepressivi che necessitano di alcune settimane di trattamento per agire.

L’associazione di prednisone, prometazina (utilizzata generalmente per il controllo della nausea) e l’antibiotico azitromicina con un aumento del rischio di suicidio è un dato del tutto originale, che apre a interessanti disquisizioni e potrebbe meritare ulteriori verifiche.

Il caso dell’acido folico, che in questo studio risulta essere un fattore protettivo, è altrettanto interessante, in primis per l’utilizzo che se ne fa come integratore durante la gravidanza, e quindi il potenziale effetto benefico che potrebbe avere sulla depressione ad essa associata. Esistono inoltre in letteratura studi che hanno ipotizzato una relazione tra livelli di acido folico e fattori legati alla depressione o al suicidio in altri contesti, il che a maggior ragione ci induce a voler capire meglio il meccanismo alla base, dato che, se confermato, potrebbe trattarsi di un’opportunità a basso costo per nuove strategie di prevenzione.

 

Gibbons, R., Hur, K., Lavigne, J., Wang, J., & Mann, J. J. (2019). Medications and Suicide: High Dimensional Empirical Bayes Screening (iDEAS).
Harvard Data Science Review, 1(2). https://doi.org/10.1162/99608f92.6fdaa9de

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